
Lo sviluppo delle riflessioni economiche dall'antichità classica fino ai giorni nostri in un testo che, con chiarezza e rigore ricostruisce il dibattito delle varie epoche e dedica ampio spazio alle tendenze della ricerca contemporanea. Alessandro Roncaglia è professore ordinario di Economia di Scienze statistiche dell'Università di Roma La Sapienza ed è socio corrispondente dell'Accademia dei Lincei.
Un libro di base per tutti coloro che vogliono avvicinarsi per la prima volta all'economia politica, o vogliono aggiornare o approfondire le proprie conoscenze in materia. Roncaglia illustra in modo chiaro i principali aspetti della vita economica e le principali teorie. Fornisce così elementi di conoscenza e spunti di riflessione sui maggiori problemi economici di oggi: dalla disoccupazione all'inflazione, dalla stratificazione sociale al sottosviluppo, dal sistema monetario internazionale all'organizzazione dell'Unione Europea.
In breve
Come può persistere una povertà estrema per la metà dell’umanità, nonostante l’enorme progresso economico e tecnologico, le norme morali e i valori illuminati della nostra civiltà occidentale? Perché noi – cittadini degli Stati ricchi dell’Occidente – non troviamo moralmente preoccupante il fatto che un mondo da noi fortemente dominato gravi su milioni di persone con posizioni di partenza così inferiori e inadeguate? Un autorevole filosofo a confronto con i temi della giustizia universale: Thomas Pogge indica come riformare l’ordine globale per combattere la povertà e sostenere i diritti umani.
Indice
Prefazione di Luigi Caranti - Introduzione generale - 1. Fioritura umana e giustizia universale - 2. Come devono essere concepiti i diritti umani? - 3. Scappatoie nelle moralità - 4. Universalismo morale e giustizia economica globale - 5. I limiti del nazionalismo - 6. Realizzare la democrazia - 7. Cosmopolitismo e sovranità - 8. Estirpare la povertà sistemica: istruzioni per un Dividendo Globale delle Risorse - 9. Innovazione farmaceutica: dobbiamo escludere i poveri? - Parole conclusive - Note - Bibliografia - Indice analitico
La conoscenza come nuova frontiera per la società e l'economia: il salto di paradigma più profondo dai tempi della rivoluzione industriale pone una sfida radicale ai criteri manageriali e organizzativi oggi prevalenti. Il libro ne offre una chiave interpretativa originale, e propone un modello di impresa nuovo, basato non sul paradigma della quantità, ma su quello della bellezza.
Questo lavoro analizza gli studi di Joseph Höffner (1906-1987) dedicati al pensiero etico, economico e giuridico della Scuola di Salamanca, le cui concezioni rappresentano una radice cattolica dell'economia di mercato. Dopo aver discusso il concetto scolastico di Ordo e l'etica dell'economia elaborata dall'Ordoliberalismo, vengono trattati i fondamenti epistemologici e teologici della Dottrina Sociale Cristiana maturati da Höffner. Infine si propone una lettura della Caritas in veritate di Benedetto XVI alla luce dell'Economia Sociale di Mercato.
Nato in Valtellina in una famiglia di origini meridionali, Pasquale Saraceno (1903-1991) è stato un tecnico prestato alla politica. Laureatosi in economia presso la Bocconi, dove insegnò per poi passare all'Università Cattolica e, infine, alla Ca' Foscari, fu portato da Donato Menichella all'IRI, divenendo uno dei massimi dirigenti dell'Istituto. Superando semplificazioni ancora correnti, in particolare l'immagine stereotipata di economista "statalista", il volume ricostruisce il percorso che dagli anni della sua formazione, a contatto con l'intellighenzia dell'IRI e con i giovani cattolici del Movimento Laureati, è giunto alla maturazione del progetto storico da lui tenacemente perseguito per tutta la vita: il completamento del processo risorgimentale, attraverso l'unificazione economica della nazione. Soluzione degli squilibri territoriali e piena maturazione civile del paese erano possibili attraverso un modello di economia mista, in grado di regolare il mercato in funzione degli obiettivi sociali. Tale progetto trovò la sua sintesi ideale nel Codice di Camaldoli, di cui Saraceno fu il principale redattore assieme a Sergio Paronetto. Il suo impegno meridionalista fu sempre declinato in una prospettiva nazionale, rappresentando il filo conduttore della sua azione nel secondo dopoguerra: i piani ricostruttivi, l'intervento straordinario, lo Schema Schema Vanoni, il centro-sinistra, la programmazione economica. In questi passaggi il suo apporto fu determinante.
Il mondo è alla vigilia di una svolta storica. Il capitalismo sembra davvero aver raggiunto la sua fase finale, persino coloro che l'hanno sempre difeso ora sono pronti ad ammetterlo. Per questo John Elkington, imprenditore inglese e autorità indiscussa a livello internazionale nell'ambito della responsabilità sociale d'impresa, ha dedicato la sua vita lavorativa e le sue ricerche allo studio di un nuovo paradigma finalizzato all'elaborazione di un manifesto per il cambiamento del sistema mondiale, teso a servire le persone e il Pianeta, ma al tempo stesso anche a generare profitti. Grazie alle numerose iniziative in cui è stato coinvolto, alla lunghissima esperienza sul campo come consulente e alle letture che lo hanno influenzato, John Elkington ha potuto forgiare il concetto di "Cigno Verde" rappresentato da quelle "soluzioni sistemiche alle grandi sfide globali" che offrono "un progresso esponenziale sotto forma di creazione di ricchezza ecologica, sociale e ambientale". Se i Cigni Neri ideati nel 2007 da Nassim Nicholas Taleb sono problemi che portano esponenzialmente al collasso, i Cigni Verdi descritti da Elkington sono soluzioni che conducono esponenzialmente verso una svolta. Sono eventi rigenerativi, in gran parte pianificati e non improvvisi, che instaurano cicli virtuosi, sviluppano la resilienza, sono a favore delle generazioni future e sono ovviamente sostenibili. Sono mutamenti straordinari e profondi che nascono all'interno del sistema come ad esempio la rapida diffusione dell'ambientalismo, la crescita delle energie rinnovabili, l'ideazione delle vetture elettriche, i green bond, la "Transizione verde" della Danimarca, il Green Deal europeo... Questo libro disegna, insomma, per le persone come per il Pianeta, un quadro ottimistico del futuro, e si impone come una lettura imprescindibile per i leader di aziende grandi e piccole che vogliono aiutare le loro imprese a sopravvivere al prossimo inevitabile cambiamento e per chiunque sia interessato ad assumere un ruolo positivo e costruttivo a sostegno di questo momento delicatissimo e decisivo.
L'uscita dalla grande crisi globale verso un nuovo ciclo di sviluppo richiede di riconsiderare le forme organizzative ed i modelli di business e di consumo. Le nuove possibilità offerte dall'evoluzione del web 2.0 di cui vediamo ora sola la punta dell'iceberg (se si considerano gli sviluppi in prospettiva del Web Semantico 3.0 e del Metaweb 4.0), attraverso la straordinaria diffusione a livello planetario dei social networks, dei blog e delle applicazioni wiki, rappresentano il motore per la mutazione organizzativa richiesta da imprese e organizzazioni pubbliche. L'"impresa web" di cui già sono in atto realizzazioni operative, si costruisce attraverso la diffusione, all'interno e con gli stakeholder esterni, di reti sociali, di comunità di knowledge sharing, di relazioni "person to person". Questo lavoro, che raccoglie esperienze imprenditoriali e universitarie e contributi basati su casi concreti, si propone di analizzare e mettere a disposizione delle imprese, in specie le Pmi, degli enti non profit, degli enti pubblici, dei centri di formazione e soprattutto dei giovani, i "nativi digitali", alcuni strumenti "aperti" per leggere un complesso processo di mutazione organizzativa e delle professioni con lo scopo di aiutare a costruire nuove opportunità di crescita, di innovazione e di forza competitiva.
"Easterly dimostra che una crescita economica più rapida non può essere la motivazione per calpestare i diritti degli individui e i valori democratici." (Joseph Stiglitz, Premio Nobel per l'Economia) "L'approccio tecnocratico allo sviluppo poggia su una premessa sbagliata: che gli abitanti dei paesi poveri siano troppo inaffidabili per lasciare che prendano da soli le proprie decisioni. Easterly dimostra che questo presupposto è doppiamente errato: è moralmente offensivo e politicamente sbagliato." (Paul Romer, New York University) "Easterly è semplicemente l'economista più interessante e provocatorio fra tutti quelli che oggi scrivono di tematiche legate allo sviluppo." (Francis Fukuyama, Stanford University) William Easterly ricostruisce le politiche per lo sviluppo economico messe in atto in Asia, Africa e America Latina da organizzazioni come la Banca Mondiale, le Nazioni Unite, la Gates Foundation, le agenzie di aiuti più note. La sua analisi evidenzia i gravi errori dell'approccio tecnocratico.
Il XXI secolo ha visto il declino dell'Italia e l'approfondirsi delle sue disparità interne. Per comprenderne il perché serve collocare quelle vicende, con un'analisi comparata, nel contesto dei grandi cambiamenti internazionali: l'allargamento a Est dell'Unione Europea, la deindustrializzazione, i nuovi servizi avanzati nelle città, il mutamento demografico, le migrazioni, l'influsso liberista sulle politiche economiche. In tutta Europa, a differenza di quanto avveniva nel Novecento, le disuguaglianze stanno aumentando. Ma le gerarchie territoriali non sono un destino irreversibile, cambiano grazie a intelligenti politiche pubbliche. Non è però ciò che è avvenuto, specie negli anni Dieci, in Italia: le politiche hanno spesso assecondato e non contrastato il declino e l'aumento delle disparità. Un'analisi di ampia prospettiva storica, fondata su dati e casi concreti, indispensabile per chi voglia trarre indicazioni per ripensare un'Italia più competitiva e più inclusiva, specie dopo la grande pandemia.
Oggi le società occidentali sembrano ossessionate dai ricchi: ammirati e lusingati e, allo stesso tempo, biasimati e disprezzati. Ma è sempre stato così? Nel corso di mille anni le cose sono molto cambiate. Nel Medioevo, ad esempio, un'eccessiva accumulazione di ricchezze era considerata peccaminosa e perciò ci si attendeva che i ricchi non facessero sfoggio della propria opulenza. Per lungo tempo la loro semplice esistenza ha prodotto disagio sociale, mitigato solo dal ruolo che potevano svolgere nei tempi di crisi, impiegando i propri beni per aiutare la comunità. In passato come oggi, però, ci si è interrogati su come si diventa ricchi e sul perché le ricchezze tendono ad accumularsi nelle mani di pochi. Diventare ricchi è frutto di abilità o di fortuna? Di parsimonia o di capacità d'investimento? Quanto contano le ricchezze ereditate e quanto le reti di relazione che si creano nel corso della propria vita? In questo libro, pieno di esempi e di resoconti delle vite di alcuni individui straordinari, si prova a rispondere a queste domande all'interno di un'ampia e organica ricostruzione storica, capace di offrire anche una prospettiva da cui guardare ai dibattiti in corso sulla disuguaglianza di ricchezza e di reddito. A segnare una differenza dal passato è il fatto che, nonostante i loro patrimoni siano stati sostanzialmente risparmiati dalla Grande recessione del 2008 e dalla pandemia di Covid-19, i ricchi e i super-ricchi si sono mostrati riluttanti a contribuire al bene comune, opponendosi persino a misure d'urgenza. La storia suggerisce che questo è uno sviluppo preoccupante - per i ricchi e per tutti gli altri.

