Dieci anni fa, il 29 ottobre del 1998, il "New York Times" riportava in prima pagina la notizia della vendita all'asta, da Christie's, di un libro di preghiere medioevale. Poco dopo ci si accorse che sotto i versi sacri si celava il più antico manoscritto di Archimede di Siracusa, il testo nel quale il grande matematico dell'antichità aveva concentrato, in parole e in diagrammi, tutta la sua conoscenza. Reviel Netz e William Noel rispettivamente docente di matematica e conservatore di manoscritti e libri rari -, coinvolti nel progetto di recupero e studio di questo palinsesto dal valore inestimabile, costruiscono un saggio che ha l'andamento del thriller storico, raccontandoci gli entusiasmi e le incertezze del ritrovamento e trasformando la biografia di Archimede in una narrazione.
Valentino Braitenberg, tra i pionieri della cibernetica, non è nuovo alle provocazioni intellettuali. Ne ha dato prova, già nel 1984, con un libro in cui proponeva di costruire semplici robot per "sintetizzare" comportamenti complessi che un osservatore esterno avrebbe attribuito a stati mentali come la paura, l'aggressività, la curiosità. Era un primo passo verso una modellazione "in silico" del vivente. La stessa originalità di impostazione, la stessa verve iconoclasta e lo stesso gusto per le contaminazioni interdisciplinari caratterizza le sue ricerche sul cervello, nelle quali ha sempre mirato a collegare le funzioni cerebrali ai fenomeni della psicologia. Gli è però rimasto pendente un debito: l'inserimento del mondo dei segnali e dei messaggi, dei cervelli e delle idee in una visione più generale, senza soluzione di continuità fra le cose biologiche e quelle inanimate. Colmare tale lacuna è un compito per il quale forse non siamo ancora maturi, ma sembra lecito affrontare il problema con un approccio che Braitenberg stesso definisce "presocratico".
Tutti sono d'accordo sulla prima Legge di Murphy: "Se qualcosa può andar male, andrà male". Perché questo assioma dirige la sfortuna in modo così implacabile e frustrante? Perché il pane tostato si ostina a cadere sempre dal lato imburrato? Perché scegliamo con cura sempre la fila più lenta? Perché torniamo mille volte nello stesso posto a cercare le cose? Perché quando abbiamo fretta il semaforo è sempre rosso? Perché, in buona sostanza, la vita è una continua lotta contro la mala sorte sempre in agguato? Questo libro è il primo tentativo di spiegare in modo razionale le ragioni della piccola sfortuna quotidiana. Richard Robinson, divulgatore scientifico, illustra con rigore i motivi per cui sembra che talvolta gli oggetti inanimati ce l'abbiano proprio con noi. Ma, soprattutto, Robinson svela che l'implacabilità della Legge di Murphy risiede principalmente nella nostra testa, nei nostri processi mentali e nei limiti del nostro atteggiamento verso gli accadimenti della vita.
Nel 1927 il giovane fisico tedesco Werner Heisenberg sfidò secoli di conoscenze scientifiche introducendo il "principio di indeterminazione". Attraverso la nuova teoria quantistica Heisenberg dimostrava che dall'osservazione di un fenomeno si può ottenere un'informazione solo a costo di perderne un'altra. La sua teoria implica che quantità e concetti scientifici non hanno un significato assoluto e indipendente, ma che lo acquistano soltanto grazie agli esperimenti usati per misurarli. Un'asserzione che insidia la credenza che la scienza possa rivelare il mondo fisico con precisione illimitata e che fece di Heisenberg il diretto avversario di Albert Einstein. Niels Bohr, mentore di Heisenberg e amico di Einstein, si trovò a mediare fra i due. Einstein era per istinto e intellettualmente deciso a dimostrare la falsità del principio di indeterminazione. Heisenberg, che rappresentava una nuova generazione di fisici, era sicuro del suo ragionamento e rispose a ogni obiezione. Bohr capì che Heisenberg aveva ragione, ma riteneva essenziale il supporto di Einstein per divulgare le scioccanti implicazioni del principio elaborato da Heisenberg. In questo libro David Lindley narra la storia di questa lotta, dei suoi protagonisti e delle sue molteplici e affascinanti implicazioni, facendo rivivere uno dei momenti più importanti del pensiero scientifico.
La decifrazione del corredo genetico di numerosi animali, incluso l'uomo, e la loro analisi comparata hanno confermato senza ombra di dubbio le potenti intuizioni che portarono Darwin a elaborare la sua teoria sull'evoluzione della vita da un unico discendente comune. Il DNA, protagonista assoluto di "Al di là di ogni ragionevole dubbio", è da questo punto di vista un vero e proprio libro dove sta scritta la nostra storia, di individui e di specie, e dove sono contenuti gli indizi rivelatori della nostra diversità e di come essa si sia evoluta. Ma il libro del DNA è anche la prova scientifica definitiva in grado di confutare gli argomenti e la retorica di chi ancora si ostina a negare, di fronte all'evidenza dei fatti, la scienza dell'evoluzione. Carroll lo dice con chiarezza; è tutto scritto in questo "libro". Basta aprire alla prima pagina, e cominciare a leggere.
Cosa c'era prima del Big Bang? E a cosa somigliavano lo spazio e il tempo prima che tutto avesse inizio? Dall'inizio del XX secolo i teorici - da Planck a Einstein a Hawking - non smettono di riflettere su tali domande e sulle eventuali risposte. Ed è proprio il grande romanzo dell'origine assoluta che Igor e Grichka Bogdanov hanno cominciato a esplorare a loro volta, in questo libro dotto ma serenamente divulgativo. Per la prima volta tracciano anche, a partire dalle scoperte più recenti e basandosi su ricerche originali, diverse ipotesi destinate ad avere grande risonanza: l'universo prima del Big Bang era forse già un complesso d'informazioni? E non potrebbe esserci, all'origine di quest'universo, un «codice cosmologico» come esiste, per i viventi, un codice genetico?
Ci sono molte buone ragioni per conoscere la matematica. La matematica serve per capire meglio il mondo che ci circonda: da come è fatta una casa al perché di un certo evento politico, dai conti della spesa (che diventano i grandi calcoli economici) alla struttura di un cristallo o di una sinfonia, ma serve anche per misurare il cambiamento del mondo e la velocità di questo cambiamento. E con la matematica si può perfino avventurarsi nel calcolo della probabilità che entro un certo tempo il genere umano si estinguerà. Con un libro dedicato a tutti, ma soprattutto a coloro che sono convinti di avere un'idiosincrasia, congenita o contratta per contagio, per la matematica, Roberto Vacca ci conduce direttamente nella quarta dimensione, e soprattutto nella logica, con esempi curiosi e paradossali, ma anche con utili strumenti. Alcuni programmi di computer permetteranno ai lettori più esperti di eseguire con le macchine i calcoli più complessi.
Nel 1836 Charles Darwin ha ventisette anni ed è appena sbarcato dal Beagle; dopo cinque anni di navigazione intorno al mondo. Del lungo viaggio appena concluso gli rimangono appunti e osservazioni sparse, oltre a una raccolta di preziosi reperti naturalistici. Non ha ancora le idee chiare, ma è già un rinomato naturalista e geologo e nella sua mente sta prendendo corpo una sfocata intuizione riguardo alle modalità di "trasmutazione" delle specie. Comincia così a buttare giù appunti frammentari, a ruota libera, su alcuni piccoli taccuini. Ecco come inizia l'avventura intellettuale che lo porterà in pochi mesi a elaborare la teoria della selezione naturale. Editi in Inghilterra solo nel 1987, questi taccuini giovanili rivelano un profilo intellettuale di Darwin del tutto inedito, dalla sua sconcertante capacità di collegare idee lontane alla pioniera indifferenza verso i confini disciplinari e, soprattutto, all'irriverente atteggiamento di sfida verso le teorie dei maestri più blasonati dell'epoca. In queste pagine Darwin dimostra di avere piena consapevolezza della portata e delle inevitabili conseguenze delle sue scoperte, la cui pubblicazione ("The Origin of Species by Means of Natural Selection" fu edito la prima volta a Londra nel novembre 1859), nella buona società anglicana dell'epoca equivaleva né più né meno che alla "confessione di un delitto". Questa edizione riporta il Red Notebook (primo taccuino della serie), il Taccuino B ed E. Niles Eldredge firma la prefazione.
La matematica, forse più di qualsiasi altra attività, si presta ai giochi che richiedono strategia, astuzia, immaginazione. Una punta di malizia, un tocco di logica e una manciata di perseveranza costituiscono la migliore ricetta per affrontare un gioco matematico. Non si richiede la conoscenza di linguaggi e teorie matematiche particolarmente impegnative. L'enunciato è intrigante, sorprende e pone una sfida a colui che lo legge, suscitando la curiosità e la voglia di saperne di più. La stessa soluzione diverte e persino, a volte, stupisce per la sua semplicità.
IL LIBRO
Molti lamentano la crisi della cultura scientifica e la diffusione di un analfabetismo scientifico e tecnologico che inizia nella scuola e sarebbe alimentato da una diffusa ostilità nei confronti della scienza. Il modo di curare questa malattia consisterebbe nel propinare una overdose di informazione e divulgazione scientifica improntata a immagini positive e in contrasto con la cultura umanistica «parolaia».
Questo libro si propone di dimostrare che il male ha cause ben diverse. La crisi attuale è alimentata dai fautori di un rozzo scientismo di stampo positivistico, dai divulgatori che presentano in modo magico e acritico ogni risultato scientifico-tecnologico e da coloro che escludono la scienza dalla cultura, riducendola a tecniche di «problem-solving », a mera abilità pratica, in definitiva priva di attrattive per chi continui a nutrire interesse per la conoscenza.
Il volume collega la crisi della cultura scientifica a un disastro educativo che sta sgretolando le fondamenta delle strutture dell’istruzione. Sotto l’influsso di teorie pedagogico-didattiche sedicenti progressiste la scuola si sta trasformando da luogo di formazione e di cultura in un laboratorio di metodologia dell’autoapprendimento. Come ha scritto Jean-François Revel, «la decadenza dell’insegnamento da trent’anni è conseguenza di una scelta deliberata secondo la quale la scuola non deve avere come funzione la trasmissione della conoscenza».
Il libro è concentrato sul caso italiano ma molte delle riflessioni sviluppate hanno valore più generale e mettono in luce un processo che è espressione di una crisi della cultura occidentale in alcuni dei suoi nodi nevralgici: la cultura scientifica, la scienza e il suo insegnamento.
L'AUTORE
GIORGIO ISRAEL è professore ordinario di Matematiche complementari presso l’Università di Roma «La Sapienza». È membro dell’Académie Internationale d’Histoire des Sciences ed è stato professore presso l’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi. È autore di più di duecento articoli scientifici e di una ventina di libri tra cui: The Invisible Hand. Economic Equilibrium in the History of Science (con B. Ingrao), MIT Press, 2000; La visione matematica della realtà, Laterza, 2003 (3ª ed.); The Biology of Numbers (con A. Millán Gasca), Birkhäuser, 2002; La macchina vivente. Contro le visioni meccaniciste dell’uomo, Bollati Boringhieri, 2004; Liberarsi dei demoni. Odio di sé, scientismo e relativismo, Marietti, 2006.
RECENSIONI
«Liberal», 6 marzo 2008
«Lungi dall’essere una noiosa anamnesi di date, documenti e interventi che a vario titolo hanno accelerato il collasso, Chi sono i nemici della scienza? […] si segnala come un’analisi originale e impietosa di alcune tra le più grandi e troppo spesso taciute aberrazioni ideologiche che hanno tramutato la scuola in una creatura acefala e deforme.»