Alla fine della seconda guerra mondiale, i rappresentanti delle potenze vincitrici - Gran Bretagna, Stati Uniti e Unione Sovietica - tennero una serie di incontri al vertice per stabilire i nuovi assetti internazionali. Ma presto l'euforia per la vittoria non bastò più a celare i dissensi fra i tre Grandi. Dallo scacchiere europeo i contrasti andarono estendendosi alla Cina, alla Corea, al Vietnam e al Medio Oriente e produssero quella divisione del mondo in blocchi destinata a dominare la storia del dopoguerra fino alla dissoluzione dell'Unione Sovietica nel 1991.
Questo volume costituisce la seconda parte di una ricerca linguistica che ha l'ambizione di riscrivere radicalmente la preistoria linguistica europea, ribaltando la visione tradizionale relativa al ruolo e alla collocazione temporale dell'indoeuropeo. Alinei enuncia una teoria della continuità che in sostanza nega il mito dell'originaria invasione degli indoeuropei che starebbe alla base della civiltà e delle lingue d'Europa e quindi ricolloca in una cronologia diversa e più arretrata nel tempo le origini linguistiche europee, sostenendo anche una maggiore antichità dei dialetti.
Il termine "globalizzazione" si spreca ormai nei giornali e alla TV, nei discorsi dei politici, nelle analisi più fini come pure nella vulgata più superficiale. E tuttavia è da qui che Giddens trae spunto per offrire una lettura originale delle trasformazioni in atto nella nostra esistenza, che mette in relazione il macro con il micro, la dimensione economica e politica con la vita intima dei singoli. Nazione, famiglia, lavoro, natura e tradizione non sono più quello che erano un tempo. Il nuovo mondo ha bisogno di più governo e di una nuova decisionalità, che sappia trasferire dal privato al politico quella che Giddens chiama "democrazia delle emozioni".
La narrativa, cha accompagna l'intero corso della nostra civiltà, è un genere per eccellenza mutevole. Dopo un capitolo introduttivo, gli autori ripercorrono le incessanti metamorfosi del genere a partire dalle origini nella tradizione epica orale per giungere ai giorni nostri nei quali la narrativa trova un'ennesima reincarnazione in forme nuove come il cinema. Dopo questa panoramica sul lungo periodo, gli autori rintracciano alcuni schemi e caratteri tipici ritornanti (relativi ai personaggi, alla trama, al punto di vista) su cui anche di un genere così mobile è possibile fondare un'analisi scientifica.
Il volume è diviso in due parti: la prima considera il periodo della seconda repubblica (1931-36) rintracciandovi le ragioni che costituirono il fattore scatenante della guerra civile, dalla riforma agraria all'insurrezione delle Asturie. La seconda parte esamina partitamente la condotta della guerra: il pronunciamento, il coinvolgimento internazionale, il dilemma tra lealismo repubblicano e spinta rivoluzionaria che caratterizzò la parte antifranchista, i tratti distintivi del franchismo, lo svolgimento delle campagne militari, gli aiuti internazionali, l'azione dell'ultimo governo repubblicano presieduto da Negrin.