"Da questa base nessuno entra e nessuno esce senza che lo decidiamo noi. Forza, andiamo a caccia di altri bruttoni da mettere al sicuro. Questo mondo senza fine brulica di sfide. Siete con me?"
Il laboratorio di Lyon e dei suoi amici è in allerta. I mostri più spietati di sempre sono tornati a piede libero, pronti a uccidere gli sventurati che incontreranno lungo il cammino. Niente e nessuno sembra poterli fermare... niente e nessuno a parte Lyon. Portare a termine la missione questa volta non sarà per niente facile. Le creature che i nostri eroi dovranno fronteggiare non hanno alcuna intenzione di arrendersi e finire i loro giorni in una cella. Lyon e i suoi dovranno esplorare sotterranei bui e inospitali dove si annidano implacabili killer, pattugliare fognature in cui sono in agguato sinistri pagliacci, avventurarsi nei luoghi più spaventosi stando sempre bene attenti a guardarsi le spalle. Fra pupazzoni con il pelo bruciato dall'acido e alligatori in decomposizione, Lyon dovrà destreggiarsi in una nuova incredibile avventura grazie al suo coraggio e all'impareggiabile abilità deduttiva. Insieme a lui ci saranno come al solito Anna e Cico, i suoi insostituibili alleati. Riusciranno a sopravvivere anche questa volta?
La caccia ai mostri ha inizio! Accompagna Lyon e i suoi amici in una sfida da brivido.
L'ultima opera dell'autore de "L'ombra del vento", l'omaggio letterario con cui Carlos Ruiz Zafón ha voluto congedarsi per sempre dai suoi lettori. «Posso evocare i volti dei bambini del quartiere della Ribera con cui a volte giocavo o facevo a botte per strada, ma non ce n'è nessuno che desideri riscattare dal paese dell'indifferenza. Nessuno tranne quello di Blanca.» Si apre così la raccolta di racconti che lo scrittore della saga del Cimitero dei libri dimenticati ha voluto lasciare ai suoi lettori. Un ragazzino decide di diventare scrittore quando scopre che i suoi racconti richiamano l'attenzione della ricca bambina che gli ha rubato il cuore. Un architetto fugge da Costantinopoli con gli schizzi di un progetto per una biblioteca inespugnabile. Un uomo misterioso vuole convincere Cervantes a scrivere il libro che non è mai esistito. E Gaudí, navigando verso un misterioso appuntamento a New York, si diletta con luce e vapore, la materia di cui dovrebbero essere fatte le città. "La città di vapore" è una vera e propria estensione dell'universo narrativo della saga di Zafón: pagine che raccontano la costruzione della mitica biblioteca, che svelano aspetti sconosciuti di alcuni dei suoi celebri personaggi e che rievocano da vicino i paesaggi e le atmosfere così care ai lettori. Scrittori maledetti, architetti visionari, edifici fantasmagorici e una Barcellona avvolta nel mistero popolano queste pagine. Per la prima volta pubblicati in Italia, i racconti della "Città di vapore" ci conducono in un luogo in cui, come per magia, riascoltiamo per l'ultima volta la voce inconfondibile dello scrittore che ci ha fatto sognare.
Esta obra tiene como base una hipótesis, que, por otra parte, se encuentra en el juego de palabras que compone el título, «Dios es (entrega) y se entrega», y a lo largo de estas páginas se trata de mostrar que esta se da como realidad en Hilario de Poitiers. Al estudiar las obras de Hilario se halla en él una clave fundamental: el misterio divino es en sí mismo donación o entrega, y se entrega a lo largo del tiempo. A esta benignidad divina, esencial en el mismo ser de Dios y entregada en la historia de la salvación, se refiere Hilario normalmente cuando habla de dispensatio. Lo que se pretende, por tanto, es conocer en profundidad esta noción de Hilario, y de qué formas diversas está presente a lo largo de su pensamiento e influye en su teología.
José Manuel Llamas Fortes nació en El Tarajal, un barrio de las afueras de Málaga, en 1976. Fue ordenado sacerdote en 2002. Después de servir en las parroquias de Sierra de Yeguas, Campillos, María Madre de Dios y San Fernando, estas dos últimas en la ciudad de Málaga, marchó a Roma, donde, a lo largo de seis años, estudió Patrística en el Institutum Patristicum Augustinianum. Desde 2018 es párroco en la parroquia San Pablo, en el barrio de la Trinidad de Málaga, y profesor de Patrología y Mariología en el Instituto Superior de Ciencias Teológicas y en el Centro Superior de Estudios Teológicos de la diócesis de Málaga.
Oro, che per la prima volta viene presentato e tradotto in italiano e in una lingua europea, è l'ultimo testo scritto dal matematico, filosofo e teologo russo Pavel Florenskij e per questa posizione terminale nella sua produzione letteraria si può considerare un vero e proprio «poema testamentario». L'opera è dedicata al figlio minore Mik (Michail 1921-1961) e si configura come un'istruzione ricavata appositamente per lui, che nella finzione poetica è incarnato da un ragazzo di nome Oro, l'unico discendente di una famiglia di oroceni, un popolo di etnia mongola dell'estremo oriente siberiano che derivava il proprio nome da «oro», che nella lingua locale sta per «renna», un animale sacro per quelle genti. Oro è il canto di un padre, chiuso in un lager sovietico dal quale non uscirà mai più, per il giovane figlio che si affaccia alla vita, quasi nel presentimento che questi sarebbe rimasto orfano, e insieme un invito ad affrontare l'esistenza con gli strumenti umani della curiosità, della concretezza, dell'attenzione per trovare soluzioni e vie d'uscita alle difficoltà di fronte alle quali inevitabilmente l'esistenza lo avrebbe posto.
Il titolo la dice lunga sul tenore e sui contenuti di questo libro. “Il Mondo al contrario” vuole infatti provocatoriamente rappresentare lo stato d’animo di tutti quelli che, come me, percepiscono negli accadimenti di tutti i giorni una dissonante e fastidiosa tendenza generale che si discosta ampiamente da quello che percepiamo come sentire comune, come logica e razionalità. “Cosa c’è di strano? Capita a tutti, e spesso” – direte voi. Ma la circostanza anomala è rappresentata dal fatto che questo sgradevole sentimento di inadeguatezza non si limita al verificarsi di eventi specifici e circoscritti della nostra vita, a fatti risonanti per quanto limitati, ma pervade la nostra esistenza sino a farci sentire fuori posto, fuori luogo ed anche fuori tempo. Alieni che vagheggiano nel presente avendo l’impressione di non poterne modificare la quotidianità e che vivono in un ambiente governato da abitudini, leggi e principi ben diversi da quelli a cui eravamo abituati.
Basta aprire quella serratura di sicurezza a cinque mandate che una minoranza di delinquenti ci ha imposto di montare sul nostro portone di casa per inoltrarci in una città in cui un’altra minoranza di maleducati graffitari imbratta muri e monumenti, sperando poi di non incappare in una manifestazione di un’ulteriore minoranza che, per lottare contro una vaticinata apocalisse climatica e contro i provvedimenti già presi e stabiliti dalla maggioranza, blocca il traffico e crea disagio all’intera collettività. I dibattiti non parlano che di diritti, soprattutto delle minoranze: di chi asserisce di non trovare lavoro, e deve essere mantenuto dalla moltitudine che il lavoro si è data da fare per trovarlo; di chi non può biologicamente avere figli, ma li pretende; di chi non ha una casa, e allora la occupa abusivamente; di chi ruba nella metropolitana, ma rivendica il diritto alla privacy.