
Tutte le volte che un artista si appresta a realizzare un ritratto non può fare a meno di interrogarsi sulla posa da dare al soggetto. Lo raffigurerà in piedi, seduto oppure disteso? Quale sentimento trasparirà dall’espressione del suo volto? Le mani saranno incrociate sul petto o intente a compiere qualche rito apotropaico? Certo, un dipinto ci cattura in primo luogo per la qualità della pittura e per l’identità del protagonista, ma ogni gesto, espressione o postura del corpo è in realtà la chiave di uno scrigno all’interno del quale si possono scovare tracce dei costumi di un particolare periodo storico e retaggi di culture lontane nel tempo e nello spazio.
E chi meglio di Desmond Morris poteva raccogliere la sfida di raccontare una storia del linguaggio del corpo che fosse anche una delizia per la curiosità del lettore? Coniugando le sue due anime di etologo e di artista surrealista, l’autore ci guida in un singolare percorso attraverso le pose che per secoli − dalla statuaria romana fino alla cultura pop − hanno solleticato l’attenzione degli appassionati d’arte.
Nell'imminenza dell'anno wagneriano, che a La Scala sarà quasi un biennio, non esiste alcun progetto di vere e proprie monografie sui drammi musicali di Richard Wagner. La serie "La spada della dualità", che si apre con il dramma Lohengrin, propone i 14 libretti dei drammi wagneriani nella nuova traduzione di Quirino Principe, insieme con una monografia, scritta da Quirino Principe stesso, che coniuga una forte capacità comunicativa all'esattezza scientifica, filologica e storica di uno dei più autorevoli studiosi di Wagner. Le 14 monografie sono affidate a Quirino Principe come lavori d'autore e sono arricchite dalla presenza dei relativi libretti d'opera col testo tedesco originale, controllato nella sua esattezza testuale, e con una nuova traduzione che restituisce il senso vivo del dramma. Il titolo della serie è "La spada della dualità" e "dualità" è certamente un concetto di natura filosofica, e come tale lo intende Quirino Principe, ma è anche un'immagine simbolica presente nei tratti linguistici, formali ed etici del lascito di Richard Wagner, e non soltanto di quello musicale, o teatral-musicale. Ma, ecco che la serie di volumi mostra come l'ossessione dell'unire e del fondere insieme si scontri continuamente con la dualità, che pone limiti invalicabili. Ciascuno dei drammi musicali di Wagner viene letto in questo orizzonte di idee, nella dimensione più ampia possibile.
Richard Wagner dichiarò di essere in debito con il mondo. Il debito era Tannhäuser, opera impossibile, mai ultimata davvero; un "Musikdrama" che, malgrado l'immenso favore del pubblico, non ha pace, esige un compimento, e non trovandolo vaga come un'anima in pena, come il fantasma di un ucciso insepolto. Tre, forse quattro versioni: oggi, i sovrintendenti, i direttori artistici, i registi, i direttori d'orchestra non sanno bene "quale" Tannhäuser essi mettano in scena. Tannhäuser è come un bell'adolescente che, in fase di formazione, si senta scontento della propria immagine allo specchio. Ma in tutto il suo tessuto, Tannhäuser, quinta opera compiuta di Wagner, manifesta inquietudine e insofferenza. C'è in Tannhäuser il presentimento della rivoluzione, della condanna a morte inflitta a Wagner in contumacia, della fuga, di quindici anni di esilio, povertà, minorità sociale... fino al miracolo e alla glorificazione, tuttavia soggetti a tempeste dell'intelletto, dell'eros, della psiche, i cui nomi sono Schopenhauer, Cosima, Bùlow, Nietzsche. Questo libro non è una guida all'ascolto, guidare all'ascolto presuppone un "saperne di più". Qui invece si vuole dare a chi legge il maggior numero possibile di strumenti affinché la lettrice o il lettore possano costruirsi un giudizio. Con queste pagine viene soltanto aperta la porta della sala d'audizione. Il resto è un compito che tocca a chi voglia fruire di ciò che qui viene offerto.
"L'energia è la sostanza della musica beethoveniana, e i suoi modi di essere ne costituiscono i connotati. Nel catalogo di Beethoven, i quartetti per archi sono la zona in cui quei modi di essere sono concentrati nel più straordinario contesto di varianti e di arte inventiva. Comincia qui il nostro lavoro di identificazione". Un saggio che analizza i modelli filosofici, poetici, visivi dei quartetti per archi di Beethoven e ne esplora il territorio musicale e i suoi confini.
Una cava di marmo trasformata in bolgia infernale per fare da palcoscenico naturale a "Inferno Bianco", spettacolo di teatro, arte, musica e danza ispirato ai grandi dannati della letteratura di ogni tempo. Ideato da Andrea Buscemi, Maurizio Guidi e Andrea Tessieri, lo spettacolo tratta di un'umanità ritrovata, contesa tra Dio e diavolo, volontà e negazione, vuoti e pieni che si rivela in tutta la sua ironica drammaticità sugli spalti di una cava-scultura trasformata in bolgia, contrassegnata dalle sculture di Guidi e Tessieri, con le voci di Dante, Goethe, Baudelaire, Shakespeare, Omero, Bulgakov e Melville. Il testo ha dato luogo a una produzione teatrale del laboratorio Evocava nel 2000.
Pubblicato per la prima volta nel 1929 nella collana dell'editore francese Plon diretta da Jacques Maritain, il volume è un'appassionata riflessione sulla natura antropologica dell'arte nel suo rapporto con il Tutto. È una discussione sull'evento artistico agganciata alla realtà che l'ha sollecitata e all'umanità cui si rivolge. Si riferisce alla poesia, alla musica e tende a riformulare unitariamente un sapere che giunge a toccare le corde più alte.
Due padri domenicani d'eccezione accettarono di condurre, in anni e condizioni difficili, la battaglia per una "rinascita" dell'arte sacra tramite la rivista "L'Art Sacre" congiuntamente diretta, che ebbe la propria fase culminante negli anni Cinquanta: Marie-Alain Couturier, protagonista dei testi che qui si presentano, Pie-Raymond Régamey, che li commenta e che della passione del primo - protagonista delle avventure di Assy, Vence, Audincourt, Ronchamp, La Tourette e amico di Denis, Bazaine, Manessier, Matisse, Picasso, Léger, Maritain, Malraux, Focillon, e molti altri - dà testimonianza. I testi annodano molti problemi - sul sacro, sull'arte, sulla liturgia. Dal Concilio Vaticano II ad oggi, la Chiesa cattolica ha continuamente espresso volontà e impegno di dialogo con l'arte contemporanea. Tuttavia non può certo dirsi ancora sanato quel divorzio tra potenza immaginativa e fede degli artisti, da una parte, e sensibilità percettiva di clero e credenti, dall'altra, denunciato nei primi decenni del XX secolo, dallo svizzero Alexandre Cingria e dal francese Paul Claudel, come causa prima della decadenza dell'arte sacra. Il disorientamento estetico generale, l'intermittenza e rarità di realizzazioni riuscite in ambito cattolico, il generale cattivo gusto attuali segnalano che il problema è tuttora aperto. Questa opera di Couturier mantiene oggi il suo messaggio di speranza per un'arte in cui il sacro e il bello si evidenzino congiuntamente
"Consulente per il film "Des hommes et des dieux" di Xavier Beauvois, uscito in Italia con il titolo "Uomini di Dio", Henry Quinson ritorna su quella avventura cinematografica difficilmente classificabile la cui eco ha toccato il mondo intero. Perché questo film sui monaci di Tibhirine uccisi in Algeria nel 1996 ha avuto così tanta risonanza al festival di Cannes 2010 (gran premio della giuria), poi presso un ampio pubblico (oltre 5 milioni di spettatori nelle sale), consacrato infine dal premio César 2011 quale miglior film in Francia? Com'è nato il progetto? Quali intenzioni muovevano lo sceneggiatore Etienne Comar e il regista Xavier Beauvois? Come si sono calati nei loro ruoli attori come Lambert Wilson e Michael Lonsdale? Henry Quinson ha partecipato a tutte le fasi del film. Attraverso le loro pieghe, ha potuto penetrare il segreto degli dei, che rivela anche il segreto degli uomini. Questo racconto inedito, intriso di humour e sensibilità, è ben più che un making of, un "dietro le quinte" o una semplice analisi artistica. Un film è una cattedrale, opera collettiva di esseri animati dallo Spirito. Qual è questo Spirito che ha travolto cristiani vicini alla esperienza monastica di Tibhirine come pure atei intrisi di umanesimo e di umanità?" Prefazione di Xavier Beauvois.