Un percorso tra Bruxelles, Anversa, Amsterdam, Praga, San Pietroburgo, Istanbul e l’Egitto
L’apertura all’incontro: sapersi fermare per incontrare e conoscere l’altro
La capacità di ascoltare e mettersi in discussione
Tra splendidi paesaggi e sullo sfondo dei fasti della pittura fiamminga, i personaggi femminili e maschili di questo romanzo - in verità, giovani coppie - attraversano l’Europa alla ricerca di un quadro perduto, per scoprire un segreto e sciogliere il mistero della vita di ognuno di noi.
Dalla quarta di copertina:
Un affresco sulla bellezza della pittura fiamminga, un percorso in Europa (Bruxelles, Anversa, Amsterdam, Praga, San Pietroburgo) alla ricerca di un mistero, dov’è finito il quadro perduto anni fa?
Lo troveranno Mario e Clara a Istanbul? o si fermeranno a contemplare il silenzio del Nilo e lì troveranno la risposta Michael il praghese e Lucia l’investigatrice?
Nella cornice di paesaggi splendidi europei, nel filo narrante che è la pittura fiamminga, si intreccia il tema della femminilità, dell’incontro con l’altro: è la modernità che pone tante domande; Giorgia si specchia negli altri e riflette.
I protagonisti sono tanti, si alternano le vicende di ognuno, creando una continua suspence di avvenimenti che si accavallano fra di loro e man mano si creano dei veri e propri ritratti femminili, è come essere in una galleria di Praga o all’Ermitage (San Pietroburgo) per ritrovare il filo perduto, forse la poesia della vita...
Risolto l'enigma che ha affascinato milioni di turisti e intrigato Dan Brown sulla Gioconda. Chi era la Gioconda? Una domanda che ancora oggi assilla sia esperti di opere d'arte che semplici appassionati. A distanza di cinque secoli dalla realizzazione del capolavoro di Leonardo da Vinci 'La Gioconda', sono state formulate centinaia di ipotesi e affermazioni sull'identita' della persona tratta. La Gioconda ha fatto versare fiumi di inchiostro, ma nessuno e' stato in grado di dare un nome certo al volto della giovane donna del quadro. Quello che sappiamo - cosi narra la leggenda - e' che Leonardo teneva molto a questo dipinto, come se rappresentasse qualcosa di speciale, tant'e' che lo portava sempre con se'. E se Leonardo da Vinci avesse occultato intenzionalmente i lineamenti e i particolari dell'opera per nascondere l'identita' del soggetto? Quale mistero si cela dietro questo quadro? Questo libro giunge a formulare una nuova affascinante ipotesi e la soluzione dell'enigma.
Lo studio di Wilhelm Fraenger (1890-1964) sul capolavoro di Hieronymus Bosch, forse la più enigmatica fra le sue opere, "Le nozze di Cana". Fraenger in questo saggio offre un esempio di rigore esegetico e di sapienza pedagogica. Introducendo progressivamente alla lettura dei contenuti biografici, gnostici e storici di un capolavoro dell'arte, e sempre abbracciando nella sua analisi l'intera opera di Bosch, guida alla riscoperta e alla comprensione di questo affascinante pittore.
Giovanni Reale torna al pubblico degli appassionati e degli studiosi d'arte con una nuova riflessione artistica (ampiamente illustrata) sul capolavoro di Botticelli. Al centro della lettura di Reale, un'ipotesi originale e affascinante: l'idea che il quadro generalmente noto come "La Primavera" sia in realtà una rappresentazione allegorica ispirata al romanzo enciclopedico di Marziano Capella, "Le Nozze di Filologia e Mercurio". Attraverso l'individuazione di paralleli letterari tratti dai testi classici e dell'Accademia platonica fiorentina, e mediante il riesame delle più importanti interpretazioni, antiche e moderne, del quadro, l'autore fa emergere le componenti platoniche del capolavoro del Botticelli. Insieme al volume, un DVD con un nuovo film sulla Primavera di Botticelli, di Elisabetta Sgarbi: una primavera notturna, attraversata da un turbine di petali di vario colore e coperta di veli che sollevati dal vento rivelano il mistero di questo dipinto.
L'Italia da non perdere raccontata da un grande conoscitore d'arte, che utilizza un linguaggio divulgativo e immediato. Cinquantadue città italiane, con la loro storia, i monumenti, le opere d'arte, descritte in altrettante schede e documentate da fotografie a colori. Grandi centri urbani, piccole cittadine, aree monumentali, musei e ville da riscoprire: Ascoli, Assisi, Atri, Bergamo, Bitonto, Bologna, Borgo San Sepolcro, Castel del Monte, Cortona, Cuma, Ferrara, Firenze, Genova, Gubbio, L'Aquila, Lecce, Lucca, Mantova, Maser, Matera, Milano, Monreale, Monte San Giusto, Monte Sant'Angelo, Napoli, Orvieto, Padova, Paestum, Palermo, Parma, Pavia, Perugia, Pienza, Pistoia, Pompei, Possagno, Ragusa, Ravenna, Roma, Segesta, Siena, Siracusa, Tivoli, Trani, Torino, Tuscania, Urbino, Varallo, Venezia, Verona, Vicenza, Villa Lante. Chiese, palazzi, piazze, dipinti, affreschi e sculture rivivono nelle pagine di questa guida.
Le vetrate medievali erano parte integrante del rituale religioso, assolvevano a ben precise funzioni didascaliche, proponevano storie che facevano parte di una cultura collettiva che per secoli informa di sé l'intera civiltà occidentale. La stessa estetica della luce non è questione di gusto ma trova precisi riscontri concettuali e legittimazione nelle dottrine neoplatoniche. Inoltre è facile rendersi conto di come la costruzione di una vetrata fosse il risultato di sapienze tecniche e artistiche tali da coinvolgere specializzazioni, conoscenze e strutture materiali assai ampie. Sicché studiare le vetrate significa, di fatto, affrontare il tema della cultura artistica medievale e della sua geografia, della circolazione dei modelli, della presenza dei cantieri, così come delle tecniche e dei simboli.
Dal "Compianto sul Cristo morto" di Giotto al "Tondo Doni" di Michelangelo, dalla "Vocazione di san Matteo" di Caravaggio alla "Danza" di Matisse, dallo "Sposalizio della Vergine" di Perugino alle "Muse inquietanti" di De Chirico, Federico Zeri spiega, con tono affabile e diretto, l'origine, il significato e l'influenza di quasi cinquanta capolavori della storia dell'arte dal Trecento al Novecento. Sono, in un certo senso, "ritratti" di un quadro e dell'artista che lo dipinse.
"La Flagellazione" di Piero della Francesca è senza dubbio uno dei dipinti più celebri del Rinascimento. Ma anche uno dei più enigmatici. Chi sono infatti i tre misteriosi personaggi in primo piano, che non sembrano avere alcun legame con il martirio di Cristo? E perché l'evento è collocato in un contesto tutto quattrocentesco? La risposta di Roeck è che il dipinto nasconde una velata accusa di omicidio, costruita con i sottili strumenti artistici di cui Piero aveva piena padronanza e che gli permettevano di dialogare con i più eminenti umanisti e mecenati del suo tempo. Inserito in questo codice culturale condiviso, il dipinto alluderebbe all'omicidio di Oddantonio da Montefeltro, giovane duca di Urbino, vittima illustre di un attentato nel 1444. Ma chi fu il principale beneficiario della morte del duca? In altre parole, chi poteva essere il mandante dell'assassinio? Attraverso una ricostruzione attenta alle fonti e sorretta da una rigorosa analisi formale, l'autore si mette sulle tracce dell'assassino di Oddantonio e del possibile committente dell'opera (naturalmente interessato a smascherarlo), guidando il lettore in un intrigante viaggio nel mondo delle corti rinascimentali.
Il volume raccoglie una selezione di contributi su Raffaello di John Shearman, storico dell'arte inglese scomparso nel 2003, unanimemente riconosciuto tra i più solidi e acuti studiosi del Rinascimento italiano e del Sanzio in particolare. Questa raccolta comprende articoli e saggi sull'argomento, apparsi tra 1959 e 1986 in varie sedi e sin qui mai tradotti: attraverso un esemplare approccio metodologico, che intreccia l'analisi del processo creativo dell'artista allo studio dei disegni e a una ricostruzione del contesto di cultura figurativa, l'autore illustra alcune tra le più celebri opere, e i principali aspetti dell'attività di Raffaello (come l'organizzazione della bottega, la committenza e il rapporto con i mecenati, la letteratura).
Una monografia che descrive a parole e in immagini, e interpreta originalmente, il capolavoro arcaico del pittore attico Kleitias (primo quarto del VI secolo a.C.), il cratere a figure nere di dimensioni eccezionali conosciuto con il nome di vaso François, rinvenuto a Chiusi e conservato nel Museo Archeologico Nazionale di Firenze. Partendo dalle ricerche dell'antropologia del mondo antico avviate dalla grande scuola francese di Jean-Pierre Vernant, Mario Torelli individua un chiaro programma figurativo nelle pitture del cratere, che lega i miti del ciclo di Achille e di Teseo a formare un paradigma esemplare del ciclo di vita aristocratico.
Per la critica tradizionale, a partire dal Rinascimento l'opera pittorica è stata concepita per essere guardata a distanza. Dalla distanza "ragionevole" si vede, e si apprezza, compiutamente la bellezza e l'armonia dell'insieme. Arasse ha smontato il principio della distanza classica in pittura. Ha dimostrato che dentro l'ordine generale di ogni quadro, dentro l'insieme della composizione, s'annidano dettagli che sfuggono a quest'ordine, e che arrivano a sovvertirlo e ad annullarlo. Queste piccole parti del quadro vengono percepite soltanto se si guarda da vicino. Dalla distanza ravvicinata si colgono gli elementi "segreti" del quadro, quelli a cui il pittore ha affidato il suo messaggio, quelli che riservano le "vere" occasioni di godimento della pittura. Attraverso la visione ravvicinata di Arasse, molti capolavori a tutti noti, e da tutti ripetutamente visti, si scoprono come "inediti", visti per la prima volta. Improvvisamente, attraverso un dettaglio, spunta una nota ironica, o un'allusione erotica, in un dipinto d'argomento sacro. Oppure affiora l'intento di forte critica politica, o la testimonianza umana ed esistenziale, in un quadro apparentemente convenzionale, a destinazione "ufficiale". O, infine, mediante il trattamento del dettaglio, il pittore può rivelare le sue più autentiche scelte stilistiche, la sua "idea" dell'arte.
"Il 15 maggio uscirà il primo numero di una rivista" scrive Giorgio de Chirico a Carrà nell'aprile del 1918. E precisa: "Sarà una rivista seria". Una rivista, va aggiunto, che segnerà le sorti dell'arte italiana e la farà conoscere in tutta Europa. A "Valori plastici", che prenderà avvio nel novembre, Savinio collaborerà con un gruppo di testi temerari, qui radunati per la prima volta. Basti pensare alla figura di artista che campeggia in "Arte = Idee moderne", quell'"amico della conoscenza" pronto a evadere dalla "torre d'avorio e di bestialità" e a penetrare in ogni dominio sociale, quel "mago moderno" (incarnato da Giorgio de Chirico) capace di giungere al di là dell'oggetto e di mettere a nudo "l'anatomia metafisica del dramma", giacché l'intuizione del mondo esterno non è solo "sensoria" ma soprattutto "cerebrale ". Il volume raduna per la prima volta i contributi pubblicati da Savinio su "Valori plastici" fra il 1918 e il 1921, ed è accompagnato da un saggio di Giuseppe Montesano.