I fatti terroristici di gennaio e novembre 2015 a Parigi rischiano di evocare equazioni tra Islam e terrorismo, alimentando confusioni culturalmente infondate. Ponendo la domanda "Quale Islam?" il testo invita il lettore, in modo argomentato e storiograficamente fondato, a comprendere il volto plurale del mondo musulmano, non riducibile a quello jihadista rappresentato da Isis e Al-Qaeda. Un percorso dalle origini delle parole Islam, musulmano, jihad (nella sua dimensione spirituale di lotta interiore) al loro articolarsi nelle divisioni tra sunniti e sciiti, alla radicalizzazione dell'Islam politico nell'età del coloniale e post-coloniale, agli scenari contemporanei legati all'ascesa del Califfato. Un'attenzione alla molteplicità delle voci dell'Islam che è insieme segno di rigore e chiarezza. Pagine per capire e distinguere.
Convocato dagli Stati generali delle Province Unite dei Paesi Bassi all'inizio della guerra dei Trent'anni, il sinodo di Dordrecht affrontò le controversie legate all'arminianesimo, che riprendeva le posizioni critiche del teologo Jacob Hermandszoon (Arminio) rispetto ad alcune posizioni calviniste, in particolare la predestinazione - il rapporto tra la sovranità di Dio e la libertà umana in relazione alla grazia che salva -, ovvero al cuore stesso della Riforma. Il sinodo delle chiese riformate europee tenutosi a Dordrecht tra il 1618 e il 1619 definì faticosamente la dottrina della predestinazione con un compromesso che escludeva qualsiasi riduzione dell'efficacia della grazia all'arbitrio umano e al contempo conciliava l'interpretazione universale dell'espiazione compiuta da Cristo con l'applicazione particolare, secondo il decreto eterno, dei benefici del suo sacrificio ai soli eletti. Espressione più pura della rigorosa linearità del pensiero calvinista del primo Seicento, il sinodo di Dordrecht - unico incontro tra delegati di gran parte delle chiese riformate europee fino all'era ecumenica - propone un'interpretazione radicale del primato della grazia che continua a interrogare i credenti.
"Ogni mattina quando mi sveglio saluto lo Spirito Santo e Lo invito ad accompagnarmi nel corso della giornata e ad assumere la guida su tutte le mie attività. Egli lo fa davvero. Gli dico: 'Buon giorno, Spirito Santo! Lavoriamo insieme oggi e io sarò il Tuo strumento. Ogni sera, prima di coricarmi, ripeto di nuovo: 'Com'è stato meraviglioso lavorare anche oggi con Te, Spirito Santo!'" Paul Yonggi Cho Anche tu puoi avere lo stesso rapporto personale ed intimo con lo Spirito Santo che, come afferma Paul Yonggi Cho, sta al cuore del suo efficace ministero. Paul Yonggi Cho si riconosce come il socio minore dello Spirito Santo nel suo lavoro quotidiano, consistente nel realizzare quella porzione del piano che Dio gli ha assegnato. Impara come puoi permettere allo Spirito Santo di essere il tuo socio principale nella vita di tutti i giorni. Lasciati ispirare dalla testimonianza personale di Paul Yonggi Cho, in cui viene descritta la sua relazione di lavoro con lo Spirito Santo. Impara di più sulla Persona e sull'opera dello Spirito Santo, per darGli la possibilità di guidarti più efficacemente. Apriti alla comprensione dei doni dello Spirito Santo.
Caratterizzata dall'impatto bellico dell'industria moderna e da un nazionalismo esasperato, la prima guerra mondiale segnò una trasformazione profonda nella vita delle chiese valdesi, in particolare delle Valli valdesi del Piemonte: molti furono infatti i militari evangelici provenienti da quell'area, spesso arruolati nei battaglioni alpini.
Il testo, nuova opera della collana congiunta DF-GRIS (Gruppo di ricerca e informazione socio-religiosa), affronta uno tema tra i più controversi. Caratterizzato dalle firme più prestigiose nel campo della storiografia, il libro cattura a tal punto l'attenzione da costringere a non smetterne la lettura sino alla fine.
Con "La rabbia e l'orgoglio" (2001), Oriana Fallaci rompe un silenzio durato dieci anni, dalla pubblicazione di "Insciallah", epico romanzo sulla missione occidentale di pace nella Beirut dilaniata dallo scontro tra cristiani e musulmani e dalle faide con Israele. Dieci anni in cui la Fallaci sceglie di vivere ritirata nella sua casa newyorchese, come in esilio, a combattere il cancro. Ma non smette mai di lavorare al testo narrativo dedicato alla sua famiglia, quello che lei chiama "il-mio-bambino", pubblicato postumo nel 2008, "Un cappello pieno di ciliege". L'undici settembre le impone di tornare con furia alla macchina da scrivere per dar voce a quelle idee che ha sempre coltivato nelle interviste, nei reportage, nei romanzi, ma che ha poi "imprigionato dentro il cuore e dentro il cervello" dicendosi "tanto-la-gente-non-vuole-ascoltare". Il risultato è un articolo sul "Corriere della Sera" del 29 settembre 2001, un sermone lo definisce lei stessa, accolto con enorme clamore in Italia e all'estero. Esce in forma di libro nella versione originaria e integrale, preceduto da una prefazione in cui la Fallaci affronta alle radici la questione del terrorismo islamico e parla di sé, del suo isolamento, delle sue scelte rigorose e spietate. La risposta è esplosiva, le polemiche feroci. Mentre i critici si dividono, l'adesione dei lettori, in tutto il mondo, è unanime di fronte alla passione che anima queste pagine. Prefazione di Ferruccio De Bortoli.