Tutti ogni giorno inseguiamo delle speranze. Il progresso scientifico e la tecnologia riempiono di speranze i nostri discorsi. L'attesa di una soluzione positiva fornita dalla medicina ci illude che di fronte ad una malattia possa essere trovata una cura. Ma è questa la vera speranza? In quale speranza riponiamo la nostra fiducia? A queste e ad altre domande vuole rispondere il presente volume, proponendo alcune riflessioni sul significato autentico della speranza che riguardano tutti, credenti e non credenti, perché, come afferma Papa Francesco nella Bolla di Indizione del Giubileo: «Tutti sperano. Nel cuore di ogni persona è racchiusa la speranza come desiderio e attesa del bene». Le speranze che quotidianamente facciamo nostre, purtroppo, possono andare facilmente incontro alla delusione. Ecco allora l'invito di queste pagine: la vera speranza, quella fondata su Gesù Cristo, non illude né delude, perché è basata sulla certezza che niente e nessuno potrà mai separarci dall'amore di Dio. Questa speranza trasforma la vita, anzi è vita, è un grido per la vita. È questo il messaggio che si ricava dall'insegnamento cristiano sulla speranza, soprattutto da san Paolo, e che il prossimo Giubileo intende sostenere come contenuto peculiare per raggiungere la mente e il cuore di tutti.
Educare è processo dinamico che non può essere segmentato o ridotto a singoli fotogrammi; può essere pensato e programmato, ma con la disponibilità alla sorpresa, all'ascolto, alla scoperta, al cambiamento. Ecco perché "in parole semplici": la provocazione a adottare questa prospettiva, senza pretesa di sistematicità, senza la preoccupazione di stabilire un ordine di priorità fra le parole e le questioni proposte. Relazione, silenzio, premi e punizioni, fiducia, ascolto, regole e apprendimento, valorizzare, fragilità, gratuità, pace: sono solo alcune delle tante parole che l'autore ha scelto, nuove e antiche, tra radicamento nella tradizione e capacità della profezia, tra profondità dell'analisi critica e forza creativa dell'annuncio, lasciandosi interrogare dall'esperienza, cercando in profondità quello che le scienze indicano ma non riescono a dire pienamente. Torniamo alle parole, nel suono e nella forma, ripercorrendone i significati e aprendo a nuove stimolanti riflessioni per coltivare umanità e fare cultura.
Un gruppo di amici si ritrova, come ogni estate, in montagna. Il gruppo è molto eterogeneo: c'è il bullo, il secchione, lo sportivo e la carina. In vacanza si va a zonzo per il paese, si gioca a carte al bar, si ascoltano antiche storie e si fanno passeggiate nel bosco. Ed è proprio il bosco che li mette di fronte a una difficile situazione: c'è una bambina che pare abbandonata, sembra che viva in una grotta; può sopravvivere da sola? E dove sono i suoi genitori? Non si può agire d'istinto quando c'è in gioco la vita di una bambina. Gli indizi attorno a lei raccontano qualcosa di più e gli amici faranno di tutto per strapparla alle mani degli uomini che la stanno cercando. Età di lettura: da 12 anni.
Romano Guardini e altri autori coevi e a lui collegati, primo fra tutti Erich Przywara, rifletterono a lungo su un tema che può sorprendere il lettore moderno: la donna in quanto "provincia dell'umano". Proprio da questa prospettiva nasce il presente libro di Giuliana Fabris, originato anche, più immediatamente, da un evento della "cronaca nera" dei giorni nostri: il delitto perpetrato nei confronti di Giulia Cecchettin. Questa è stata la causa ultima che ha spinto l'autrice, anzi - come lei dice - l'ha costretta, a radunare i pensieri e a concepire una pubblicazione che contribuisca alla riflessione sul drammatico rapporto, oggi, uomo-donna. Ne è nato questo saggio, in cui confluisce anche la lunga esperienza di Fabris quale psicoterapeuta con i/le giovani. Il contributo di Romano Guardini emerge, quindi, come necessario oggi proprio in qualità di "teoria cognitiva, modo di pensare e di vedere il mondo e la propria esistenza: cogliere il maschile e il femminile da una prospettiva laterale e originale. Inattesa e, proprio per questo, feconda.
Francesco Forgione, che diventerà famoso in tutto il mondo con il nome di Padre Pio, nacque a Pietrelcina (Benevento) nel 1887. Entrato nel noviziato cappuccino nel 1903, divenne sacerdote nel 1910. L'8 settembre di quell'anno ebbe per la prima volta le stimmate invisibili, che il 20 settembre 1918 si trasformarono in piaghe visibili alle mani, ai piedi e al costato. Dal 1916 risiedette nel convento di San Giovanni Rotondo (Foggia), dove morì il 23 settembre 1968. Dopo un intervento personale di Papa Giovanni Paolo II, nel 1983 si poté aprire il processo canonico sulla vita, le virtù e i miracoli di padre Pio, che ha condotto alla sua beatificazione, il 2 maggio 1999, e canonizzazione, il 16 giugno 2002.
Questa è la storia di una vite e del suo agricoltore. Si tratta di una di quelle qualità di vitigni che sembrano rare, ma che a volte risultano molto più diffuse di quanto non ci si aspetti; delicate forse, ma capaci di stupire in tutto il ciclo di vita che le caratterizza. In fin dei conti, ogni buon bicchiere di vino si porta dietro un gusto e una fragranza che sono fatti di un lungo processo: dalla terra nella quale quel vitigno ha affondato le radici, al sudore di chi l'ha pazientemente portato a maturazione, per finire alla docilità del grappolo che si è lasciato spremere rivelando il prezioso succo. La nostra vite ha un nome: don Giovanni Merlini della Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue, proclamato beato il 12 gennaio 2025 nella Basilica Cattedrale di San Giovanni in Laterano.
Jean-Baptiste Estrade (1821-1909) è stato al contempo un testimone oculare e uno dei primi storici delle apparizioni di Lourdes. Delle sue testimonianze si conservano deposizioni orali, successivamente trascritte, e memorie che punteggiano l'intero arco della sua vita. Confluiti nel 1889 in questo volume, i suoi souvenirs intimes hanno conosciuto numerose edizioni e restano uno dei capisaldi della storiografia sulle apparizioni alla grotta di Massabielle.
I salmi sono preghiere antiche, composte in periodi diversi della storia del popolo di Israele. Venivano letti nella preghiera delle sinagoghe e del tempio, anche al tempo di Gesù e degli apostoli. In questo senso il libro dei Salmi è qualcosa di unico: ogni volta che lo apriamo e recitiamo o cantiamo i salmi, cantiamo la salvezza di Dio, lodiamo il suo amore che si manifesta nella condizione umana, esprimiamo anche il nostro dolore e lo affidiamo al Signore. E ci avviciniamo alla preghiera di Gesù. L'esigenza di questo Salterio corale è cresciuta nell'esperienza della preghiera comune della Comunità di Sant'Egidio a Roma e in molte città italiane e del mondo. Ma è anche un libro che può accompagnare la preghiera personale, la ricerca di uno spazio per la lettura della Parola di Dio e il dialogo con il Signore. È un libro di preghiere, quindi, antico come è la tradizione di preghiera che raccoglie e che esprime, e nuovo come il desiderio di ogni generazione di incontrare pienamente e con forza il Signore: Dio misericordioso, Signore nostro, Gesù Cristo, crocifisso e risorto, padre e amico di ogni uomo e di ogni donna.
Il racconto dei momenti più significativi della biografia del Battista è affidato a suggestive scene di fiction, che immergono lo spettatore nelle durissime peregrinazioni nel deserto, nell’incontro con Cristo durante il rito battesimale, nell’ammaliante ballo di Salomé e infine nel violento martirio voluto da Erode Antipa.
Come ogni anno, mons. Vincenzo Paglia propone ai lettori un nuovo volume di commenti alle letture di tutto l'anno. Nel solco di una tradizione ormai consolidata, il libro aiuta a vivere alla luce della Parola di Dio ogni giorno dell'anno; commenti che ci aiutano ad alzare i nostri occhi verso il Signore così da cambiare - con la forza della preghiera - il nostro cuore. La Parola di Dio meditata quotidianamente, fissata nella mente e nel cuore, rende forti e sapienti nell'affrontare la vita. La preghiera ci ridona il cuore e lo orienta nuovamente verso il Signore. La cadenza quotidiana di questo dialogo ha un valore inestimabile, è l'espressione di qualcosa che non può essere abbandonato.
"Sacramento significa in primo luogo che non siamo noi uomini a fare qualcosa, ma Dio in anticipo i viene incontro, ci guarda e ci conduce verso di sé. Dio ci tocca per mezzo di realtà materiali, attraverso doni del creato che Egli assume, facendone strumenti dell'incontro tra noi e Lui" Benedetto XVI
"Dio ci dà i comandamenti perché vole educarci alla vera libertà. Ascoltarli e metterli in pratica non significa alienarsi, ma trovare il cammino dell'amore autentico.
I comandamenti non limitano la felicità, ma indicano come trovarla". Benedetto XVI