
Lo scrittore Albert Camus non è morto nell'incidente del 4 gennaio 1960. Un suo grande amico, il genetista Jacques Monod, va a trovarlo in ospedale. Stanno scrivendo un libro insieme. Leggono le bozze, ricordano le avventure durante la Resistenza a Parigi. Nel segno del disincanto, prende forma una visione del mondo. La scienza ha svelato la finitudine di tutte le cose: dell'Universo, della Terra, delle specie, di ognuno di noi. Come trovare un senso all'esistenza accettando la nostra finitezza? Camus e Monod passano in rassegna le possibilità laiche di sfidare la morte. L'investigazione diventa un giallo filosofico. Forse la finitudine non implica nichilismo, ma al contrario solidarietà, rivolta, una vita piena. In un gioco raffinato di fatti e finzioni, "Finitudine" è la storia della vera amicizia tra due Premi Nobel, un dialogo avvincente, un libro dentro un libro.
Non riuscendo a dare un senso alla pandemia, impariamo da essa per il futuro. Un minuscolo virus in una città molto lontana della Cina ha scatenato lo sconvolgimento del mondo. L'elettroshock sarà suffi ciente per rendere fi nalmente tutti gli umani consapevoli di una comunità di destino? Per rallentare la corsa frenetica allo sviluppo tecnico ed economico? Siamo entrati nell'era delle grandi incertezze. Il futuro imprevedibile è in gestazione oggi. Assicuriamoci che tenda a una rigenerazione della politica, alla protezione del pianeta e a un'umanizzazione della società: è tempo di cambiare strada.
"Se nessuno fa niente per cambiare le cose, fallo tu!". Ti sei mai chiesto come mai nel quartiere dove abiti non c'è un posto in cui passare i pomeriggi, o perché nessuno protesta per la tua scuola che cade a pezzi? Forse ti sembra una cosa lontana, da adulti, ma la politica è molto più vicina alla tua vita di quanto pensi. Perché fare politica è tante cose. È esprimere la tua opinione su un tema che ti sta a cuore, difenderla con coraggio, riunire altre persone che la pensano allo stesso modo, impegnarsi per farsi ascoltare e infine riuscire a migliorare le cose, anche solo un po'. Ma la politica è anche qualcosa di più: è generosità, dare voce a chi non ce l'ha, aiutare chi ha bisogno, imparando a mettere le necessità degli altri davanti alle tue preferenze. Perché un bravo politico sa che la scelta giusta è quella che produce un risultato migliore per la maggioranza, spesso composta anche da chi non sa farsi sentire. Tutti possiamo aiutare, anche tu. Anche se sei molto giovane. Anche se ancora non puoi votare. Giuliano Pisapia e Lia Quartapelle ti racconteranno, attraverso le loro esperienze e gli esempi delle più famose personalità dell'attivismo e della politica, come farti un'opinione e poi portarla avanti per raggiungere un obiettivo che consideri giusto e utile per l'interesse collettivo, e non solo di una parte. Perché il bene comune si costruisce tutti insieme, e non è mai troppo presto per cominciare. Età di lettura: da 11 anni.
Una raccolta illustrata delle storie più belle dell'Antico e del Nuovo Testamento: la creazione, Adamo ed Eva, Noè e l'arca, Mosè e le Tavole della Legge, la nascita di Gesù, le parabole, miracoli e la Passione. Lodovica Cima ripercorre le vite, i viaggi, gli incontri, gli insegnamenti, le peripezie, la fede dei personaggi più importanti della Bibbia, grandi profeti ma anche uomini e donne comuni le cui gesta hanno attraversato i millenni. Età di lettura: da 7 anni.
Un albo coloratissimi per conservare i ricordi più felici dei nostri nonni. Quali erano i loro giochi preferiti quando erano bambini? Come passavano le loro giornate? A loro piaceva andare a scuola? Queste e molte altre curiosità da raccogliere e custodire con tanto amore e rileggere in futuro! All'interno, tante pagine illustrate da personalizzare con fotografie e ricordi speciali. Età di lettura: da 3 anni.
Un albo coloratissimi per conservare i ricordi più felici dei nostri nonni. Quali erano i loro giochi preferiti quando erano bambini? Come passavano le loro giornate? A loro piaceva andare a scuola? Queste e molte altre curiosità da raccogliere e custodire con tanto amore e rileggere in futuro! All'interno, tante pagine illustrate da personalizzare con fotografie e ricordi speciali. Età di lettura: da 3 anni.
La Carta costituzionale definisce i nostri valori, ma non è un semplice elenco di principi e regole. È prima di tutto un grande racconto, ci spiega da dove arriviamo e dove non vogliamo più tornare. La Costituzione italiana è la legge più importante del nostro Paese. I valori su cui si basa, i principi che difende, i diritti e i doveri che sancisce sono l'eredità lasciataci dai nostri nonni a garanzia di una vita libera e dignitosa. Conoscere la Costituzione è fondamentale per capire il nostro passato, per vivere al meglio il nostro presente, per costruire il nostro futuro. Ecco perché Andrea Franzoso ha voluto esplorare in questo volume la Carta costituzionale e spiegarla a chi, quella Carta, l'ha solo sentita nominare in occasione di qualche anniversario o festa nazionale. Attraverso racconti e testimonianze, e con i contributi di esperti autorevoli, Andrea riesce a illustrare con efficacia i 20 concetti fondamentali della Costituzione. L'autore sottolinea l'importanza del rispetto per l'altro e riporta alla luce le battaglie combattute (e che tuttora combattiamo) a difesa di un testo che è l'espressione stessa della nostra identità. Memoria, Democrazia, Repubblica, Costituzione, Lavoro, Diritti, Solidarietà, Uguaglianza, Minoranze, Confessioni religiose, Cultura, Paesaggio, Straniero, Pace, Tricolore, Libertà, Famiglia, Scuola, Salute, Resistenza. Sono le 20 parole-chiave attraverso cui Andrea Franzoso racconta ai ragazzi che cos'è la Costituzione italiana, fondamento della nostra Repubblica che raccoglie al suo interno i dolori e le speranze di un popolo appena uscito da una dittatura durata vent'anni. La spiegazione di ciascuna parola si accompagna a storie vere, esempi da conoscere e imitare, riflessioni di esperti e testimoni. Ne esce il racconto di una Costituzione "viva" e concreta, che riguarda la nostra vita quotidiana e le nostre scelte personali. Un sussidio per lo studio dell'educazione civica. Età di lettura: da 11 anni.
Dopo "Mussolini ha fatto anche cose buone", Francesco Filippi è ormai riconosciuto come una voce importante nel dibattito sul fascismo in Italia. Avendo effettuato il suo meticoloso e definitivo lavoro di «debunking» sulle numerose e ostinate leggende relative al ventennio fascista e alla figura del duce, ancora così diffuse nel nostro paese, Filippi dirige ora la sua affilata analisi verso i motivi che hanno portato tanti nostri concittadini a cadere vittime, ancora oggi, di una propaganda iniziata oltre due generazioni fa. Com'è possibile - ci si chiede in molti - che dopo tutto quello che è successo - dopo una guerra disastrosa, milioni di morti, l'infamia delle leggi razziali, la vergogna dell'occupazione coloniale, una politica interna economicamente fallimentare, una politica estera aggressiva e criminale, un'attitudine culturale liberticida, una sanguinosa e lunga guerra civile... -,oggi ci guardiamo intorno, ben addentro al terzo millennio, e ci scopriamo ancora fascisti? Ma cos'altro avrebbe dovuto succedere per convincere gli italiani che il fascismo è stato una rovina? Eppure ancora si moltiplicano le svastiche sui muri delle città, cresce l'antisemitismo, un diffuso sentimento razzista permea tutti i settori della società e il passare del tempo sembra aver edulcorato il ricordo del periodo più oscuro e violento d'Italia: a quanto pare la storia non ci ha insegnato abbastanza, non ci ha resi immuni. Per aiutarci a capire perché, Filippi in questo libro ci racconta molte cose: ci racconta com'è finita la guerra, cosa è stato fatto al termine del conflitto e cosa non è stato fatto, quali provvedimenti sono stati presi nei confronti dei responsabili, quali invece non sono stati presi, cosa hanno scritto gli intellettuali e gli storici e cosa non hanno scritto, cosa è stato insegnato alle nuove generazioni e cosa invece è stato omesso e perché. Soprattutto, ci mostra come noi italiani ci siamo raccontati e autoassolti nel nostro immaginario di cittadini democratici, senza mai fermarci a fare davvero i conti col passato. Che, infatti, non è passato.
Quando si parla di economia non è azzardato dire che si tratti di una vera e propria religione.
Come la religione anche l’economia ha le sue chiese e i suoi templi – le banche e le borse – imprese, agenti di cambio o esperti di finanza sono le sue cattedrali, i suoi prelati o profeti; la pubblicità e il marketing sono le preghiere che ne officiano la liturgia: il consumo.
Non a caso secondo Serge Latouche in questo libello combattivo, sulle banconote americane troviamo fissato il motto «In God We Trust» e, se dovessimo immaginare i Dieci comandamenti del capitalismo, non sfigurerebbe la battuta fulminante del finanziere di Wall Street: «L’avidità è giusta».
L’idolatria della crescita solleva, dunque, la questione della natura quasi religiosa dell’economia di mercato. Una religione secolare e materialista che disincanta il mondo, distruggendo il legame sociale e gli ecosistemi necessari per la sopravvivenza dell’umanità. «Desacralizzare» la crescita, secondo Latouche, consiste innanzitutto nel rivelare il modo in cui ha avuto luogo la sua sacralizzazione. Il progetto di una società alternativa sostenibile e amichevole, guidata dalla decrescita, mira invece a uscire dall’incubo del produttivismo e del consumismo, ma anche a reincantare il mondo e riguadagnare la nostra capacità di meravigliarci per la sua bellezza.
Anche papa Bergoglio d’altra parte – con la sorprendente enciclica Laudato si’ – ha annunciato che la compatibilità tra la decrescita e la religione tradizionale diventa possibile e che la decrescita contiene una dimensione etica, e persino spirituale, essenziale senza necessariamente diventare una nuova religione.
Con un libro agile e in felice dialogo con la dottrina cattolica, Serge Latouche torna a occuparsi della prediletta teoria della decrescita, invitando a rovesciare e desacralizzare l’ideologia del profitto a tutti i costi. Come reincantare il mondo è un piccolo trattato per combattere la religione del denaro, e un appello per un nuovo modello di società.
In questo libro Cristina Cattaneo narra di come l’antropologia e le scienze forensi in generale si confrontano nel mondo reale con la scena del crimine, le analisi di laboratorio e i delitti: lo scheletro di una donna uccisa dalla criminalità organizzata perché voleva cambiare vita, le schiere di morti non identificati e dimenticati, le vittime di violenza sessuale, oppure i resti di personaggi storici che rivelano il passato. A venticinque anni dalla fondazione del Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense (LABANOF), si ripercorrono le storie di passione e di tenacia dei medici, biologi, archeologi e naturalisti che hanno contribuito ad aiutare la giustizia, a tutelare i diritti umani e anche a raccontare di popolazioni antiche.
Se andando a scuola fate lo slalom fra i chewing gum buttati per terra, nel cassetto avete più cellulari che calzini, a casa vostra non si può fare a meno delle fragole neanche a Natale e se tutto questo vi fa arrabbiare... "Guida galattica per eroi green" fa proprio al caso vostro. Eric Barbizzi, il giovane inviato di Striscia la notizia, vi mostrerà - un giorno alla volta - come comportamenti all'apparenza innocui possano influire negativamente sulla nostra salute e su quella del pianeta. Tenetevi forte, perché Eric non le manda a dire, sfaterà false convinzioni (lo sapete che la plastica non si può riciclare all'infinito?) e vi darà consigli pratici per proteggere la Terra e le sue meravigliose risorse. Età di lettura: da 12 anni.
In cattedra è un libro sui docenti universitari, che escono dalle aule e si presentano al lettore. Chi sono, come insegnano e perché lo fanno? Rispondono otto studiosi di scienze umane che in Italia, in Europa e negli Stati Uniti discutono ogni giorno con i loro più giovani concittadini di contesti e fonti, di identità, alterità e potere, di libertà, ricerca e istituzioni. Non saggi di pedagogia, ma autobiografie al lavoro. Otto voci italiane di una medesima generazione fanno tesoro della loro storia personale e intellettuale, e raccontano in prima persona cosa vogliono trasmettere a studentesse e studenti sempre diversi, esplicitando ambizioni e preoccupazioni, e come cambiano al cambiare delle persone cui si rivolgono, delle lingue che parlano, dei luoghi che li ospitano.Testimonianze e riflessioni sono raccolte qui senza tecnicismi e con una forte tensione ideale, muovendosi tra Dante e Netflix. Scritti di Giovanna Borradori, Gianluca Briguglia Marco Formisano, Manuele Gragnolati, Antonio Montefusco Silvia Romani, Miriam Ronzoni, Stefano Simonetta.
Che cosa differenzia un expat da un migrante? In questo libro si parla di expat e di migranti mescolando con misura considerazioni e racconti di storie anche autobiografiche. Lo si fa dall’esterno, cioè da parte di chi osserva l’ondata di migranti infrangersi, in senso reale e in senso metaforico, sulle coste dei paesi-fortezza. E lo si fa dall’interno, ovvero a partire dalla condizione di chi ha provato l’espatrio e/o la migrazione, due aspetti di un fenomeno antico e moderno.
Anche se gli expat hanno i documenti in regola, denaro in banca e un buon posto di lavoro, la vita non è rosea neanche per loro. Ancor meno per i migranti che nessuno vuole, “povera gente! lontana da’ suoi, in un paese qui che le vuol male”. Eppure entrambi conoscono qualcosa di speciale: la libertà dei migranti.
Noi siamo il risultato di una serie di imperfezioni che hanno avuto successo. Il nostro cervello e il nostro genoma, due tra i sistemi più complessi che la natura abbia prodotto, sono pieni di imperfezioni. Sono le strutture imperfette a farci capire come funziona l’evoluzione, che non è un ingegnere che ottimizza le sue invenzioni ma un artigiano che fa quel che può e trasforma con fantasia il materiale a disposizione, arrangiandosi e rimaneggiando. Anche la storia naturale che ci ha condotto fin qui è un catalogo di imperfezioni che hanno funzionato, a partire da quella infinitesima deviazione nel vuoto quantistico primordiale da cui nacque l’universo.
Il filosofo della scienza ed evoluzionista Telmo Pievani, tra gli scrittori di scienza italiani più affermati, ritorna con un saggio sorprendente in cui Lucrezio e la scienza del XXI secolo vanno a braccetto. Ripercorrere la storia dell’imperfezione è importante perché oggi una potentissima specie imperfetta domina il pianeta: dunque, comprereste un’auto usata da Homo sapiens?
Per essere una mattina di fine estate a Stoccolma, il 20 agosto 2018 fa incredibilmente caldo in città. E a sentire la TV, negli ultimi mesi le temperature sono state bollenti, forse anche a causa dei numerosi incendi in tutta la Svezia. Quel giorno l'allora quindicenne Greta Thunberg inizia il suo sciopero davanti al palazzo del Parlamento: non si può più aspettare, i politici devono fare qualcosa per salvare l'ambiente. È il primo #fridaysforfuture della storia. Preparatevi a leggere un racconto fatto di speranza, coraggio e determinazione. Questa è la storia vera di Greta Thunberg, ma anche quella di tanti altri ragazzi e ragazze in tutto il mondo disposti a lottare contro il disinteresse dei più grandi, nel nome di un futuro migliore. Perché non si è mai troppo piccoli per fare la differenza.Età di lettura: da 9 anni.
Il fine della politica è quello di governare gli affari umani o è un compito a termine, da svolgere in un tempo intermedio, nell'attesa del mondo a venire, quando giustizia e pace regneranno per sempre? Questa domanda - la matrice stessa della «teologia politica» - è divenuta possibile quando, nella storia è apparsa la categoria giudaica di «éschaton»: l'attesa di un «mondo a venire», il pieno realizzarsi di quanto, fin dall'inizio, era stato promesso. A partire da qui, l'idea di éschaton ha segnato l'intera storia dell'Occidente e la sua filosofia politica: dal giudaismo, tramite il cristianesimo, è giunta al moderno e qui si è secolarizzata nella forma delle filosofie del progresso e delle apocalittiche rivoluzionare. Oggi l'éschaton pare giunto al tramonto: nell'odierno tempo senza fine, la storia non deve raggiungere più alcun culmine e non ci resta che governare la contingenza del mondo, portarsi all'altezza della sua improbabilità. Natoli, in questo breve e denso libro, insegue nei segni della storia i mutamenti che questo concetto centrale ha avuto nei secoli. In origine un termine spaziale, denotante i limiti remoti, i luoghi lontani che si trovano oltre il confine identitario di un territorio, l'éschaton ha assunto nel cristianesimo il suo marcato significato temporale, divenendo il punto cui tendere, il ritorno messianico, il momento nel quale il Giudizio riunirà in una sola cosa giustizia e governo. Intanto, però, nella loro attesa sulla terra, gli uomini vivono una dilatata «epoca del frattanto». È in questo limbo temporale che il governo delle cose umane deve destreggiarsi, darsi un ordinamento, prepararsi al compimento della storia. Fino a quando, nella contemporaneità, l'éschaton perde progressivamente di significato, il tempo si dilata, infinito, e il fine della politica resta la politica stessa.
Il tema è universale. Forse non c’è tema più universale di questo: che cosa significa per noi umani nascere.
«Il primo e forse il più radicale fallimento della nostra cultura è il fatto di prendere avvio dall'essere umano in quanto tale. Ora, questo nostro essere non corrisponde a un essere vivente, ma a un'idea o a un'entità costruita»
Non ci sviluppiamo dalle radici come una pianta, e non siamo neppure autosufficienti come Dio. Così, siamo gli unici viventi che mancano di un’origine, e ne vanno sempre alla ricerca. Privi di un «essere» originariamente identificabile, dobbiamo assumerci la responsabilità della nostra esistenza e del nostro destino. Come? «In primo luogo, coltivando il nostro respiro, una risorsa che troppo passivamente abbiamo attribuito a un Dio estraneo alla nostra esistenza terrena, sebbene il respiro sia ciò che ci permette non solo di vivere autonomamente, ma anche di trascendere la mera sopravvivenza, di superare il livello della mera vitalità, così da essere in grado di portare a compimento un’esistenza umana. Incaricarci di incarnare la nostra appartenenza sessuata è il secondo elemento che ci rende capaci di adempiere la nostra esistenza naturale, pur trascendendola». La sessuazione compensa l’assenza di radici attraverso la spinta all’unione tra due esseri: «Dove prima non c’era nulla tra loro, se non l’aria, a partire dalla loro attrazione e dalla loro capacità di assumere il negativo della loro differenza nasce il germe di un nuovo essere umano e di un mondo in cui possiamo davvero dimorare». La potenza di pensiero di Luce Irigaray si muove con «con passi di colomba» – direbbe Nietzsche – e vince ogni scetticismo circa l’arditezza di un compito di trasformazione che riparta dall’istanza incondizionata della vita in sé, e non dagli «assoluti sovrasensibili che troppo spesso sono il risultato della nostra incapacità di vivere».
Mal di vuoto, terrore delle altitudini che in realtà è paura di cedere alla tentazione di lasciarsi cadere: tutti sanno che cos’è l’acrofobia, e molti ne sono affetti. Prima di Freud, le cosiddette «scienze dell’anima», tra cui la nascente psichiatria, riservavano alle vertigini un posto d’onore nel quadro delle patologie mentali, giudicandole l’elemento destabilizzante e intossicante – repulsivo e attrattivo insieme – senza il quale la coscienza stessa non era concepibile. Alcuni si spingevano fino a indurle nei pazienti attraverso minacciose terapie rotatorie. In modo non cruento, ma altrettanto radicale, la vertigine si accampa anche nella filosofia degli ultimi due secoli. Se a Montaigne e a Pascal poteva ancora apparire un perturbamento della ragione a opera dell’immaginazione, in seguito il pensiero smette di assimilarla a un’occasionale instabilità immaginativa da vincere, per riconoscerla parte del suo stesso procedere: l’identità si manifesta malferma, cinetica, opaca, vertiginosa appunto. La critica del paradigma coscienziale e della sua presunta fermezza attraversa, con tenore ed esiti differenti, la riflessione di Husserl, di Heidegger e dei francesi del secondo dopoguerra, da Sartre a Merleau-Ponty, da Levinas a Jankélévitch a Klein. Il cortocircuito folgorante di Andrea Cavalletti accosta le loro scansioni teoretiche alla resa cinematografica della caduta nel vuoto di un celeberrimo giallo di Hitchcock, La donna che visse due volte (titolo originale: Vertigo), dramma degli abissi identitari di cui Truffaut ammirava il ritmo contemplativo. La combinazione geniale, mai tentata prima, di dolly e zoom che lì realizza tecnicamente l’effetto del precipitare descrive quel doppio movimento di «spingere e trattenere» che è la condizione abituale del soggetto e dell’intersoggettività. Per raggiungere me stesso devo guardarmi dal fondo del baratro, con gli occhi altrui. «Il mio “qui”, allora, fugge laggiù e da laggiù mi attrae».
Le nuove tecnologie hanno rivoluzionato, è noto, il modo di far politica, disegnando un quadro sicuramente innovativo e, per molti versi, allarmante. Tra falsi profili, propaganda selvaggia, disinformazione e problemi di sicurezza, la nuova politica digitale riveste oggi un ruolo centrale in ogni Stato. In questo libro sono affrontati i temi dell’uso spregiudicato dei big data, del "governo tramite gli algoritmi", della politica smart attraverso l’utilizzo di app e di grandi piattaforme consultive, della profilazione politica di tutti i cittadini (mostrato al mondo dal clamoroso caso di Cambridge Analytica), del "giocare sporco" online diffondendo fake news e attacchi gratuiti agli avversari e della sicurezza informatica dei dati e delle attività dei politici.
L’estetica, prima di essere il carattere proprio dell’arte, è un dato fondamentale della sensibilità umana. Il sentimento estetico è un sentimento di piacere e di ammirazione, che, quando è intenso, diventa meraviglia e felicità. Può essere suscitato da uno spettacolo naturale, un’opera d’arte, ma anche da oggetti o opere che noi estetizziamo.
Per la prima volta nella sua lunga carriera Edgar Morin riunisce qui le riflessioni sulla bellezza, l’arte e il sentimento estetico.
Da dove viene la creatività artistica? Cosa significano ispirazione o genio? Da Lascaux a Beethoven, da Dostoevskij a Orson Welles, Edgar Morin richiama le opere e gli artisti che l’hanno segnato e accompagnato, per mostrare la profondità dell’esperienza estetica. Le grandi opere non sono solo divertissements: consentono la comprensione della condizione umana, con le sue commedie e con le sue tragedie.