
La dottrina della creazione non appartiene ai classici temi di controversia interconfes-sionale, ma ciò non significa che si tratti di una questione secondaria. Al contrario essa permea tutto il pensiero di Lutero ed è basilare non solo per la sua visione del mondo, della politica e dell’etica, ma anche per temi così centrali come la giustificazione, i sa-cramenti e l’escatologia. Il presente volume indaga la rilevanza della creazione nelle sue forme di creatio prima, continua et nova, con l’intento di aprire nuovi orizzonti di com-prensione della teologia luterana. Il commento ai primi sette giorni della creazione (Genesi 1,1 - 2,3) all’interno del grande ciclo di "Lezioni sulla Genesi", a cui Lutero ha dedicato gli ultimi dieci anni della sua vi-ta (1535-1545) e che rappresenta in qualche modo una somma della sua teologia, è qui tradotto in italiano per la prima volta. Firmano come autori Franco Buzzi, Michele Cassese, Mirjam Jekel, Dieter Kampen, Dietrich Korsch, Markus Krienke, Stefano Leoni e Lubomir J. Žak. La traduzione delle "Lezioni sulla Genesi" di Lutero è di Nico De Mico con introduzione e note di Franco Buzzi.
In tutte le chiese del mondo si celebra la Cena del Signore: in alcune chiese la si celebra ogni giorno, in altre meno frequentemente. La Cena del Signore unisce tutti i cristiani, ma anche li divide: il suo significato può essere espresso in vari modi e sul nome ci sono preferenze diverse: Cena del Signore, eucaristia, comunione, Santa Cena. La Cena del Signore - così come il battesimo - riporta in primo piano la figura unica del Cristo e la partecipazione del fedele al suo senso più profondo. Nella figura del Cristo, del «Figlio di Dio», il Maestro si immedesima nei discepoli e i discepoli nel Maestro. Qualsiasi discussione avvenga intorno alla Cena del Signore, non si dovrebbe mai perdere di vista l'essenziale: l'unione voluta dal Cristo in modo radicale tra sé e discepoli: di questo si parla; questa è anche oggi una chiave interpretativa irrinunciabile per ogni credente. «Il nostro tema sarà l'immedesimazione di Gesù nei discepoli e dei discepoli in Gesù. La cristologia intera, anche quella del Quarto vangelo o della Lettera agli Ebrei, guarda in questa direzione. Nella misura in cui Cristo si immedesima nel credente, questi a sua volta si immedesima in Cristo: ciò è vissuto concretamente nella distribuzione e consumazione degli elementi, pane e vino. Non è una sintesi di tipo misterico tra Gesù e credenti, anzi la evita. In ogni caso la Cena sembra qualche cosa di più di un semplice convito. Così anche la manna nel deserto è qualche cosa di più di un cibo perché attesta la "Presenza" che accompagna Israele nel suo esodo dall'Egitto. Il termine "immedesimazione" ha la proprietà di unire e tener distinto nello stesso tempo, unendo Cristo e credente. In qualche modo metto in gioco me stesso in un rapporto vitale e reale». (Sergio Rostagno)

