Il bilancio di un secolo della nostra letteratura nelle pagine di uno dei maggiori critici del Novecento. Dal Futurismo all'Ermetismo, da Pascoli a Montale, Contini imbastisce un canone della cultura italiana più recente, annoverando al suo interno non solo poeti e narratori, ma anche scrittori di prosa scientifica, critica e politica, nonché i movimenti collettivi italiani e stranieri che hanno contribuito a tracciarne le rotte poetiche. Introduzione di Cesare Segre.
Una coraggiosa, atipica, sferzante ricostruzione storica dell'Unità d'Italia, da parte del più irriverente Italiano Cardinale: Giacomo Biffi.
La cosa principale che stava più di tutto a cuore a Madre Clelia era l'unione con Gesù. Tutto il resto passava in secondo piano. Rimanere unita a Cristo, alla sua grazia, al suo amore, erano i fondamenti della sua esistenza. Grazie a questa stretta comunione con il Signore poté lottare contro il male fino alla fine dei suoi giorni. Ciò le permise di morire a se stessa perché altri avessero la vita, a cominciare dalla sua Congregazione per la quale tanto si spese. Il Signore accolse questa sua offerta e la utilizzò per accrescere e consolidare l'Istituto. Tutte le prove superate divennero così una purificazione che si accentuò negli ultimi anni della sua vita. Conservò però sempre la serenità interiore, la carità e l'affetto anche per chi la avversava. Dando grande esempio di fortezza, perseveranza e filiale abbandono in Dio. Affidiamoci perciò a Madre Clelia, quale guida sicura verso la santità, perché con la sua offerta quotidiana ha saputo veramente diventare discepola di Cristo.
Il Regno delle due Sicilie terminò la sua esistenza a seguito di un processo di decomposizione interna accelerato dal moto risorgimentale che portò all'unificazione del nostro paese? Oppure a provocare il crollo del regime borbonico fu decisiva la pressione delle grandi "Potenze marittime" (Francia e Inghilterra) che, dalla metà del XIX secolo, tentarono di trasformare il Mezzogiorno in una colonia economica e in un avamposto strategico funzionale alla loro strategia mediterranea? Il volume di Eugenio Di Rienzo risponde a questi interrogativi, alla luce di una documentazione inedita, proveniente dagli archivi diplomatici francesi, inglesi, austriaci, russi, spagnoli, analizzando la lunga agonia del Regno di Napoli in una durata che va dal conflitto commerciale ingaggiato con la Gran Bretagna nel 1840, ai riflessi internazionali della rivoluzione del 1848, alla Guerra di Crimea, alla distruzione del vecchio equilibrio europeo successiva alla presa di potere di Napoleone III. Senza nessuna nostalgia neoborbonica ma con una grande attenzione ai problemi della storia presente, questo saggio suggerisce inoltre che la stessa debolezza geopolitica, che determinò il crollo del "Piccolo Stato" napoletano, avrebbe condizionato, fino ai nostri giorni, il destino della "Media Potenza" italiana nel segno di un passato destinato a non passare.
Il periodo che va dal 1861 al 1887 rappresenta una fase cruciale nella storia d'Italia. Si tratta del momento in cui si avviano i processi di State e di Nation bulding tipici dell'Ottocento europeo. Nel 1861 finisce la storia di un paese politicamente frammentato e inizia quella di uno Stato unitario che, nei venticinque anni successivi, dovrà affrontare enormi problemi economici, politici e sociali. Partendo da una condizione di complessiva e grave arretratezza, la nuova classe dirigente, di Destra e di Sinistra, riuscì comunque a raggiungere importanti obiettivi. Nel contesto di un sistema politico e costituzionale più avanzato rispetto a quello degli Stati preunitari, furono creati un mercato, un esercito e un sistema scolastico nazionali, una giurisdizione e un apparato legislativo uniformi e una rete infrastrutturale più moderna ed efficiente.
Il libro analizza lo sviluppo dell'economia italiana dal Risorgimento ad oggi, nel quadro degli indirizzi dei governi che si sono succeduti e si focalizza sulle macro variabili del Pil assoluto e pro capite, del tasso di inflazione, delle entrate e spese, del deficit e del debito pubblico in rapporto al Pil. Prende in esame l'evoluzione dell'Italia da paese agricolo a industriale e le vicende dell'intervento pubblico e le tre epoche del miracolo economico: fra il 1900 e il 1914, degli anni '50 e 60.
In queste lettere discrete, complici, appassionate e sofferte, la Storia e la nascente Italia unita appaiono sullo sfondo di un anomalo, estremo romanzo d’amore. Protagonista, nei messaggi che Cavour scrisse all’ultima donna della sua vita, Bianca Ronzani, è la passione sincera di un uomo conscio delle proprie fragilità e dei propri sentimenti. Non c’è spazio per simulazione o compiacimento in questi messaggi spesso frettolosi, scritti tra il 1856 e il 1861. La politica stessa vi si mostra per quel che è, nella sua dimensione meno nobile, e i suoi protagonisti appaiono alla luce di una quotidianità che li rende più umani e ne svela tratti insospettati e inimmaginabili tristezze. In una prosa schietta, ironica e autoironica, Cavour non teme di confrontarsi con il tempo che passa, con l’amore per una donna molto più giovane e con i bilanci di una vita che non lo soddisfa più. Lasciati alle spalle tutti i desideri, la gloria e la vita mondana, uno solo è l’antidoto al peso dei giorni: «la Bian - ca» – con lei, il tepore del suo affetto.
Politico e patriota italiano, Camillo Benso conte di Cavour fu ministro del Regno di Sardegna, capo del governo e, infine, primo presidente del Consiglio del Regno d’Italia. Perseguì una politica liberoscambista e si affermò come leader della destra liberal-moderata. Divenuto presidente del Consiglio, attuò programmi di ammodernamento e di sviluppo economico e civile, affermando la piena laicità dello Stato. Svolse una intensa attività diplomatica e politica verso gli stati italiani e verso le forze liberali e democratiche, convincendo gli altri statisti europei ad affrontare la questione italiana al congresso di Parigi del 1856, dopo la guerra di Crimea. Fu il fautore dell’accordo con la Francia (Plom bières ’58), preludio alla seconda guerra d’Indipendenza. Morì il 6 giugno 1861 poco dopo la proclamazione dell’Unità d’Italia.