
La fine del dominio maschile - trasformazione storica alla quale stiamo assistendo nel mondo occidentale - costituisce un evento che tocca nel profondo la società, là dov'è essa di costuituisce e si perpetua. Il saggio mostra che per la prima volta nell'avventura umana abbiamo la possibili di entrare nei meccanismi che hanno presieduto a questa organizzazione plurimillenaria dei ruoli sessuali , tale ente radicata da tempo immemorabile da sembrare inscritta nell'ordine della cose. Talmente radicata che esiste un legame intimo tra dominio maschile e religione. Essi hanno finora modellato insieme, a livelli diversi, l'esistenza collettiva; così oggi entrambe stanno subendo una profonda crisi. Garantivano l'esistenza della società e la continuità nel tempo della sua cultura e organizzazione: le donne assicuravano la riproduzione fisica del gruppo umano, gli uomini quella culturale. L'essenza della mascolinità e della sua supremazia stava nella possibilità di elevarsi al di sopra del suo sesso, per raggiungere lo statuto di di individuo universale. Ma ora sono cambiate le condizioni della riproduzione biologica così come quella della riproduzione culturale, cambiando i riferimenti del maschile e del femminile. La perita di importanza della religione patriarcale ha minato il fondamento del dominio maschile (ed è per questo che i fondamentalismi religiosi insistono tanto sul rapporto asimmetrico tra i sessi), aprendo la strada all'autorità di impronta affettivo-materna che permea profondamente i legami sociali oggi, non senza problemi.
Il libro è una ricostruzione dei passaggi che hanno condotto l'uomo dalle piccole comunità primitive alle grandi società di oggi. L'improbabile fisionomia dell'uomo moderno emerge dalle svolte epocali che hanno scandito lo sviluppo delle componenti della vicenda: produzione, coercizione e conoscenza. Il risultato è una filosofia della storia che ci fa vedere più a fondo nel nostro passato e nel nostro presente. "La società moderna è intrinsecamente democratica, almeno nel senso che non solo non ha più l'idea di una classe politicomilitare distinta, ma la trova decisamente ripugnante. I produttori hanno cessato di essere animali politicamente castrati per diventare animali politici in senso pieno".
La crisi dell'etica pubblica, nelle democrazie liberali, è sotto gli occhi di tutti. Il compromesso tra le grandi famiglie culturali e religiose, che per lunghi decenni ha temperato i loro dissensi ed offerto a tutte le parti in causa un orizzonte comune, si è da qualche tempo incrinato. Per quale ragione? Il libro individua, come chiave di lettura del fenomeno, il crescente attrito fra autenticità e solidarietà. Lo "spirito del tempo" oscilla, senza equilibrio, tra le loro rispettive ambizioni. Da un lato, esalta la gestione creativa dell'identità personale e celebra, come una nuova tappa sulla via dell'emancipazione, la "liquidità" e la "leggerezza" delle relazioni umane. Dall'altro, tesse le lodi dell'altruismo e raccomanda la sensibilità per il destino altrui come una fondamentale virtù civile. Questa situazione apre nuovi spiragli nel tormentato rapporto fra l'etica secolare e l'ethos cristiano. L'una ha sempre pensato che il solo contenuto razionalmente accessibile dell'altro fosse il comandamento dell'amore, il "vangelo della carità".
La comunicazione si presta alle più diverse declinazioni disciplinari, dalla psicologia, alla semiotica, alla sociologia. Meno battuta è la strada che questo libro si propone di percorrere: la comunicazione come oggetto di analisi della filosofia, in rapporto ai processi del pensiero, alle mosse cognitive che entrano nelle relazioni personali e sociali, alle grandi correnti filosofico-scientifiche della contemporaneità.
Che cos'è la creatività? Perché nel corso della vita le nostre potenzialità creative rimangono spesso nell'ombra? Sullo sfondo di un'analisi comparativa tra le diverse interpretazioni e teorie sulla creatività, l'autore focalizza la sua ricerca sui processi mentali che sono all'origine delle intuizioni e "illuminazioni" creative. La creatività assume una funzione particolarmente significativa in rapporto ai nostri processi cognitivi, come l'intuizione, la percezione, il pensiero analogico, la simulazione, l'associazione di idee, la ricerca nel contesto di un problema strutturato, la rielaborazione personale, il pensiero critico. La creatività coinvolge non solo il profilo cognitivo e metacognitivo, ma anche l'orizzonte affettivo-motivazionale della nostra soggettività, costituito da sentimenti, intuizioni, emozioni, bisogni, pulsioni, passioni, desideri. Per dare un senso alla nostra vita è fondamentale riuscire ad esprimere le potenzialità creative connaturate nella nostra interiorità: esteriorizzare le motivazioni più profonde che segnano e scandiscono i "colori" della nostra anima. Il primo dovere di ognuno è nei confronti della propria coscienza, del proprio tempo interiore: "essere se stessi" nel rispetto della vita autentica.
La vita inevitabilmente ci porta sempre di fronte a nuove situazioni problematiche che coinvolgono le nostre scelte, i nostri sentimenti, le nostre aspirazioni, il nostro tempo interiore.
Ognuno di noi è un'individualità irripetibile nel fluire del tempo. Ognuno è un universo in cui "dormono forze ignote come re mai nati". Nella nostra soggettività sono connaturate delle potenzialità che nel corso della nostra vita spesso rimangono nell'ombra: in uno stato oscuro, implicito, latente. "Noi non conosciamo nemmeno noi stessi - osserva Herder - e solo ad istanti, come in sogno, cogliamo qualche tratto della nostra vita profonda". "Ognuno solleva una grande o una piccola onda": la novità di ognuno nella sua unicità, nella sua profondità, nella sua libertà e capacità di scegliere e di decidere, di agire, di conoscere, di creare. "L'uomo è la sua anima". Vivere secondo natura significa "conoscere se stessi" ed "essere se stessi": significa ricercare la vita autentica. In questo orizzonte, definiamo la nostra unicità irripetibile in rapporto ai sentimenti, le intuizioni, le aspirazioni, le passioni, gli interessi, i desideri, le motivazioni, le imperfezioni, i bisogni, gli errori, i pregiudizi, le speranze, le delusioni, le paure, le situazioni-limite e tutto l'insieme delle emozioni umane. Siamo noi stessi, in ogni istante irripetibile della nostra vita, in ogni momento in cui facciamo delle scelte e diamo un senso profondo e autentico alla nostra esistenza nel fluire del tempo.
«Il difficile non è concepire l'immortalità, ma la morte»: così, in un quadernetto di appunti risalenti agli anni 1909-1910, mai consegnato alle stampe, Gentile annotava il suo turbamento circa quelle che possono essere annoverate tra le questioni più decisive dell'attualismo. Decisive non tanto perché particolarmente ricorrenti - la prima trattazione sistematica dedicata al tema della morte e dell'immortalità non vedrà la luce che nel 1916 -, bensì per il carattere profondamente controverso che le contraddistingue. Ed è proprio per la «difficoltà e astruseria di questo problema», come lo definisce nel 1920, che il filosofo vi si impegnò, privatamente, più di quanto non si potrebbe forse presagire considerando esclusivamente i suoi scritti editi. Alla serie di appunti volti a perlustrare i concetti di morte e immortalità si è ritenuto opportuno affiancarne, inoltre, degli altri che, concernenti il valore dell'"individuo", la natura del "carattere", o, ancora, il "concetto di filosofia definitiva", occorrono ad approfondire, secondo un altro rispetto, il senso della medesima inquietudine speculativa. La pubblicazione di questo tomo, pertanto, si propone di consegnare al lettore un ulteriore strumento ermeneutico, che, collaterale ma non secondario, consenta l'accesso ad uno dei temi più incisivi nello sviluppo dell'attualismo: la meditatio mortis.

