
L'economia del nostro paese sembra avere smarrito la capacità di accrescere reddito ed efficienza produttiva. Perché? Per capirlo e per avanzare delle soluzioni, gli autori mettono a fuoco alcune variabili chiave dell'economia italiana: chi genera ricchezza; che cosa, dove e come si produce; quali sono i problemi di molte imprese, familiste, poco produttive, scarsamente innovative; quali i punti di forza della nostra competitività internazionale. Far nascere nuovi imprenditori, convincere quelli che ci sono a far crescere le loro imprese, separandole dai destini della famiglia, premiare il coraggio e l'inventiva, disincentivare le rendite di posizione devono essere gli impegni prioritari della politica economica oggi in Italia. Suscitare attese favorevoli e lavorare per la loro realizzazione potrebbe liberare le energie di cui il nostro paese resta ricco.
Banchieri, imprenditori, politici: tutti parlano della necessità di ‘creare valore’ per creare ricchezza. Ma cos’è realmente il ‘valore’? Chi crea ricchezza? Come decidiamo il valore delle cose che produciamo e quanto spetta a chi le realizza?
Nuove e profonde contrapposizioni lacerano il tessuto sociale delle società occidentali: grandi città contro province povere, élite altamente specializzate contro masse di lavoratori poco qualificati, paesi ricchi contro paesi poveri. Queste lacerazioni generano nuove ansie, nuova rabbia e nuove passioni politiche, come testimonia l'ondata di consensi ricevuti dai populisti di tutto il mondo, da Trump al partito della Brexit, sino all'estrema destra italiana. In questo libro appassionato e polemico, Paul Collier, uno dei maggiori esperti mondiali su povertà e migrazioni, prova a delineare i percorsi attraverso i quali superare queste nuove fratture economiche, sociali e culturali. Solo se il capitalismo riesce a darsi un fondamento etico tale da rendersi equo e compassionevole, e non solo efficiente ed economicamente fiorente, potrà garantire una vita degna. Un capitalismo in cui la dignità e la reciprocità prevalgano sull'aggressività, sulla paura e sull'umiliazione, caratteri tipici della nostra 'società dei rottweiler'.
La cultura è segno di identità nazionale, ma anche un fattore fondamentale per la crescita economica e sociale del Paese e dei territori. È questa la convinzione alla base di Impresa Cultura Italia-Confcommercio e la valorizzazione, la maggiore diffusione e accessibilità della cultura, dei beni e delle attività culturali sono tra i suoi principali obiettivi. Cosa definisce i confini di un'impresa culturale e ne caratterizza il mercato di riferimento? Come si realizza l'idea di 'servizio culturale'? Come impatta il cambiamento dei consumi sull'offerta artistica e creativa nell'epoca post-Covid? Come risponde il mercato della formazione ad antiche e nuove esigenze di pubblico e imprenditori, per valorizzare non solo i talenti artistici ma anche gli investimenti imprenditoriali? Attraverso le voci di oltre trenta diversi interpreti, nazionali e internazionali, del mercato e della formazione in campo creativo e culturale, questo libro prova a dare alcune risposte e pone le basi per nuove domande sulla necessità di questo mondo di essere riconosciuto nella sua complessità.
Cinquant'anni fa Paolo Sylos Labini pubblicò il "Saggio sulle classi sociali", un libro fondamentale che rivoluzionò l'idea stessa della struttura sociale italiana, mettendo in luce come negli anni del boom economico si fosse formato un vasto ceto medio, non più proletario e non ancora borghese. In questo mezzo secolo nessuno è più tornato a indagare così in profondità la società e per molto tempo ci si è accontentati di dire che «le classi non ci sono più». Pier Giorgio Ardeni è 'tornato sul luogo del delitto', riprendendo il lavoro di analisi laddove lo aveva lasciato Sylos Labini. Il risultato della sua ricerca descrive i cambiamenti intervenuti e come l'Italia intera è ancora attraversata da differenze sociali che permangono forti e nette, che limitano la mobilità sociale, l'accesso all'istruzione, le possibilità e le opportunità. Certo, il peso relativo delle classi è variato e con esso il loro peso 'politico' ma, ancora oggi, a differenze nel contesto di origine, nel titolo di studio e nella professione corrispondono disuguaglianze nella distribuzione del reddito. Ed è proprio da questi aspetti che bisogna ripartire per ripensare la crisi della democrazia e della rappresentanza.
Le economie dei paesi sviluppati devono affrontare problemi profondi e interconnessi: città inquinate, gravi diseguaglianze, marginalizzazione di larghe fasce di popolazione, crescita lenta, un disastroso cambiamento climatico. Per affrontare questi problemi le politiche economiche devono cambiare radicalmente. Il che vuol dire che dobbiamo capire fino in fondo come funziona il sistema capitalista contemporaneo. In questo libro, alcuni tra i massimi economisti a livello internazionale affrontano le questioni chiave dell'economia contemporanea - la politica fiscale e monetaria, il mercato finanziario, la diseguaglianza, le privatizzazioni, l'innovazione e il cambiamento climatico. Con una convinzione: il capitalismo deve essere riformato e reinterpretato per evitare i fallimenti che tuttora abbiamo davanti agli occhi.
Il processo attraverso il quale la teoria sfocia nelle scelte concrete di politica economica è molto complicato, varia da paese a paese. Vede come protagonisti tutti quei "corpi intermedi", istituzionali, sociali, politici, religiosi, che producono scale di valore fra gli obiettivi generali della politica economica. Ma al vertice di questo processo stanno le teorie economiche. È questa la ragione per cui in queste pagine si dà grande rilievo al ruolo svolto dalle associazioni professionali degli economisti sulle loro riviste, ai dizionari specializzati, ai loro contributi sulla stampa quotidiana, al loro ruolo nelle assemblee elettive, o alla presenza degli economisti nei partiti, fra le organizzazioni imprenditoriali ai vertici della banca centrale, e simili. Sono questi altrettanti modi attraverso i quali si forma quella "cultura economica" inavvertitamente diffusa che condiziona le scelte di politica economica. Tutte queste ricerche vanno considerate di notevole importanza per lo storico del pensiero economico e per l'economista: hanno qualcosa da dire anche oggi.
I "nuovi Agnelli". Padroni di tutto. E intoccabili. Chi sono i Benetton? Quali sono i metodi, le relazioni, le complicità che hanno consentito alla famiglia di Treviso di diventare così ricca e potente, in grado di dettare condizioni ai governi anche dopo il crollo del ponte Morandi che ha causato quarantatré morti? Con documenti ufficiali, testimonianze, tutte fonti non smentite, questo libro racconta come, partendo dai maglioni colorati, i Benetton siano riusciti a costruire un impero che comprende autogrill, autostrade, aeroporti, stazioni ferroviarie, immense aziende agricole da Maccarese alla Patagonia, immobili in tredici paesi del mondo, pacchetti azionari nei presidi strategici della finanza italiana, come Mediobanca e Assicurazioni Generali, e a diventare soci importanti di Telecom e Alitalia, nonché azionisti dei principali gruppi editoriali, Rcs che controlla "Corriere della Sera" e "La Gazzetta dello Sport", "Il Sole 24 Ore", Caltagirone Editore con un corredo di giornali che spazia da "Il Messaggero" a "Il Mattino". Ecco come è nato questo enorme impero, come si è sviluppato e grazie a chi. La storia dei Benetton è la fotografia del capitalismo relazionale italiano, di come interessi privati riescano a imporsi sugli interessi e il bene della collettività fino al punto da minare la sicurezza di tutti noi cittadini.
Con il Decreto-Legge 14 febbraio 2016, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla Legge 8 aprile 2016, n. 49, il legislatore ha definito la normativa primaria che ridisegna la struttura del Credito Cooperativo ponendo nuove basi giuridiche per la permanenza delle Banche di Credito Cooperativo sul mercato.
Il volume offre una prima lettura delle disposizioni. Ci si interroga sulla portata e sul significato di questa riforma, così profonda del sistema della cooperazione di credito, attraverso una prima analisi delle norme che hanno modificato il Testo Unico Bancario, seppure nella consapevolezza che il quadro normativo complessivo non è ancora completo. Mancano, infatti, sia le disposizioni attuative della Banca d’Italia, sia quelle che il Ministero dell’Economia potrà emanare esercitando i poteri attribuitigli dalla legge. Anche in tali provvedimenti, infatti, si rinverranno regole (applicative) incidenti sul concreto realizzarsi del nuovo modello.
L'analisi sulla povertà è condotta da un punto di vista psicologico, sociologico e teologico ed è frutto delle tre competenze "scientifiche" dell'autore, Domenico Cravero, oltre che della sua esperienza "sul campo" come sacerdote. Il volume, infatti, prende spunto dall'impegno di don Cravero a favore di persone in condizione di povertà assoluta: dimessi dal carcere, senza fissa dimora accolti in dormitori pubblici, pazienti senza legami familiari al termine di percorsi di cura e riabilitazione. Ne scaturisce una profonda e toccante riflessione a 360 gradi sulla povertà. Da quella subita, che è nemica dell'umano - e deve essere contrastata e affrontata - fino a quella voluta, che può portare alla beatitudine.
Sin dalle origini, il cristianesimo ha avuto un rapporto difficile col denaro. Attraverso una sofisticata comprensione della natura del capitale e della sua capacità di creare ricchezza, teologi, filosofi ed esperti di finanza cristiani hanno esercitato una notevole influenza sulla nascita e lo sviluppo dei sistemi finanziari internazionali che hanno contribuito a provocare una rivoluzione nel modo in cui il mondo pensa al capitale e lo utilizza. In Per Dio e per il profitto: Banche e finanza al servizio del bene comune, Samuel Gregg evidenzia i diversi modi in cui i cristiani sono intervenuti nella creazione di sistemi finanziari e bancari che hanno aiutato milioni di persone a fuggire dalla povertà per molti anni. L'autore fornisce anche una chiave critica per valutare il funzionamento e i fallimenti della finanza e delle banche moderne. Gregg mostra come la fede cristiana e la ragione, lungi dall'essere destinate a produrre instabilità economica e crisi finanziarie, possano dar vita a pratiche e istituzioni bancarie in grado di ripristinare l'integrità dei nostri sistemi finanziari che sono oggi in difficoltà.

