Raccolta delle pagine piu belle e illuminanti dei Sermoni, tradotte con linguaggio semplice, fresco, attraente, accessibile all'uomo di oggi. Antonio di Padova e forse il piu popolare e amato tra i santi cattolici. Ma viene invocato quasi soltanto per grazie e miracoli". Il fatto che sia anche Dottore della Chiesa e quindi un "maestro" soprattutto delle coscienze, spesso viene ignorato o minimizzato. I Sermoni per le domeniche e le feste sono la grande opera cui egli ha affidato la summa del suo sapere. Pero sia la mole sia il linguaggio, fortemente legato alla cultura medievale, rappresentano per molti un ostacolo alla conoscenza del pensiero e dell'insegnamento di Antonio. In questo libro sono raccolte le pagine piu belle e illuminanti per essere proposte all'uomo d'oggi, in modo che risultino semplici, accessibili, attraenti. Come gemme preziose, estratte dalla penombra di un'immensa e profonda miniera e ripulite con amore, mostrano tutto il loro splendore e il loro fascino che supera il tempo e lo spazio. "
Le omelie sulla Passione del Signore, per la prima volta in edizione italiana in un volume singolo, offrono la possibilità di una lettura mirata e personale della Passione e morte di Gesù. I quadri su cui si concentra l'attenzione di Giovanni Crisostomo sono quelli della presunzione di Pietro, della disperazione irredenta di Giuda, dell'incredulità dei giudei e della colpevole debolezza di Pilato, le figure positive del centurione, di Giuseppe di Arimatea, delle donne. La persona di Gesù attraversa tutti questi quadri. Egli, che non viene meno neanche per un momento alla sua missione di maestro, fa da contrappunto agli scompensi che ogni personaggio porta con sé e che riproducono anche i nostri limiti e le nostre cadute.
Destinatari
Un classico, per sacerdoti e diaconi. Ma anche per gruppi di ascolto.
Autore
Giovanni Crisostomo, vissuto a Costantinopoli nel IV secolo, ebbe tale soprannome, «Bocca d'oro», per i suoi sermoni di fuoco che duravano anche un paio d'ore. Con essi fustigava vizi e tiepidezze e dava severi richiami ai monaci indolenti e agli ecclesiastici troppo sensibili al richiamo della ricchezza, ma soprattutto ammaestrava e correggeva.
Raimondo Lullo (1235-1316), figura singolare di pensatore, e ancora oggi al centro di un grande interesse. Cavaliere, amante della poesia, a trent'anni lascia la famiglia per onorare Dio, esaltare la fede e predicare ai Saraceni". "
Una raccolta dei due scritti più noti di San Bonaventura. L'"Itinerarium" (1259) illustra la ricerca di Dio attraverso la sua esperienza. Ne "La riconduzione delle arti alla teologia" (1255-1257) esprime la sua convinzione che tutte le arti trovano nella Scrittura il loro compimento e il loro significato.
Il "Libro dei Dialoghi" di gregorio Magno costituisce l'unica fonte storica della vita di san Bendetto da Norcia che ci sia pervenuta. La "Regola", inoltre, viene comunemente ritenuta il fondamento del monachesimo occidentale, nonché una sintesi insuperata del messaggio cristiano; essa fa del suo autore il maestro dei popoli quanto mai attuale in questo Terzo Millennio. L'autentico testamento spirituale di Benedetto che emerge da queste pagine va al cuore della scelta incondizionata di Dio del fondatore di Montecassino: il messaggio che sa parlare ai nostri come a tutti i tempi.
Considerando la frequenza con cui la nozione di civitas ricorre nell'itinerario intellettuale di Agostino e il ruolo che vi ricopre, appare manifesto che il De civitate Dei non è un'opera semplicemente occasionale, ma piuttosto che risponde ad un preciso progetto teologico e religioso a lungo pensato. Nella visione teologica e religiosa offerta dal De civitate Dei, la vita perde ogni connotazione puramente occasionale e contingente, per svilupparsi secondo un itinerario ben definito e in vista di un fine saldamente stabilito. La traduzione è tratta dall'edizione critica latino italiana dell'Opera Omnia di sant'Agostino pubblicata in Italia da Nuova Biblioteca Agostiniana - Città Nuova.
"Consigli e ricordi" è stato composto da Celina, sorella di Teresa di Lisieux, attingendo al proprio diario personale - redatto in parte quando la santa era ancora in vita -, alle proprie deposizioni preparate in vista dei Processi Canonici e ad alcuni ricordi. Completamento ideale della "Storia di un'anima", è una raccolta di aneddoti che ritrae Teresa di Lisieux (1873-1897), appena ventenne, nel suo impegno di maestra delle novizie, impegno che seguirà fino alla morte.
Considerato già dai contemporanei un'autentica autorità in materia di teologia, tanto da meritare unanimemente il soprannome di «Teologo», in realtà il contributo offerto da Gregorio Nazianzeno in campo dottrinale non è significativo tanto sul piano speculativo quanto piuttosto sul piano intellettuale. E, la sua, una teologia di testimonianza, «operaia», che nasce da un'intensa attività svolta concretamente a sostegno della Chiesa e del cristianesimo ortodosso. In questo senso la teologia di Gregorio Nazianzeno corona la sua attività pastorale e riconduce al cuore della sua spiritualità. Nelle cinque orazioni e nelle tre epistole «teologiche», considerate tra i migliori prodotti dell'eloquenza teologica del IV secolo, Gregorio difende l'ortodossia nicena e contribuisce alla definizione del dogma di fede con la passione, la lucidità e il vigore di sempre. In appendice i Carmina Arcana, poesie di altissimo pregio sul piano della storia della cultura, nobilitate dall'orgoglioso tentativo di dare forma e dignità al genere letterario della poesia cristiana.
Composti intorno al 364-367 d.C., i Commenti ai Salmi di llario di Poitiers rappresentano il primo commento in lingua latina che l'antichità cristiana abbia lasciato del Salterio. Scritto al rientro dall'esilio in Asia Minore, dove Ilario era entrato in contatto con l'universo teologico orientale e con la tradizione esegetica origeniana, il presente commento si ispira, ma con un atteggiamento libero e originale, all'imponente lavoro esegetico di Origene sui Salmi, andato perduto. Secondo il metodo allegorico dell'Alessandrino e con l'intento di offrire spunti significativi di insegnamento, Ilario legge il Salterio mettendòlo in relazione con l'annuncio evangelico in modo che «con la voce di qualunque persona lo spirito. profetico abbia parlato, tutto sia riferito in ogni caso alla conoscenza della venuta del Signore» come egli stesso precisa nel Prologo.
Composti intorno al 364-367 d.C., i Commenti at Salmi di Ilario di Poitiers rappresentano il primo commento in lingua latina che l'antichità cristiana abbia lasciato del Salterio. Scritto al rientro dall'esilio in Asia Minore, dove Ilario era entrato in contatto con l'universo teologico orientale e con la tradizione esegetica origeniana, il presente commento si ispira - ma con un atteggiamento libero e originale - all'imponente lavoro esegetico di Origene sui Salmi andato perduto. Secondo il metodo allegorico dell'Alessandrino e con l'intento di offrire spunti significativi di insegnamento, Ilario legge il Salterio mettendolo in relazione con l'annuncio evangelico in modo che come egli stesso precisa nel Prologo -: «con la voce di qualunque persona lo spirito profetico abbia parlato, tutto sia riferito in ogni caso alla conoscenza della venuta del Signore».
Teodoreto di Cirro inizia la grande serie dei commenti ai profeti dell'Antico Testamento con il Commento a Daniele, composto con ogni probabitità negli anni 432-434, nel periodo di calma che intercorre tra le decisioni del concilio di Efeso e il cosiddetto Atto d'unione. Uno dei motivi della composizione del commentario è il rifiuto giudaico di annoverare il Libro di Daniele tra quelli profetici, oltre al desiderio di confutare le esegesi giudaizzanti dei Padri antiocheni, che inclinavano pericolosamente al riconoscimento della deuterocanonicità di Daniele. Teodoreto conduce la propria esegesi con un metodo fondato sul letteralismo, senza trascurare la contestualizzazione storica degli eventi profetizzati, ma esplicitando fin da principio il ricorso alla lettura secondo il senso figurato, che praticherà soprattutto in relazione alle visioni che Daniele riceve dal capitolo 7 in poi. Nel Commento si può inoltre rintracciare un esempio di lettura tipologica, limitatamente alla querelle dell'identificazione di Antioco IV Epifane con l'Anticristo: il tema era stato di battuto nei secoli precedenti dagli esegeti cristiani e dai polemisti pagani, ed era fondamentale per confermare o meno la veridicità del testo profetico. Teodoreto s'impegna così nella legittimazione di un'esegesi tipologica, che accerti senz'ombra di dubbio il legame fra l'esecuzione materiale della volontà di Dio nell'antico Patto e quella pienamente spirituale della nuova Alleanza in Cristo. Il Commento a Daniele è una delle prove esegetiche più vivaci di Teodoreto di Cirro, in cui l'autore affronta le questioni più controverse e dibattute del libro con metodo sicuro, al fine di dimostrare la veridicità delle profezie messianiche del testo.
Tra i dodici profeti minori quello che suscita maggiori curiosità per le vicende di cui è protagonista è sicuramente Osea, il profeta che riceve da Dio il compito di sposare una prostituta, Gomer, per generare da lei una progenie. Dall’unione con la donna nascono tre figli. In seguito Gomer, tornando alle antiche abitudini, tradisce Osea e lo abbandona. Le disgrazie matrimoniali del profeta, narrate nei primi tre capitoli del libro, sono la chiara allusione ai tradimenti del popolo di Israele nei confronti di Dio, cioè alle continue trasgressioni dell’alleanza stipulata ai piedi del Sinai. Il commento di Girolamo in tre libri è un’originale fusione di componenti di origine varia: tradizione rabbinica, esegesi patristica (Orige-ne su tutti) e cultura classica profana. Girolamo parte dal confronto condotto versetto per versetto tra la propria traduzione dall’ebraico e quella dei Settanta e fa spesso ampio ricorso agli Hexempla di Origene, applicando scrupolosamente i procedimenti della filologia di allora. Tuttavia non si limita ad una mera apologia della propria versione biblica, ma fornisce una puntuale interpretazione attuata su un doppio livello, l’uno storico-letterale e l’altro allegorico, senza sacrificare il primo al secondo.