Strumento utile per l'approfondimento della geografia, completamente rinnovato nei contenuti e nell'impostazione grafica. 36 argomenti tra i più importanti e attuali relativi alla geografia fisica e umana, arricchiti anche grazie al contributo di autorevoli esperti del mondo scientifico e geografico. Lo stile grafico e l'esposizione chiara rendono questa sezione di grande modernità.
L'oggetto di questo libro è la simbologia musicale negli scritti di Agostino. È forse la prima volta nella storiografia che il tema dell'immagine musicale come metafora teologica e antropologica è affrontato direttamente, nel corpo a corpo attivato da Laurence Wuidar coi testi del grande filosofo cristiano. Ne risulta illustrata in chiave musicologica un'ampia silloge di immagini simboliche di contenuto teologico, filosofico e antropologico-musicale. Nei commenti ai Salmi Agostino costruisce uno straordinario laboratorio linguistico e ermeneutico che fa degli elementi fondanti della musica - il ritmo, il tempo, l'ascolto, il suono, la voce, il canto, gli strumenti con cui far musica - i veicoli simbolici esplicativi di concetti teologici - la Mente divina, il Verbo, l'Eternità, la figura di Cristo, la Croce, la Trasfigurazione, il Santo o il Profeta. In questo febbrile esercizio esegetico la musica assume un rilievo straordinario, in quanto più d'ogni altra riflessione o discorso essa si mostra capace di avviare la conoscenza umana ai misteri della fede cristiana.
L'agile ma penetrante profilo di Agostino Maltarello rende onore alla memoria di una figura che è stata al centro della storia del laicato cattolico nel Novecento, senza che la sua personalità venisse finora adeguatamente approfondita. Dopo aver mosso i primi passi nell'associazionismo a Torino, Maltarello fu chiamato a Roma nel 1934 per ricoprire la carica prima di segretario e poi di vicepresidente nazionale della Gioventù italiana di Azione cattolica. Senza soluzione di continuità dal 1946 al 1949 fu vicepresidente centrale dell'Unione uomini di Azione cattolica, per poi assumerne la presidenza nel successivo decennio. Nel 1959 Giovanni XXIII lo nominò presidente generale dell'Azione cattolica italiana, che guidò fino la 1964, nella stagione del Concilio Vaticano II. Fu anche tra i fondatori dell'Associazione italiana medici cattolici, nella quale a lungo rimase impegnato, secondo uno stile peculiare di servizio. l volume tratteggia il profilo a tutto tondo di Agostino Maltarello, la cui figura emerge in forma esemplare.
II edizione ampliata. Agostino d'Ippona, campione nella fede, è guida sicura che ci prende per mano tra la boscaglia sempre più fitta della vita indicandoci la strada che ci conduce verso Dio.
Un illuminante percorso alla luce del grande maestro per riscoprire l'importanza della memoria nella ricerca del senso dell'esistenza.
L’Autore ripercorre l’esperienza e l’insegnamento sulla fede di Agostino, prima prete e poi vescovo d’Ippona, tutto proteso alla crescita della vita cristiana nelle comunità d’Africa. I testi che vengono presi in considerazione, sui quali l’A. riflette e fa riflettere, toccano gli aspetti nevralgici della fede cristiana: il rapporto tra fede e ragione, i contenuti della fede espressi dal Simbolo, la centralità del mistero pasquale, la suprema testimonianza di fede nel martirio.
Attraverso gli scritti esaminati traspare il genio del più grande teologo, catechista e predicatore dell’Occidente cristiano. Colpisce la semplicità e l’immediatezza con cui il Vescovo d’Ippona è in grado di mettere i fedeli a contatto vivo con le verità più ardite e profonde della fede.
Questo libro è stato scritto con il desiderio e l’intento di offrire la testimonianza e l’insegnamento di Agostino non come un pezzo di storia gloriosa della fede cristiana appartenente al passato ma come un modello che è più che mai attuale e uno stimolo per noi ad essere generatori e narratori di fede nell’oggi.
Confessarsi è un dialogo, anche quando è parlare di se con se stessi. Questo saggio intende esaminare gli slittamenti di significato di uno stesso genere letterario - le Confessioni - confrontando le celebri pagine di Agostino e di Rosseau: in gioco è il dialogo interiore nel passaggio dalla confessio agostiniana alla moderna "storia dell'anima", e con esso la costituzione dell'identità e della trascendenza, alla dura prova dell'aterità interiore, del male e della colpa. Temi che, sorpresi qui nella loro dimensione dialogica, fanno affiorare la specificità della "confessione" in pensatori fra loro così distanti. Un approccio capace, al contempo, di far luce sul reciproco implicarsi, nell'opera di Rosseau, di scritti autobiografici e morali, politici e padagogici.
A sessant'anni dall'inizio del concilio Vaticano II tornare a quell'evento che ha segnato la storia della Chiesa e dell'umanità ha un significato particolare. Stanno progressivamente venendo meno i testimoni che l'hanno preparato e vi hanno partecipato in modo diretto; il nuovo respiro e molte istanze emerse da quel momento di rinnovamento hanno incontrato difficoltà e forti resistenze nella recezione. È importante riscoprire le intuizioni del Vaticano II come papa Francesco ha indicato a partire da Evangelii Gaudium e nel promuovere una Chiesa dal volto sinodale, cioè in stato di concilio. Il libro è uno strumento di studio per studenti di istituti teologici che nella prima parte ripercorre le correnti di rinnovamento che hanno "preparato" il concilio e la vicenda storica dello svolgimento del Vaticano II; nella seconda parte offre una presentazione dei processi di redazione dei vari documenti approfondendone i principali snodi teologici maturati proprio nell'attitudine di una chiesa tesa a lasciarsi cambiare dall'ascolto del Vangelo in rapporto alla storia umana e alle domande e inquietudini del tempo.
La dimensione mistica di un gigante della santità di tutti i tempi.
Questo atlante, in formato "micro", fornisce una precisa rappresentazione degli aspetti geografici e antropici di tutti i continenti e dell'Italia in particolare.
Rimettersi in gioco con la bellezza. In cammino con sant’Agostino al tempo del covid-19
introduzione: padre Andrea Dall’Asta s.j
presentazione: Dalla fine di febbraio 2020, con la diffusione del “corona virus”, l’occidente è entrato in un vortice di sofferenza e paura che, in poche settimane, ha fatto crollare le granitiche certezze antropologiche e gnoseologiche. I segni, che questa pandemia ha lasciato, resteranno scolpiti per molto tempo nella memoria delle persone. Fronteggiare la crisi antropologica causata dal covid-19 non sarà semplice, ma occorre iniziare a rimettersi in gioco. La ripartenza potrebbe venire da una riscoperta dell’essenziale. Questo significa andare incontro alla realtà, scorgendo nuovamente la bellezza del dono della vita e della creazione. Lo stop forzato alle nostre vite di questi mesi ci ha fermato dalle nostre corse frenetiche. Questa può essere l’occasione per frenare e imparare a guardare per contemplare, attraverso il pensiero, quella bellezza autentica che, nel colmare di senso l’esistenza, non smette di stupire e meravigliare il cuore di ogni uomo. Sant’Agostino, un gigante del pensiero occidentale, può fornire alla contemporaneità un itinerario integralmente umano, per ritrovare nella bellezza la chiave per rileggere la nostra vita interiore ed il nostro rapporto con il cosmo.
Luca Raspi, docente di IRC in un liceo Scientifico e di Legislazione Scolastica presso l’ISSR ligure, nasce a Genova nel 1980. È laureato in Filosofia e Psicologia e ha ottenuto il Magistero in Scienze Religiose. Collabora con l’Ufficio Diocesano Educazione e Scuola di Genova ed è “formatore dei formatori”. Autore di diversi saggi, in ambito filosofico (Rileggersi e narrarsi. L’esperienza nelle Confessioni di Sant’Agostino, Erga, Genova 2017), in ambito psicologico (Che Dio mi aiuti. Superare lo stress nell’insegnamento della religione, Elledici, Torino 2019) e di legislazione scolastica (Legislazione scolastica e Insegnamento della Religione, Glossa, Milano 2020). Ha pubblicato in equipe con altri due autori due Manuali di IRC per la Secondaria di Secondo Grado, (Impronte, La Spiga 2017 e Provocazioni, San Paolo – La Spiga 2020).
ANDREA DALL'ASTA, gesuita, dopo aver terminato gli studi di architettura a Firenze, entra nella Compagnia di Gesù nel 1988. Si laurea in filosofia a Padova, in teologia a Parigi e, sempre a Parigi, consegue il dottorato in filosofia estetica, dopo un anno di preparazione alla Columbia University di New York. È direttore della Galleria San Fedele di Milano dal 2002 e della Raccolta Lercaro di Bologna dal 2008 al 2019. Ha fondato a Milano nel 2014 il Museo San Fedele. Itinerari di arte e fede.
La sua attenzione è rivolta sia al rapporto tra arte, liturgia e architettura. È stato docente alla Pontificia Università Gregoriana di Roma e insegna attualmente alla Sant’Anselmo di Roma. Scrive su Civiltà Cattolica e su alcuni quotidiani come Avvenire. Ha partecipato a importanti progetti come l’adeguamento liturgico della cattedrale di Reggio Emilia, la basilica di Santa Maria Assunta di Gallarate e la realizzazione dell’Evangeliario Ambrosiano. Ha fatto parte del comitato scientifico del Padiglione del Vaticano per la Biennale di Venezia (2013) ed è stato co-curatore della sezione Disegnare il sacro, alla Biennale di Architettura di Venezia (2014).
Tra i suoi ultimi testi ricordiamo:
- La mano dell’angelo. La Vergine delle Rocce di Leonardo. Il segreto svelato, Ancora, Milano 2019;
- Dio chiama con arte. Itinerari vocazionali, Ancora, Milano 2018;
- La luce, splendore del Vero, Percorsi tra arte, architettura e teologia dall’età paleocristiana al barocco, Ancora, Milano 2018
Dall'introduzione
Che cosa è la bellezza? Che cosa intendiamo per bello? Di certo, il «bello» è un concetto che oggi rimanda alla sfera della soggettività, per cui sembra difficilmente universalizzabile. Quante volte abbiamo sperimentato la difficoltà di condividere con gli altri il nostro giudizio su un oggetto, per noi bello, ritenuto invece dagli altri insignificante, se non brutto? O viceversa? Non solo, il suo significato è variato nel corso del tempo, accogliendo una sedimentazione di stratificazioni, d’influssi, provenienti da diverse culture, da differenti orientamenti filosofici.
Di fatto, dal punto di vista dell’estetica, la cultura occidentale è profondamente segnata dalla filosofia greca. Il bello, che sorge come da un caos abissale, si presenta come armonia, ordine, proporzione, simmetria.
Per Pitagora, attraverso un sistema di numeri, la bellezza si rivela nella perfetta articolazione delle parti, secondo un modello che imita l’ordine cosmologico dei cieli. È un bello oggettivo che si fonda sulla triade dei trascendentali del bello, vero, buono. Il bello si manifesta come luminosità, folgorazione, è splendido a vedersi, fa uscire da se stessi ed è guidato dall’eros, da un desiderio che ci guida dalla bellezza sensibile al mondo intellegibile, fino a condurci alla visione della bellezza assoluta, momento definitivo e conclusivo dell’on autentico, accadimento improvviso, rivelazione gratuita, contemplazione dell’unità del reale, visione immediata del pensiero.
Il legame bello-vero-buono diventerà la fonte ispiratrice della cultura occidentale. L’ordine cosmico sarà alla base della rivelazione della bellezza in Occidente, praticamente sino al XX secolo. Dalle forme greche a quelle romane, da quelle rinascimentali a quelle neo-classiche, tranne forse la parentesi barocca alla ricerca di nuove e inedite forme armoniche, il punto di riferimento è stata la Grecia, interpretata da ogni epoca nel desiderio di rivivere nel presente quella mitica età dell’oro che il mondo classico aveva incarnato in tutto il suo fulgore.
In ogni caso, la bellezza è sempre stata concepita in relazione alla trascendenza. Che si tratti di un ordine cosmologico o teologico, il bello rinvia infatti a un assoluto originario, a un mondo trascendente, interpretato da Plotino come casa del Padre o da Agostino come patria celeste, ultima destinazione, meta finale dell’uomo. Di fatto, a partire dalla teologia agostiniana, il cristianesimo porrà come sorgente di questa armonia Dio stesso, fonte da cui scaturisce ogni bellezza. La bellezza è una porta che si apre al senso dell’esistenza e invita a superare quella soglia perché contempliamo l’Infinito.
In questo contesto, in cui il tema della bellezza tesse un filo rosso tra i diversi momenti della storia dell’Occidente, si inserisce il bel libro di Luca Raspi, soffermandosi su un momento centrale di questa avvincente storia della bellezza: le riflessioni di Agostino d’Ippona. In un lungo percorso, in una continua e stretta relazione tra cammino esistenziale dell’Ipponate e speculazioni filosofiche e teologiche, Luca Raspi indaga il concetto di pulchritudo, partendo da un interrogativo centrale: in che modo è possibile «fare emergere la riflessione metafisica sulla bellezza nella struttura del creato, dalle realtà sensibili a quelle intellegibili, da quelle temporali a quelle eterne?».
L’autore è ben consapevole che ogni ascesa estetica non può fare a meno di un viaggio dell’uomo verso se stesso, verso Cristo, e infine, verso la Trinità. Con grande passione e competenza, Luca Raspi intraprende questo difficile percorso, dalle cose create al creatore, dagli esseri del mondo all’Essere che li fonda, citando Agostino stesso: «La terra è di una bellezza straordinaria; ma ha il suo artefice. Meravigliosi prodigi sono quelli dei semi e delle piante che nascono, ma sono cose che hanno il loro creatore. Contemplo la grandezza del mare che mi sta intorno, mi stupisco, ammiro; cerco l’autore. Levo gli occhi al cielo e alla bellezza delle stelle; ammiro lo splendore del sole capace di illuminare il giorno, e la luna che dirada le tenebre notturne. Sono meravigliose queste cose, degne di lode, anzi di stupore […]».
Giustamente, in questa lettura della filosofia agostiniana, tiene fermo un punto centrale necessario per comprendere il significato più profondo della bellezza. Se infatti il pensiero moderno, per definire il concetto di estetica, si riferisce a quella disciplina che studia il bello determinandone i caratteri nella natura e nell’arte, per il mondo classico la bellezza è considerata come elemento costitutivo dell’essere, insieme al vero e al buono, facendo parte della metafisica.
In questo continuo soffermarsi sulla necessità di pensare alla bellezza non semplicemente come a un prodotto dell’arte, ma a un aspetto costitutivo dell’essere, il testo di Luca Raspi lancia a ciascuno di noi un invito, perché ci lasciamo mettere in gioco dal «bello», affinché guardiamo le cose con uno sguardo diverso, non in termini di «consumo», come oggi siamo soliti fare, ma perché facciamo emergere quel desiderio di Dio inscritto nel più profondo della nostra vita. Occorre quindi riscoprire quella «bellezza tanto antica e tanto nuova», come proposta coraggiosa per vivere nella bontà e nella verità. La bellezza di un’esistenza… vera.
Andrea Dall’Asta S.J.
Una rilettura originale, che "riconsegna" al lettore un Agostino "contemporaneo", più che "moderno", nella concretezza della sua esperienza umana e nei complicati percorsi della sua cosiddetta "conversione". Al di là della distanza dei secoli che ci separano, Agostino ci conduce ad una radicale riscoperta dell'esperienza religiosa, sul filo di alcune immagini, come quella dell'abisso del cuore che "grida" a un altro Abisso onnipresente. L'autrice conduce il lettore a "leggersi" con gli stessi occhi di Agostino, con la sua lucida capacità di introspezione che precorre le intuizioni della psicanalisi. Possiamo così specchiarci nell'autenticità della confessione con cui Agostino si affianca a ciascuno di noi, nello stesso momento in cui parla con Dio. Per quanto riguarda l'educazione e l'insegnamento, l'autrice ci rivela, in questo grande intellettuale della tarda antichità, quello che oggi definiremmo un "professionista riflessivo". Per Agostino, l'attività di insegnamento e la catechesi, con la scoperta del funzionamento degli "ampi penetrali della memoria", costituivano già un'avventura dell'intelligenza e la materia di una raffinata teoria pedagogico-didattica, che ci viene adesso restituita con le parole della nostra esperienza. Infatti, pur nella fondata scientificità del contenuto, lo stile di scrittura, il linguaggio concreto e immediato dell'autrice, permettono una lettura "leggera" anche a un lettore non specialista, purché sia "curioso" dell'umano e interessato ad una "ragione aperta".