Non esiste realtà senza storia e l'Europa non può fare i conti con il suo presente e il suo futuro senza il suo passato politico, religioso, sociale e culturale. Se la Famiglia Medici è un punto di riferimento umanistico e rinascimentale, Casa Savoia, con la sua millenaria storia, è di imprescindibile importanza per conoscere culturalmente l'Europa. Tuttavia, i suoi stretti legami con la Chiesa, fino alla breccia di Porta Pia, e le scelte prese da Vittorio Emanuele III durante la Seconda guerra mondiale, l'hanno resa perlopiù sconosciuta, anche in ambito scolastico. Fatto veramente incredibile, se consideriamo la molteplicità, in Italia e all'estero, di residenze, cappelle, chiese, cattedrali, abbazie, biblioteche, gallerie, archivi... legati ai Savoia e visitati da milioni di turisti e studiosi ogni anno. Questo libro - frutto di trent'anni di ricerche storiografiche dell'autrice -, per la prima volta, raccoglie e racconta, in maniera organica e documentale, il profondo rapporto che ha legato Casa Savoia alla Chiesa, mettendo in luce come la dinastia sabauda abbia unito ad essa i suoi destini da un punto di vista sia politico che spirituale. Passano così davanti ai nostri occhi personalità maschili e femminili dal calibro internazionale che, attraverso una precisa documentazione archivistica e bibliografica, anche inedita, spiccano per il loro valore e la loro attività governativa, amministrativa e di grande carità cristiana. Da queste pagine emergono, in tutto il loro vigore e fascino, volti e nomi che fuoriescono dall'anonimato e continuano a sigillare, con l'arte e la toponomastica, i borghi e le città della nostra Europa.
La domanda sorge spontanea: c'era proprio bisogno di un altro libro sul Sessantotto? Non è forse già stato detto, scritto e pensato tutto, su quel fenomeno sociale e politico? Cos'altro si può dire, in proposito? A ben guardare, i discorsi sul Sessantotto, sono di due tipi: celebrativo, da parte di protagonisti o loro ammiratori; deprecatorio, da parte di chi ritiene che sia stato un fenomeno deleterio. In nessun caso ci si interroga su un'eventuale intenzionalità: si dà per scontato che sia stato un fenomeno spontaneo, originato e sviluppato meccanicamente. È un fenomeno comune, nel mondo moderno, l'assenza di un fine: sembra che tutto accada per «caso e necessità», come sosteneva il premio Nobel Jacques Monod. Non ci sono agenti, non ci sono fini, non ci sono intenzioni. Roberto Marchesini osserva il Sessantotto togliendosi questi occhiali moderni e infilandosi, invece, quelli più classici (del resto, è nota la sua appartenenza alla scuola aristotelico-tomista): tutto avviene per uno scopo. Qual è, dunque, lo scopo del Sessantotto? Di chi era lo scopo? Cui prodest, chi ci ha guadagnato? Ecco, dunque, un libro sui generis sul Sessantotto: uno sguardo nuovo eppure antico su quel fenomeno che, per molti versi, è ancora misterioso. «Dopo aver letto questo libro risulterà più facile capire cosa sia stato quel multiforme slittamento di paradigma o trasformazione che è stato il Sessantotto. Non una rivoluzione per la giustizia, se non nelle impressioni di chi la visse; non la vittoria del nuovo sul vecchio per stabilire più equità - se non in certi casi - ma il momento in cui emerse, così visibile, attraverso movimenti di piazza e organizzazioni giovanili spontanei, semispontanei e anche non spontanei, il lavorio corrosivo che era stato condotto nei decenni precedenti nell'ambito della cultura, della società, delle credenze e delle idee» (Mario Iannaccone).
Le cospirazioni e le società segrete esistono perché l'uomo, ferito dal peccato originale, è inclinato al male e la sua natura sociale lo spinge a unirsi ad altri uomini per realizzare fini malvagi. Roberto de Mattei, con il rigore storico che gli è proprio, ci propone una guida, più che informativa, criteriologica, per orientarsi in questo tenebroso labirinto del male, tra congiure, cospirazioni e complotti, termini che sono spesso usati come sinonimi ma che, attraverso la loro differenza semantica e concettuale, possono aiutarci a comprendere meglio la dimensione occulta della storia degli ultimi cinque secoli. Se le congiure sono accordi segreti, limitati a poche persone e diretti a sopprimere un sovrano o un uomo politico, per ragioni spesso di potere, le cospirazioni sono progetti più ampi che si propongono di rovesciare un ordine costituito. L'epoca d'oro delle congiure e degli assassini politici va dai veleni del Rinascimento al Settecento. Con l'Illuminismo e la Rivoluzione francese si apre un'epoca in cui, accanto alle tradizionali congiure, si sviluppano le cospirazioni di carattere ideologico e politico. Il complotto è invece un aggregato inafferrabile e oscuro, di cui non sono svelate né le identità degli attori né le concrete modalità operative. Il neo-complottismo contemporaneo - dalla cospirazione dell'Acquario ai rettiliani, al Grande Reset, fino al virus pandemico - non ha nulla a che fare con lo studio delle società segrete anticristiane che ha sempre fatto parte della storiografia e dell'apologetica cattolica, ma fa il gioco di tutti coloro che hanno interesse alla destabilizzazione psicologica, intellettuale e morale dell'Occidente.
Cos'è il liberalismo? Difesa della libertà personale, della libertà privata, anti-statalismo, concorrenza, bene comune, tolleranza, sussidiarietà? Niente di tutto questo. Il liberalismo è una ribellione nei confronti della legge naturale, in particolare delle sue declinazioni morali e religiose. Durante la Guerra Fredda l'ideologia liberale e il cattolicesimo hanno avviato un processo di avvicinamento in funzione anti-sovietica. Ora, a trent'anni dalla caduta del muro di Berlino, questa alleanza ha ancora senso? Cattolicesimo e liberalismo sono compatibili? È possibile essere contemporaneamente cattolici e liberali? Quali sono i punti di contatto, e quali le differenze tra queste due filosofie? L'ideologia che ha vinto il confronto con il comunismo e che, dopo la caduta della «cortina di ferro» sembrava destinata a governare il mondo, pare aver perso gran parte del suo fascino. Liberato da quello che sembrava essere il suo antagonista, il comunismo marxista, il liberalismo ha mostrato ai popoli un volto meno amichevole e invitante, sempre più simile a quello dell'antico avversario. Quale, quindi, può essere il giudizio della Chiesa sul liberalismo e sulla sua versione economica, il liberismo? Che rapporto può intercorrere tra i cattolici e il liberalismo? La risposta è nella definizione di liberalismo che lo psicologo Roberto Marchesini fornisce con questo suo lavoro approfondito e documentato, tuttavia semplice e accessibile a chiunque. Una Introduzione di Stefano Fontana, direttore dell'Osservatorio Internazionale Cardinale van Thuân, impreziosisce il volume.
L'Italia è un paese speciale e gli italiani lo hanno sempre saputo: a volte vivono questa specificità come una malattia e un'anomalia, a volte, più di rado, come un eccezionale primato. Quali sono le radici storiche, civili e culturali del caso italiano e quali sono i frutti più recenti? Marcello Veneziani percorre i luoghi teorici e storici in cui nasce e si sviluppa l'ideologia italiana, lo stile, il gusto, la sensibilità civile e religiosa, unita al carattere nazionale. Il suo viaggio va a ritroso dal presente al passato, dal berlusconismo - di cui traccia un bilancio - all'Italia democristiana, dal fascismo all'Italia liberale, dal Novecento al Risorgimento. Prezzolini e Papini, Pareto e D'Annunzio, Malaparte e Berto Ricci, Rensi e Gentile, Evola e Del Noce sono i principali testimoni nel Novecento di questa linea italiana. Sullo sfondo emerge il ritratto filosofico e civile di una Nazione Culturale e di un'italianità scandita attraverso idee e autori, passioni e illusioni di élite e di popolo
La Rivoluzione francese (1789-1799), che segna l'avvento dell'età delle ideologie, viene spesso accostata a quella detta "americana" (1775-1783), da cui riprenderebbe non pochi motivi e riferimenti, e di cui sarebbe da considerare una diretta discendente. Nonostante fin dal secolo XVIII non siano mancati studiosi e osservatori che abbiano vigorosamente smentito questa convinzione diffusa, la vulgata delle rivoluzioni "sorelle" ha continuato a diffondersi. In realtà, come spiega un insospettabile osservatore diretto di entrambi gli avvenimenti, il diplomatico berlinese Friedrich von Gentz (1764 1832), traduttore in tedesco dell'opera-prima par excellence della Contro-Rivoluzione europea - le Riflessioni sulla Rivoluzione in Francia del pensatore e statista angloirlandese Edmund Burke (1729- 1797) -, quella "americana" fu "una Rivoluzione non fatta ma impedita". Così Gentz si esprime nello studio "L'origine e i princìpi della rivoluzione americana" confrontati con l'origine e i princìpi di quella francese, del 1800, qui presentato per la prima volta al pubblico italiano con l'Introduzione del cura-tore dell'ultima edizione statunitense (1955), il pensatore Russell Kirk (1918-1994), che costituisce la prima analisi storica di taglio comparativo dei due grandi avvenimenti.
Il Novecento è una storia ancora in parte viva, con le sue ferite, i suoi drammi, le sue suggestioni politiche e culturali. È stato un secolo unico: senza dubbio il più violento e sanguinario della storia umana. Ha visto lo scoppio della Prima guerra mondiale, con i suoi 10 milioni di morti, i milioni di mutilati e di invalidi; e un secondo conflitto mondiale, che ha cosparso il pianeta di ben oltre 50 milioni di deceduti. Il Novecento è stato l’epoca dei totalitarismi: il fascismo, ma, soprattutto, il comunismo e il nazional-socialismo. Con i loro dittatori, le polizie segrete, gli stermini di massa e i campi di concentramento. Che non sono finiti per sempre, visto che ne esistono tutt’oggi, e non pochi, in Cina, Corea del Nord e forse altrove. Potremmo dire che il Novecento è stato « il secolo senza croce »: l’epoca in cui si è deciso di creare «il regno dell’Uomo», di scacciare definitivamente Dio dalla storia del mondo, dai governi dei potenti, dalla vita degli individui. Per sostituirlo con nuove divinità, ben rappresentate dalle immense statue dei dittatori disseminate per ogni dove, ad esempio, nell’ex Urss. Il Novecento è stato l’epoca delle ideologie che sono diventate dottrine escatologiche di salvezza; dei politici che sono stati acclamati come dei « messia»; della Chiesa di Cristo sostituita, per quanto possibile, dalle chiese-partito. L’epoca in cui la croce di Cristo è stata violentemente avversata, affinché lasciasse spazio alla croce uncinata e alla falce e martello. Non senza che grandi uomini, da Solzenicyn ai ragazzi della «Rosa bianca», sino a Harry Wu ed Armando Valladares, lottassero, come leoni, contro ogni speranza», contro i
moderni Moloch.
Francesco Agnoli, docente a Trento, collabora con Avvenire, il Foglio e il Timone ed è autore di vari libri di storia, filosofia e bioetica. Per Sugarco ha pubblicato Dio questo sconosciuto; Chiesa, sesso e morale (con Marco Luscia) e Santi e rivoluzionari (con Marco Luscia e Alessandro Pertosa).
A centocinquant’anni dall’unificazione politica italiana il mito risorgimentale, su cui si fonda la storia dello Stato nazionale, non è entrato a far parte della memoria collettiva degli italiani. Se l’Unità, evento di carattere politico reso necessario dalle difficoltà di convivenza insorte fra gli Stati europei in età moderna, che rendevano ardua la sopravvivenza dei piccoli Stati, ha trovato consensi, pur di natura eterogenea, il Risorgimento, processo culturale mirante a «modernizzare» la millenaria identità del Paese, non ha raggiunto lo scopo di separare l’Italia dal suo ethos tradizionale cattolico. L’opera di unificazione ideologica è fallita e la costruzione della nuova Italia ha colpito un elemento primario della «nazionalità spontanea» degli italiani, cioè il senso di appartenenza religiosa. L’omogeneizzazione delle istituzioni e la creazione di un forte Stato centralista hanno aperto due ulteriori ferite, una di natura politica e istituzionale, la cosiddetta Questione Settentrionale, e l’altra di carattere più culturale che economico, nota come la Questione Meridionale, con effetti che si fanno sentire ancora oggi. Giuseppe Garibaldi, uno degli artefici principali dell’Unità, è stato protagonista attivo anche del Risorgimento, contribuendo a diffondere un’ideologia relativista e laicista e a porre le basi di una liturgia civile totalmente svincolata da una tradizione religiosa specifica e alternativa rispetto alle radici cristiane e allo stretto rapporto con la Chiesa cattolica che ha sempre caratterizzato la vita della nazione italiana.
Francesco Pappalardo è socio benemerito di Alleanza Cattolica, del cui organo ufficiale Cristianità è direttore editoriale, presidente dell’IDIS, l’Istituto per la Dottrina e l’Informazione Sociale, di Roma, socio onorario dell’ISIIN, l’Istituto Storico dell’Insorgenza e per l’Identità Nazionale,di Milano, consigliere parlamentare nel Senato della Repubblica. Cultore di storia, è autore di saggi, fra cui Il mito di Garibaldi. Vita, morte e miracoli dell’uomo
che conquistò l’Italia (2002), Il brigantaggio postunitario. Il Mezzogiorno fra resistenza e reazione (2005) e Il Risorgimento (2010), e di contributi a opere collettanee, fra cui Franco Cardini (a cura di), Processi alla Chiesa. Mistificazione e apologia (1994) e Oscar Sanguinetti (a cura di), Insorgenze antigiacobine in Italia (1796-1799). Saggi per un bicentenario (2001). Ha curato, con Giovanni Cantoni, Magna Europa. L’Europa fuori dall’Europa (2006).
Rivoluzione e Contro-Rivoluzione è la magistrale esposizione in forma di tesi del pensiero cattolico contro-rivoluzionario del secolo XX. L’opera ruota attorno a un giudizio storico: fra altre, è esistita una civiltà cristiana occidentale, animata dalla Chiesa Cattolica, frutto dell’inculturazione della fede appunto in Occidente. Di tale Cristianità è in via di realizzazione il processo di distruzione, la Rivoluzione, una dinamica storica in quattro fasi: la prima religiosa, la Riforma protestante, preceduta e accompagnata da una rivoluzione culturale, rappresentata dall’Umanesimo e dal Rinascimento; la seconda politica, la Rivoluzione Francese; la terza sociale, la Rivoluzione comunista; e, infine, la quarta, la Rivoluzione Culturale, iniziata con il Sessantotto francese. Alla descrizione essenziale del processo rivoluzionario l’Autore, Plinio Corrêa de Oliveira (1908-1995), fa seguire l’esposizione di quello contro-rivoluzionario, capace di opporvisi, inteso a una radicale inversione di rotta, a una sostanziale rifondazione. Profondità di pensiero, semplicità di esposizione ed efficacia dei metodi suggeriti fanno di Rivoluzione e Contro-Rivoluzione un indispensabile catechismo e un manuale per quanti intendono operare anzitutto «pro libertate», quindi «et exaltatione Sanctae Matris Ecclesiae», nella prospettiva non solo di una restaurazione ma, insieme e soprattutto, della promozione, dell’instaurazione di una cultura cattolica e, dunque, di una Cristianità Nuova. A incremento della sua comprensione e della sua fruibilità il testo è ampiamente integrato con appendici costituite da documenti dell’Autore – a stampa, inediti e trascritti da registrazioni – precedenti e seguenti la sua pubblicazione mezzo secolo fa, nel 1959; da tutte le introduzioni da lui stesso scritte per le diverse edizioni straniere, ricche di suggerimenti, diretti e indiretti, alla sua inculturazione in diversi contesti; e, a qualificazione dell’intentio profonda dell’Autore e dei suoi tour d’ésprit e animus, dall’Autoritratto filosofico e dal Testamento. Vengono infine proposte testimonianze della ricezione: le presentazioni dell’opera nelle diverse edizioni e un’antologia della critica.
Plinio Corrêa de Oliveira, pensatore, conferenziere, giornalista e uomo d’azione brasiliano, è autore di studi di carattere sociologico e storico, sempre sollecitati da situazioni della vita della Chiesa e del mondo cattolico. Nel 1960 fonda la Sociedade Brasileira de Defesa da Tradição, Família e Propriedade, la TFP brasiliana, quindi associazioni simili, ispirate al suo pensiero, nascono in tutti i continenti. I suoi scritti, sia volumi che articoli – fra le sue opere vanno ricordate almeno la prima, Em Defesa da Ação Católica, del 1943, e l’ultima, Nobiltà ed élites tradizionali analoghe nelle allocuzioni di Pio XII al Patriziato e alla Nobiltà romana, del 1993 –, sono stati tradotti nelle più diverse lingue, compreso il vietnamita e il giapponese, talora raggiungendo
tirature da best seller. Muore il 3 ottobre 1995. Sulla sua tomba dispone sia scritta un’unica epigrafe: «Plinio Corrêa de Oliveira, vir totus catholicus et apostolicus, plene romanus», «Plinio Corrêa de Oliveira, uomo totalmente cattolico e apostolico, integralmente romano ».
Tutti segreti custoditi del III Reich: dalla società esoterica da cui nacque il nazismo alla Lancia di Longino, alla ricerca del Graal da parte delle SS, un viaggio ricco di particolari storicamente accertati che porta al nucleo del nazismo. Le attività scientifiche, i rituali, le spedizioni SS alla ricerca dell'entrata al misterioso regno sotterraneo di Agarthi, le teorie della Terra Cava e quella dei Mondi di Ghiaccio, un itinerario alla ricerca della risposta finale alla domanda: perché l'Olocausto? Un enigma che si svela solo nell'epilogo: l'esplorazione del castello di Wewelsburg e della sua cripta, il tempio occulto iniziatico delle SS.