Ida Zilio-Grandi evidenzia la varietà di concezioni e valori espressi dalla fede islamica, sostenendo la sua indagine attraverso il sapiente utilizzo di diverse fonti, tutte appartenenti al vasto contenitore della letteratura religiosa. Il lettore ritroverà in ognuna di queste virtù gli stessi ideali riconosciuti da altre tradizioni religiose, quei valori comuni indispensabili sia a una convivenza serena tra le diverse fedi, sia a un reale confronto con il mondo secolare.
La storia degli IMI (internati militari italiani) è la storia dei circa 650mila soldati che, dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, furono catturati e deportati dai tedeschi. L'offerta di aderire alle SS o alla repubblica di Salò ed essere rimpatriati fu accettata solo da una piccola parte; la massa scelse di rimanere prigioniera nei lager, come autentico atto di resistenza. Grazie a una ricchissima mole di diari, lettere e testimonianze dirette, edite e ancor più inedite, il libro ne racconta la vicenda complessiva, dalla cattura alla liberazione e al ritorno, scoprendo anche aspetti poco noti della violenza nei lager, nei campi di lavoro coatto e di punizione, del loro bagaglio di ideali e di umanità, del rapporto con la popolazione civile e con le donne. Una pagina a lungo trascurata e sottovalutata recuperata qui, attraverso le voci dei protagonisti, in un quadro vivido e dettagliato.
Che ne è oggi della discepola prediletta, della donna autorevole, dell’apostola che ha creduto e seguito Gesù? Un lungo processo di alterazione e di ridimensionamento ci consegna una figura di peccatrice e di pentita, nella quale si fondono bellezza sensuale e mortificazione del corpo. Riflettere sul «caso Maddalena», addentrarsi nelle pieghe della storia e delle arti, significa rimuovere equivoci e manipolazioni, ritrovando, nel cuore del cristianesimo, i ruoli determinanti che le donne aspettano ancora di svolgere pur avendoli avuti fin dalle origini.
E' il lavoro più recente di Derrida, dedicato a uno dei grandi temi della filosofia morale: l'amicizia. Tutto gira attorno all'interpretazione e allo smontaggio di una frase che Montaigne riprende da Aristotele: "Oh miei amici, non c'è nessun amico". Questa che appare una manifesta contraddizione si rivela invece come il motore paradossale delle nostre idee principali riguardo al conflitto, alla politica, al dialogo. Derrida ricava così da una frase un'intera tradizione di pensiero, da Aristotele, attraverso Nietzsche, fino a Blanchot e ne indica lo sfondo implicito e l'alone di interdetto che la accompagna e la lascia aperta per noi.
Ogni persona investe molti degli oggetti della sua vita di un significato inconscio, ogni persona successivamente si muove in un ambiente che evoca costantemente la storia psichica del Sé.
Prendendo il modello del lavoro onirico di Freud come paradigma per tutto il pensiero inconscio, Christopher Bollas illustra come l’analista e il paziente usino tali processi inconsci per sviluppare nuove strutture psichiche che il paziente può utilizzare per alterare la sua esperienza personale. Basandosi su questi fondamenti, continua descrivendo alcune forme molto speciali di esperienza del Sé, tra cui la tragica follia delle donne che si tagliano.
Interprete originale della teoria classica e delle problematiche cliniche, Bollas porta qui il lettore nella trama stessa del processo psicoanalitico.
Nello scorrere del tempo Francesco d'Assisi fu riconosciuto come profeta, ossia persona dotata di doni profetici. Così, ad esempio, alcune fonti, dopo aver dimostrato che l'Assisiate fu apostolo, avendo imitato la vita di Cristo, ed evangelista, a causa della predicazione, affermano che il santo fu reso dal Signore profeta luminoso e straordinario. Il tema della profezia, che coinvolge non soltanto la religiosità, ma anche diversi ambiti della vita personale e sociale, nel corso degli anni è stato esaminato da storici delle religioni e del cristianesimo sotto molteplici aspetti, fino ad essere approfondito e studiato nei suoi contenuti, contesti specifici ed esiti. Considerando i risultati raggiunti e i diversi metodi di approccio è interessante studiare Francesco d'Assisi e il carisma profetico a lui attribuito.
Primo papa gesuita della storia, Jorge Maria Bergoglio è asceso al soglio pontificio a conclusione di una delle crisi più drammatiche nella storia della Chiesa cattolica, e ha segnato fin dai primi gesti e dalle prime dichiarazioni pubbliche una discontinuità radicale con chi lo ha preceduto, rilanciando l'idea di una Chiesa che sappia essere «ospedale di campo», proiettarsi nel mondo esterno e affrontare con decisione e realismo i grandi problemi che lacerano la contemporaneità: la carenza e precarietà del lavoro, l'emergenza ambientale, il moltiplicarsi dei fenomeni migratori e la crescita esponenziale di poveri e scartati, a ogni latitudine. Leonardo Becchetti interroga il pensiero di Bergoglio, spaziando da un'enciclica rivoluzionaria come la Laudato si' al memorabile discorso pronunciato davanti agli operai dell'Ilva di Genova; ne spiega l'impatto rivoluzionario su una scena politica radicata nelle piccolezze del presente; ne esalta la generatività, intesa come «percorso verso il futuro» e verso una sempre maggiore realizzazione e pienezza della comunità umana. E formula, partendo dalla propria esperienza nei settori dell'economia civile e della finanza etica, un ventaglio di soluzioni e idee che potrebbero trasformare in realtà i principi, nobilissimi e progressisti, della Bergoglionomics.
Il volume si concentra sugli scritti “apocalittici” prodotti tra giudaismo del secondo Tempio e protocristianesimo. L’intenzione è quella di valorizzare l’elemento “visionario” che accomuna questi scritti al più ampio filone dei resoconti visionari diffusi nelle culture del Mediterraneo antico, mostrando soprattutto le relazioni tra esperienze religiose e processi di “messa per iscritto” che hanno favorito la trasmissione di questi testi in reti di comunicazione sulla lunga durata.
Galeno, medico e filosofo greco, ha giocato un ruolo cruciale nello sviluppo della medicina occidentale, influenzandola per oltre tredici secoli. Attraverso un'attenta ricostruzione storica e le parole dello stesso Galeno, Véronique Boudon-Millot offre al lettore una biografia che ne ripercorre la vita e la carriera: dalla cura dei gladiatori a quella degli imperatori, dalle origini a Pergamo ai suoi viaggi a Smirne, Corinto, Alessandria e infine Roma, ai tempi dell'apogeo dell'Impero.
Tutti evitano la casa di Mateu della Mina, la più misera del paesino catalano di Caldes de Malavella. E anche Mateu, se potesse, farebbe lo stesso. Figlio di un boscaiolo e di una lavandaia, è tutto il contrario della sua numerosa famiglia: laddove genitori e fratelli sono irruenti e litigiosi, lui è introverso e riflessivo, e alla loro scarsa voglia di lavorare oppone un'indole seria, rispettosa e determinata. Mateu, si mormora in paese, è "il figlio dell'italiano", un soldato sopravvissuto al naufragio della corazzata Roma, bombardata dai nazisti dopo l'armistizio del 1943. Del forestiero si ricordano solo i modi gentili, il bell'aspetto e le canzoni napoletane che amava fischiettare. È alla morte della madre, a sessant'anni quasi compiuti, che Mateu decide di chiarire il mistero delle proprie origini: intraprende così un viaggio attraverso Spagna e Italia, alla scoperta di un amore proibito e di ricordi a lungo rimossi. A tornare alla luce saranno, oltre alla sua, le storie delle centinaia di marinai italiani scampati al bombardamento della Roma e delle famiglie catalane che offrirono loro rifugio. Le vicende di Ciro, Santo, Ovilio, Gavino e del Poeta si intrecciano così a quelle di Joana che amava i fiori, di Pere di casa Rabassa, padre fuggitivo della piccola Carme, di Quimeta di Vidreres, la "fidanzata catalana", e di Manela dell'Ideal, indomita figura di vedova capace di ribellarsi alla violenza della Storia. Nel ricostruire un episodio - poco noto ma dall'alto valore simbolico - della seconda guerra mondiale, Rafel Nadal compone un romanzo corale che intreccia ricostruzione biografica e invenzione romanzesca.
Nel celebre dialogo platonico Fedone, Socrate afferma con tranquillità: «Noi uomini siamo proprietà degli dèi». È facile notare come una tale affermazione risuoni con le posizioni classiche del cristianesimo in materia, ma d'altra parte è un fatto che la filosofia di ogni matrice da sempre ragioni senza sosta sulle zone liminari dell'esistenza. Nella fattispecie, nonostante la progressiva secolarizzazione del mondo, in cui l'uomo sembra essere ormai l'unico padrone del proprio destino, una domanda fondamentale continua a pesare sulla soglia di uscita: se la vita è a nostra disposizione, lo è anche la morte? Oggi che la tecnica ha complicato il discorso, estremizzandone presupposti e conseguenze, "indisponibilità della vita" e "disponibilità della vita" restano formule di centrale importanza, che sintetizzano due diverse maniere complessive di accostarsi ai temi della bioetica e del diritto. Tuttavia, nonostante il suo carattere "strategico", in letteratura questo binomio non è stato specificamente e organicamente tematizzato. Così, dopo anni di studio, Giovanni Fornero ne traccia per la prima volta la fisionomia storico-teorica complessiva, mostrandone le concretizzazioni giuridiche e penalistiche, soprattutto in relazione ai controversi problemi della morte medicalmente assistita. "Indisponibilità e disponibilità della vita" è un paziente e approfondito lavoro di ricerca giuridica e filosofico giuridica che persegue gli ideali del rigore e della chiarezza, rivolgendosi quindi non solo agli specialisti ma anche al più largo pubblico, sensibile all'incandescente urgenza di questi temi. Fornero infatti non si limita a ricostruire lo stato dell'arte, né a registrare il dibattito in corso (e i suoi antecedenti storici), ma prende apertamente posizione in merito alle cruciali questioni del diritto di morire, del suicidio assistito e dell'eutanasia volontaria. Questioni che sono al centro di un acceso dibattito nel nostro Paese e che interpellano nello stesso tempo l'etica, la filosofia, il diritto, la politica pensata e quella agita.
«L'uomo è entrato nell'epoca della sua riproducibilità tecnica». Parafrasando la celebre affermazione di Walter Benjamin a proposito dell'opera d'arte, Sylviane Agacinski interroga, in questo agile pamphlet, ciò che è oggi ovunque dinanzi ai nostri occhi: la riproducibilità tecnica del corpo umano. Riproducibilità annunciata con clamore dalle due religioni del nostro tempo: la potenza tecno-scientifica e la dottrina ultraliberale. L'assalto al corpo carnale per conquistare il cielo del corpo fabbricato è cominciato da tempo, e ha per oggetto due delle facoltà supreme della specie umana: la procreazione e la maternità. La fecondazione assistita, concepita non più come rimedio all'infertilità della coppia, ma come mera riproduzione tecnica della vita, ha aperto la strada all'«uso mercantile della potenza procreativa delle donne e del suo frutto, i bambini». In attesa della macchina chiamata Utero Artificiale (UA), nell'epoca del «mercato totale» in cui ogni individuo è libero di sottoporre a contrattazione tutto, persino il corpo umano, «senza che le leggi interferiscano», è il ventre delle donne a essere, con la «maternità surrogata», oggetto di compravendita, ed è il diritto al bambino, e non più il diritto del bambino a non essere trattato come una proprietà alienabile, la Legge. Al di là delle illusorie credenze che l'accompagnano - l'idea, ad esempio, che una libera sessualità, affrancata da ogni carnalità, possa superare la differenza tra i sessi - questa Legge in cui nulla è sottratto al mercato rappresenta, per Sylviane Agacinski, un pericolo senza pari per la dignità del vivente, un pericolo che va contrastato con la forza di leggi che garantiscano il rispetto dell'integrità morale e fisica di ogni essere umano. Prefazione di Francesca Izzo.