
La storia di due famiglie del Sud, tra il 1860 e il 1929 connotate da una solida volontà di affermazione, che ha consentito di superare difficoltà e disgrazie, sullo sfondo del Risorgimento, la nascita della ferrovia tra Battipaglia e Reggio Calabria, l'emigrazione in Argentina, la Grande Guerra. Un paese, Polla, in provincia di Salerno, tra il Cilento e la Lucania occidentale, dove tutto ebbe inizio e dove tutto ritorna, come i personaggi che si muovono nella Galleria di ricordi d'infanzia dell'autore, che costituisce la seconda parte del Carme famigliare.
"Come scriveva Elio Pecora nella prefazione al suo primo libro di poesie, "Le grandi mani calme", quella di Giovanni Bracco è essenzialmente poesia d'amore. Qui, però, alla sua seconda prova, Giovanni sembra passare, stando alle categorie di Kierkegaard, dall'amore estetico, più strettamente erotico, all'amore etico, un amore ricco di passato, di rimpianto, che ricrea persone scomparse: il nonno, poi il padre, la madre, e ferma con i versi per le sue quattro figlie una passione ricca di futuro, e quindi ancora una volta di rimpianto per un tempo ancora molto di là da venire, che non lo vedrà sempre accanto a loro. "Il nostro tempo" non si riferisce tanto al tempo storico, quanto al tempo limitato che noi umani abbiamo a disposizione per vivere, e che, rendendoci consapevoli della nostra caducità, ci fa, anche, perennemente vibranti, commossi, sensibili, insieme felici e addolorati. Proprio di questo magico quanto inafferrabile vibrare di ali di farfalla ci parla la poesia di Giovanni Bracco il quale ha una visione concreta delle cose, che però non contamina il suo sguardo di viaggiatore incantato." (Dalla Prefazione di Annelisa Alleva).
"L'amore occupa la prima parte di questo libro, ed è quello petrarchesco dei versi messi in epigrafe che trova l'amante 'del tutto disarmato'; ma è anche l'amore che attende e pretende, vede e fantastica, si rallegra e patisce. È il sentimento amoroso rivolto a una donna che 'domina lo specchio'; dunque, ancora una volta, l'amata si riflette e rivela anzitutto nell'immaginazione e nel sogno. Se la donna si presenta qui ancora come l'emblema del femminino, pure di continuo viene incrinato il mistero che l'ammanta. È un 'parlare' chiaro e onesto questo di Giovanni Bracco: una nudità di toni che rivela grazia e leggerezza, anche dove s'annidano la pena e il pensiero del fatuo e del precario." (Elio Pecora)