Un patto scellerato. Quello tra lo Stato e gli evasori. Se il 93 per cento del totale del gettito tributario lo pagano i lavoratori dipendenti e i pensionati vuol dire che troppi italiani vivono a sbafo: sono i possessori di partita Iva e i tanti professionisti che denunciano molto meno di quanto guadagnano. Intanto lo Stato li protegge: o non controllandoli, o con iniziative ad hoc come i condoni (uno ogni quattro anni), o con leggi specifiche (abolizione del falso in bilancio). Il messaggio è chiaro: rubare si può. Ecco la testimonianza di chi ha provato a far pagare le tasse, anche con la proposta di una nuova legge tributaria approdata in parlamento ma affossata dal partito trasversale degli evasori. E ora? La vera rivoluzione di Monti sarebbe quella di far pagare le tasse a tutti. 160 miliardi da recuperare, altro che finanziaria. Potremmo essere più ricchi: come dimostra Bruno Tinti, basterebbe poco per raggiungere un risultato straordinario. Ma bisogna volerlo e non aver paura di perdere il voto degli evasori.
"La caduta del Muro di Berlino aprì una fase nuova, e drammatica, della storia italiana. Poteva essere forse l'avvio di una svolta orientata. Invece fu una deriva. Tutti i mali latenti di questo paese saltarono improvvisamente a galla. Erano latenti tre crisi. Una crisi fiscale, una crisi morale, una crisi istituzionale. Esplosero, dandosi la mano, l'una dopo l'altra. Userò, nel tentare di descrivere questa sequenza, l'immagine di una slavina che si ingrossa scendendo a valle, velocizzata e arricchita dallo smottamento della vicina grande montagna..." Luciano Cafagna, storico di cultura socialista, scrisse questo libro nei primi mesi del 1993. Attraverso la metafora della slavina, per primo Cafagna rappresentò la concatenazione delle componenti e delle spinte che, convergendo, avevano condotto l'Italia repubblicana, all'inizio degli anni novanta, ad affrontare il più difficile tornante della sua storia. Proprio come in un movimento a valanga, infatti, una delegittimazione senza precedenti del ceto politico si era assommata a una crisi gravissima della struttura economica del paese, scuotendo alla radice società e istituzioni. Al centro di tutto, la parabola del Welfare State italiano, prima dispensatore di provvidenze generalizzate, divenuto elemento rivelatore della gravità di una crisi fiscale tale da condizionare le stesse sorti della nostra democrazia. Prefazione di Michele Salvati.
In questo libro - il cui titolo originano è "Celebration of awareness" (Celebrazione della consapevolezza) - parla certamente un cristiano che nel XX secolo, all'età di trentacinque anni circa, sente il dovere di chiamare alla celebrazione, nel senso di ostensione e di messa, tutti coloro che sentono, nella condizione umana in cui si sono venuti a trovare, l'esigenza di ripensare profondamente - di rivoluzionare - l'uomo e le sue istituzioni: educative, religiose, economiche, tecnologiche, sociali, civili, mediche. "Maverik intellectual", impossibile da classificare in alcuna scuola, linea di pensiero e sentimento del tempo, Ivan Illich è un filosofo vero e un credente provocatorio, che ha osato contraddire l'illusione che la modernità ha migliorato la vita delle persone. Attraverso le sue parole e i suoi scritti il pensatore austriaco cosmopolita cerca di portare alla luce il lato oscuro che la società tecnica porta con sé. Tale approccio, da quando è stato pronunciato, non ha mai cessato di crescere di statura; va oggi oltretutto preso alla lettera, quasi facesse parte della nostra cronaca attuale rispetto alla quale anche gli anacronismi contenuti nel testo possono essere visti come parti integranti della profondità e dello spessore della visione che promuove. Introduzione di Erich Fromm.
I turbolenti congressi democristiani, il drammatico confronto sul rapimento di Moro, le intemperanze di Cossiga, il colpo di mano di Craxi, la nascita della Lega: Ezio Canotto ricostruisce le tappe più significative della vita politica del nostro Paese in una galleria di ritratti che comprende gli statisti e gli uomini di partito che hanno fatto la storia della Repubblica. Da De Gasperi a Forlani, da Nenni a Craxi, da Togliatti a Berlinguer, rivivono le scelte, il profilo morale e le sfide dei protagonisti della politica italiana nel periodo che va dalla Costituente all'avvento della cosiddetta Seconda Repubblica. Nel suo racconto si intrecciano spunti di cronaca, riflessioni private, ricordi di incontri, con l'obiettivo di tracciare un bilancio dell'operato degli uomini che fecero la Repubblica e, nel contempo, di disegnare un itinerario inedito nella storia d'Italia. Il ritratto dei grandi di ieri, non privo di chiaroscuri, è lo spunto per promuovere un naturale confronto con la politica attuale, segnata da un'involuzione della democrazia, che ha avuto il suo acme in una legge elettorale in cui gli elettori vengono privati del diritto di scegliere, e nel varo del governo tecnico seguito alle dimissioni di Berlusconi. Sarebbe facile e riduttivo parlare, oggi, di una crisi della politica. Le cause del male, sostiene l'autore, vanno cercate nel progredire di una "cultura remissiva" che ha colpito in particolare il mondo occidentale, minandone gli ideali civili e spirituali
C'è il pensionato Inps più ricco d'Italia: 90.000 euro al mese. C'è l'onorevole che è stato in Parlamento un solo giorno e potrà contare per tutta la vita su una pensione da deputato. C'è l'ex presidente del Consiglio che ha tagliato le pensioni altrui e ne ha ottenuta per sé una da 31.000 euro al mese. C'è l'ex presidente della Repubblica che, oltre al vitalizio, incassa 4766 euro netti al mese come ex magistrato, pur avendo svolto questa attività per soli 3 anni. E poi ci sono le baby pensioni, le pensioni ai mafiosi, le doppie, triple e quadruple pensioni: mentre al cittadino qualunque vengono chiesti continui sacrifici sul fronte previdenziale, mentre l'Europa insiste per allungare la vita lavorativa e i giovani non sanno se potranno mai avere una vecchiaia serena, la casta dei pensionati d'oro mantiene i suoi privilegi, anzi se ne riserva sempre di nuovi. Tutto perfettamente legale, s'intende, ma con la differenza non trascurabile che, in questo caso, la legge viene applicata con sorprendente rapidità. Mario Giordano ci guida nel labirinto degli scandali, degli inganni e degli abusi della previdenza italiana: un buco nero che grava sulle spalle dei contribuenti e mette a rischio il loro futuro. Da questo desolante panorama emerge un'indicazione chiara: visto che continuano a chiedere tagli alle pensioni, non si potrebbe cominciare da qualcuno di questi privilegi
Legittimare l'illegalità è la sfida della politica italiana. La vicenda Andreotti è il simbolo di una storia che parte da lontano, sale su fino agli albori della Repubblica e scivola fino a oggi, alle leggi fatte apposta per fermare i processi e alla prescrizione dei reati. Prescritto è diventato sinonimo di innocente, anche di più, come dice nella prefazione Gian Carlo Caselli: "La stragrande maggioranza dei cittadini italiani è convinta che Andreotti sia vittima di una persecuzione che lo ha costretto a un doloroso calvario per l'accanimento giustizialista di un manipolo di manigoldi". Ma la realtà è ben diversa. Giulio Cavalli se ne assume il carico tirando le fila del processo Andreotti con questo libro che mette la verità davanti alla giustizia, perché la verità non va mai in prescrizione
Diciamolo pure. Pensiamo un po' tutti che in ogni evento vi sia chi ha ragione e chi ha torto. Ci meravigliamo che le differenze producano equivoci, ambiguità, distorsioni nella comunicazione e conseguentemente conflitti. Il conflitto, invece, è indicatore di movimento, di emozione, in poche parole di vita. Senza dubbio esistono conflitti inutili, e in effetti molti dei litigi fanno parte di questa categoria, ma dovremmo ridare cittadinanza ai conflitti, come occasioni di chiarimento, cura delle relazioni, scoperta di nuovi lati di noi stessi e degli altri. Perché non pensare a una gestione creativa dei conflitti? E cosa c'è di meglio del Cerchio per affrontare un conflitto? La figura geometrica del Cerchio ha in questa fase epocale la possibilità di entrare con più forza nella vita quotidiana: nella progettazione urbanistica, nel disegno degli spazi pubblici, nell'arredamento dei luoghi d'incontro e nel design di prodotti e oggetti. Mettersi a Cerchio significa mettersi sullo stesso piano, potersi vedere negli occhi, essere più partecipi dell'evento, intervenire superando le asimmetrie che una cattedra o una geometria unidirezionale comportano.
Un intero continente pressoché rimosso, di cui sappiamo pochissimo, che si impone alla nostra attenzione soltanto in occasione di avvenimenti "estremi": questa è oggi l'Africa per il resto del mondo. Ripercorrendo i maggiori snodi politici che ne hanno segnato il percorso contemporaneo, Giovanni Carbone presenta i tratti principali e le dinamiche più comuni dei sistemi politici africani. Ne emerge una vicenda che si caratterizza per la pesante eredità del colonialismo, la forte concentrazione e personalizzazione del potere, una competizione politica segnata da aspre connotazioni etniche, una diffusa corruzione e reiterate violenze. Un quadro che tuttavia ha visto anche, in tempi recenti, una precaria riduzione dei conflitti armati e importanti seppure incerti tentativi di democratizzazione.
C'è uno scandalo, in Italia, che fa ancora poco scandalo. Lo scandalo sta nei numeri molto bassi della presenza delle donne nelle stanze decisionali della politica. Sta in quella media del 19 per cento che ci pone al cinquantaquattresimo posto nella classifica mondiale della presenza delle donne nei parlamenti nazionali. E sta nel ritardo particolarmente accentuato rispetto agli altri Paesi europei. L'Italia non è un paese per donne: a dirlo sono i numeri esigui della presenza femminile nelle istituzioni e il sentimento di estraneità molto diffuso rispetto a un territorio ancora monopolizzato dagli uomini. Analizzando i voti e le scelte politiche delle donne, emerge l'immagine di un puzzle complesso abitato da modelli femminili e gerarchie di valori ancora contrapposte anche se, proprio da parte delle donne, sta arrivando comunque un segnale di maggiore disponibilità a mettersi in gioco su un terreno tradizionalmente ostile. Queste pagine mettono insieme il doppio sguardo di una giornalista e di una sociologa che, con dati, tabelle e comparazioni alla mano, raccontano il rapporto controverso delle italiane con la politica, dal tardivo diritto al voto nel 1946 alle ultime amministrative
Gli scandali raccolti nel nuovo libro di Mario Giordano hanno un elemento in comune: sono tutti nati, trovati e scoperti negli ultimi mesi. Proprio così: mentre i cittadini chiedevano di cancellare i vitalizi della casta, quei vitalizi aumentavano. Mentre supplicavano di ridurre gli sprechi, quegli sprechi raddoppiavano. Mentre urlavano di ridurre le spese del Palazzo, le spese del Palazzo si moltiplicavano. Mai visto niente di così spudorato. "E dunque" dice Giordano "come si fa a mollare? Come si fa a tacere? La lotta contro le sanguisughe è appena all'inizio. È una lotta difficile, e combattendo ogni tanto si rischia pure di cadere nello sconforto. Anche questo libro farà venire a molti il mal di fegato, ma continuare a indignarsi non è solo un diritto. È un dovere: per noi, per la nostra storia, per il nostro futuro. Sono due i grandi nemici che oggi dobbiamo combattere: da una parte c'è la montagna di privilegi che ci sta soffocando, dall'altra c'è la rassegnazione. E la rassegnazione è un lusso che non ci possiamo permettere.
tra il 1944 e il 1946, a New York, Dwight Macdonald dà vita a "politica", una rivista radicale che raccoglie le idee di intellettuali americani ed europei di particolare raffinatezza. Tra questi si possono ricordare i nomi di Andrea Caffi, Albert Camus, Nicola Chiaromonte, Paul Goodman, Mary McCarthy, George Orwell e Simone Weil.
Autori di provenienza differente ma accomunati da uno spirito "irregolare", capaci di riflettere con profondità di giudizio su questioni centrali come il socialismo, la società dei consumi, la minaccia atomica, i limiti della democrazia rappresentativa.
I saggi raccolti in questo volume, di Caffi, Goodman e Macdonald, sono tra gli scritti più rappresentativi apparsi su "politics"; ad essi si è voluto aggiungere un articolo introduttivo di Hannah Arendt. I temi trattati riguardano la critica al progresso tecnologico in quanto portatore più di distruzione che di benessere, la riflessione sulla minaccia rappresentata dalla società dei consumi per l'autonomi degli individui, la ricerca di un rinnovamento non-violento della vita degli uomini. Dalla discussione di questi temi emerge un pensiero politico per il quale - come scrive Arendt - "l'uomo non è solo la radice, l'origine di tutte le istanze politiche, ma lo scopo ultimo di tutta la politica e il solo criterio di giudizio valido da applicare a tutte le questioni politiche".
Il volume raccoglie una riflessione a più voci di docenti di università italiane e straniere sulle relazioni tra le due sponde dell'Atlantico. Individuando nello sviluppo integrale e solidale della società la sfida fondamentale del dialogo euro-atlantico, il testo affronta alcuni aspetti peculiari di tale collaborazione in ambito accademico: le migrazioni degli studenti, la promozione del diritto allo studio e, più in generale, dei diritti umani, il dialogo tra la scienza e la fede, le conseguenze della globalizzazione sull'educazione. Emerge un'ampia riflessione sulla società internazionale e sulla capacità dei due continenti di perseguire una vocazione comune che accompagni il loro cammino storico e arricchisca l'identità culturale e spirituale dei loro popoli.