L'emigrazione è una straordinaria occasione per ripensare la società. Muovendo da questa persuasione l'Autore mantiene e coltiva un forte legame di condivisione con la terra d'origine, che legge e rilegge dal punto di vista economico, culturale, sentimentale, politico e religioso. Ritorna nei luoghi e sui personaggi che popolano la sua memoria, analizza i problemi e le prospettive di sviluppo del Mezzogiorno, evidenzia i limiti e i valori che lo caratterizzano.
La storia dei vestiti del clero è una storia affascinante perché, studiandoli nella loro evoluzione millenaria, dai manufatti all'ornamentazione, nelle loro forme e nelle loro singole parti, ci si accorge come siano il riflesso di un intreccio continuo tra storia dell'arte e delle immagini, storia religiosa e politica. Nel caso della Roma papale, questi intrecci rinviano sempre a problemi di grande respiro. Ricostruire la storia dei vestiti del clero nei primi secoli significa infatti ripercorrere il modo con cui il cristianesimo si è affermato all'interno della società della Roma antica; significa cioè vedere come elementi simbolici del vestiario dei romani e dell'Antico Testamento siano stati ripresi e adattati per accompagnare e affermare le nuove gerarchie, sia nei paramenti indossati nelle celebrazioni liturgiche, sia nei vestiti portati nella quotidianità.
Il Vaticano II ha avuto un'importanza decisiva per il rinnovamento del diritto canonico, presentando quest'ultimo in termini ecclesiologicamente nuovi. I principi ispiratori del concilio sono stati poi largamente recepiti nei Codici promulgati da Giovanni Paolo II nel 1983 (CIC) e nel 1990 (CCEO). Chi studia il diritto della Chiesa non può più quindi ignorare i fondamenti teologici generali del diritto canonico e quelli particolari dei singoli istituti giuridici. Si tratta di fondare la necessità e la specificità del diritto della Chiesa, a partire dalla natura misterica del popolo di Dio. Così non può trascurare lo spirito che anima il diritto della Chiesa e la sua funzione pastorale. In questo contesto il volume, vero e proprio manuale, si propone dapprima di far riflettere sul problema del diritto dal punto di vista antropologico ed ecclesiologico, tenendo conto anche della cultura giuridica contemporanea. In seguito illustra il diritto vigente nella Chiesa cattolica latina, con specifico riferimento alle norme generali e alla configurazione del popolo di Dio. Frequenti i collegamenti con il diritto delle Chiese cattoliche orientali e i richiami a questioni attinenti all'ecumenismo.
L AUTORE SUGGERISCE, NELL INTRODUZIONE, IL CONTENUTO DELL OPERA: UN MEZZO PER INTERPRETARE E UTILIZZARE QUOTIDIANAMENTE LA LEZIONE DEL FRANCESCANESIMO PER VIVERE CRISTIANAMENTE NEL MONDO CONTEMPORANEO RIFACENDOSI A PRINCIPI SOLIDI TRASMESSICI NEI SECOLI. Il volume non intende essere una monografia di storia per lettori eruditi, non ambisce ad essere un testo per filosofi, non ha alcuno slancio poetico; vuole solo costituire un ausilio per fornire a tutti i lettori di qualunque estrazione ed eta per reinterpretare le norme francescana e riadatarne i contenuti spirituali e comportamentali per vivere in maniera sana e eticamente corretta ne
Uomo dalle virtù eroiche e sacerdote fedele al suo ministero, che svolse con amore, umiltà e personalità ricca di vita interiore (1875-1960).
La stagione del Sessantotto in Italia non ha trovato i cattolici indifferenti, ma li ha coinvolti in modalità e con prospettive diverse. Il rapporto tra cattolici e Sessantotto è un'ottica specifica e interessante. Si sente il bisogno a distanza di oltre trenta anni di affrontare la questione soprattutto per le conseguenze che questa relazione ha avuto sul trentennio successivo. Il volume evidenzia l'aspetto storico dell'influenza del Sessantotto sui cattolici. Perché i cattolici non sono rimasti indifferenti rispetto ad un fenomeno che sembrava venir da lontano e presentava tratti a loro estranei? Quale connessione, per esempio, lega il Sessantotto e la successiva caduta dei comportamenti religiosi, insomma Sessantotto e secolarizzazione? Molte domande non hanno ancora avuto risposta, ma il dibattito resta aperto ed è punto di partenza per sviluppare la riflessione che il presente volume avvia con contributi eterogenei.
Una ricca introduzione allo studio del diritto che pone un imperativo morale a tutti i giuristi e in particolare ai giuristi cattolici: riconoscere la verità del diritto come "cattolica" cioè riconoscerla per tutti gli uomini. In quanto "cattolico", il giurista è mosso dalla convinzione che il "giusto" si radica nel "bene" e che il bene non ha un carattere confessionale: è sempre e comunque "bene umano", che, nei confronti di ogni altro, l'uomo ha il dovere di difendere e di promuovere.
Francesco D'Agostino (Roma, 1946) insegna Filosofia del Diritto nell'Università di Roma "Tor Vergata" e nella Pontificia Università Lateranense. È condirettore della Rivista Internazionale di Filosofia del Diritto. Membro dal 1990 del Comitato Nazionale per la Bioetica, ne è stato Presidente dal 1995 al 1998 e ne è attualmente Presidente Onorario. È membro della Pontificia Accademia per la Vita. Tra i suoi libri: Filosofia del diritto (19962), Il diritto come problema teologico (19973), Bioetica (19983), La sanzione nell'esperienza giuridica (19995).