
L'acqua è ormai una merce. E con la benedizione di politici e media si appresta a diventare - da bene comune e diritto di tutti - un affare per pochi. Una torbida verità la cui fonte è la recente riforma dei servizi pubblici locali. Questo libro ricostruisce la storia della privatizzazione dell'acqua in Italia dal 1994 a oggi, dimostrando come e perché la gestione pubblica degli acquedotti può essere la più efficiente. Per tenere, come scrive Erri De Luca nel prezioso testo inedito che apre il libro, "il conto delle gocce". «L'acqua è un bene comune. Privatizzarne la gestione vuol dire mercificare un diritto. Ma un diritto non si vende, semmai si tutela. Se il mercato vuol farci pagare l'acqua, come fosse un prodotto qualsiasi, noi rispondiamo: l'acqua è già nostra, l'acqua è di tutti noi». Luca Martinelli è giornalista e redattore del mensile "Altreconomia". Ha svolto ricerche in ambito universitario sulla privatizzazione dei servizi pubblici locali. È esperto delle tematiche legate all'acqua.
Il crollo di Wall Street del settembre 2008 è stato definito una "tempesta perfetta". Ma le analogie tra la borsa e il meteo non si limitano al linguaggio. Che cosa c'entrano dunque il denaro e la finanza con il clima e la CO2? Gli "eventi estremi" climatici e finanziari, in crescita negli anni recenti, si caratterizzano per il medesimo meccanismo: "fluttuazioni giganti" provocate da una fortissima accelerazione dei processi. Ad esempio quelli indotti dall'immissione nell'atmosfera di grandissime quantità di CO2 e - sul mercato - di un'enorme massa di denaro. Disastri che colpiscono per primi i poveri del mondo, poi l'ambiente e noi stessi. Ma come si può salvare Gaia e i suoi abitanti? La risposta in queste pagine.
Piccolo manuale di comunicazione dedicato alle associazioni, al mondo del non profit e alle imprese dell'economia responsabile. Istruzioni essenziali per comunicare bene con pochi soldi, in modo chiaro, reciproco e leale. Dire bene cose buone Se quello che fai è semplice, pulito e in piccola scala, allora hai grandi cose da dire (ma pochi mezzi per dirle). Comunica in modo semplice, pulito e in piccola scala, vedrai che funziona. Evitare gli errori più comuni. Se credi nel tuo lavoro, vuoi che tutti lo conoscano. Sono pochi banali errori - sempre gli stessi - a impedirlo. Questo libro spiega come riconoscerli ed evitarli. Diventare "dilettanti competenti". Scrivere un volantino. Farsi trovare su internet. Ideare un nome. Progettare uno stand. Scegliere parole che invogliano a continuare la lettura. Raccontare la propria storia senza raccontare storie.
L'economia è cura. E prendersi cura, di sé e degli altri, è il primo passo per un radicale cambio di prospettiva: la reciprocità e la dipendenza consapevole dall'altro/a sono l'antidoto più sovversivo all'individualismo. Per una vita buona. "Il passaggio da una società di mercato centrata sulla produzione di merci e sul profitto a una società di economia domestica, centrata sul bisogno e sulla libertà-in-relazione di tutti gli esseri umani, significa il cambio di paradigma decisivo della nostra epoca." Il libro "L'economia è cura" di Ina Praetorius è un invito a cambiare paradigma, a partecipare a una "care revolution" che costruisca un linguaggio e un'economia differenti, alla ricerca di una "felicità interna lorda" e di un sistema economico e sociale capace di soddisfare i bisogni di tutti, senza discriminazioni. Scrive nella postfazione il filosofo Roberto Mancini: "quando Praetorius afferma che l'economia è cura non sta semplicemente proponendo un'altra economia, ci sta richiamando a vedere il senso del modo umano di stare al mondo". Contro la logica del potere (maschile), Praetorius "ci fa riconoscere che esiste la coralità umana e dei viventi". Un libro che non solo auspica una profonda e radicale trasformazione del sistema di vita che oggi informa il mondo globalizzato, ma che ci chiede di prenderci cura?di tale transizione. Saggio introduttivo di Adriana Maestro. Prefazione di Luisa Cavaliere. Posfazione di Roberto Mancini.
"Il debito pubblico italiano non ha niente a che vedere con la spesa pubblica, e men che meno con la spesa sociale. Il debito pubblico del nostro paese si è gonfiato a causa degli interessi da usura pagati dallo Stato agli speculatori. Esso, infatti, è aumentato repentinamente a partire dal 1991, quando (l'allora ministro del Tesoro decise, insieme al governatore della Banca d'Italia, di rendere autonoma la Banca d'Italia, obbligando così lo Stato a finanziare il proprio debito attraverso i mercati finanziari. A partire da quella data gli interessi pagati dallo Stato sono schizzati alle stelle e con essi il debito, che dal 60% è passato al 120% in pochi anni. Eppure, l'esplosione del debito pubblico è diventata l'argomento per giustificare politiche di tagli e austerità. Così, dal 1992 la spesa pubblica è stata continuamente ridotta producendo il seguente risultato: se si escludono gli interessi, la spesa dello Stato è minore delle entrate. E in questi trent'anni lo Stato è diventato una gigantesca idrovora che prende i soldi dalle tasche dei cittadini e li sposta nelle tasche degli speculatori e della rendita finanziaria. Questo libro chiarisce i termini della truffa e indica come uscirne".
La pubblicazione, rigorosa e documentata, ma di agile lettura, ben presenta lo spirito alla base della cooperazione di credito. Tra le particolarità di quel momento storico, l’autore non manca di dare rilievo a un “filo rosso” che ebbe a caratterizzare, almeno per il secondo Ottocento e il primo Novecento, il sorgere e l’affermarsi delle Darlehenskassen così in Germania come in Italia e nelle varie regioni dell’Occidente: il senso di fratellanza che accomunava protestanti come Raffeisen e Delitzsch, israeliti come Wollemborg, Morpurgo, Luzzatti, cattolici come Cerutti, Guetti, Manzini: quel senso di fratellanza supportato dagli insegnamenti evangelici che spingevano tali personalità a fare qualcosa per i loro consimili più sfortunati.
In particolare sono raccolti i saggi “Alle origini dell’Associazionismo. Dalle Casse Rurali alla cooperazione diffusa” e “Nascita e sviluppo della cooperazione di credito nelle province venete” che ripercorrono le prime tappe della nascita e della successiva diffusione delle cooperative di credito nel nostro Paese e, in particolare, nel Veneto.
Saggio introduttivo di Pietro Cafaro.
"Ai costruttori del bene comune". Sono le parole con cui l'autore apre il suo nuovo libro, nel quale racconta la "lunga notte" dell'economia mondiale. Come e perché è accaduto che, da oltre quattro anni, l'economia mondiale sia caratterizzata da tensioni sociali, bolle borsistiche, mercati impazziti, disuguaglianze stridenti, disoccupazione galoppante che stanno bruciando il futuro di intere generazioni? La sua risposta è semplice: "perché il sistema economico su scala mondiale, con tutte le sue ripercussioni, è un bluff". Diversi i modi di speculare, ma l'esito è stato il frutto di un sistema unico che ha giocato d'azzardo con i soldi (e il futuro) di tutti noi. Ma, andando oltre al catastrofismo imperante, è possibile pensare a soluzioni alternative, che riaccendano la luce in fondo a questo tunnel...
Come intendere oggi il mercato e l'impresa in un contesto economico che presenta elementi di contraddittorietà? Le origini etico-religiose del nostro sistema economico conservano ancora una propria forza di fronte a un mercato che appare segnato dalla regola del profitto? Quali sono oggi le alternative possibili alla costruzione di un mercato che sia anche luogo di relazioni umane dove sia tutelata la dignità della persona umana nei suoi diritti e libertà fondamentali? Il mercato è un luogo senza morale regolato solo da leggi tecniche? Qual è la mission delle religioni? La realtà offre percorsi alternativi (orientati da valori umani assoluti e non contrattabili, dai valori religiosi), che mostrano una forza intrinseca positiva e una capacità di fare sistema di cui il legislatore, sia pure con fatica e ritardo, comincia a prendere atto. Le alternative proponibili per un mercato diverso e meno rigido e per un modo diverso di fare impresa appartengono a un complesso e ricco movimento umanista, crescente nonostante gli ostacoli, nel quale si inseriscono le riflessioni contenute in questo studio.
Un'economia imbevuta di spiritualità evangelica, rispettosa della dignità umana, solidale e in grado di creare uguaglianza, benessere e pace per tutti... Solo un'utopia o è veramente possibile? Padre GianMaria Polidoro, autore di questo illuminante saggio, ne è convinto. In qualche modo la storia dimostra che anche a livello economico c'è stato un progresso: perché allora non ipotizzare un passaggio ulteriore di crescita verso una cultura e una civiltà nuove, in cui i valori cristiani completano, armonizzano, perfezionano l'umanità, in tutti i suoi ambiti, sociale, economico, tecnologico-scientifico, artistico, ecc. L'Autore sceglie come prima guida per questo percorso San Francesco d'Assisi, che ha saputo sperimentare nella sua vita una sintesi geniale e sublime tra la dimensione materiale e quella spirituale. Ne viene fuori una visione e una proposta di futuro originale, bella, ottimista, soprattutto realizzabile!
Realizzato a partire dai dati raccolti dal «Courrier International», ma utilizzando anche le analisi pubblicate annualmente da Banca Mondiale, Onu, Unicef, Amnesty International, Freedom House, Oxfam, Wmo e altre organizzazioni governative e non governative, il "Piccolo atlante delle disuguaglianze" racconta in modo breve, immediato e senza troppi commenti, soprattutto attraverso i numeri, lo squilibrio presente a livello fondamentale nelle condizioni degli esseri umani, che hanno speranze di vita ben diverse da luogo a luogo e che si differenziano nelle loro prospettive per il sesso e il luogo di nascita, le disuguaglianze nella distribuzione della ricchezza monetaria, dei frutti della terra, della proprietà, dell'acqua, della fame, dell'igiene pubblica, dell'accesso a Internet. Ma anche la profonda disuguaglianza nella distribuzione dei diritti sessuali, della parità di genere, dei metodi contraccettivi, del trattamento carcerario, della pena di morte, prendendo in esame anche il modo in cui i disastri climatici e il degrado dell'ambiente colpiscano in modo profondamente disuguale gli abitanti del pianeta.
Il capitalismo è ormai giunto al termine. Secondo Luigi Gentili sta nascendo una nuova formazione sociale: il globalismo. L'economia si trasforma radicalmente e le transazioni economiche diventano più importanti della produzione stessa. Mentre il profitto è sostituito dalla rimuneratività delle plusvalenze, l'imprenditorialità diventa circolare e interattiva. Sono le reti diffuse che fanno la differenza. Le economie vincenti, per l'Autore, si basano sui network inter-organizzativi, i cluster territoriali e le aree metropolitane. Con il globalismo lo sviluppo economico cambia prospettiva, incentrandosi sulla capacità di favorire le agglomerazioni economiche e le partnership strategiche. Nascono nuove forme di governance, a livello di impresa, di territorio e trans-nazionali. La politica economica, nell'era del globalismo, viaggia sull'orlo del caos e la pianificazione unilineare cede il passo alla flessibilità strategica.
Nel libro l'autore fa analisi, riporta statistiche e mette in evidenza il volto dei poveri che, pur se deturpato e vilipeso, splende di dignità agli occhi di Dio. Serio riflette sulla globalizzazione e sulla politica che sono, a suo avviso, la causa della crisi finanziaria dei mercati e delle borse; con gli occhi dei dominati, vede il volto dell'uomo, il luogo dell'etica.

