"Abbiamo meditato nei mesi scorsi sulle figure dei singoli Apostoli e sui primi testimoni della fede cristiana, che gli scritti neo-testamentari menzionano. Adesso dedichiamo la nostra attenzione ai santi Padri dei primi secoli cristiani. E così possiamo vedere come comincia il cammino della Chiesa nella storia" ... È un cammino in cui "si rintracciano numerosi temi che ancor oggi siamo chiamati ad affrontare. Essi ci coinvolgono in una feconda ricerca interiore, alla quale esorto tutti i fedeli" (Benedetto XVI)
Nella riflessione teoretica sul mistero della Trinità, il contributo di Agostino, attraverso il suo De Trinitate, riveste un ruolo per tanti versi centrale. Si tratta di un'opera che, ieri come oggi, si trova al crocevia delle strade che conducono dalla rivelazione trinitaria alla sua intelligenza e dall'intelligenza al suo incontro col mistero della Trinità. Tanto che è stato definito, in una visione ampia che abbraccia l'intero sviluppo del pensiero filosofico, il Grundtext del pensiero occidentale. Bisogna riconoscere infatti che Agostino ha disegnato nell'ambito della teologia trinitaria la scacchiera quasi esaustiva per tutte le grandi opzioni del “gioco” trinitario. Ma - si chiede l'Autore - questo è vero solo, e indubitabilmente, per il passato o lo è anche, presumibilmente, per il presente e il futuro della teologia trinitaria? È partendo da questo interrogativo che Piero Coda rilegge il De Trinitate, nel tentativo di individuare le ragioni profonde del vasto e significativo influsso esercitato da quest'opera nella storia della dottrina trinitaria e insieme i motivi d'incisiva attualità per una ripresa e uno sviluppo delle sue più feconde linee ispiratrici.
Vivendo in una società sempre più distaccata dal senso del peccato e di conseguenza non pienamente cosciente del dono della redenzione e della propria dignità di persona, la riscoperta del dono della salvezza da parte di Dio conduce verso un ottimismo antropologico. Il recupero della storia della salvezza nel rapporto Adamo-Cristo, oggi in modo preminente, può condurre sia a una coscienza maggiore dei propri limiti creaturali derivanti dal nostro legame al primo uomo, sia alla bellezza di essere nuovi e ricreati ad immagine e somiglianza di Dio dal secondo uomo. In un percorso che trova le sue radici nella Sacra Scrittura e nei Padri della Chiesa, Agostino d'Ippona di fronte alle sfide pelagiane rilancia così la fiducia ontologica fondandola nell'Adamo risorto, Gesù di Nazaret, il Figlio di Dio, per giungere finalmente alla piena comunione con il Padre.
IL LIBRO
Le Confessioni di Agostino sono, dopo la Bibbia, una delle opere religiose che hanno avuto più lettori dall’Antichità ai giorni nostri. Raccontano le vicende, intellettuali e umane, del loro autore con un tono di sincerità che le rende straordinariamente attuali. Proprio perché opera «moderna», le Confessioni richiedono una lettura e un’interpretazione che spieghino attraverso quali canali uno scrittore del V secolo possa raggiungere con tanta immediatezza la sensibilità dell’uomo d’oggi.
È quanto fa Margaret R. Miles in questo saggio, che trasforma profondamente tutte le «idee ricevute» sull’opera di Agostino. Per l’autrice le Confessioni sono un testo nel quale il problema del piacere, in tutte le sue manifestazioni, occupa uno spazio centrale. Dall’analisi che ne offre, Agostino appare una figura ancora più viva e vicina di quanto si fosse finora pensato, un individuo capace di affrontare il mondo con vitalità, coraggio, vigore e passione, impegnato in una riflessione a tutto campo su quel desiderio che, come egli stesso ha scritto, «risiede nel profondo del cuore» di ogni uomo.
L'AUTORE
MARGARET R. MILES ha insegnato Storia della teologia all’Università di Harvard, ed è professore emerito di Storia della teologia alla Graduate Theological Union (Berkeley). Tra le sue opere ricordiamo The Word Made Flesh. A History of Christian Thought (2004), Plotinus on Body and Beauty (1999), Seeing and Believing. Religion and Values in the Movies (1996), Carnal Knowing. Female Nakedness and Religious Meaning in the Christian West (1988), e Image as Insight (1985).
Il volume, basato su fonti inedite di primaria importanza, ripercorre le nervature di una stagione politica straordinariamente complessa per le relazioni politiche della Santa Sede: quella nella quale essa entra in contatto con il sistema sovietico uscito dalla seconda guerra mondiale. Dopo un quindicennio nel quale le condanne di Roma scivolavano senza scalfire la strategia persecutoria dei regimi dell'ateismo di stato, col 1963 si apre il filo d'un dialogo di cui sarà protagonista Agostino Casaroli, diventato segretario di stato del papa venuto dall'est. La sua stagione è quella dell'Ostpolitik vaticana, ma anche della Conferenza di Helsinki e dell'implosione del socialismo reale. I saggi qui raccolti non costituiscono una biografia di Casaroli, né un manuale sulla superficie delle relazioni della chiesa con i paesi dell'est così come emergono dalla pubblicistica: sono piuttosto esplorazioni approfondite di angoli e settori dell'azione vaticana di cui Casaroli è protagonista, in una chiesa che non sa rassegnarsi all'idea che le sofferenze dei perseguitati vadano guardate come la prova della malvagità del male, e non come una vocazione per tutta la chiesa. Il volume si chiude con un inventano dell'Archivio Casaroli, e con testimonianze di illustri ecclesiastici e politici che l'hanno avuto come collega, controparte o amico.
De Agostini pubblica anche quest'anno il Calendario Atlante, un'opera che, nata nel 1904, ha mantenuto invariati negli anni l'aspetto e le dimensioni, arricchendosi però di un sempre maggior numero di contenuti. All'edizione 2006 del Calendario è allegata la copia anastatica dell'edizione del 1906.
Paolo, Agostino, Lutero: hanno davvero a che fare con la storia moderna? Oggi i loro nomi sembrano remoti, evanescenti. L'argomento non è nuovo, anche se lo si approfondisce di rado. Eppure alle origini del mondo moderno questi personaggi hanno giocato un ruolo determinante. Chi penserebbe mai che le Lettere di Paolo e il Nuovo Testamento di Erasmo hanno avuto una diffusione non piccola, ancor prima di Lutero? Nel corso del XVI secolo l'epistolario paolino supera le 700 edizioni e l'Opera omnia di Agostino, dal 1506, ha diverse ristampe.
Come uscire dai percorsi fuorvianti del clericalismo? Come porre rimedio a pratiche e dinamiche ecclesiali difformi dall'insegnamento del concilio Vaticano II, per non dire, prima ancora, dallo spirito dei vangeli?
L'autore invoca un ritorno al vangelo attraverso una rinnovata lettura delle pagine del Nuovo Testamento. Un'attenzione minuziosa nell'accostare il testo e una fedeltà critica nell'interpretazione consentono di imparare a riconoscere le derive clericali.
Per la cura di questa patologia ecclesiale le Scritture offrono chiare indicazioni su temi imprescindibili nel contesto dell'odierna riflessione sinodale, quali l'uguaglianza e la diversità tra i battezzati, la compresenza di uomini e donne, la nomina dei pastori e l'esercizio dei ministeri. La buona notizia incarnata da Gesù e affidata alla chiesa apostolica è la sola che può custodirla dal ricadere negli abusi di potere e nelle distorsioni clericali che sfigurano il volto delle comunità cristiane.
Il problema dei bambini morti senza battesimo e sempre stato al centro di complesse questioni religiose ma anche umane e ha impegnato molti dei maggiori teologi della Chiesa. In questo testo viene esposta in forma chiara e sintetica la posizione teologica di S.Agostino su questo. Il problema dei bambini morti senza battesimo e sempre stato fonte di dibattiti nella Chiesa cattolica. Questi bambini sono colpevoli del solo peccato originale, cioe peccatori di Adamo". Sant'Agostino e stato il Padre della Chiesa che si occupo esplicitamente della questione; il vescovo di Ippona fu spinto a cio anche dalla teoria di Pelagio che si opponeva alla condanna dei bambini morti senza battesimo. P. Attilio Carpin presenta in questo studio il sorgere e lo sviluppo di questa dibattuta questione esponendo la tesi pelagiana e quella molto piu rigorosa di Sant'Agostino. Nell'ultimo capitolo vengono esposte le dottrine di alcuni teologi, come Fulgenzio di Ruspe e Isidoro di Siviglia. "
Sebbene venga oggi catalogato come un pensatore 'minore', Nicolas Malebranche (1638-1715) fu uno dei filosofi più influenti del proprio secolo. Col suo pensiero si confrontarono infatti moltissimi autori, sia in Francia che nel resto d'Europa. Questo saggio si propone così di indagare una delle tesi malebranchiane più controverse, la "visione in Dio delle idee", cercando di mostrarne, da un lato, i presupposti epistemologici - in particolare la definizione dell'idea di Cartesio e la dottrina dell'illuminazione divina di Agostino - e di ricostruire, dall'altro, il contesto teorico in cui essa si colloca.