
Oggi le società occidentali sembrano ossessionate dai ricchi: ammirati e lusingati e, allo stesso tempo, biasimati e disprezzati. Ma è sempre stato così? Nel corso di mille anni le cose sono molto cambiate. Nel Medioevo, ad esempio, un'eccessiva accumulazione di ricchezze era considerata peccaminosa e perciò ci si attendeva che i ricchi non facessero sfoggio della propria opulenza. Per lungo tempo la loro semplice esistenza ha prodotto disagio sociale, mitigato solo dal ruolo che potevano svolgere nei tempi di crisi, impiegando i propri beni per aiutare la comunità. In passato come oggi, però, ci si è interrogati su come si diventa ricchi e sul perché le ricchezze tendono ad accumularsi nelle mani di pochi. Diventare ricchi è frutto di abilità o di fortuna? Di parsimonia o di capacità d'investimento? Quanto contano le ricchezze ereditate e quanto le reti di relazione che si creano nel corso della propria vita? In questo libro, pieno di esempi e di resoconti delle vite di alcuni individui straordinari, si prova a rispondere a queste domande all'interno di un'ampia e organica ricostruzione storica, capace di offrire anche una prospettiva da cui guardare ai dibattiti in corso sulla disuguaglianza di ricchezza e di reddito. A segnare una differenza dal passato è il fatto che, nonostante i loro patrimoni siano stati sostanzialmente risparmiati dalla Grande recessione del 2008 e dalla pandemia di Covid-19, i ricchi e i super-ricchi si sono mostrati riluttanti a contribuire al bene comune, opponendosi persino a misure d'urgenza. La storia suggerisce che questo è uno sviluppo preoccupante - per i ricchi e per tutti gli altri.
Negli scenari organizzativi attuali chi si occupa di produzione e gestione della conoscenza è chiamato ad affrontare molteplici livelli e a interagire con una pluralità di stakeholders, considerando differenti interessi, letture e posizioni. Il volume propone innovative indicazioni per la realizzazione di processi e operazioni di costruzione di conoscenza in ambito manageriale, in termini di fattibilità e applicabilità alla vita reale, qualità della collaborazione, rilevanza e sostenibilità della ricerca. Il valore della Collaborative Research viene evidenziato nella possibilità di sviluppare un approccio sensibile alla conoscenza in azione, in cui le pratiche e le teorie di management entrano in dialogo. Un aspetto distintivo risiede nella costante tensione a individuare modalità di connessione tra dimensioni situate della conoscenza e aspetti di trasferibilità e generalizzabilità della stessa. Nel volume, il riferimento a casi e a esperienze applicative offre al lettore un repertorio articolato per un efficace dialogo tra teoria e pratica.
Il volume indaga il profondo legame tra cooperazione e Dottrina sociale della Chiesa. Lo studio analizza il Magistero della Chiesa in campo sociale e tutte le relative encicliche – dalla Rerum Novarum del 1891 alla Laudato si’ del 2015 – per vedere come il tema dell’impresa cooperativa è presente e sviluppato. Sono poi messi a confronto i principi della Dottrina sociale e i principi cooperativi. Da questa analisi emerge con chiarezza la “coincidenza dottrinale”, che trova le sue ragioni nel particolare modello economico cooperativo. La parte conclusiva è dedicata a fi gure emblematiche (cristiani, religiosi e laici) che, spinte dalla loro fede, hanno aff rontato problemi di giustizia sociale privilegiando lo strumento cooperativo per promuovere la dignità e l’autonomia economica.
“Il nucleo emergente di questo saggio è rappresentato da quella che è definita la ‘coincidenza dottrinale’ tra la Dottrina sociale della Chiesa e i principi della cooperazione. Si tratta di uno ‘spirito comune’, ma anche di una prospettiva: quella che porta la Chiesa a riconoscere i ‘segni dei tempi’”.
Dalla Prefazione di Francesco Beschi, Vescovo di Bergamo
L'attuazione di modelli di perequazione finanziaria de mutuo subsidio nelle strutture organizzative della Chiesa assume, specialmente all'indomani del Concilio Vaticano II, una valenza prioritaria. In tale quadro il can. 1271 CIC 1983 positivizza un'inedita forma di introito verticale di flussi finanziari per la carità del Romano Pontefice. Questo modello, che si affianca all'Obolo di San Pietro, rinvia all'antica pratica paolina delle collette nelle comunità cristiane delle origini e al tema della sollicitudo omnium ecclesiarum, ma esprime anche la necessità di estendere il perimetro concettuale della caritas agli uffici centrali di governo della Sede Apostolica. La norma, una novità del nuovo Codex, pone tuttavia problemi giuridici di non facile soluzione. In armonia con i principi conciliari di compartecipazione, sussidiarietà e corresponsabilità, riepiloga il principio-fine della caritas, ma richiede innovativi paradigmi di metodo nell'organizzare le «strutture» in sintonia con gli standard internazionali di razionalità, efficienza e trasparenza della gestione dei flussi finanziari nelle dinamiche di transito centro-periferiche.
L'impresa, strumento di crescita economica e di sviluppo, è anche luogo dell'identità e dell'appartenenza, agente essenziale di trasformazione sociale e civile. Un attore consapevole dei processi di innovazione che dall'economia si allargano alla società. Una risorsa, in tempi di tensioni, rancori, ascensore sociale bloccato e disuguaglianze. In una stagione di crisi delle democrazie liberali e delle relazioni tra democrazia e cultura di mercato, sarebbe riduttivo pensare all'impresa esclusivamente come a una macchina che genera profitto. Ecco perché diventa rilevante parlare di «impresa riformista», ovvero l'impresa come soggetto «politico» attivo. «Politico» non certo nel senso delle politics, gli atti concreti di governo e di attuazione di riforme, ma in quello della policy, i progetti, le strategie economiche, sociali, culturali. Non «un partito delle imprese», ma l'impresa come soggetto che vive nella società e che contribuisce a determinarne le trasformazioni. Da ascoltare e non ostacolare, nei suoi processi di costruzione di lavoro e sviluppo. Sta purtroppo crescendo nel paese un diffuso clima anti-imprese, che trova alimento in ambienti di governo. Un clima sbagliato, in contrasto con gli interessi di fondo dell'Italia, nel contesto di una grande riforma necessaria dell'Europa. La via è quella di una scelta di cultura e di pratica d'impresa che va oltre l'orizzonte del pur indispensabile fare profitti e lega, al valore per gli azionisti, l'impegno su un sistema di valori d'innovazione positiva, attenzione ambientale, solidarietà, responsabilità sociale.
Come impostare, creare, organizzare e rafforzare una partnership turistica? In altre parole, "come fare sistema" al di là dei facili proclami? Questo testo individua nel "vantaggio coopetitivo" l'aspetto centrale per lo sviluppo delle località o delle imprese turistiche ed attribuisce alla nuova disciplina il nome di "partnering turistico". Lo stesso eleva le persone, la volontà di più organizzazioni private e/o pubbliche di crescere insieme e la cooperazione di medio termine a nuovo anello-cardine dell'economia. Il volume individua le dieci prestazioni essenziali, definite le "10 A", ossia gli ambiti sui quali una partnership è chiamata a divenire sempre più operativa e produttiva. Propone altresì, con un linguaggio accattivante, un metodo basato sull'auto-analisi, presenta un percorso di lavoro concreto e rigoroso ed aiuta a definire gli strumenti di cui dotarsi per gestire un'esperienza di cooperazione turistica con criteri industriali, al fine di rendere il gruppo di operatori sempre più visibile, innovativo e competitivo
Lo studio di una realtà produttiva come quella regionale deve avvalersi in modo imprescindibile di strumenti statistici capaci di descrivere, misurare e comprendere i molteplici fenomeni economici presenti sul territorio. Il libro esplora diversi aspetti significativi del sistema economico del Friuli Venezia Giulia da un'ottica prettamente quantitativa, lasciando però ampio margine all'interpretazione e al commento dei risultati, e offrendo quindi importanti spunti di riflessione. La prima sezione mira ad introdurre il lettore ai principali concetti e metodi statistici necessari ad analizzare i fenomeni sul territorio, non tralasciando gli aspetti dell'informazione economica e delle fonti ufficiali. La seconda sezione tocca, invece, aspetti più empirici e contiene diversi approfondimenti relativi alle maggiori entità produttive regionali, quali l'industria manifatturiera, i distretti industriali e l'artigianato, considerando anche alcune indagini di mercato inerenti ad eventi di grande richiamo come Friuli DOC e CiVinTas.
La Società elettrica cooperativa Alto But di Paluzza (Secab), sorta nel 1911 dall'iniziativa di un gruppo di carnici guidati da Antonio Barbacetto, fu la prima impresa friulana per la produzione e distribuzione di energia elettrica strutturata in forma cooperativa, ed e ancor oggi, a distanza di un secolo dalla costituzione, la più importante della regione. Il volume, che prosegue idealmente gli studi avviati da Andrea Cafarelli e confluiti nella monografia 'I signori della luce', pubblicata in questa collana, documenta l'attività della Secab tra il 1939 e il 1963. Specifica attenzione è riservata alla fase della ricostruzione postbellica e all'esigenza di fronteggiare sul piano tecnico e finanziario l'incremento della domanda di energia, sostenendo la crescita industriale della Carnia, creando nuove opportunità imprenditoriali e tentando di colmare il profondo divario esistente tra le condizioni di fatto e le potenzialita di sviluppo dell'Alto But. Viene pure illustrata l'azione svolta dalla Società negli anni del "miracolo economico" per fronteggiare l'azione invasiva della Sade e, dal 1962, per escludere le cooperative elettriche dal provvedimento della nazionalizzazione.
La tematica molto attuale de "Le imprese delle donne", affronta in questo quarto numero della collana "Donne e società", viene indagata nei suoi molteplici significati attraverso approcci disciplinari di differente natura, caratterizzati tuttavia da commistioni e reciproche interdipendenze. Il volume è suddiviso in due sezioni: la prima comprende riflessioni di carattere storico-letterario-comunicativo, mentre la seconda raccoglie esegesi economico-giuridiche. Il fil rouge che intreccia assieme queste diverse analisi è dato dal fattore culturale, cioè dalla diffusione della conoscenza come strumento per prendere consapevolezza della insostenibilità della differenza di genere e per combattere la persistenza di pregiudizi valoriali.
Il lavoro giunge a formulare un’ipotesi di lettura della vita dell’impresa, che l’autore ha definito personalismo aziendale, innovativa e di grande interesse, come originale e di grande interesse è il percorso seguito, che inizia con il tentativo di comprendere chi è l’uomo oggi, si pone come fondamento le Sacre Scritture, si sviluppa lungo il patrimonio di conoscenza del magistero della Chiesa, tra cui numerose encicliche oltre la già menzionata Caritas in Veritate, si avvale di contributi selezionati di ricercatori di varie discipline, tra cui sociologi ed economisti, per procedere poi all’assemblaggio di approcci economico-aziendali diffusi [… ] quali la responsabilità sociale dell’impresa e la teoria dei portatori di interesse e la relazionalità, considerata ormai fattore critico della gestione aziendale. "Felicità e strategie d’impresa" è stata discussa come tesi di dottorato alla Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna, Dipartimento di Storia della Teologia.