2024 AÑO DE LA ORACIÓN
«El Jubileo Ordinario del 2025 está ya a la puerta. ¿Cómo prepararse a este evento tan importante para la vida de la Iglesia si no a través de la oración? El año 2024 estará dedicado íntegramente a la oración. Para favorecer este Año de la Oración se han realizado algunos breves textos que, en la sencillez de su lenguaje, ayudarán a entrar en las diversas dimensiones de la oración» (De la Introducción del Santo Padre).
1. Orar hoy. Un desafío a superar, por A. Comastri
2. Orar con los salmos, por G. Ravasi
3. La oración de Jesús, por J. López Vergara
4. El viaje en Dios. Santos y pecadores en oración, por P. B. Murray
5. Las parábolas de la oración, por A. Pitta
6. La Iglesia en oración, por Un monje cartujo
7. La oración de María y de los santos, por C. Aubin
8. La oración que Jesús nos enseñó: «Padrenuestro», por U. Vanni
Título original: Appunti sulla preghiera, vol 1: Pregare oggi. Una sfida da vincere
Traducido por Sol Corcuera Urandurraga
Ante el profundo cambio cultural y demográfico que está experimentando Europa, ¿siguen siendo las parroquias medios aptos para la evangelización? ¿Cuáles de las dimensiones constitutivas de la parroquia responden más acertadamente, en caso de hacerlo, al reto evangelizador de nuestros días y cuáles, por el contrario, habría que repensar, modificar o suprimir? ¿Se tiene claro, tras los debates de los últimos años, el concepto mismo de lo que es una parroquia desde su identidad teológica? ¿Qué valoración puede hacerse de algunas experiencias que se están desarrollando, como la erección de unidades pastorales o la promoción de ministerios laicales? ¿Qué aporta la última instrucción de la Santa Sede al respecto? ¿Tienen las parroquias de las grandes ciudades y las de los pueblos casi despoblados los mismos retos? ¿Sigue siendo sostenible la división obligatoria de toda diócesis en parroquias? A estas y otras cuestiones pretende dar respuesta el presente libro, proponiendo algunas vías de solución tanto para la comprensión teológica de la parroquia cuanto para la práctica evangelizadora de la Iglesia en nuestros días.
Jorge Zazo Rodríguez (Ávila, 1978) es sacerdote desde 2004 y doctor en teología fundamental por la Pontificia Universidad Gregoriana de Roma. En la actualidad es párroco de San Pedro Bautista y del Inmaculado Corazón de María, parroquias que conforman una unidad pastoral en Ávila, así como vicario episcopal para la acción pastoral y delegado para los jubileos teresianos. Entre sus obras destacan: El encuentro. Propuesta para una teología fundamental (Salamanca 2010), La verdad de lo que soy. Adolescentes y homosexualidad (Salamanca 2015) y, como coordinador, La juventud, una reflexión necesaria (Madrid 2011).
Ci sono così tante cose, in Ret samadhi, come in un affresco che non si può contenere in uno sguardo. Nell'India del Nord, c'è una donna ottantenne che rifiuta la vita dopo aver perso il marito. Raggomitolata nel suo letto, aderisce al muro tanto da sembrarne una fessura. C'è il Fratello Grande, funzionario statale che festeggia la pensione con un Ultimo Pranzo dalle dimensioni epiche, e c'è il Minore, che soffre di una strana malattia: non riesce a ridere. C'è la Sorella, bandita da casa per i suoi atteggiamenti anticonvenzionali, e c'è la Nuora, rimasta a governarla. Ci sono i nipoti, e un nugolo di personaggi minori in continuo movimento intorno alla famiglia. Ci sono oggetti, animali, piante, fiori, frutta. E ci sono le porte, mute, da cui tutto va e ritorna. E proprio da una di quelle porte passa la Madre, che, inaspettatamente, riprende animo e decide non solo di staccarsi dalla parete, ma di raggiungere il Pakistan, la terra divisa dalla Partizione, la terra dei traumi della sua gioventù. Il cancello. Si può immaginare la costernazione della famiglia, soprattutto quella della Figlia, cresciuta nell'idea di essere lei, quella destinata ad attraversare soglie invalicabili. Geetanjali Shree affronta questa drammatica materia con la forza di una scrittura giocosa, esuberante, umoristica, e al contempo profondamente sensibile e umana, che contamina forme, lingue e linguaggi trasformando una saga famigliare in una sfavillante tessitura in cui, miracolosamente, tutto è espressivo e tutto si tiene in una magnifica unità.
Esistono nella vita destini paralleli e due di questi destini si sono sfiorati, quattro decenni fa, all'ombra del Cupolone. Sono quelli di Emanuela Orlandi e di Anna Cherubini. Entrambe figlie di funzionari vaticani, entrambe con famiglie numerose e amati fratelli maggiori, entrambe appassionate di musica. La loro è un'adolescenza degli anni Ottanta: gli incontri ai giardinetti, le chiacchiere sui muretti, le corse in bici o sui pattini, la passione per le canzoni di Baglioni. Anna ha per la ragazzina più grande un'ammirazione venata di timidezza: vorrebbe che fossero amiche. Pensa che forse presto lo diventeranno. Ma un giorno, quella ragazzina sparisce. E mesi dopo, il suo posto alla scuola di musica verrà preso proprio da Anna, che comincerà a frequentare gli stessi corridoi da cui lei è uscita, in quel giugno del 1983, per mai più tornare a casa. A distanza di tempo da quei fatti, Cherubini trova il coraggio per affrontare di petto la storia di un rapporto mai sbocciato e di un caso ancora irrisolto. Una tragedia su cui da una vita si interroga: sarebbe potuto succedere a qualsiasi figlia di un impiegato del Vaticano? Sarebbe potuto succedere a lei? Tornando sui luoghi, parlando con la famiglia Orlandi, attingendo ai ricordi, ricostruisce il dramma della scomparsa, le voci, le reazioni del loro piccolo ambiente protetto, le lezioni alla scuola di musica nelle strane classi miste di ragazzine e sacerdoti adulti, il mistero della terrazza «inaccessibile» sul tetto. Interroga così una vicenda molto raccontata da una prospettiva inedita, intima e sconvolgente, tanto che mentre la storia si dipana un'inquietudine sottile filtra tra le righe: come se la voce di Anna che racconta fosse un'eco della voce stessa di Emanuela.
Il 3 marzo 2016, a New York, padre Antonio Spadaro incontra a casa sua Martin Scorsese per parlare di "Silence", il film che il regista italoamericano ha dedicato alle persecuzioni dei gesuiti in Giappone, e del suo rapporto con la fede. Quella prima chiacchierata, foriera di stimoli e suggestioni per entrambi, dà il via a un dialogo che prosegue ancora oggi. Un discorso che, attraverso vari incontri, affronta i temi cari a Scorsese: dall'infanzia in una New York molto diversa da quella che conosciamo ora fino ad arrivare al recente e bellissimo "Killers of the Flower Moon", passando per profonde riflessioni sulla fede e la grazia che, in modo più o meno velato, traspaiono dalle sue opere. Tra i frutti del dialogo, anche lo storico incontro tra papa Francesco e Scorsese e la scrittura, da parte di quest'ultimo, di una prima sceneggiatura per un film dedicato alla vita di Gesù, per rispondere a un appello del Santo Padre agli artisti. In queste pagine, Spadaro e Scorsese ripercorrono la carriera del regista premio Oscar, i suoi pensieri sulla fede, le paure e le ispirazioni, donando al lettore un ritratto nuovo e inedito di uno dei principali esponenti contemporanei della settima arte.
"Con o senza Dio questo mondo?" è la domanda che percorre la narrazione dei Fratelli Karamazov, una discussione mai conclusa alla quale questo libro intende partecipare. In un tempo in cui non si sente bisogno di Dio e sembra tramontato l'interesse per il senso della vita e quindi per la verità, sia il fedele sia l'ateo si pongono come modelli di interrogazione profonda. Seguendo la scuola filosofica di Bernardino Varisco, Pantaleo Carabellese e Teodorico Moretti-Costanzi, riconciliarsi con Dio significa scorgere nell'oscurità della fragilità umana una luce in cui riconoscere traccia dello Spirito, oppure un inquietante silenzio che rimanda a un'unica possibile grandezza, quella dell'uomo. Nella ricerca del senso di sé e del mondo, egli tenta di riconciliarsi soprattutto con se stesso per non soggiacere alla cattiveria, alla guerra, al tornaconto e all'infinita serie dei mali esistenti. Da questo coraggio nasce tutto il bene possibile, tutto si traduce in una visione speciale del mondo di cui sono capaci gli uomini indagatori del senso, siano essi atei o credenti.
Il pregio di questo saggio di teologia è mettere in luce la stretta relazione tra le verità centrali della fede cristiana e la vita spirituale. Non sono verità astratte e speculative, ma sono verità capaci di illuminare l'intelligenza umana e orientare il cuore. Considerare attentamente e contemplare con amore l'esistenza di Dio, la sua provvidenza, le perfezioni divine come la semplicità, la bontà, la sapienza e la misericordia di Dio, sono azioni decisive per orientare la nostra esistenza e condurla verso la felicità e verso l'eternità beata. Garrigou-Lagrange, che è stato pioniere nel proporre a tutti i cristiani i vertici della vita contemplativa, si propone di liberarci dalla schiavitù del relativo, dalla sua instabilità perpetua, per offrirci attraverso una lettura attenta del Vangelo l'Assoluto che solo appaga il cuore umano.
"Per me questo slittamento è decisivo, passare da qui di chi la mia vita a quel di chi è il mio dolore è qualcosa che immediatamente diventa un fattore discriminante" (Luigi Manconi)
"Ognuno di noi ha un pezzo dell'altro, il tuo dolore è anche il mio, e io non ti permetterò mai di tagliare questo mio rapporto amicale rispetto al tuo dolore"(Vincenzo Paglia)
Fin dal VI secolo, la Regola di san Benedetto viene letta integralmente tre volte all'anno nei monasteri benedettini e, ogni giorno, l'abate o la badessa ne commentano un passo a beneficio della propria comunità. Essa conserva una sorprendente attualità tanto per i monaci e le monache quanto per i laici impegnati nella società. Nella sua lettura troviamo un tesoro di saggezza e di consigli pratici che ci aiutano a trasformare profondamente la nostra esistenza e il modo in cui guardiamo il mondo, gli altri e noi stessi. San Benedetto non ha altro obiettivo che quello di farci nascere a noi stessi, di liberarci dall'illusione del falso io e dell'apparenza, di farci discendere nelle radici del nostro essere, nelle profondità del nostro cuore, là dove Dio abita. Il problema di Benedetto non è quello di fuggire il mondo, di disprezzarne la realtà, ma di mettersi al posto giusto, quello di un servo buono e fedele, al quale non si deve chiedere ciò che non può dare. In questo senso, la vita monastica non è né rifiuto, né disprezzo, né paura. È un desiderio inappagato, un invito a superare le nostre paure, è infinita misericordia e bontà. Il monaco non è colui che rinuncia, ma colui che cerca sempre di più. Più lontano, più in alto, più forte. Dom Guillaume, monaco cistercense e noto accompagnatore spirituale, ha voluto con questo testo rendere accessibile la Regola benedettina a un pubblico il più ampio possibile, commentandone i suoi settantatré capitoli e rivelando la vitalità e la pace spirituale che può dispensare all'uomo del XXI secolo.
Sulla data di nascita della prima Gran Loggia non esistono dubbi: è il 24 giugno 1717, quando quattro logge londinesi decisero di «federarsi». Ma sulla storia più antica della Massoneria, sulla sua «natura» e sulle sue stesse finalità il dibattito è aperto e non esiste massone che condivida esattamente le idee di un suo «confratello». In particolare, nella Massoneria moderna, o «speculativa», è possibile riconoscere un tessuto illuministico, sempre percorso da un «filo rosso» esoterico. Queste due anime coesistono, anche se spesso non trovano reciproca legittimazione. L'anima illuministica è quella che ha promosso l'impegno della Massoneria per la modernizzazione e la laicizzazione della società, ma questo per la Massoneria «esoterica» è una degenerazione che ha comportato il taglio di radici risalenti ad antiche religioni misteriche. D'altra parte è vero che intorno alla Massoneria le leggende sono sempre fiorite copiose, incoraggiate dall'alone di mistero che fin dai primordi l'ha circondata. Alcune di esse si sono sviluppate in narrazioni complesse, ispirate dai massoni stessi o dai potenti nemici che l'Istituzione annovera soprattutto nell'area latina. Valga per tutte il mito della «connessione templare», ancora oggi uno dei più vitali. Su questi diversi argomenti, Sacchi cerca di fare ordine e chiarezza, nella consapevolezza che la distinzione dell'aspetto storico da quello mitico non è sempre ovvia, nemmeno nelle logge. E senza tradire il principio che non esistono storia sacra e storia profana: solo buona storia e cattiva storia.
L'autore, nelle tre meditazioni qui raccolte, ha inteso fare opera non teoretica, ma pratica: invitare, con l'urgenza di un appello rivolto alla singola persona, a un ripensamento del problema del bene, della coscienza e dei rapporti che li legano nel vivo dell'azione. Il testo è indirizzato a illuminare, in spirito religioso, che cosa sia concretamente il bene per colui che lo vuole attuare nella sua esistenza; e nell'unicità e assolutezza del bene, che ogni volta ci si propone e ci stimola a operare, ci fa contemplare il fulgore di santità del Dio vivente. Così la coscienza, che dal bene si lascia attirare, supera da una parte i pericoli di un moralismo astrattamente universale e superbo e dall'altra di un arbitrio universale. Essa attinge poi la sua perfezione cristiana quando, salendo alle vette del raccoglimento, vi schiude lo spazio dove può inabitare Dio con l'infinito delle sue sacre ispirazioni e con il dono delle grazie mistiche, che suggellano la dedizione suprema dell'uomo al Suo volere. Il procedimento "socratico", con la pacatezza della sua progressiva penetrazione, aggiunge persuasività al discorso.