
La prima storia globale dell'arte dell'icona che ripercorre la sua diffusione geografica, gli stili che l'hanno caratterizzata e le tecniche utilizzate nel corso dei secoli. L'icona nasce nel Vicino Oriente ellenistico, nell'ultimo periodo dell'Impero romano e la sua diffusione interessa paesi quali Egitto, Palestina, Giordania, Siria, Libano, Anatolia, ma dal IX secolo sarà Costantinopoli, centro del nuovo Impero bizantino, a divenirne il massimo centro propulsore. Da qui le icone raggiungeranno anche Etiopia, Georgia, Armenia, la Grecia e tutte le isole dell'Egeo, per poi proseguire il loro viaggio nei Balcani e nel mondo slavo. Nel XII secolo raggiungeranno Kiev, il cuore della prima Russia, poi Novgorod e Mosca, la terza Roma, come sarà chiamata anche dopo la caduta di Costantinopoli. La varietà di stili e tecniche, che caratterizza le icone, rispecchia le specifiche tradizioni culturali ed estetiche dei paesi nei quali si sono sviluppate, anche se sono sempre riconoscibili quali immagini dotate di forza simbolica, liturgica, religiosa e, talvolta, anche politica. I maggiori studiosi si sono confrontati sul tema, per realizzarne la prima storia artistica globale: significati, evoluzione, soggetti cui l'icona si ispira e, infine, la comprensione di come un'immagine possa trascendere il reale pur rappresentandolo.
Secondo Mircea Eliade la contemplazione della volta celeste e della sua luminosità ha mobilitato la coscienza dei primi uomini provocando il senso della trascendenza. Le architetture e l'arte dall'antica Cina al Medio Oriente, dal mondo classico al Medioevo e alla contemporaneità hanno mostrato un costante impegno nella ricerca della luce, che in alcuni periodi diviene ricerca centrale e imprescindibile. Ogni religione e cultura ha un simbolismo della luce. Se ogni simbolo, come ricorda Julien Ries, è il segno che permette il passaggio dal visibile all'invisibile, il simbolismo della luce implica in particolare l'ermeneutica dell'invisibile. La luce nell'arte, infatti, mette in relazione l'uomo sia con l'infinito che con gli stati d'animo più profondi. Contributi di: Samir Arbache, François Boespflug, Christian Cannuyer, Michel Delahoutre, Sabine De Lavergne, René Lebrun, Julien Ries, Michel Schmitt, Natale Spineto.
Il volume si occupa di una delle forze trainanti dell'Europa medievale, l'attività costruttiva, ricollocata nell'ampio orizzonte di fatti economici, culturali, e storico-artistici di cui è sintomo e traccia. Sfuggendo alle generalizzazioni e banalizzazioni storiografiche correnti, Dieter Kimpel traccia in un ampio saggio introduttivo le linee guida del fenomeno e individua i temi trasversali di fondo; saggi specifici, redatti da affermati studiosi e noti specialisti europei, affrontano poi, con metodi e strumenti differenziati, altrettanti casi esemplari di edifici medievali (religiosi e civili), dando a questo termine un vasto respiro, che giunge sino al Cinquecento fiammingo. Si è rivelata così, nel vivo e concreto svolgersi dei cantieri, grazie alla lettura delle fonti epigrafiche, delle cronache e dei documenti d'archivio, e infine dei monumenti stessi, indagati sin nelle più minute e riposte particolarità, la reale prassi costruttiva, con le tradizioni e i «segreti» delle maestranze, gli strumenti di lavoro, la complessa organizzazione del lavoro, la fitta trama di relazioni che legano committenti, artisti e cittadini in queste vere e proprie imprese collettive.
Per Carl Gustav Jung l'arte fu l'amorosa compagna segreta di tutta la vita. Disegnò, dipinse, scolpì, intagliò il legno, progettò architetture con la maestria e la versatilità di un artista rinascimentale. Pochissimi, tuttavia, ne conoscevano il talento fuori del comune, perché egli decise di non rendere pubbliche le sue opere. Il mondo rimase quindi stupefatto quando nel 2009, a quasi cinquant'anni dalla morte, venne dato alle stampe il Libro rosso, l'inedito forse più strabiliante dell'intero Novecento, dove Jung calligrafò la sua potente visione dell'inconscio, illustrandola con tavole degne della migliore tradizione miniaturistica del Medioevo. Da allora, l'artista che non volle mai chiamarsi tale occupa il posto che gli spetta anche nella storia dell'arte, oltre che nel pensiero contemporaneo. Ma molto rimaneva da scoprire. Al desiderio di ammirare finalmente i tesori mai usciti dagli archivi risponde questo libro, curato dall'istituzione che custodisce il lascito junghiano. La sontuosa iconografia, in larga parte inedita, e i saggi che ne commentano ogni aspetto - dalle raffinate tecniche pittoriche all'uso dei colori, dalle figurazioni simboliche alle valenze meditative, fino alle scelte collezionistiche, che fecero della biblioteca di Jung una «stanza delle meraviglie» - integrano in modo sostanziale quanto si sapeva della psicologia analitica, della sua genealogia e dei suoi sviluppi. Spesso prologhi visivi degli scritti, gli abbozzi, gli acquerelli, i guazzi e le sculture esprimono quel pensare per immagini che rende riconoscibili i processi psichici: un esercizio in vivo, con esiti artistici alti, del metodo dell'immaginazione attiva. E di fronte al cromatismo che accende qualsiasi soggetto Jung raffiguri, paesaggio, demone o mandala, non sarà eccessivo parlare di capolavoro.
Un'analisi della presenza della Madonna nell'arte figurativa e nella storia spirituale europea, che ne evidenzia i significati teologici e gli influssi sulla società. A partire dall'analisi del significato teologico della figura di Maria, il saggio ne ripercorre la storia e la sua rappresentazione nell'arte, osservando infine l'iconografia mariana a Firenze, città fortemente legata al culto della Vergine, evidenziando elementi comuni e divergenze nell'arte europea. Il volume riproduce in un ricco apparato iconografico duemila anni di rappresentazioni della Madonna tratte da chiese e musei di tutto il mondo.
In occasione della 66ª Mostra internazionale d'arte cinematografica della Biennale di Venezia, Electa pubblica un volume fotografico sul nuovo film di Giuseppe Tornatore. La pellicola dal titolo Baarìa, nome dialettale che sta per Bagheria, città siciliana in cui il regista è nato e vissuto fino all'età di 28 anni, tratta la storia di una famiglia e delle sue vicissitudini durante l'intero Novecento. Realizzato in collaborazione con Medusa Film, il libro ripercorre l'intera lavorazione del film di Tornatore attraverso foto di scena di Marta Spedaletti ed immagini di backstage, realizzate con il fotografo Stefano Schirato. Una selezione fotografica evocativa che consente al lettore di immaginare, ricordare, sognare attraverso simboli, eroi ed archetipi ritratti. Oltre al percorso fotografico, il libro contiene le testimonianze dirette del cast tecnico e artistico attraverso le interviste realizzate da Gianluca D'Agostino. In primis a Giuseppe Tornatore regista del film, Giampaolo Letta, produttore, Mario Zanot (effetti speciali), Enrico Lucidi (direttore fotografia), Mario Sabatini (scenografo), Margaret Madè (attrice protagonista) e Francesco Scianna (attore protagonista). Allegato al libro il CD con brani selezionati dalla colonna sonora di Ennio Morricone.
Oltre 20 anni di esplorazioni nelle parti meno note del mondo raccontate da Alberto Moravia con le immagini di Andrea Andermann. Un volume di grande formato, illustrato a colori, l'esperienza di due artisti e viaggiatori attraverso le zone più remote di Mongolia, Yemen, Africa. Alberto Moravia e Andrea Andermann per oltre 20 anni sono stati compagni di viaggio, viaggi soprattutto in Africa, in Mongolia e lo Yemen. Da queste loro esplorazioni in parti meno note del mondo, lo scrittore ha riportato le sue variazioni su tanti temi nate dalle profonde esperienze vissute in questi luoghi lontani ed il regista le sue impressioni fotografiche che vanno a ricomporsi in un insolito ed unitario racconto, in cinquecento pagine suddivise fra intense immagini e narrazioni emozionate.
Per la prima volta raccolti in volume tutti gli scritti sull'arte di Cesare Brandi: una storia dell'arte che attraversa l'età antica e moderna attraverso la penna di un grande critico e divulgatore. Un percorso che illumina le tappe più note dell'arte antica - Lorenzetti, Caravaggio, Giotto, Mantegna e Bernini tra gli altri - con un commento puntuale e appassionato, ma non trascura le opere meno note e ingiustamente dimenticate. Il viaggio nell'arte moderna si concentra sulla pittura dell''800 e del '900, passando in rassegna artisti italiani (De Pisis, De Chirico, Guttuso, Fontana) e grandi nomi europei, da Léger a Gauguin, da Monet a Picasso.
La basilica vaticana, nella possente armonia delle sue forme e nell'importanza delle opere d'arte che custodisce, è il risultato di una lunga e complessa vicenda costruttiva che trae origine dalla tomba di Pietro, primo papa, e dai sentimenti di profonda devozione, che, in ogni epoca, ispirarono l'opera dei pontefici suoi successori.
Per la prima volta un'originale affresco di mille anni di storia dell'Europa, osservata attraverso i luoghi della vita che hanno contribuito a costruirne identità e tratti distintivi. Castelli, monasteri, villaggi, città sono state le sedi più importanti della vita organizzata in comunità, le forme associative in cui donne e uomini del nostro continente hanno potuto vivere insieme, provare sentimenti comuni, realizzare stili, valori, ideali su cui ancora oggi poggia la civiltà europea. Un libro non solo di storia, ma di architettura, di arte, di vita quotidiana, di psicologia e antropologia storica. Corredato di un apparato di circa 100 immagini tra colore e bianco/nero che costituiscono esse stesse un efficace "testo nel testo", quest'opera vuole anche suggerire percorsi e viaggi attraverso i luoghi della vita in Europa.
Il volume prende in esame gli immensi depositi dei Musei Vaticani, dove grazie all'illuminata disponibilità del direttore, Antonio Paolucci, e all'iniziativa di Tommaso Strinati, sono tornati sotto i riflettori e con gli onori di una monografia strutturata i dipinti murali staccati alla metà del XIX secolo dalla basilica di Sant'Agnese fuori le mura sulla via Nomentana, raffiguranti storie della vita di santa Caterina e di san Benedetto e datati a cavallo tra il XIII e il XIV secolo. Sono undici pezzi, di autori diversi, di qualità discontinua arrivati fino a noi in condizioni precarie, lacunosi e frammentari in più punti, e quindi restaurati e collocati su nuovi supporti. Questo volume per la prima volta riunisce tutti assieme i frammenti dei cicli di Sant'Agnese attraverso una campagna fotografica che, grazie a numerosi particolari realizzati ex novo, ne restituisce una visione ravvicinata finora possibile solo soggiornando a lungo nei depositi dei Musei Vaticani.
Questo catalogo copre il percorso artistico di Raffaello dal ducato di Urbino, dove nacque nel 1483, fino alla corte pontificia romana, dove giunse nel 1508. Quella di Raffaello è una storia di straordinaria precocità e determinazione. Ogni stadio della sua carriera fu dettato dall'energica determinazione a superare i prototipi a cui guardava, persino quelli più celebri. Raffaello fu anche il precursore di un approccio più umano ai soggetti devozionali. Le immagini dei disegni e dipinti di questo catalogo raccontano meglio di qualsiasi discorso la storia di questo straordinario viaggio.