
La ricerca intrapresa scaturisce da un originario interesse per le grandi tematiche della bioetica, con particolare attenzione al tema della sofferenza, inquadrato in quello ben più ampio e complesso del patire umano. L’intento fondamentale dello studio è stato effettuare una ricognizione in primis antropologica e poi etica sulle forme del patire e sull’esperienza della passività, traendo frutto dall’approccio del sapere fenomenologico, non tralasciando però l’orizzonte di un agire attivo nella speranza.
L’indagine sull’esperienza umana della sofferenza è stata, quindi, condotta attraverso diversi livelli di comprensione del dolore: il contesto culturale odierno, caratterizzato dal forte incremento del sapere scientifico, con le discussioni bioetiche più recenti; il sapere filosofico, alla luce della fenomenologia di Max Scheler; infine il sapere teologico, colto a partire dall’esperienza cristiana del dolore, nella sua relazione al senso del patire e del morire di Gesù Cristo.
Il volume raccoglie una piccola parte di una corrispondenza di direzione spirituale che il cardinale Michele Pellegrino tenne lungo quasi tutto l'arco della sua vita. Le lettere sono indirizzate ad alcune signorine che erano state sue allieve all'Università di Torino, in un periodo che complessivamente comprende anni tra il 1946 al 1979. L'epistolario costituisce una sorta di biografia interiore di don Pellegrino, che rivela la sua maturazione nel ministero sacerdotale, da giovane chierico ad anziano vescovo.
Il libro ha come tema centrale la spiritualità del matrimonio e della famiglia e si rivolge agli operatori pastorali per offrire loro, oltre a concetti basilari di morale fondamentale, anche spunti e riflessioni su altri campi della teologia e sulle scienze umane, in una prospettiva interdisciplinare. È una sorta di «manuale», che offre schemi e materiali utili per incontri, conferenze, corsi di preparazione al matrimonio, ma anche per riflessioni e percorsi di gruppi famiglia e, non ultimo, per la formazione di genitori e catechisti in vista dell'educazione affettivo-sessuale di bambini, ragazzi e giovani.
Questo volume contiene una serie di contributi che intendono illustrare i principali temi che sono oggetto di una nuova articolazione del rapporto tra fede e scienza: dal rapporto tra fede e cultura allo specifico intreccio tra fede e scienza come si è delineato nella storia e nel nostro tempo, dai problemi connessi alle neuroscienze al grande tema dell’evoluzionismo in connessione con la fede cristiana nella creazione e alle tematiche connesse dell’ecologia, dei dibattiti sulla donna e sul «gender».
Le relazioni di questo libro sono un'ottima introduzione alla conoscenza della vicenda personale di Adolfo Barberis.
Un percorso di oltre cinquant'anni, dentro le vicende del mondo del lavoro, del movimento cattolico, della Chiesa, durante l'età liberale: è l'alveo nel quale scorre la vita dell'Unione Operaia Cattolica di Torino (UOC), dalla sua fondazione nel 1871 al suo confluire nella Federazione Italiana Uomini Cattolici nel 1923. L'associazione fu tra le prime società di mutuo soccorso cattoliche sorte in Piemonte e divenne col tempo la più consistente e attiva: dal punto di vista del numero dei soci essa, per un certo periodo, fu in grado di non sfigurare di fronte alle organizzazioni liberali e socialiste. Per questi motivi, e anche per la sua primogenitura, divenne un modello per altre società non solo della regione, ma pure a livello nazionale, fin verso la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento, quando il movimento operaio cattolico prese ad organizzarsi per categorie professionali, sulla base del tipo di lavoro svolto dalle maestranze. A questo punto l'UOC dovette cedere il campo, nel movimento operaio cattolico torinese, ad altre modalità organizzative: le Unioni professionali, la Lega del Lavoro, l'Ufficio del Popolo e infine l'Unione del Lavoro, nuclei più combattivi, disposti ad intraprendere azioni di resistenza e talvolta anche di sciopero, sorti nel solco dell'esperienza democratico-cristiana alla quale del resto l'UOC aveva contribuito a preparare il terreno.Tra i suoi meriti si devono collocare il contributo portato alla maturazione di una coscienza operaia tra le file cattoliche, l'opera di formazione di molti laici del ceto popolare all'apostolato attivo, l'apporto fornito allo sviluppo del movimento cattolico torinese e piemontese di fine secolo e dei primi del Novecento.Gli sforzi di quei decenni non risultarono vani: nella Chiesa era diventato più visibile il ruolo del laicato, le società di mutuo soccorso avevano preparato la strada ai sindacati, il movimento cattolico si era diversificato in varie espressioni, compresa quella partitica. Con il fascismo la stagione della libertà avrebbe conosciuto una lunga interruzione, ma le idee e l'impegno di molti avrebbero saputo superare l'inverno del ventennio per germinare in una nuova primavera.
San Gregorio di Nazianzo, famoso oratore, «teologo» per antonomasia, poeta e asceta, fu tra i Padri Greci il più complesso ed insieme il più moderno per la drammaticità e la lucidità delle sue vivaci esperienze interiori. Questo volume indaga alcuni aspetti fondanti del suo ruolo di oratore e del suo pensiero teologico – la dottrina morale ed ascetica, la conversione, i concetti di male, di peccato e di verità, la teoria e la pratica della preghiera, le opinioni politiche e le idee sulla pace, la figura di Maria – attraverso lo sguardo attento di uno dei suoi critici più esperti. Francesco Trisoglio – o meglio, Fratel Enrico – offre in questi saggi, come in tutta la sua opera e la sua vita di studioso ed educatore, un contributo creativo e fecondo al dialogo ragione-fede di fronte all’attuale disorientamento, considerato una «sfida» alla cultura e al cristianesimo stesso.
Francesco Trisoglio, già titolare della cattedra di Storia bizantina e di Storia della Civiltà classica presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Torino, è autore di 125 pubblicazioni sui classici greci e latini, sui Padri della Chiesa, su autori bizantini e rinascimentali. Nella critica letteraria è soprattutto sensibile a rischiarare l’intelligenza per una più intima comprensione della vita umana e dei valori artistici. Ha pubblicato per Effatà Editrice Avvio alla politica (2007).
L’opera presenta gli argomenti affrontati dal secondo Corso di Master in Bioetica avviato dalla Sezione Torinese della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale. Questo secondo volume si pone, come il precedente, dalla parte della vita, ma declinandola e coniugandola con gli stili comportamentali, le fragilità umane e le sfide del Terzo Millennio nella consapevolezza che la bioetica, nata intorno all’uomo per tutelarne la dignità, si arricchisce nel tempo di ulteriori valenze. La sua natura interdisciplinare coinvolge le competenze culturali ed etiche di ogni ambito del sapere, relazionando l’uomo anche con il suo contesto sociale e ambientale.
Questo volume intende analizzare gli aspetti ecclesiologici del carisma e della spiritualità cottolenghina, cioè della Piccola Casa della Divina Provvidenza, l'Opera fondata da San Giuseppe Benedetto Cottolengo (e comunemente nota con il suo stesso nome) a Torino tra il 1828 e il 1842. Il lavoro è un tentativo di tematizzare ecclesiologicamente la carità, cioè di considerare una realtà di Chiesa - qual è appunto la Piccola Casa della Divina Provvidenza - dal punto di vista della carità che la edifica (stando al suo motto programmatico Caritas Christi urget nos). Essa infatti, non è solo un'istituzione sanitaria cattolica e in quanto tale opera di Chiesa, ma realtà ecclesiale e carismatica, cioè comunità di Chiesa (ispirata alla primitiva comunità cristiana) avente un suo carisma e una sua spiritualità.Il motivo del lavoro è, per un verso il tentativo di colmare la lacuna di una riflessione di tipo teologico intorno agli elementi del carisma e della spiritualità cottolenghina, per un altro verso, offrire uno sguardo più ampio sull'ecclesiologia del XIX secolo, troppo costretta, a livello accademico, nelle strettoie della societas perfecta, ma aperta, nell'esperienza ecclesiale, a prospettive più coraggiose, addirittura profetiche, come nel caso dei cosiddetti "santi sociali" ottocenteschi che esprimono un'ecclesiologia implicita ancora poco studiata.
La dottrina sociale della Chiesa è una sorta di laboratorio nel quale si sono condensati i rapporti tra Chiesa e società moderna dalla rivoluzione francese ad oggi.
In questo volume la dottrina sociale della Chiesa è avvicinata con un metodo storico-critico ed ecclesiologico-pastorale.
Lo studio che viene proposto vorrebbe essere un'esercitazione pratica di questo approccio metodologico limitatamente al periodo che va da Leone XIII a Pio XII. È un periodo storico durante il quale, da un lato, si assiste alla continua riproposizione dell'utopia della restaurazione della società cristiana e, dall'altro, si osserva il passaggio tutt'altro che indolore dallo scontro aperto con la «empietà nuova» (Leone XIII) della società democratica alla sua comprensione come la forma politica del nuovo ordine post-bellico (Pio XII).
Sabino Frigato, sacerdote della Società di Don Bosco, insegna Teologia morale fondamentale e Teologia sociale presso la Sezione di Torino della Facoltà di Teologia dell'Università Pontificia Salesiana e Dottrina sociale della Chiesa al Biennio di Specializzazione in Teologia morale con indirizzo sociale presso la Sezione torinese della Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale. Ha pubblicato numerosi testi sulla Dottrina sociale della Chiesa.
Il volume contiene gli Atti del Simposio tenuto a Torino il 5 e 6 maggio 2006 in occasione della ricorrenza del cinquecentesimo anniversario della concessione, da parte di Papa Giulio II, della liturgia della Sindone. Si tratta del primo convegno interamente dedicato ad una prospettiva di fondamentale interesse, finora poco curata nelle programmazioni riguardanti la Sindone.
Giuseppe Ghiberti insegna discipline bibliche neotestamentarie alla Sezione torinese della Facoltà teologica dell'Italia Settentrionale e all'Università Cattolica di Milano.
Gian Maria Zaccone è Direttore scientifico del Museo della Sindone, Vice-direttore del Centro Internazionale di Sindonologia di Torino.
Al volume è allegato un CD contenente le musiche eseguite nel Concerto sindonico del 3 maggio 2006 nella Cattedrale di Torino
Il bioeticista H. T. Engelhardt fa parte della nutrita schiera dei teorici contrattualisti che hanno come comune denominatore la concezione sociologica della persona, il rifiuto della metafisica e di norme morali universali. Non disdegna la dimensione della fede, ma nega l'opportunità d'avvalersi nel dibattito pubblico di premesse d'ordine teologico. Il libro individua le tappe del lento processo che portò al relativismo e allo scetticismo dilaganti nel pensiero engelhardtiano e più in generale nell'attuale cultura postmoderna. Giustifica, infine, la possibilità d'orientarsi, con l'uso della ragione, illuminata dalla fede, al raggiungimento delle verità basilari dell'esistenza e all'apertura ad un dialogo interculturale capace d'indirizzare responsabilmente l'accoglienza e la tutela di ogni essere umano.
Presentazione di mons. Elio Sgreccia Questo testo presenta gli argomenti affrontati dal primo Corso di Master in Bioetica avviato dalla Sezione Torinese della Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale. Il metodo seguito è quello della interdisciplinarità che ha fatto incontrare, di fronte a fatti e problemi umani di grande rilievo, l'apporto della scienza sperimentale, la dimensione antropologica, la riflessione etica e giuridica. Un itinerario per affrontare tematiche cruciali come procreazione artificiale, aborto, cura al morente e eutanasia, restando dalla parte della vita.
Indagine storico-teologica degli aspetti antropologici dell'ordinazione delle donne.
Questo volume riprende e amplia gli interventi di un convegno tenutosi presso la Facoltà Teologica torinese nel 2005 sul metodo e il pensiero del gesuita canadese Bernard J. F. Lonergan, teologo, filosofo, metodologo ed epistemologo. Si è voluto presentare la feconda riflessione metodologica ed epistemologica del pensatore canadese, frutto di un'acuta intelligenza e di una vasta esperienza di insegnamento prima in Canada e poi all'Università Gregoriana di Roma.
Con questo volume si intende onorare la memoria del noto teologo don Franco Ardusso, presentandone gli ultimi scritti, organizzati attorno a tre sezioni. A cura di Valter Danna e Roberto Repole.
«L a Voce dell’Operaio», sorta sotto altro titolo nel 1876, come mensile dell’Unione Operaia Cattolica di Torino, accrebbe col tempo il suo formato, migliorò i suoi contenuti e divenne quindicinale nel 1887 e settimanale nel 1895. Non si limitò ad essere specchio della vita dell’associazione della quale era il bollettino ufficiale, ma assunse a poco a poco il ruolo di una «voce» rivolta ai ceti popolari di Torino (operai, artigiani, commercianti, piccoli imprenditori...) e agli abitanti delle campagne dell’intera regione subalpina.
Del giornale questo libro traccia in modo dettagliato la storia, spingendosi fino agli inizi del fascismo e poi fino al 1933, quando assunse la testata «La Voce del Popolo» che conserva ancora oggi, come settimanale dell’arcidiocesi di Torino. Si accenna anche, per sommi capi, agli anni successivi, fino al 1947, quando la direzione e l’amministrazione passarono dai Giuseppini del Murialdo all’arcidiocesi di Torino.
Scorrendone le pagine, «La Voce» aiuta a rivivere il clima, le tensioni, le sconfitte e i successi non solo di una regione, ma di una nazione, non solo della Chiesa e del movimento cattolico, ma dell’intero popolo italiano, nei decenni successivi all’unità d’Italia, attraverso le problematiche della questione sociale, le lotte operaie, le tensioni anticlericali, il sorgere del movimento democratico cristiano e la nascita del fascismo, al quale «La Voce» si oppose nei primi tempi, costretta poi a scendere a compromessi per non rimanerne schiacciata. A suo merito va comunque ascritto lo sforzo che accompagnò e favorì la crescita del cattolicesimo organizzato nell’area subalpina, fino a fare del giornale «La Voce» della Chiesa locale dapprima piemontese e poi specificamente torinese.
Giovenale Dotta, nato a Isola di Bene Vagienna (Cuneo) nel 1956, sacerdote nella Congregazione di San Giuseppe (Giuseppini del Murialdo), insegna Storia della Chiesa e Patrologia presso l’Istituto Filosofico-Teologico di Viterbo. Tra le sue pubblicazioni: La nascita del movimento cattolico a Torino e l’Opera dei Congressi (1870-1891), Casale Monferrato 1999; Guida ai luoghi murialdini di Torino. Per vivere il centenario ripercorrendo le strade di san Leonardo, Roma 2000; I verbali delle adunanze dei maestri del Collegio Artigianelli di Torino (1870-1878), Roma 2002; La pedagogia del Murialdo, Roma 2003; Problemi di critica testuale nell’epistolario del Murialdo, Roma 2003; Bibliografia murialdina (1982-2002), Roma 2004 (in collaborazione); Leonardo Murialdo, gli Artigianelli e l’Oratorio San Martino, Roma 2004 (in collaborazione).
La tradizione cristiana, specialmente in Occidente, ha molto stimato e apprezzato i modi in cui san Gregorio Magno (540-604) ha guidato con la parola, con gli scritti e con la corrispondenza epistolare molte persone in cerca di verità.
San Gregorio, essendo anima tendenzialmente contemplativa, anche se costretto suo malgrado ad occuparsi di molte cose, ha frequentato con assiduità la sacra Scrittura e volentieri ripropone nei suoi scritti indicazioni morali, ascetiche, mistiche che dischiudono l’orizzonte della salvezza e della santità.
Egli non si limita a piangere sulla malizia dei tempi. Uomo di fede, non illude e non scoraggia. Non intende mai rimuovere dai sentieri dell’uomo né la fatica né la tribolazione; non si compiace mai di se stesso. È maestro nell’aiutarci a rivalutare e riconsiderare non solo la nostra speranza ma anche quella di tutti gli altri esseri umani.
Antonio Nicola è nato a Casalgrasso (Cn) nel 1928.
Sacerdote dal 1953, è stato viceparroco (1954-1959) a Rocca Canavese (To) e parroco (1959-1962) in Benne di Corio (To). Dal 1962 è pievano a Corio (To). Ha conseguito la Licenza in filosofia-pedagogia presso la Pontificia Università Salesiana in Roma, il Dottorato in teologia presso la Pontificia Università di San Tommaso Angelicum in Roma e la Laurea in lettere presso l’Università degli studi di Torino. Ha pubblicato in questa Collana il volume Seminario e seminaristi nella Torino dell’Ottocento. Assetto economico ed estrazione sociale del clero.
Teologo, antropologo, filosofo della cultura, storico della spiritualità, teorico della psicanalisi, de Certeau è materia vulcanica continuamente in eruzione. Difficilmente si lascia afferrare, nella sua inesauribile contaminazione, dentro la griglia epistemologica e dipartimentale delle discipline. Eppure, c'è sempre in lui - esibito o elegantemente nascosto - il tratto minuzioso dell'archeologo del pensiero: che lavora sulle tracce, sui dettagli, sulle minime increspature dei testi e dei lemmi, delle spulciature d'archivio e dei particolari minimi delle cronache. I due tratti sono in tensione fra loro, e generano supplementare difficoltà di accostamento ad un Autore virtualmente più interessante - anche per la teologia - della recezione che sino ad ora lo ha inquadrato. [...]Il merito del congegno espositivo e critico adottato dalla Quirico risiede certamente nella composizione di un racconto del modo in cui il progetto di de Certeau si è generato accessibile anche al non specialista. L'esperto riconoscerà l'interesse di questo procedimento maieutico, in termini di orientamento alla trasparente restituzione del suo nucleo fondativo. Il lettore sensibile ai percorsi di una riflessione teologica e religiosa che deve necessariamente intercettare le pieghe di un orizzonte antropologico la cui intelligenza impone il superamento delle convenzionali separazioni disciplinari, è in grado di assimilare l'avventura di un intellettuale credente che si è consegnato - tra i primi - alla passione e all'azzardo della nuova, e necessaria, navigazione.
"Nicolas Malebranche (1638-1715), prete dell'Oratorio francese, filosofo e teologo, appartiene al novero di quegli intellettuali credenti che, conquistati dalla novità cartesiana, tentarono di rielaborare radicalmente, a partire da essa, il pensiero cristiano. Nella sua geniale sintesi di agostinismo e cartesianesimo, le istanze teologiche, filosofiche, spirituali e scientifiche trovano una unità forse non più riscontrabile nei secoli successivi fino ad oggi. L'arditezza del legame da lui stabilito tra antropologia della coscienza e ontologia della grazia non è ancora stata colta nella sua profondità e nel suo interesse teologico tuttora di grande attualità: a questo scopo è dedicata la presente ricerca." (Dalla Prefazione di Pierangelo Sequeri). "Il bel saggio di Ferruccio Ceragioli, racconta il pensiero di Malebranche con occhio attento alla storia del pensiero teologico e filosofico alla quale egli appartiene a pieno titolo. In questo studio la teologia di Malebranche viene così restituita alla coerenza della res verso la quale si impegna: questione dell'umano, della trascendenza, della libertà e degli affetti, della grazia e del legame col Figlio. L'interpretazione più diffusa di Malebranche è sempre stata quella d'un "Malebranche schietto razionalista", spesso d'un razionalismo di stampo deistico o addirittura illuministico, che tutto concede alla ragione al punto che questa finirebbe di fagocitare verità di fede e Sacra Scrittura." (Postfazione di Amalia De Maria)
Il titolo di quest’opera è stato scelto perché si avvicinava, in forma descrittiva, al cuore del mistero a cui è dedicata ogni pagina del libro. Pur raccontando tante vicende e dibattendo tanti problemi, esso non si propone altro che porsi al servizio di quell’evento di amore: il passato è da ricordare per quanto insegna, il presente porta la responsabilità di una eredità ricca, che vuole evolvere in chiarezza di intenti, individuando nuovi obiettivi, in coerenza con quell’eredità.
Giuseppe Ghiberti ha compiuto studi teologici e biblici a Torino, Roma e Monaco di Baviera. Sacerdote della diocesi di Torino dal 1957, insegna discipline bibliche neotestamentarie alla Sezione torinese della Facoltà teologica dell’Italia settentrionale e all’Università cattolica di Milano. È stato preside a più riprese a Torino e direttore del dipartimento di Scienze religiose a Milano. È stato direttore delle riviste «Parole di vita» e «Rivista Biblica»; dirige tuttora «Archivio teologico Torinese» È impegnato in campo ecumenico e segue per incarico dei suoi Arcivescovi la complessa problematica sindonologia. Ha pubblicato monografie e articoli su tematiche giovannee, della risurrezione e della sepoltura di Gesù, della storia dell’esegesi recente, di teologia biblica e di pastorale sindonica.
La presente miscellanea è un omaggio della Sezione torinese della Facoltà teologica dell’Italia Settentrionale (con la collaborazione anche di altri docenti) al suo moderatore, l’Arcivescovo di Torino Cardinale Severino Poletto. «In sequela Christi» è il motto episcopale del Cardinale Poletto ed è anche il titolo che si adatta meglio di altri alla qualificazione di questo libro.
L’impostazione dell’opera si propone di orientare l’attenzione ai grandi motivi che ispirano l’azione pastorale del Cardinale. Nella successione dei contributi sono rinvenibili importanti tessere di un mosaico di riflessioni su fattori determinanti per quella programmazione pastorale che l’Arcivescovo Cardinale Poletto promuove fin dal suo ingresso in diocesi. Gli autori di queste pagine pongono le loro riflessioni e i loro studi a servizio di quell’impegno che, insieme al Vescovo, coinvolge tutte le componenti della vita ecclesiale.