
Dopo "Pellegrino delle frontiere", anche in questo libro padre Pierre Ceyrac racconta degli uomini e delle donne che gli hanno illuminato la vita. Il suo arrivo in India, come missionario, nel 1936, la sua iniziazione di giovane gesuita con la "vecchia guardia" della missione di Madurai (Madras), la scoperta della sua profonda vocazione all'"inculturazione" coi padri Monchanin e Le Saux... La sua scoperta dell'India, a radunare centinaia di migliaia di studenti cattolici. Le ferite dei duecentomila rifugiati della frontiera cambogiana e l'incredibile coraggio dei giovani costruttori indiani per un'India senza discriminazione di casta o di ricchezza. Infine il sorriso dei suoi 25.000 bambini di strada di cui oggi si occupa con amore.
"Tutto ciò che non è dato è perso": dopo oltre cinquant'anni trascorsi in India e dieci nei campi profughi della Cambogia, Pierre Ceyrac, gesuita, ne è più che mai convinto. Da quasi settant'anni, Pierre Ceyrac si batte contro la miseria in Asia. Se, in Oriente, è considerato il nuovo san Francesco Saverio, non è soltanto per via della loro comune appartenenza alla Compagnia di Gesù. L'ostinato desiderio dell'uno e dell'altro di immergersi nella cultura dell'accoglienza, li ha spinti entrambi a un profondo rispetto degli altri, senza alcuna distinzione. Con energia poco comune, padre Ceyrac si batte contro le ingiustizie e per la liberazione dell'uomo, al di là delle frontiere culturali e religiose.