
Le biblioteche non sono soltanto degli spazi in cui si conservano e custodiscono libri. Nel corso dei secoli, i progetti dei più grandi edifici destinati a questo scopo hanno voluto esaltare il momento della lettura e l'importanza dell'apprendimento. Indipendentemente dalla loro appartenenza a un singolo individuo, a un'istituzione o perfino a un'intera nazione, le biblioteche sono diventate simboli di cultura, luoghi di scambio e incontro, istituzioni che preservano e tramandano il sapere. Questo libro intende esporre la storia completa dell'evoluzione di tali edifici, dalle prime biblioteche dell'antica Mesopotamia alle biblioteche perdute delle civiltà classiche, dalle biblioteche monastiche del Medioevo a quelle sontuose in stile rococò, fino ad arrivare alle biblioteche monumentali del mondo moderno. Il volume, tra narrazione e ricerca fotografica, vuole sia chiarire in che modo lo sviluppo delle biblioteche illustri il mutevole rapporto del genere umano nei confronti della parola scritta, sia dimostrare che le biblioteche, in tutto il mondo e in ogni epoca storica, siano sempre state ben di più di meri depositi polverosi di documenti, divenendo piuttosto simboli attivi di cultura e civiltà.
La tradizione artistica romana Ë segnata da una caratteristica saliente: la stratificazione storica, il passaggio graduale dall'antico al tardo antico e al Medioevo che Ë anche fisicamente conditio sine qua non dell'esistenza di un numero graditissimo di monumenti romani. Si tratta di una continuit‡ degli insediamenti nei luoghi, di miti che sopravvivono e vengono trasformati e adattati e riflessi in nuove strutture e nuove iconografie, ma anche degli stessi materiali che vengono riusati e rigenerati. Il presente volume abbraccia un arco di tempo di un secolo e mezzo. Tale Ë il periodo che intercorre tra i due pontificati assunti a limite cronologico dell'opera, quello di Gregorio VII (1073-1085) e quello di Onorio III (1216-1227). A Roma in questi decenni si evidenzia l'emergere di una cultura artistica fortemente ancorata alla tradizione antichizzante - la Renovatio - determinata dalla Riforma ecclesiastica e dal conflitto fra Papato e Impero. Nel Lazio, invece, si configura un mosaico di differenti tradizioni artistiche: alcune legate anch'esse a Roma e all'altro centro della Renovatio, l'abbazia benedettina di Montecassino; altre ancora in stretto rapporto con la cultura delle regioni confinanti. Il volume costituisce un repertorio - per la prima volta realizzato su base cosÏ larga e con un vasto apparato illustrativo - del patrimonio di architettura, scultura e pittura in un periodo chiave nella storia della citt‡ e della sua regione.
Dagli inizi del Seicento fino alla metà del Settecento la cultura artistica e architettonica napoletana esprime una grande autonomia. Centrale in questo rinnovamento artistico è la sintesi delle arti: scultura, architettura e pittura. Tale intreccio di arti e di tecnica resta la categoria fondamentale per leggere l'opera dei caposcuola del Barocco in Campania: Fanzago, Solimene, Sanfelice, Vaccaro.
Il romanico pugliese, che ha nel XII sec. il suo periodo più creativo e vitale, è nell'insieme ricco di stimoli e fermenti con al centro le chiese di Bari e san Nicola in particolare. La scultura ha carattere simbolico più che narrativo e si esprime con l'evoluzione fantastica di mondi favolosi popolati da feroci e impossibili esseri, con un gusto proprio di questa regione.
Nel panorama del romanico quello marchigiano è fra i meno noti, e immeritatamente. Il volume documenta una serie di evidenze monumentali di qualità e significato storico notevoli: il nesso con il tardo antico di Ravenna, il legame con la consistente eredità romana, l'immersione suggestiva in un paesaggio di rara e incontaminata bellezza.
Il territorio pugliese conserva ancora oggi testimonianze ricche e variegate del periodo compreso fra i secoli più antichi della cristianità e i primi decenni dell'XI secolo, quando la fondazione delle grandi cattedrali romaniche segna l'avvio di una nuova stagione artistica. Convogliando i risultati di un'intensa stagione di ricerche e scoperte, il presente libro offre un'inedita visione complessiva ed articolata, del patrimonio architettonico, pittorico e musivo relativo a questo lungo arco cronologico.
L'opera "Passione" mette in evidenza non tanto la natura di artista sacro di Rouault, quanto il fatto che egli fosse un artista cristiano. Il rapporto col divino, nel cristianesimo, è del tutto particolare: Dio si è incarnato e ha vissuto una esperienza umana. L'artista cristiano non può sfuggire a questo evento e deve rappresentare il divino attraverso la complessità dell'umano: ed è questo il tema svolto da Rouault. Nei suoi quadri che rappresentano Cristo, Rouault raggiunge una mirabile sintesi fra il contenuto (umiltà e pazienza divina) e la forma (ricchezza della materia pittorica, nitidezza del disegno e splendore cromatico).
Negli anni compresi tra il 1450 e il 1600 la Puglia assiste ad un periodo di vivace fermento in cui la scena locale si arricchisce di eterogenee influenze. Vi è anzitutto il fruttuoso perdurare delle tradizioni locali nelle quali la componente classica e mediterranea non ha cessato di alimentare e stimolare la cultura e la creatività dei magistri locali. Nel panorama tracciato nel volume la Terra di Bari è il luogo in cui esplicano gran parte della loro attività i più noti scultori pugliesi del Rinascimento come Nuzzo Barba, Stefano da Putignano, Paolo da Cassano o Aurelio Persio, i quali intagliano le loro opere esclusivamente nella consistente pietra locale, per lo più policroma.
Come è noto, la nozione di romanico "lombardo" supera largamente i confini amministrativi dell'attuale Lombardia, a marcare uno dei centri propulsori a raggio europeo del rinnovamento architettonico e artistico dopo l'Anno Mille. Al punto che quasi un secolo fa un grande storico dell'arte americano, Arthur Kingsley Porter, tentando con una monumentale catalogazione sinora insuperata di censirne i monumenti conosciuti, inglobava nel concetto l'intera Italia centro-settentrionale. Per non parlare della diffusione di formule architettoniche e soluzioni decorative, come quella degli archetti pensili, che ne proiettano anche a grande distanza i presunti effetti. Essa ne individua comunque il baricentro, che nella triangolazione tra Milano, Como e Pavia segna i raggiungimenti più alti del fenomeno, oltre a registrare la fitta trama di esperienze diffuse nel territorio, con densità e coerenza non comuni. Quale sia la ragione di tale situazione privilegiata è difficile dire. Si è fatto appello, non impropriamente, alla lunga tradizione di maestranze specializzate nella lavorazione della pietra (estratta dalle vicine cave prealpine) che si è voluta far risalire ai "magistri comacini" di età longobarda (ma si discute ancora sulla corretta etimologia del nome), o meglio ai maestri intelvesi e poi campionesi, che percorsero le strade dell'Italia centro-settentrionale tra il XII e il XIV secolo.
Questo libro, grazie ad un perfetto intreccio tra la storia del manifesto con la storia dell'aviazione, ha il pregio di raccontare "con le immagini" uno spaccato del percorso compiuto dall'uomo contemporaneo, fatto di scoperte e di guerre, di competizioni e di riconoscimenti, il tutto filtrato attraverso la lente dell'arte. Indiscutibile è il potere evocativo da sempre suscitato dalle immagini e dalle rappresentazioni. Dopo un capitolo di apertura dedicato alle imprese pionieristiche dei padri dell'aviazione - primi fra tutti i fratelli Wright -, Manifesti aerei documenta il crescente interesse della stampa e delle nazioni per gli aerei attraverso manifesti che annunciano meeting europei e statunitensi, esposizioni, premi e addirittura intere settimane dedicate alla nuova disciplina, insegnata persino alla Sorbona.