
"Se si è veramente fotografi si scatta sempre, anche senza rullino, anche senza macchina". La fotografia come scelta: l'autobiografia con immagini di Gianni Berengo Gardin, raccolta dalla figlia Susanna, rintraccia il filo di questa passione e lo dipana attraverso una vicenda biografica lunga, piena di incontri, di viaggi, di storie, di immagini colte e da cogliere. Piena, soprattutto, di quella sensibilità attenta al reale, alla società, alla gente, che da sempre rappresenta il principale bagaglio di cui si deve dotare un fotografo di reportage. Il mondo di Berengo Gardin è il nostro mondo. Con una lettera all'amico Gianni, scritta da Ferdinando Scianna, e una conversazione sulle fotografie fatte e quelle da fare tra Gianni Berengo Gardin e Roberto Koch.
Quando a metà del Settecento l’architetto e incisore veneziano Giambattista Piranesi giunge a Roma, lo spettacolo della città lo abbaglia e lo conquista al punto da decidere di intraprendere quella che diventerà una delle sue serie più celebri: le “vedute di Roma” (1748) che resteranno una testimonianza straordinaria della città eterna e di come sia possibile non solo vederla ma immaginarla e ricrearla. Nel 2011 la Fondazione Cini di Venezia chiede a Gabriele Basilico, architetto di formazione e grande fotografo del territorio, di tornare a Roma e seguire, con la guida delle vedute di Piranesi, gli stessi scorci, gli stessi punti di vista, per ritrovare quel che il grande veneziano aveva visto e immaginato della città. Questo volume, realizzato in collaborazione con la Fondazione Cini, appare a sei anni dalla morte di Basilico e raccoglie una scelta delle più rappreentative e straordinarie vedute del fotografo comparate e giustapposte a quelle dei Piranesi. Il risultato è un’opera sontuosa e struggente per la sua bellezza, per la grandiosa visione della città e per il senso del doppio sguardo dei suoi grandi interpreti.
La 'O' di Giotto, il naso storto di Michelangelo, le invenzioni di Leonardo da Vinci, il caratteraccio di Piero di Cosimo, l'ossessione alchimistica del Parmigianino: sono solo alcuni frammenti di quel grande specchio dell'arte italiana del Rinascimento (e non solo) che è "Le Vite de' più eccellenti architetti, pittori e scultori" di Giorgio Vasari. Al di là del suo indubbio valore storiografico, "Le Vite" è una commedia umana in cui cronaca e leggenda, pettegolezzo e memoria si intrecciano dando vita alla più vasta ed esaltante epopea narrativa incentrata sulla figura dell'artista. Dietro le opere d'arte, spesso capolavori celeberrimi, Vasari sa rintracciare il profilo degli uomini che le hanno realizzate, con le loro ambizioni, ossessioni, passioni, bizzarrie di carattere. La bellezza delle Vite come libro da leggere e godere era rimasta fino a oggi inaccessibile a causa della distanza storica che ci separa dalla lingua in cui l'opera di Vasari è scritta, quel toscano di base fiorentina che difficilmente si lascia avvicinare da un lettore ordinario. Marco Cavalli colma finalmente questa distanza presentando in questo volume la traduzione in italiano moderno di ventuno biografie vasariane scelte tra le più belle per vivacità narrativa e precisione miniaturistica del dettaglio.
Negli ultimi anni discipline come l'antropologia e la genetica hanno percorso a ritroso la storia plurimillenaria di homo sapiens, fino a rintracciare e portare allo scoperto le radici profonde della nostra civiltà, dall'origine del pensiero simbolico a quella del linguaggio. Finora, però, ad eccezione del lavoro di Steven Mithen, Alan Lomax e pochi altri, la grande assente in questo quadro storico è stata la musica, che pure è un elemento fondamentale della cultura dell'uomo. Victor Grauer colma questa lacuna. "Musica dal profondo" è ad oggi uno degli studi più aggiornati e rigorosi di etnomusicologia, ma non solo; partendo dall'analisi delle tradizioni musicali di pigmei e boscimani (tracce ancora vive dei suoni prodotti dai nostri antenati centomila anni fa) è un libro capace di creare connessioni culturali profonde, e raccontare al lettore la storia prima della storia.
Una mostra d'arte, come un libro, è forse il miglior modo per farsi portare in un luogo inesplorato e nuovo, per fare un passo verso risposte grandi e piccole, per sentirci persone migliori.
Una mostra è l'insieme delle vie che essa è in grado di aprire nella mente del visitatore, e se ben fatta non si limita a una fruizione passiva che faccia dire «ho visto i girasoli di Van Gogh», ma «guardando i girasoli di Van Gogh ho scoperto una cosa nuova». In "Mirabilia" questa scoperta riguarda il sorprendente mondo delle piante svelato nelle opere di Dürer, Degas, Hokusai, Rivera, Duchamp, Warhol, Banksy e molti altri, dalle dinamiche ecologiche all'archeobotanica, dal sapore dei pomodori fino alle "vertical farms" e alle rivoluzionarie frontiere della ricerca.
Questo volume non intende essere una introduzione teorica o storica alla bibliografia musicale, ma piuttosto una guida, pratica ed esemplificativa, all'utilizzo degli strumenti di consultazione bibliografica nella fase documentaria preliminare alla ricerca storico-musicologica. Il punto di vista non è dunque quello del bibliografo bensì quello dello storico della musica che trova nella bibliografia e negli strumenti da essa prodotti un sussidio indispensabile per l'individuazione e il reperimento delle fonti documentarie necessarie per lo svolgimento del proprio lavoro di ricerca.
Quali sono i colori originali di Firenze, e quali le statue vere e quelle false? Cosa scrisse Martin Lutero a proposito del suo ricovero a Santa Maria Nuova? Quanti erano, come lavoravano gli operai che costruirono la Cupola? Dove si svolse la prima corsa ciclistica al mondo e chi la vinse? Come si comportavano sessualmente i fiorentini del Trecento? Cosa fu determinante per la vittoria dei Guelfi a Campaldino? C'è una Firenze che non è mai stata scritta nei libri di storia né in quelli dell'arte. Una città in apparenza minore, fatta di curiosità, aneddoti, piccoli segreti. Ma anche di episodi che furono all'origine delle grandi vicende. Questo libro ce li racconta, in modo incalzante, in un gioco di 450 domande e risposte che spaziano dalle origini fino ai giorni nostri. Segue un percorso insolito, che non è cronologico, né per temi o per luoghi, ma piuttosto un richiamo di curiosità che si incatenano l'una dopo l'altra. Un volume che si legge d'un fiato, e ci rivela la città che insegnò al mondo l'arte, ma anche i commerci, l'organizzazione civile, il rispetto per i diversi, la capacità di dare e di darsi attraverso il volontariato. Il lettore, preso per mano, si aggira così in una realtà senza tempo. Perché il passato è nell'oggi, e ancora oggi ovunque si rivela, nelle cose e nei volti della gente, basta sapere come riconoscerlo.
In quale salsa Gesù intinse il boccone che offrì a Giuda? A che ora ebbe inizio l'ultima cena? Chi la cucinò? Pesce, agnello o maiale? Arrosto o bollito? Vino bianco o vino rosso? Quali inni cantarono Gesù e gli apostoli dopo aver mangiato? Seduti o sdraiati? Chi pagò il conto? Quante Ultime cene con gamberi ci sono nelle chiese del Trentino? Quante ciliegie dipinse il Ghirlandaio nei cenacoli fiorentini? È vero che Leonardo era vegetariano? E perché riempì di anguille i piatti del suo Cenacolo? Chi fu l'unico artista a raffigurare la Pasqua ebraica? Perché Giuda veste di giallo? E perché ha i capelli rossicci? Che cos'è il "gomito rinascimentale"? Da dove arrivarono i gatti che compaiono sotto la tavola dei Cenacoli? Per quanti minuti deve riposare l'impasto degli azzimi? Perché i grilli sono puri? E perché le lumache no? Di quanto sono aumentate le porzioni della sacra cena negli ultimi mille anni? Chi ha dipinto la pagnotta più grande? Perché quasi tutti gli artisti hanno riempito di coltelli la mensa di Gesù? In quale Ultima cena appare il primo tovagliolo della storia dell'arte?
Nel 1923, a 36 anni, Jean Cocteau pubblica il suo primo libro di disegni. Il poeta ha ritratto i suoi amici Raymond Radiguet, Pablo Picasso, Erik Satie, Francis Poulenc, ma anche numerose scene di vita quotidiana parigina, i balletti russi di Nijinski, allegorie, caricature, immagini poetiche. Cocteau si rivela un bozzettista pieno di talento, ma soprattutto un artista capace di cogliere l'essenza dei volti, dei comportamenti, delle debolezze umane, con la profondità spietata di Georg Grosz e Otto Dix, ma anche con tutta la sua infinita, morbida dolcezza.
«Ho sovvertito l’ordine del tempo, ho messo sottosopra il mondo intero e tutto questo l’ho fatto per te. Non ti sembra abbastanza generoso?»
David Bowie ci ha appena lasciati, e sarà difficile fare a meno di lui.
Forse più di chiunque altro il «Duca Bianco» è riuscito, nei suoi quasi cinquant’anni di incredibile carriera, a incidere sul costume, sulla moda, sull’immagine, sull’arte,
sulla cultura e sulla musica dei nostri tempi. Senza mai assumere il ruolo di rockstar, spiazzando ogni volta il mondo con i suoi mutamenti, David Bowie ci ha accompagnati come uno strano fratello o come un angelo venuto da un altro mondo, e con i suoi mutamenti e i suoi esperimenti ha demolito i generi e le identità sessuali, ha ispirato almeno tre generazioni di musicisti, ha influenzato le tendenze artistiche, ha anticipato spesso di decenni tutti i successivi movimenti musicali, esplorando terreni sconosciuti, ma anche raccontando i sogni e le paure di tutti noi. Scrive Pippo Delbono nella sua introduzione a questo volume: c’è sempre l’amore nelle canzoni di David Bowie, come del resto si potrebbe dire che l’amore c’è sempre in tutte le canzoni, anche nelle canzonette. Ma in Bowie come nei «grandi» della storia l’amore è un amore che non scappa dalla trasgressione, dalla ribellione. Un amore libero. E quindi eterno. Sacro.
Lauretta Colonnelli esamina in questo volume i dipinti più popolari, quelli che sono sempre sotto gli occhi di tutti: nella pubblicità, sulle scatole dei cioccolatini, sui poster, sulle copertine dei libri, nelle vetrine dei negozi. Immagini familiari, ma che pochi riconoscono come capolavori della storia dell'arte. Quasi nessuno ricorda che i due angioletti imbronciati presenti in quasi tutti i negozi per bambini furono dipinti da Raffaello ai piedi della sua Madonna Sistina. Tutti riconoscono la Gioconda di Leonardo, ma in molti sono convinti che sia dipinta su tela e che la Francia dovrebbe restituirla ai musei italiani, ai quali sarebbe stata sottratta da Napoleone. Siamo sicuri che a Tamara de Lempicka bastò una manciata di lezioni per imparare a dipingere? E quanti sono al corrente del segreto nascosto nel naso spaccato di Federico da Montefeltro, duca di Urbino, ritratto da Piero della Francesca? L'autrice raccoglie cinquanta di questi capolavori. Di ognuno racconta la storia, la vita dell'autore, e i particolari che si celano dentro l'immagine.