Questo libro si propone di affrontare in modo nuovo la questione del crimine organizzato italiano nella seconda metà del XIX secolo, utilizzando la categoria di "classi pericolose". Questa impostazione è diversa dalla prospettiva, comunemente adottata, che punta viceversa a studiare il crimine organizzato ottocentesco ex post, per cosi dire, "dall'oggi", e cioè a partire dalle forme e dalle strutture che la criminalità organizzata si è data durante il secondo dopoguerra. Vi è al fondo di questa prospettiva un residuo di un pregiudizio di stampo romantico, l'idea per cui vi siano dei soggetti separati, "i criminali", intesi come un popolo a parte, portatore di inequivocabili stigmate comportamentali e attitudinali che li rendono sempre uguali a sé stessi malgrado il tempo trascorso. L'adozione del modello delle "classi pericolose" consente invece di muoversi in direzione opposta, basandosi sulla concezione del crimine condivisa nell'Ottocento. Tutto ciò ha conseguenze importanti. Piuttosto che considerare, ad esempio, l'analisi della mafia delle origini come una sorta di premessa utile a sceverare le radici lunghe di pratiche criminali che daranno poi luogo nel XX secolo a "Cosa nostra", esso invita invece a immergersi nella confusione dei discorsi e delle pratiche di quell'epoca.
Il 10 dicembre del 1936 Edoardo VIII rinuncia al trono d'Inghilterra per amore dell'americana Wallis Simpson. Il nuovo sovrano è suo fratello "Bertie", Giorgio VI, padre di Elisabetta e Margaret. In quei giorni la piccola Margaret, che ha solo sei anni, chiede alla sorella maggiore: "Questo significa che poi diventerai regina anche tu?". "Suppongo di sì", risponde Elisabetta, improvvisamente molto seria. E Margaret commenta, candida: "Povera te". Quasi ottant'anni dopo, il 9 settembre 2015, la regina Elisabetta II ha superato il record del regno di Vittoria, durato 63 anni e 217 giorni, divenendo il sovrano che ha regnato più a lungo nella storia della Gran Bretagna. Vittorio Sabadin racconta la straordinaria vita di Elisabetta: la lunga storia d'amore con Filippo di Grecia, dal loro primo incontro, a bordo dello yacht reale, quando lui era soltanto un giovane allievo ufficiale della Marina e lei aveva appena tredici anni, sino ai festeggiamenti per le loro nozze di diamante (unici reali nella storia inglese a raggiungere il traguardo); il complesso rapporto con il figlio Carlo e con "la principessa del popolo", Diana; le relazioni, non sempre facili, con i capi di Stato stranieri e con i premier inglesi - memorabili i contrasti con Margaret Thatcher e Tony Blair. Una biografia curiosa e documentata, che intreccia i grandi eventi storici e gli aneddoti più intimi e personali, restituendo un ritratto spesso sorprendente della Regina.
Le crociate per liberare la Terrasanta hanno opposto per due secoli le forze della cristianità e dell'Islam, ben oltre il Medioevo hanno occupato i pensieri dei cristiani, hanno creato miti e forgiato ideologie nel mondo cristiano come in quello musulmano. Pellegrinaggio o conquista, fede o fanatismo, guerra di liberazione o proto-colonialismo? Ricapitolandone i molti e spesso contraddittori moventi, Flori traccia un quadro delle crociate e le individua come fatto cardinale della storia.
Napoleone fu figlio della Rivoluzione francese, e la sua straordinaria parabola è comprensibile solo in relazione a quell'evento, che egli a un tempo proseguì e liquidò. Il libro traccia un bilancio complessivo della figura di Napoleone stratega e statista, facendo il punto sulla sua azione politica e militare e su quel particolare regime autoritario-plebiscitario che fu il bonapartismo. Sono inoltre illustrate la dimensione europea dell'avventura napoleonica, le sue ricadute per l'Italia, e la fortuna che essa ha avuto nei due secoli successivi, nella cultura storica e politica come in quella letteraria.
Avversario del dispotismo assolutista, eppure alla costante ricerca di una difficile imparzialità, il duca di Saint-Simon ha raccontato dall'interno la vita alla corte di Luigi XIV. La sua penna acuminata trascina il lettore in un vortice di cerimonie, feste, battaglie, intrighi, amori e funerali, che si susseguono tra un'Europa in rapida mutazione e la gabbia dorata di Versailles. Forse nessuno, prima di Saint-Simon, aveva mai analizzato con tanta lucidità la personalità di un re, o descritto con precisione così spietata le ambizioni, le ascese e le cadute dei generali e delle cortigiane che lo circondano. Scrittore amato da Stendhal, che ne studiò la visione politica, e da Proust, che ne esaltò lo stile, Saint-Simon è dotato di una capacità di penetrazione psicologica raffinata, in grado di interpretare la Storia attraverso gli impercettibili segni della mondanità e di eseguire il ritratto di personaggi straordinari come i protagonisti di un romanzo d'appendice.
Assieme al Cenacolo e a Santa Maria delle Grazie, l'attuale Casa degli Atellani è, seppur modificata nei secoli, l'unica traccia tuttora presente del quartiere sognato da Ludovico il Moro, e l'ultimo edificio dell'attuale corso Magenta che mantenga parte dell'aspetto che presentava durante il Rinascimento. Gli Atellani che l'abitarono furono grandi protagonisti della vita sociale e politica nella Milano al tempo degli Sforza, dinastia cui rimasero encomiabilmente fedeli fino alla fine, nella buona e nella cattiva sorte" Da Leonardo da Vinci a Ludovico il Moro, le loro biografie si mescolano a quelle di moltissimi protagonisti ed eventi maggiori e minori di quella storia d'Italia.
Al di là delle avventure militari di Napoleone Bonaparte, "L'Impero napoleonico In 100 mappe" ha lo scopo di richiamare l'attenzione sulle grandi trasformazioni di un periodo in cui alla volontà di "finire la rivoluzione" si contrappone l'impresa ambiziosa di creare una nuova civiltà europea. Attraversando e evidenziando gli ambiti non francesi dell'Impero, gli autori hanno voluto emanciparsi da categorie di interpretazione stereotipate, per capire meglio le dinamiche di lavoro in questa costruzione Imperiale. Con il supporto di un centinaio di mappe che descrivono i fenomeni politici, economici e culturali degli anni 1799-1815, si scopre come il volto della Francia e dell'Europa fosse profondamente turbato. Dopo aver presentato le tappe della formazione di questo vasto spazio politico vengono esposti gli elementi che hanno creato l'organizzazione della Nuova Europa del tempo: reti di comunicazione, istituzioni amministrative, educative o religiose, ecc. Estratti del Codice Civile napoleonico, una dettagliata cronologia, una bibliografia e un indice dei personaggi completano questo testo e lo trasformano in uno strumento di lavoro geo-storiografico e di un libro di riferimento del tutto originale,
Sotto la ferocia del tallone nazista, un gruppo di studenti dell'Università di Monaco di Baviera distribuisce, tra l'estate del 1942 e il febbraio del 1943, alcune serie di volantini firmati "Weise Rose", "Rosa Bianca", incitando il popolo tedesco a ribellarsi al nazionalsocialismo in nome della libertà, della giustizia e della fratellanza tra i popoli. Il nucleo di giovani resistenti cristiani è costituito dai fratelli Scholl, Sophie e Hans, da Alexander Schmorell, Willi Graff, Christoph Probst e dal professor Kurt Huber, legati tra loro da profonda amicizia. I principali esponenti del gruppo furono ghigliottinati nel 1943, ma la loro vicenda resta un fulgido esempio di altruismo e abnegazione, preziosa testimonianza di un impegno civile al servizio della dignità umana.
Elegante edizione de "Il Ribelle", uno dei giornali clandestini della Resistenza, i cui 26 numeri furono pubblicati tra il 5 marzo 1944 e il 25 aprile 1945. Un'occasione per fare memoria di quei valori che sono diventati il fondamento della nostra Carta costituzionale e della nostra democrazia.
In edizione latino-italiana, l'opera storica più significativa del monaco cassinese formatosi alla corte dei Longobardi. Nel 774 d.C. cade la vittoria di Carlo Magno sui Longobardi: con questa data si chiude la storia dei Longobardi come popolo autonomo e sovrano, e il regno longobardo passa ai Carolingi. Cambia così la storia del mondo occidentale. Tra le sue opere più celebri, l'Historia Langobardorum di Paolo Diacono, storico illustre dell'Italia altomedievale, si inserisce nel filone della storiografia a indirizzo nazionale non romano. L'opera, che giunge fino alla fine del regno longobardo con la morte di Liutprando (744), annovera tra le fonti: tradizioni, saghe e canti popolari, relazioni di viaggiatori, osservazioni personali, luoghi veduti, avvenimenti di cui è stato testimone, epitaffi di Droctulfo a Ravenna, di Cedoaldo a Roma, di Ansprando a Pavia e opere di scrittori latini: Naturalis historia di Plinio, Eneide di Virgilio, Metamorfosi di Ovidio, Epitome di Giustino, Storia di Sesto Aurelio Vittore (sec. IV d. C.), commentario di Servio a Virgilio; prefazione al Digesto.
In una notte di fine giugno del 1915, tre donne, un uomo e un bambino rimasto senza genitori scappano verso le montagne. L'esercito turco ha lasciato nel loro villaggio solo morti e rovine, una delle tante prove del genocidio armeno avvenuto tra il 1915 e il 1922. I cinque fuggiaschi hanno perso tutto, ma riescono a portare in salvo un prezioso libro liturgico conservato da sette secoli in un monastero. È alto quasi un metro e pesa poco meno di trenta chili. È il prezioso brandello di memoria di un popolo massacrato e disperso. Nella lunga e tormentata storia del popolo armeno, da sempre ponte tra Oriente e Occidente, due elementi si sono rivelati fondamentali: l'adesione al cristianesimo e l'invenzione dell'alfabeto, che con le sue 39 lettere segue come un perfetto strumento tutte le sfumature fonetiche di una lingua antichissima. Il destino di testimonianza e di martirio che spesso toccò a comunità disperse e finite sotto il giogo dei più svariati dominatori - dal sultano ottomano Abdul-Hamid II al governo dei "Giovani Turchi" - rese indispensabile il possesso di un "libro", di solito un testo sacro, da portare con sé come prezioso pegno salvifico. Una "casa di parole" per continuare a vivere e poter conservare la memoria religiosa e civile dopo le persecuzioni, i massacri e le umilianti rimozioni che la storia talvolta riserva.
La Storia della Romania (e implicitamente del popolo romeno), dall'antichità alle controverse vicende della "rivoluzione" del dicembre del 1989, è una sintesi scritta con la convinzione più volte espressa dall'autore che "i peccati di oggi sono, in tanti casi, i peccati di ieri, ripetuti, aggravati, proprio perché nascosti, taciuti dagli storici, per paura di essere biasimati per mancanza di patriottismo". Florin Constantiniu si è assunto l'impegno di prescindere dai dogmi, dai tabù, dalle distorsioni della vulgata storiografica "ufficiale" imposta dal regime precedente l'89, presentando una visione personale, non neutrale dal punto di vista identitario, tuttavia lontana da tentazioni nazionalistiche, "una visione dettata dal desiderio sincero di mostrare ciò che di positivo e negativo è accaduto nel divenire dei romeni come nazione e Stato". Lo storico romeno espone il succedersi degli eventi senza condizionamenti ideologici, strutturando la narrazione storica con l'analisi sia dei rapporti di forza tra gli Stati, sia di quelli fra cittadini-sudditi e potere, presi in esame da diverse prospettive (giuridica, militare, religiosa, culturale ed economica), ponendo in rilievo la questione agraria che ha attraversato tutto l'arco della storia romena.