Oggi non viviamo tempi facili: la pandemia, la guerra, le crisi climatiche, la crescita della povertà... tutto sembra accanirsi per togliere a noi e ai nostri figli le possibilità di un futuro migliore. E la speranza sembra diventare una virtù che pochi possono concedersi. Proprio in questa contingenza fragile, però, le parole di papa Francesco risuonano come un annuncio inatteso: quando tutto sembra dirci che la speranza è un'illusione, ecco che il Pontefice ribadisce che, al contrario, sperare significa non cedere al male. Il futuro è possibile, se tutti ci impegniamo, insieme, per costruirlo, innanzitutto dentro noi stessi. La speranza è un piccolo bambino da coltivare, da fare crescere: bisogna allenarsi, restare "in forma-, perché solo se non cediamo al male, il bene potrà avanzare dentro e fuori di noi. Così, in questo libro, attraverso i piccoli segreti svelati del Vangelo e della saggezza antica e nuova, i nostri occhi saranno condotti a scoprire che possiamo ancora fare molto per cambiare ciò che siamo e ciò che saremo, per noi stessi e per chi verrà dopo di noi.
Ogni volta che si cita il nome di Aldo Moro il pensiero va alle tragiche, complesse, inquietanti circostanze della sua prigionia e della sua morte. Ma questo padre e protagonista assoluto della nostra Repubblica merita di esser ricordato per quel che è stato e per il sacrificio della vita che questo suo impegno ha comportato. Questo libro racconta Moro a chi lo ricorda poco e male e a chi non lo conosce: Moro e la sua famiglia, Moro giusnaturalista, Moro padre costituente, Moro penalista, Moro uomo di governo, Moro e la Contestazione, Moro in ascolto dei giovani, Moro e i nuovi movimenti, Moro Ministro degli esteri e uomo di pace, Moro antigiustizialista, Moro vittima del terrorismo e ispiratore di una seria riflessione sulla giustizia riparativa. Tanti aspetti uniti dalla centralità della persona che ha caratterizzato la sua vita, quanto la sua azione politica e di docente, dopo averne fatto il punto centrale della nostra Costituzione. Liberiamo Moro dal "caso" che lo tiene ancora imprigionato e che ci impedisce di avvalerci della sua attualissima lezione di uomo e di cattolico, prima ancora che di politico.
Aprile 1945. In una Vienna in fiamme e con l'Armata Rossa alle porte, una bambina vede il mondo cambiare intorno a sé. Christel, la protagonista, racconta in prima persona i bombardamenti e la fuga in periferia, il senso di precarietà e la mancanza di cibo, ma anche le scorribande e i giochi dei bambini, catturando l'atmosfera di quelle settimane inquiete attraverso la cronaca della vita quotidiana in tempo di guerra. Una galleria di personaggi indimenticabili - soldati, famigliari, vicini di casa, angeli e arcangeli - descritti con tono poetico e irriverente, scorre sotto gli occhi del lettore. Su tutti emerge la figura di Cohn, un cuoco russo per nulla eroico, a rappresentare la volontà di sopravvivere in un mondo crudele senza rinunciare alla propria umanità e all'amicizia. Età di lettura: da 10 anni.
Come far dialogare la vita di Gesù raccontata nei Vangeli con la grande letteratura universale? Don Paolo Alliata, noto per la sua maestria nell'interpretare la Bibbia attraverso i grandi testi della biblioteca universale, ci consegna alcuni scorci narrativi sulla vita di Gesù, organizzati in cinque sezioni, che concorrono a creare un vero e proprio ritratto dell'Uomo di Nazareth. Seguiremo così Gesù dai suoi inizi fino alla sua passione, morte e resurrezione, con uno sguardo rinnovato sulle sue parole, i suoi gesti e le sue relazioni. La trama narrativa è arricchita dalla tessitura artistica creata dai suggestivi acquerelli di Nicola Magrin.
È un viaggio emozionante, quello che Laura Verrani ci propone in queste pagine intense, sorprendenti e capaci di orientare con uno sguardo nuovo la lettura biblica (che sempre pensiamo di conoscere e, invece, sempre si rinnova). Partendo da Abramo e Sara (maestri dei nuovi inizi e dei mutamenti di prospettiva), attraversando le sfide delle donne dell'Esodo, per giungere a Maria Maddalena, donna che ha il coraggio di guardare il vuoto e lasciarsi interrogare, senza arrendersi all'assenza e, perciò, a sua volta capace di ripartire una volta udito pronunciare il suo nome, Laura Verrani conduce i lettori, con una scrittura immediata, fresca ma non perciò meno profonda, a tuffarsi nel mondo al femminile di pagine bibliche che rischiamo di non comprendere altrimenti appieno. La chiamata di Abramo, infatti, non si attua senza Sara, chiamata a uscire non dalla casa del padre ma dalla tenda e dall'ombra del suo sposo. Così come l'Esodo non è possibile senza il "sabotaggio" nei confronti del potere perpetrato da un gruppo di donne che nemmeno si conoscono tra loro ma condividono il rispetto per la vita. E poi Giuditta, Maria ed Elisabetta, che escono in modi diversi da una vergogna cui, altrimenti, sarebbero condannate. E la donna "curva- del Vangelo di Luca: figura di colei che ha trascorso una vita a guardare in basso, costretta da una deformità che è lo specchio di una condizione sociale ed esistenziale. E la Samaritana... Una Bibbia che lascia scoprire i cammini di libertà che la abitano da una prospettiva inattesa e sorprendente, finora poco frequentata.
Il percorso della conversione a Dio di Teresa d'Avila (non a torto considerata tra le più alte figure della spiritualità cristiana) è un cammino di purificazione degli affetti, un vero e proprio "dramma intimo" del passaggio dall'amore umano all'amore divino: da un'affettività debordante e incontrollata a una carità ordinata, perché unita a Dio, ma non meno affettuosa e debordante, e che di fatto traboccherà, dentro e fuori della Riforma del Carmelo, in una fitta rete di relazioni. In un contesto come quello attuale in cui tutti (formatori, religiosi, parrocchiani...) annaspiamo per un corretto recupero dell'affettività, cercando di evitare tanto una sua repressione quanto una sua idolatrazione, la Sapienza di Teresa in questo ambito si offre come vera maestra, nella misura in cui lei, o meglio la divina Sapienza in lei, ha potuto conseguire un'armonia perfetta - anche se apparentemente ai limiti dello scandalo (si pensi al suo rapporto incandescente con il padre Gracián) - tra amore umano e "timore di Dio". Armonia necessaria tanto più oggi per questo mondo che sembra aver perso il cuore, tra violenze e abusi di ogni tipo, al fine di liberare per tutti una sana e santa affettività.
Il libro si sofferma su alcune caratteristiche essenziali che plasmano la vita religiosa, interiormente ed esteriormente: la chiamata personale, la missione apostolica e la carità pastorale. L'autore considera la vita consacrata come un modo di vivere l'amore, evocando l'amore di Cristo che ha radunato un gruppo di discepoli perché, nello Spirito, come Lui e grazie a Lui, rispondessero all'amore del Padre. La vita consacrata, insomma, come frutto di una vocazione e di una relazione con Dio. La porta di accesso a ogni capitolo è la Parola di Dio, centro della vita della Chiesa. L'autore dà voce ad alcuni personaggi che sono cronologicamente vicini alla vita di Gesù e, in alcuni casi, alla nascita della Chiesa. La loro esperienza a contatto con Gesù è in grado di suscitare domande, di aprire al mondo, di risvegliare la sorpresa. Queste pagine non vogliono essere uno studio esaustivo o puramente accademico. Vogliono piuttosto metterci in contatto con i fondamenti di ogni persona consacrata: la grazia della vocazione, la vita comunitaria secondo i consigli evangelici, la comune missione apostolica, l'ascolto della Parola di Dio e la passione apostolica per i più deboli.
L'accesso al ministero ordinato e alla vita religiosa per lungo tempo è stato considerato quasi un privilegio per persone con una struttura umana speciale, "migliore" delle altre. Da questa precomprensione la conseguenza errata che sacerdoti e religiosi/e con l'ordinazione e la professione religiosa vivano sentimenti, sessualità e relazioni in modo diverso dagli altri esseri umani, e quindi per essere felici e realizzati debbano mutilare queste dimensioni, e "nascondere" la loro umanità. Questo libro composito si colloca sotto l'angolo prospettico di persone, uomini e donne, che vogliono vivere la loro vocazione in modo autentico, integrando il mondo dei sentimenti e degli affetti, al di là dell'orientamento eteroaffettivo e omoaffettivo. Non è l'orientamento sessuale, infatti, la questione centrale di una riuscita vocazionale, ma l'integrazione. La conoscenza teorica e la pratica psicologica, la letteratura scientifica sul tema, prevalente ormai in ambito internazionale, l'esperienza di formatori e formatrici, e infine la testimonianza diretta di sacerdoti e religiose, aprono la via, come questo libro documenta, a una visione positiva, di fatto più evangelica e più vera sul tema vocazionale.
Anche tra gli studiosi è diffusa la convinzione che Israele conoscesse, in modo molto rigido, solo due possibilità: o si era giusti al cospetto di Dio o non lo si era. Tutte le gradazioni, tutte le sfumature intermedie sarebbero state assenti. L'Autore ha intrapreso allora, per la prima volta, una raccolta esaustiva dei dati che riguardano il giusto: sostantivi, qualificativi, azioni compiute e subite. Ne emerge una mappatura completa che restituisce una figura dalle molteplici sfumature. Il materiale viene commentato analiticamente nel corso dell'opera e graficamente organizzato in ben dieci appendici. L'opera può essere letta su due livelli: scientifico e divulgativo. I lettori interessati maggiormente al primo aspetto troveranno abbondanti annotazioni di carattere filologico e semantico; quelli più interessati al secondo, una ricca messe di informazioni accessibili anche a chi non conosce la lingua ebraica. Gli uni e gli altri hanno tra le mani il primo e innovativo studio sistematico sulla figura del giusto nel Salterio.
Nel 1990 Carlo Maria Martini pubblica la lettera pastorale Effatà, cui fece seguito, nel 1991, Il lembo del mantello, in cui ricorda che «notizia» non è merce, è comunità, deve renderci fratelli, non nemici. Con Effatà, il Cardinale propone una sorta di teologia della comunicazione prendendo spunto dall'autocomunicazione di Dio all'uomo. In Il lembo del mantello, a partire da un indovinato e vivace dialogo con il televisore, Martini traccia i criteri di una comunicazione che sia rispettosa della realtà e dell'uomo e che, proprio per questo, è in grado di diventare "lembo del mantello-, ovvero strumento di educazione e di crescita. Rileggere oggi questi testi, a dieci anni dalla scomparsa di Martini e a più di trenta dalla loro pubblicazione, ci consente di coglierne l'attualità e la lungimiranza, la profondità e la voglia di capire il mondo che ci circonda, di chiederci cosa significhi comunicare e fare informazione e di quale posizione la chiesa voglia assumere in tale contesto. "Gesù - scrive Martini - ci rende dunque attenti al valore unico e irripetibile di ogni persona e noi, affascinati dai media, dai grandi e intricati network, non dobbiamo mai dimenticare questo valore evangelico fondamentale: la relazione tra le persone. ancora oggi, dopo una pandemia e con una guerra tra le notizie del giorno, dobbiamo guardare al mondo come a una possibilità di relazioni". Ferruccio De Bortoli
Pensieri per orientare il cammino di ogni pellegrino sulla via della speranza.
C'è una strada per essere "più vivi e più umani"? Sì, ci dicono gli autori di questo libro, ideale proseguimento del loro precedente Giuseppe siamo noi. È la strada delle virtù, temi forse oggi passati un poco in disuso, quasi dimenticati, ma che devono tornare a essere essenziali nella nostra vita. Le virtù, però, come occasione concreta e non come teoria, capaci di permeare la nostra esistenza nei suoi momenti decisivi: l'amore, le scelte, il discernimento, la giustizia, la famiglia... L'esistenza umana, infatti, non è evento puramente biologico, ma qualcosa di più: avventura spirituale, avventura dell'anima. E solo il ritorno alle virtù come caratteristiche umane piene può aiutarci a rendere la vita capace di generare vita: esperienza di comunità e non mero esercizio narcisistico e individuale, perché, come dicono i due autori, «una virtù che non incontra le provocazioni della realtà e le persone concrete, che non si sporca di terra e forse neanche di peccato, non è virtù».