
All'ospedale psichiatrico parigino della Salpêtrière, di cui diventa direttore nel 1862, Jean-Martin Charcot non incontra delle semplici pazienti, ma le «quattro o cinquemila donne infernali» che gli serviranno da materia prima per teorizzare sulla follia. Tra quelle mura egli troverà la fama inventando quel particolare tipo di disagio, tutto femminile, che chiamerà «isteria». In questo volume, arricchito da 108 immagini d'archivio, Georges Didi-Huberman rivela le pratiche mediche e le «messe in scena» a cui i medici sottoposero le cosiddette isteriche. Un saggio fondamentale che si muove con disinvoltura tra la storia della mentalità, della psichiatria e della fotografia.
I saggi raccolti in questo volume ruotano intorno al tema della iconografia e della rappresentazione simbolica delle istituzioni caritative fra Medioevo ed Età Moderna. Attraverso le immagini le istituzioni presidiano luoghi, evocano attività e sottendono programmi etico-religiosi. Lo sfaccettato fenomeno della solidarietà viene così illuminato concentrandosi non sulla dimensione istituzionale ma sulla presentazione visiva dei progetti caritatevoli, sulla raffigurazione di situazioni da riparare e di uomini e donne da sostenere. Miniature, sculture, architetture hanno da un lato dato volto e identità a istituzioni nate per sostenere e realizzare specifiche "opere di bene" (dalla liberazione dei prigionieri alla dotazione delle fanciulle povere), da un altro hanno cercato di catturare l'attenzione e il consenso degli spettatori, per convincerli a fare il bene. Si tratta di operazioni niente affatto scontate e che richiedevano e richiedono il ricorso a una comunicazione efficace e originale, coinvolgente e commovente, a rafforzamento di promesse, o di minacce, rese più allettanti o terribili e comunque convincenti da elementi estetici che oggi in qualche caso ammiriamo senza sapere che erano parole di un discorso complesso, volto a motivare alla partecipazione alla vita comunitaria a partire dalla condivisione delle necessità dei meno privilegiati.
Cosa mangiavano abitualmente i Greci, i Romani, gli Etruschi? Qual era l'alimentazione dei meno abbienti e in cosa differiva da quella dei ricchi? Come si svolgeva un banchetto in una domus romana? A queste e altre domande si troverà risposta in questo catalogo, frutto di un approfondito lavoro di ricerca durato anni. Assieme alle abitudini alimentari, alle ricette e alle leccornie di un tempo vengono considerati aspetti socio-economici, quali l'agricoltura e la coltivazione, la vita di locali pubblici, taverne e altro, l'arte e la musica che allietavano e accompagnavano il pasto, l'arredo di cucine e sale da banchetti.
"Mi affascina tutto. Sono curioso di tutto. Non mi innamoro di nulla. Detesto raffinarmi. Sono libero di fare quello che voglio. Non ho ispirazione, che trovo una cosa bestiale. Resto lucidamente critico... Credo nella tenerezza. La società oggi è inutilmente crudele." Una racolta di scritti sul lavoro di Rossellini e di interviste poco note ma significative, rilasciate durante tutta la sua lunga carriera.
Nelle mostre organizzate al Colosseo la Soprintendenza archeologica di Roma ha avviato l'esplorazione dei grandi temi della civiltà antica. Il tema scelto quest'anno è la cultura nel mondo classico: partendo dalle sue origini simboliche incarnate dalle Muse, che presiedono al pensiero e alle arti in tutte le loro forme, per approdare alla figura dell'intellettuale nella società antica, indagata anche attraverso la sua iconografia, come segno della rappresentazione di valori condivisi e segnale di trasformazioni.
Il volume è il catalogo della mostra di Roma (Musei Capitolini, 29 giugno - 27 agosto 2006) e di Vicenza (Gallerie di Palazzo Leone Montanari, 9 settembre 5 novembre 2006). L'esposizione, che raccoglie 60 opere provenienti dai più importanti musei russi, si articola in un percorso che, spaziando dall'antichità al XIX secolo, è in grado non solo di documentare le trasformazioni e i passaggi filologici, ma anche l'evoluzione di un linguaggio artistico che ha costituito la base dell'espressione popolare russa.
La mostra vuole riportare a Firenze, dopo un oblio durato quasi un secolo, alcuni fra i dipinti più belli e significativi di Cézanne, che la città ebbe la fortuna di ospitare tra la fine dell'Ottocento e i primi decenni del Novecento. In un'epoca in cui Cézanne era vivo, disprezzato da quasi tutti i critici e non ancora riconosciuto come "padre della pittura moderna", nelle case fiorentine di due giovani americani, Egisto Paolo Fabbri e Charles Loeser, erano conservati poco meno di 50 dipinti. Un gruppo sostanzioso di questi capolavori saranno esposti nelle sale di Palazzo Strozzi in una mostra che ripercorre le vicende dei dipinti e dei due brillanti e precoci collezionisti. Saranno proposte opere provenienti da musei e collezioni internazionali tra i quali spiccano quelle del Museo Pu¢skin di Mosca, del Museum of Fine Arts di Boston e ancora della National Gallery of Art di Washington.
L'esposizione, di cui questo libro rappresenta il catalogo, ha come obiettivo quello di ricostruire un quadro iconografico completo della ricezione dell'antichità classica del secondo Ottocento. Le suggestive scoperte archeologiche di Pompei e dell'area vesuviana, oggetto di scavi approfonditi nel corso dell'Ottocento, hanno esercitato un influsso fortissimo sull'immaginario di pittori e scrittori nel corso del secolo, restituendo un'immagine vivida e vitale del mondo antico, con la sua realtà sociale e politica. Il pittore Lawrence Alma-Tadema rappresenta uno tra i più noti e illustri interpreti del genere neopompeiano.
L'arte sublime di Antonio Canova e la "villa più bella del mondo", come egli stesso amava definire la Galleria Borghese, per una monografica ambientata nel luogo tanto caro allo scultore nel 250° anniversario della sua nascita e nel bicentenario della "Paolina Borghese Bonaparte come Venere Vincitrice". La mostra intende illustrare da una parte le complesse relazioni tra Canova, il principe Camillo Borghese e la famiglia Bonaparte, per la quale egli elaborò la particolare tipologia del ritratto divinizzato in scultura, di cui si presentano altri esempi da confrontare con quello di Paolina come Venere Vincitrice. Dall'altra si vuole ripercorrerne la carriera seguendo, attraverso oltre cinquanta opere provenienti dai più grandi musei del mondo, la continua rielaborazione, dalla fine degli anni Ottanta del Settecento, del tema di Venere: oltre ai grandi marmi, disegni, tempere, monocromi, dipinti, bozzetti in creta e terracotta per un esempio eloquente del metodo di lavoro di Canova.
De Chirico nel 1919 definì "Museo degli orrori" la Galleria nazionale d'arte moderna di Roma. Dopo quasi un secolo la Gnam dedica al padre della Metafisica una mostra incentrata sui rapporti con l'istituzione "museo". I saggi, curati da Renato Barilli, Mario Ursino e Maria Vittoria Marini Clarelli, restituiscono uno sguardo aggiornato sull'interessante tematica.
In mostra, un consistente corpus di opere provenienti dalla galleria stessa e dalla Fondazione Giorgio e Isa de Chirico, da sempre attenta alla valorizzazione e alla giusta comprensione dell'opera del maestro.
"...l'impetuosità di Fazzini, l'analisi di Boccioni e la sintesi di Fontana, la meditazione di Licini e la spontaneità di Leoncillo, la costruzione dei Melotti e la sensazione di Novelli assunti come valori che debbono concorrere all'articolazione logica di quell'unità funzionale che è la scultura." Così Giuseppe Appella descrive l'opera dell'artista e amico Giacinto Cerone. Nato a Melfi nel 1957, dove esordisce con mostre e performance, l'artista manterrà un costante legame con la regione d'origine pur trasferendosi definitivamente a Roma nel 1984. Scompare prematuramente nel 2004 interrompendo una ricerca rivolta alla continua sperimentazione di tecniche e materiali - dai gessi alle ceramiche, dal marmo al legno, fino alle più audaci combinazioni con materiali industriali, quali il moplen, il polietilene e il silicone - con i quali ha da sempre instaurato un rapporto emotivo e fisico. Attraverso una significativa selezione di lavori, il catalogo offre l'occasione di conoscerne l'intera opera dal percorso indipendente, oscillante tra suggestioni concettuali e fisicità espressiva e quindi difficilmente collocabile all'interno di correnti e movimenti delineati.
Venti anni di studi necessari per l'esame critico dei materiali e il loro riordino, i lavori di restauro sull'immenso patrimonio artistico, non ultimo il recupero dell'edificio deputato a ospitarli: questo è il nuovo Museo Nazionale Romano in Palazzo Massimo alle Terme. A un secolo dalla sua istituzione, ha assunto un assetto organico con il compito di rappresentare attraverso documenti originali la formazione e lo sviluppo di Roma antica in tutti i suoi aspetti: cultura artistica, ordinamento pubblico e privato, religione, economia, urbanistica e forme di insediamento extraurbano, monetazione. Il volume, fedele all'organizzazione dell'area espositiva, esplora le opere esposte, in primis quelle prodotte tra la fine dell'età repubblicana e la tarda età imperiale; successivamente la numismatica e l'oreficeria, con una particolare attenzione alle arti figurative che intendono illustrare anche il contesto politico ed economico di riferimento e la sua evoluzione storica.

