Il libro si sofferma sulle principali ideologie del Novecento e mostra come esse si presentino come nuove e capaci di operare cambiamenti, ma in realtà esprimano ripetitivamente il bisogno di fingere il nuovo, approdando su posizioni che inizialmente avevano affermato di sovvertire. Il saggio tende però anche a individuare nelle pieghe di questo movimento ripetitivo un percorso di emancipazione dal bisogno di riproporre la finzione del nuovo e ne segnala le possibili implicazioni pratiche soprattutto per quanto riguarda il problema della sanità psichica.
I "valori dimenticati" dell'Occidente provengono dai due grandi cespiti della civiltà europea: la filosofia greco-romana e la religione ebraico-cristiana. In Socrate, Platone, Aristotele e Plotino ritroviamo i concetti di cura dell'anima, assimilazione a Dio, virtù, giustizia, verità, bene e bellezza. Nell'Antico Testamento, nei Vangeli e nei grandi pensatori cristiani come Agostino ritroviamo invece i concetti di persona, amore, rivelazione e salvezza.
A lungo trattate dagli studiosi come un oggetto misterioso, le opere mnemotecniche di Bruno si sono rivelate come il centro e il motore occulto di tutta la sua opera. Il loro aspetto cifrato non finisce di stupire, sin dalla definizione della disciplina. Nata come tecnica utilizzata dagli oratori per esercitare la memoria, la mnemotecnica è diventata nel corso dei secoli un nuovo "regime delle immagini", intese come fantasmi mentali, una sorta di pratica teurgica, collegata a quella primordiale sapienza egizia che fu lo stendardo dell'ermetismo rinascimentale e che Bruno innova con tecniche appropriate alle sue teorie. All'edizione critica del testo latino si affiancano la traduzione italiana e il commento storico-filosofico.
Uno spaccato essenziale della vicenda storico-teorica dello Stato attraverso la voce dei pensatori, da Machiavelli a Foucault, che maggiormente hanno contribuito a definirne l'identità o a smascherarne l'ideologia. Pier Paolo Portinaro insegna Filosofia politica e Storia delle dottrine politiche all'Università di Torino.
Karl Löwith e Jacob Burckhardt, un grande filosofo del Novecento di fronte all'autore di opere capitali quali "La civiltà del Rinascimento in Italia" e "L'età di Costantino il Grande". Un confronto ricco e stimolante tra due figure esemplari del pensiero europeo. Karl Löwith (Monaco di Baviera, 1897-Heidelberg, 1973) è una delle figure più originali della filosofia tedesca contemporanea. Fu costretto ad abbandonare la Germania nel 1936 e vi rientrò solo nel 1952, dopo aver insegnato in Giappone e negli Stati Uniti.
Docente di Filosofia teoretica all'Università di Salerno, Elettra Stimilli presenta con questo libro la biografia di Jacob Staubes, uno dei più importanti pensatori ebrei del Novecento. Nato nel 1923 e scomparso nel 1987, Staubes è autore di studi sull'escatologia e la teologia politica. Oltre a ricostruire l'attività di Staubes, Stimilli ne mette in luce i rapporti con Benjamin, Carl Schmitt e con la cultura europea del XX secolo.
Una mappa concettuale, chiara e originale dell'estetica come disciplina filosofica di frontiera. La prima parte è dedicata all'esperienza del bello attraverso un'analisi delle tematiche della percezione e del dell'emozione giudizio estetico. La seconda parte affronta il problema dell'arte e risponde a sfide teoriche sollecitate dall'oggi. Nell'epoca della svolta multimediale e della diffusione delle tecnologie digitali è ancora possibile parlare di unità dell'arte? Come riconosciamo un'opera d'arte? In che rapporto sta la fruizione delle opere artistica con la nostra più generale esperienza? Quale relazione è ancora pensabile tra finzione artistica e realtà?
"Saltabeccando da un libro a un film, da un episodio di cronaca all'analisi di un quadro a una polemica intellettuale di lungo periodo, Savater può dare finalmente corso alla sua vena di grande dilettante, nell'accezione stendhaliana del termine. E quello che potrebbe sembrare soltanto un insieme di materiali diversi lascia intravedere una trama ben precisa: trama disegnata da un giornalista sui generis, simile a un philosophe che può essere apparentato a quella tradizione di illuminismo scettico francese che da Montagne passa per Voltaire e conduce poi a Camus e da ultimo a Cioran." (Franco Marcoaldi)
Robert Nozick, uno tra i più importanti filosofi contemporanei, affronta i grandi problemi della nostra esistenza in questo libro che si pone a metà strada tra la più seria divulgazione e la più ardita sperimentazione. Che cosa ci lega ai nostri figli e ai nostri genitori; perché le emozioni più forti che proviamo sono legate alla sfera della sessualità; come possiamo accettare il fatto inevitabile della morte. Un libro che non offre risposte definitive, ma traccia un ritratto di vita. Introdotto da uno scritto di Salvatore Veca, il testo di uno dei massimi filosofi contemporanei impegnato a riflettere sulla felicità, sulla morte, sul sesso, sul bene e sul male.
Il nesso tra affetti e legami è questione decisiva nell’odierno contesto culturale, sempre più incline a ridurre l’affezione a emozione e la ragione a calcolo. Ne consegue una razionalità astratta senza eros e un’affettività narcisistica senza legami, che minacciano l’unità dell’esperienza, la ricchezza delle relazioni, la realtà familiare, l’affidabilità sociale. Nel rapporto tra pathos e logos, tra affezione e ragione, dove sono implicate l’identità dei soggetti e la capacità di relazione, sta un nodo antropologico dell’Occidente. È possibile una diversa visione dell’uomo, nella quale trovino conciliazione il sentire e il pensare, il coinvolgimento e il giudizio, il patire e l’agire? Si dà un’etica degli affetti, di cui la famiglia sia struttura esemplare?
A queste domande cerca risposte il primo volume dell’Annuario di Etica, concepito come inedito luogo di incontro e di elaborazione teorica, come proposta e confronto sui grandi temi dell’etica, a partire dall’attualità dell’esperienza morale. Esso coltiva una linea che pone a confronto alcune grandi tesi, nella convinzione che è ancora possibile la determinazione della verità e del bene, a fronte di una situazione presente rassegnata ad una pratica indifferenza reciproca dei diversi saperi e credenze, incline alla privatezza della verità e del bene e alla retorica del frammento.
In questa condizione culturale l’etica assume paradossalmente spazio e rilievo, come luogo di interessata ricerca e di possibile intesa, in cui è sollecitato il ripensamento delle premesse antropologiche e dei fondamenti ultimi della realtà.
Francesco Botturi è ordinario di Filosofia morale nell’Università Cattolica di Milano.
Carmelo Vigna è ordinario di Filosofia morale nell’Università Ca’ Foscari di Venezia e dirige il Centro Interuniversitario per gli Studi sull’Etica (C.I.S.E.).