
L'esaltazione dell'estetica della fede, che al tempo dei primi scritti raccolti in questo volume non esisteva proprio, nonostante Han Urs von Balthasar, è improvvisamente diventata di gran moda. L'improvvisazione non è sempre garanzia di creatività. Di fatto, la conversione teologica di massa alla bellezza che ci salva, che torna romanticamente a concentrarsi intorno alla spiritualità dell'arte, chiede di essere liberata da molti equivoci. Il filo della esplorazione dedicata alla radicalità dell'estetica teologica - non ancora conclusa - si dipana fin dall'inizio sulle tracce di una solida fenomenologia della sensibilità spirituale (di cui l'arte è soltanto uno degli effetti). Il suo obiettivo finale - decisamente in controtendenza - è l'approdo a un'ontologia dell'essere-spiritualmente-sensibile, che istituisce il misterioso piano del Reale che precede quello stesso dell'Essere assoluto. Questo Reale, oggetto estetico e drammatico del desiderio, è l'oggetto rivelato, della parola biblica della creazione di Dio ("dal nulla") e della parola evangelica sulla generazione in Dio ("vita trinitaria"). La crisi attuale del pensiero occidentale è la crisi - finalmente arrivata! - di una metafisica perfettamente anaffettiva, incapace di estrarre pensiero e fede dalla bellezza, perché inadeguato all'estetica e alla drammatica dell'affezione di Dio e in Dio per l'umana creatura. Ricomporre nel grembo dell'ontologia affettiva l'esperienza della teofania (il sacramento cristiano) e l'immaginazione del sacro (l'arte religiosa) è oggi la sfida posta alla ricerca di un cristianesimo all'altezza della sua rivelazione.
Cinquant'anni esatti (1974/2024) separano il primo e l'ultimo dei saggi di teologia della forma ecclesiale pubblicati in questo volume. Entrambi sono ispirati al progetto di mettere in evidenza il modo in cui la Chiesa deve attestarsi in rapporto alle nuove consegne che articolano la sua missione evangelizzatrice nella contemporaneità culturale. Ed entrambi fanno sponda sull'immagine della parrocchia, "forzandola" a ridiventare "l'archetipo" della comunità che Gesù considera il contesto caratteristico dell'apertura del regno di Dio: che assegna la missione della Chiesa. Non senza sorpresa dello stesso Autore, nell'arco della sua pluridecennale ricerca, la parrocchia si è rivelata come fenomeno istituente e categoria teologica forte per l'immaginazione più coerente della forma ecclesiale della fede. Nella congiuntura attuale, anche a motivo di un'immaginazione teologica e di un diritto ecclesiastico che ne hanno preso concettualmente distanza, la parrocchia non è all'altezza - come passione e come istituzione - della forma che l'archetipo deve oggi avere nell'inedita città secolare che definisce il suo habitat. Questa forma dovrà essere trovata: non ci sono alternative, perché niente può sostituire la sua prossimità - concettuale e pratica - all'essenza della Chiesa. Come si attrae oggi la formazione della comunità mista che Gesù vuole, aggirando pacificamente e ironicamente i muri delle differenze religiose e delle diffidenze irreligiose?
La vibrazione è l'annuncio primordiale della vita di tutte le cose. L'abbozzo della coscienza - fin dal grembo della madre - fu la risonanza di una qualità relazionale e soggettiva del sé, modulata dalla vibrazione (ritmo, tono, timbro). Nella musica - meraviglia di una risonanza spirituale della vibrazione fisica - la memoria di questa emozione generativa dell'anima continua e si arricchisce. In questo modo, la musica restituisce ed esalta la coscienza e il piacere dell'essere-significante della comunità e dell'io, che definisce l'umano. L'essere-significante non è costretto ad abitare un particolare significato, ma è libero di sfiorarli tutti, esaltandone le affezioni nascoste e arricchendone il pensiero riflesso. Esiste dunque un canone musicale del pensiero, non solo del sentimento; dell'interiorità, non solo dei suoni; delle relazioni, non solo delle emozioni. La cultura della musica conosce una straordinaria vitalità della sua integrazione affettiva della risonanza: ma non è ancora giunta a occupare il posto che le spetta nella storia del pensiero. Questo libro esplora la sua storia dal punto di vista del valore aggiunto che l'evoluzione occidentale, segnata dal cristianesimo, apporta all'esperienza universale, sempre intrecciata col sacro.