Il catalogo si propone come uno strumento di catechesi utilissimo per riflettere a fondo sui contenuti dell'Anno della fede. Oltre al percorso della mostra prodotta da Itaca, il volume contiene un contributo di Roberto Filippetti sulla domanda di Assoluto nella letteratura moderna e contemporanea, una ricca antologia di testi sulla fede nei Padri della Chiesa a cura di don Francesco Braschi e don Giuseppe Bolis, e un'ampia selezione di brani tratti dal magistero di Benedetto XVI.
«La mostra «Videro e credettero. La bellezza e la gioia di essere cristiani» intende innanzitutto ribadire ciò che sta all’origine della fede di ogni uomo: il dono di grazia che scaturisce dall’incontro con il Cristo, morto e risorto, unico salvatore dell’uomo. Questo incontro è possibile oggi poiché Egli è il vivente, ed è per riscoprirne la «gioia ed il rinnovato entusiasmo» che il Papa, come ha ricordato nella Lettera apostolica Porta fidei, ha indetto l’Anno della fede».
Dall’introduzione di Rino Fisichella
La storia di un uomo che desiderava conoscere la Verità e si mise alla ricerca di Dio. Dopo un cammino fatto di dubbi, domande, slanci e incertezze trovò Dio in un posto molto speciale: il suo cuore. Età di lettura: da 5 anni.
La natura dell'uomo, che crede nella risurrezione di Cristo, viene trasmutata dall'azione fecondatrice di Dio. Le tendenze inquinate del suo essere sono lentamente abolite; le aridità mentali, fecondate; le ferite, contratte nel duro combattimento dell'esistenza, guarite; le durezze emotive, disciolte dal nuovo alito di amore; la rigidezza implacabile della ragione, disgelata dalla luce calda dello Spirito; il deviamento dei sensi, attratti dal fascino dell'esteriore, corretto dall'intima luce. Allora la vita è bellezza, gioia e libertà, allegrezza di ogni ora e sicurezza del sempre, e il tempo e lo spazio non hanno più alcun significato.
Il testo presentato costituisce la prima traduzione in italiano dell'encomio per il santo monaco Sergio di Radone. Il suo discepolo, Epifanij, che ne ha tracciato il profilo, sottolinea come l'igumeno di Radone svolse a più livelli un ruolo fondamentale per il destino della Russia. Sul piano religioso egli è concordemente considerato colui che ha provocato lo straordinario risveglio spirituale del paese dopo il lungo giogo tataro. Sergio di Radone partecipò attivamente alle vicende storiche della Russia, appoggiando il principato moscovita e sostenendo la sua candidatura a centro organizzatore della lotta per la liberazione del paese. Infine, il santo incise a lungo sullo sviluppo culturale russo tramite il monastero da lui fondato.
The momentous third and final volume in the Pope’s international bestselling Jesus of Nazareth series, detailing how the stories of Jesus’ infancy and childhood are as relevant today as they were two thousand years ago.
In 2007, Joseph Ratzinger published his first book as Pope Benedict XVI in order “to make known the figure and message of Jesus.” Now, the Pope focuses exclusively on the Gospel accounts of Jesus’ life as a child. The root of these stories is the experience of hope found in the birth of Jesus and the affirmations of surrender and service embodied in his parents, Joseph and Mary. This is a story of longing and seeking, as demonstrated by the Magi searching for the redemption offered by the birth of a new king. It is a story of sacrifice and trusting completely in the wisdom of God as seen in the faith of Simeon, the just and devout man of Jerusalem, when he is in the presence of the Christ child. Ultimately, Jesus’ life and message is a story for today, one that speaks to the restlessness of the human heart searching for the sole truth which alone leads to profound joy.
JOSEPH RATZINGER, Pope Benedict XVI, born in 1927 in Germany, has been head of the Roman Catholic Church since April 2005. A prolific author, theologian, and university professor, Ratzinger served as an “expert” at the Second Vatican Council, and was appointed in 1977 by Pope Paul VI to lead the German Archdiocese of Munich and Freising. In 1981, Pope John Paul II called him to Rome to head the Vatican's Congregation for the Doctrine of the Faith, where he served until his papal election.
La Nota Praevia all’Adversus Nationes di Arnobio viene edita per la prima volta in lingua italiana. Essa si presenta con tale articolazione di contenuti, approfonditi minuziosamente e analizzati in contesto con le altre opere apologetiche cristiane, che fa da splendida e illuminante cornice all’opera dell’Autore africano. Anche là dove i contenuti o le spiegazioni sembrano superati da studi recenziori, la verve polemica di Le Nourry, fedelissimo all’ortodossia della Chiesa Cattolica, si associa allo stile fortemente demolitore dei miti pagani di Arnobio, facendo nascere
una letteratura ibrida pagano-cristiana, che forse non vede ancora il tempo di essere valorizzata in tutta la sua portata innovatrice, ed è vittima del pregiudizio di schemi iconografici preconcetti. Vero è che ci troviamo di fronte ad una antropologia di stampo diverso da quello platonico-cristiano, tradizionale ormai all’interno di quasi tutte le dottrine teologiche delle denominazioni cristiane, per cui taluni punti fondamentali del dire arnobiano urtano contro la suscettibilità culturale occidentale, in particolare cristiana. Ma si tratta di cultura, anche se dogmaticamente resa obbligante nel credo degli adepti. La verità potrebbe essere anche altra e una delle tante ipotesi di indagine della verità potrebbe pur essere quella di Arnobio, sincero, anzi sincerissimo discepolo di quello che c’è di più prezioso nel Cristianesimo, cioè Cristo stesso, abbracciando il Quale, si possiede tutto ciò che l’uomo deve possedere, e conoscendo il Quale, l’uomo conosce quanto è necessario conoscere, nella sua totalità e nella sua integrità. Per tale motivo questo è un libro, assieme all’opera stessa di Arnobio, destinato ad un pubblico adulto e che ha del dogma cristiano una visione storica, aperta ad altre letture possibili, se accertate, anche se non coerenti con le formulazioni di fede, che oggi sono correnti. La fede appunto è la matrice che rende ossequio alla verità cristiana, maturatasi nel tempo o nei tempi, emarginando squarci che di volta in volta sono apparsi inutili o dannosi, ma appunto perché squarci di verità talora irrompono luminosi in maniera prepotente e imprevedibile e improvvisa dal loro tenebroso letargo, obbligando l’assenso ad arricchirsi delle nuove prospettive in armonia col Pensiero fattosi Verbo o Parola vivente nei secoli. Questo è l’Arnobio, che sembra opportuno capire e rivalutare anche quanto ad argomentare apologetico. Che, sebbene nella mira polemica ci siano specialmente idoli, tuttavia tali idoli sono frutto dell’umano immaginare. Ieri come oggi come domani. La ricerca della verità tra ondate di flussi e di riflussi resta una caratteristica della finitudine umana. A tale finitudine si appella Arnobio perché l’uomo trascenda se stesso, e contemplando la sua miseria – descritta con un elenco mozzafiato di diciassette impietosi aggettivi – si apra all’Eterno. Ed è questa la chiave di lettura per comprendere l’opera arnobiana, che obiettivamente risulta essere la più corposa e massiccia apologia, superata in voluminosità e impostazione soltanto dalla Città di Dio di sant’Agostino.
L'opera apologetica di Arnobio il Vecchio trova un primo sigillo di singolarità nella
sua particolare collocazione cronologica se è vero – come sembra ormai difficilmente negabile – che l’Adversus Nationes vide la luce mentre infuriava l’estrema e violenta “reazione pagana” promossa da Diocleziano.
Il celebrato retore di Sicca ebbe così modo di registrare sia la brutale e alla fine inane istanza restauratrice e tradizionalistica della costruzione tetrarchica, sia la fatalità della prossima legittimazione del cristianesimo.
Naturalmente, la posizione isolata di Arnobio nell’ambito delle tensioni e dei dibattiti della Chiesa precostantiniana e prenicena, le circostanze straordinarie che 1’autore stesso volle porre a radice della propria conversione, hanno sovente orientato gli interpreti a considerare il pessimismo della grande apologia come il frutto di una disperazione assolutamente biografica, esistenziale, malamente trascinata verso uno spicciativo e risolvente accesso ai sicuri approdi della salvezza cristiana. La stessa esiguità di notizie su Arnobio, sui suoi contatti e principalmente sul suo itinerario
culturale precedente la conversione, ne hanno rimpicciolito il profilo di testimone del tempo.
Al contrario, questo retore così singolare sia nel proporsi non come un intellettuale di sintesi ma di rottura, sia nello stringere una verità che conosce imperfettamente, rappresenta in modo assai realistico quel processo di massiccia trasmigrazione verso
il cristianesimo che si è abituati a seguire solo attraverso le parabole esemplari e conclusive di protagonisti pienamente coscienti delle implicazioni insite nelle loro scelte: Clemente di Alessandria o Agostino, per fare due nomi e indicare, all’ingrosso, due estremi temporali.
E in una prospettiva più concentrata sull’approfondimento dell’itinerario missionario e pastorale della Chiesa, illustra con significativa chiarezza le ragioni seminali di una cultura mai completamente cristianizzata e dunque il ciclico emergere, in essa, di tensioni antagonistiche rispetto alla Fede.
Tutto ciò è tanto più vero proprio perché la periclitante teologia arnobiana, laddove quasi paolinamente propone una distanza incolmabile tra l’infinita grandezza di Dio e la miseria della condizione umana, in realtà finisce quasi fatalmente, a motivo di
un’iterata e ‘comoda’ opzione apofatica, col determinare una frattura non ricomposta tra gli ordini della Grazia e della natura.
L'Introduzione alla sapienza è una piccola opera, presentata qui per la prima
volta in versione italiana e cinese con l’originale latino, rappresenta una sorta di compendio del pensiero vivesiano. Pubblicata nel 1524, essa conobbe un enorme successo. In essa traspare l’afflato pedagogico e cristiano di Vives. Tra gli argomenti eterogenei, il filo conduttore è la sapienza come discernimento, ossia retto giudizio
di valore. Il sapiente attribuisce ad ogni realtà il suo peso specifico, in relazione con la vera giustizia. Il tradizionale primato dell’anima sul corpo non snatura in un disprezzo dualistico verso le realtà materiali, ma orienta piuttosto, in chiave
“personalistica”, la ricerca del sano giudizio verso le virtù e la religione. Ed è per questo che la figura di Gesù Cristo assurge a centro o chiave di volta di tutto l’edificio. Le realtà, anche le più concrete e familiari, ricevono dagli insegnamenti dell’unico Maestro la loro determinazione ultima e la carità cristiana illumina tutto il convivere umano, dal modo di parlare al contegno verso gli altri e verso se stessi.
Afflitti da una profonda crisi culturale che si declina a livello europeo come ‘perdita di identità’ e a livello sociale e familiare come ‘emergenza educativa’, la lettura di Vives costituisce un valido contributo per attingere con discernimento al patrimonio classico e cristiano. La pubblicazione gioverà anche a far recuperare quei principi educativi che sono stati alla base del vero progresso dell’Occidente. Ragione e fede, sapienza umana e rivelazione divina, lungi dal contrapporsi, sono integrati secondo la migliore tradizione cattolica. Senso comune, dottrina biblica, proverbi grecolatini
e massime dei filosofi sono messi a servizio di un’unica sapienza di vita che esalta la scienza personale, la dignità umana, la vera fraternità e l’armonia tra esistenza terrena e destino nell’Aldilà. Tutto ciò fa di questo scritto un tassello irrinunciabile
di una ideale ‘Biblioteca della civiltà dell’amore’.
Juan Luis Vives (1492-1540) è il maggiore esponente spagnolo dell’umanesimo rinascimentale. Poco conosciuto in Italia, lo scrittore valenziano è un esempio di vero europeo, come i suoi amici Erasmo da Rotterdam e Tommaso Moro. Eredi della triplice fonte della civiltà occidentale (Atene, Roma e Gerusalemme) questi autori esprimono il meglio della cultura europea che sapeva congiungere razionalità critica, senso della giustizia e spiritualità religiosa. Pure la vicenda personale del Vives, che lo portò successivamente a Parigi, Lovanio, Londra, Oxford, Breda e soprattutto
a Bruges, documenta, dal punto di vista geografico, la sua europeità. Tra le sue opere ve ne sono alcune filologiche (lavori su Cicerone, Virgilio e Aristotele) e altre prettamente religiose (il Trionfo di Cristo, la Meditazione sulla Passione e la sua apologia sulla Verità della fede cristiana). Egli si occupò pure di giustizia sociale e di organizzazione della beneficenza (Il soccorso dei poveri) e fu un pioniere della letteratura pacifista in un’Europa dilaniata da guerre fratricide (Concordia et discordia humani generis e De Europae dissidiis). Ai temi dell’esistenza concreta, della morale familiare e sociale l’umanista ispano-fiammingo – noto come pedagogista ed educatore ‑ rivolge la sua attenzione con due trattati sulla vita coniugale (L’educazione della donna cristiana e I doveri del marito) e il suo celebre De disciplinis. In ogni ambito il suo ideale si esprime con queste parole: dignità, spiritualità, temperanza, operosità.
Questo libro, curato da don Santino Sparta, raccoglie tutte le poesie di Karol Wojtyla, e le accompagna con una diligente semplificazione e con note critiche.
Si esce dalla lettura di Come l’acqua... con delle sensazioni forti, come quando si viene fuori da uno di quei fiumi rigeneratori presenti in ogni cammino di iniziazione. Il corpo che vibra e le gocce che giocano sulla pelle narrano dell’acqua che scorre, della dolcezza del fluire ritrovato, della forza che proviene dagli argini, dell’impeto come energia che attraversa gli ostacoli.
Leggendo si impara tanto su come, nella teoria e nella prassi della Gestalt Therapy, si lavora (o meglio: si entra in contatto) con i bambini. E non solo con loro. E non solo nel setting terapeutico o educativo. Perché i bambini ci aiutano a crescere. E forse, per far crescere la «nostra statura prossima» (quella di cui parla mirabilmente Mario Luzi), abbiamo bisogno di raggiungere ogni bambino ferito nel suo dolore, nella sua disperazione, e di coinvolgerlo (e coinvolgerci) nella danza relazionale che dentro il suo corpo vibra e preme per fluire. Come l’acqua...
Contenuti del Cd
1.Saluto alla folla
2.Radiomessaggio natalizio
3.Saluto ai fedeli della parrocchia di San Basilio
4.Discorso alla Basilica di Loreto
5.Discorso alla Basilica di Assisi
6.Auguri pasquali in 17 lingue
7.Discorso ai bersaglieri
8.Pensieri dal Diario e dal Testamento spirituale
Una bella sorpresa per i bambini: undici deliziose e divertenti favole in rima narrate da diverse voci di attori, tra cui Pino Insegno e Ricky Memphis, tra quelli più noti al grande pubblico, e altri personaggi come Andrea Lo Cicero, capitano della Nazionale di rugby, e la giornalista di Radio Rai Carlotta Tedeschi.
Sono storielle piene di umorismo e simpatia, che tra buffi protagonisti e rocambolesche avventure parlano di amicizia, amore, accoglienza e solidarietà, con allegria, poesia e molta saggezza, perché, come in ogni favola che si rispetti, c’è sempre qualcosa di bello e importante da imparare.
Le narrazioni, caratterizzate ognuna da un tocco di originalità e stile, sono accompagnate da belle musiche che incantano ed evocano luoghi vicini e lontani. Il progetto nasce con scopi benefici e il 10% del ricavato di ogni acquisto
sarà devoluto all’AIPD,Associazione Italiana Persone Down.
Ideali per un regalo, anche di Natale (alcune delle storie sono espressamente natalizie), queste audiofiabe si prestano anche ad essere recitate in occasione di spettacoli dedicati ai bambini.
Autori Giuseppe Bottazzi. Diplomato ISEF e insegnante di Educazione Fisica. Ha collaborato con la facoltà di Pedagogia dell’Università La Sapienza di Roma come animatore per ragazzi. È socio dell’AIPD, Associazione Italiana Persone Down. Con il progetto Ti regalo una favola esordisce come scrittore.
Felice Severa. Musicista e compositore, ha frequentato il Conservatorio di Santa Cecilia di Roma ed è diplomato in Pianoforte e in Musica Elettronica. Ha frequentato il corso Orff per la didattica musicale e insegnato presso l’Istituto Italiano di Informatica Musicale.Tra le sue esperienze artistico-musicali ci sono collaborazioni nel teatro, con C. Croccolo, P. Insegno, I. Ghione, M. Casco nel campo della musica leggera, con L. Biolcati, M. Rei, Giorgia, “Bottega dell’arte”, G. Giuliani, in campo discografico con una produzione di musica NewAge nella formazione“Maximus et Felix”, nella moda, con Gattinoni e Grande.