"Bauman è uno di quei giganti della sociologia... che sono capaci di definire lo spirito di un'epoca e che, interrogandosi sulla direzione in cui si muove la società, sanno individuarne rischi e opportunità" (Contemporary Politics)
Apatia politica, declino dell'uomo pubblico, ricerca affannosa di comunità, scomparsa della vecchia arte di costruire legami sociali, culto disperato del corpo: è quanto caratterizza le società contemporanee. Ma sebbene le conseguenze di tutto ciò - incertezza, ansie, senso del rischio - siano riconducibili a fattori strutturali, esse vengono vissute come tratti di esperienza squisitamente individuale. Una visione privatistica e un destino che possono essere superati, ci dice Bauman, guardando più lucidamente al modo in cui viviamo, ai confini socialmente definiti della nostra immaginazione e ambizione, alla natura fondamentalmente sociale delle nostre angosce personali.
Zygmunt Bauman è professore emerito nell'Università di Leeds. Tra le sue opere pubblicate dal Mulino ricordiamo "La società dell'incertezza" (1999), "Vite di corsa" (2009), "Modernità e Olocausto" (nuova ed. 2010).
"Ben venga un libro di qualcuno che del teorema di Gödel può scrivere con cognizione di causa; Gabriele Lolli è... uno dei pochi filosofi della matematica che sanno di che cosa parlano, e ne parlano bene" (Piergiorgio Odifreddi)
Fra le maggiori acquisizioni scientifiche del XX secolo, insieme alla teoria della relatività, all'invenzione del computer, alla scoperta del DNA, i teoremi di Gödel sono la risposta della civiltà contemporanea alla domanda perenne sullo statuto della matematica. Oggi i teoremi di Gödel, che hanno raggiunto il largo pubblico e sono diventati un argomento nelle dispute sulla mente, vengono letti non come teoremi di matematica, ma come affermazioni sulla natura umana, o sulle nostre capacità cognitive. In modo accessibile ed esauriente il volume illustra la scoperta gödeliana rintracciandone il sostrato filosofico.
Gabriele Lolli insegna Filosofia della matematica alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Tra i suoi libri con il Mulino "Beffe, scienziati e stregoni" (1998), "Filosofia della matematica" (2002) e "Sotto il segno di Gödel" (2007); con Bollati Boringhieri "Il riso di Talete. Matematica e umorismo" (1998), "La crisalide e la farfalla. Donne e matematica" (2000) e "QED. Fenomenologia della dimostrazione" (2005).
"il principio della restrizione dei poteri governativi [è] il principio fondamentale del liberalismo politico. La democrazia moderna non può essere separata dal liberalismo politico. Il suo principio è che il governo non deve interferire in certe sfere di interessi proprie dell'individuo"
Nella storia del pensiero liberal-democratico, un posto centrale è occupato dalla teoria politica di Hans Kelsen, in particolare dai saggi qui riproposti. Nell'affrontare questioni fondamentali del dibattito politico: che cos'è la democrazia, come funziona, se e perché è preferibile ad altre forme di organizzazione politica, Kelsen ne individua l'essenza nella dialettica fra libertà e costrizione sociale, e fra maggioranza e minoranza, ed elabora una teoria della democrazia fondata sul relativismo dei valori e sul compromesso politico. Ciò presuppone il primato della costituzione, e la condivisione dei principi della tolleranza, del rispetto delle minoranze, della libertà di parola e di pensiero.
Hans Kelsen (1881-1973) è stato uno dei maggiori teorici del diritto nel Novecento. Rimosso dall'insegnamento in Germania all'avvento del nazismo, emigrò in Svizzera e poi negli Stati Uniti, dove insegnò nelle Università di Harvard e della California.
"Harald Weinrich ha scritto uno straordinario libro sul tema dell'oblio" (Marco Belpoliti)
"Un libro straordinario per ampiezza d'orizzonte e capacità di dominarlo" (Cesare De Michelis)
La storia degli individui come delle società procede in un intreccio di memoria e oblio dove l'una non sta senza l'altro. Rileggendo i grandi monumenti della letteratura e del pensiero occidentale, Weinrich ricostruisce modi e significati del dimenticare in un originale percorso che parte dall'Ulisse omerico e attraverso Ovidio e Dante, Agostino e Casanova, Goethe e Nietzsche, Freud e gli autori testimoni della Shoah giunge al mondo d'oggi: un mondo smemorato, capace di creare e distruggere informazioni con altrettanta rapidità. E forse questo flusso di informazioni non è che un affluente del Lete, il fiume dell'oblio.
Harald Weinrich, professore emerito di Linguistica e filologia romanza nell'Università di Monaco, insegna al Collège de France. Con il Mulino ha pubblicato fra l'altro: "Tempus. Le funzioni dei tempi nel testo" (II ed. 2004), "Il tempo stringe" (2006), "La lingua bugiarda" (2007) e "Piccole storie sul bene e sul male" (2009).
Fondata su un'ampia indagine documentaria, questa biografia ricostruisce il percorso umano e religioso di Marcello Cervini, papa Marcello II nel 1555, nei decenni che fecero da sfondo al dilagare in tutta Europa della Riforma protestante e alla drammatica crisi allora vissuta dalla Chiesa di Roma. Alla corte di Paolo III, di cui fu segretario e consigliere, il Cervini affinò i suoi talenti sul terreno diplomatico, fino a diventare una figura chiave della politica curiale. Destinato a incarichi di altissima responsabilità, fu chiamato a presiedere le prime sessioni del concilio di Trento che, proprio grazie alla sua energica azione, avrebbero sancito la definitiva condanna delle dottrine d'oltralpe. Il cruciale ruolo politico e religioso che egli ebbe nel guidare i lavori dell'assemblea conciliare consente di cogliere i drammatici conflitti che ne percorsero e influenzarono gli esiti, anche alla luce del suo ruolo di fiduciario dei Farnese e di autorevole esponente della congregazione del Sant'Ufficio istituita nel 1542. Questa ricerca rivela la molteplicità di strategie elaborate in quei decenni cruciali da un personaggio la cui elezione papale parve segnare una svolta nella storia della Chiesa di Roma, per confluire poi nel tenace mito agiografico dell'austero riformatore sottratto da una morte subitanea al compito di realizzare l'incisivo rinnovamento delle istituzioni ecclesiastiche lungamente auspicato. Un mito messo in discussione in questo libro, che ricostruisce invece un profilo del Cervini assai più complesso, in grado di racchiudere i molti volti con i quali la storiografia lo ha tradizionalmente presentato.
Chiara Quaranta ha compiuto gli studi a Torino, dove ha conseguito il dottorato di ricerca in Storia dell'Europa in età moderna; attualmente svolge attività di ricerca post-dottorato presso l'Università di Torino. Si è occupata di storia della cultura e della vita religiosa italiana del Cinquecento.
L'autore illustra e discute i principali aspetti della critica del testo, dalla definizione dei concetti di base - tradizione, testimone, errore, variante - a questioni più complesse, come quella dei rapporti fra edizione e interpretazione. L'oggetto concreto sono gli autori e i testi della letteratura romanza medievale. Il manuale, che non presuppone conoscenze specifiche da parte del lettore, si avvale di una utile serie di apparati per rendere più agevole la consultazione.
Questo volume ripercorre l'esperienza di Carlo Cartari (1614-1697), Prefetto per un quarantennio dell'Archivio pontificio di Castel Sant'Angelo. Per quei lunghi anni Cartari tenne un diario della sua vita d'archivio che costituisce un documento di straordinaria importanza. Le "scritture preziose, che in esso archivio si conservano", scrive, "sono il fondamento dello Stato di Santa Chiesa, tanto spirituale quanto temporale": si tratta di documenti che riguardano non solo lo Stato Pontificio ma anche la vita della stessa Chiesa cattolica. Un mondo di informazioni ordinato, classificato, custodito. Informazioni cui gli uomini del potere e dello Stato - dai cardinali, alle Congregazioni, al Pontefice - debbono ricorrere per poter prendere decisioni amministrative e politiche, piccole e grandi. E' Cartari, uomo d'archivio, uno dei loro interlocutori più importanti: colui che consapevolmente seleziona il materiale che di quelle decisioni sarà alla base. La storia dell'archivio s'intreccia dunque con la storia politica e dell'azione di governo e documenta come la pratica archivistica abbia costituito un riflesso della storia delle istituzioni e delle concezioni del potere nell'età dell'assolutismo.
Orietta Filippini, dottore di ricerca in Discipline storiche, si occupa di storia religiosa dell'età moderna e storia dell'archivistica in età moderna. Tra le sue pubblicazioni, "La coscienza del re. Juan de santo Tomás, confessore di Filippo IV di Spagna (1643-1644)" (Olschki, 2006) e "'Sì per servizio della Sede Apostolica come per cautela di lui stesso'. L''offizio d'archivista' per Carlo Cartari, prefetto dell'archivio papale di Castel Sant'Angelo nel XVII secolo" (Ecole Française de Rome, 2007).
Il primo manuale di sociologia ad adottare una prospettiva compiutamente tardo-moderna: se fino ad oggi la disciplina è stata sempre presentata come dedita allo studio del passaggio dalle società tradizionali a quella moderna, qui il focus si sposta sui caratteri delle società contemporanee. Questo cambiamento di prospettiva comporta una forte predilezione per elementi come sfera personale, dimensione esistenziale, identità, genere, etnia, cultura (popolare), media. Uno strumento didattico in sintonia con le tendenze attuali delle scienze sociali.
Questo manuale mostra come le cose fondamentali di cui si occupa la demografia non sono né noiose, né riservate a pochi iniziati: sono invece patrimonio comune di tutti coloro che si interessano alla società che li circonda. Parlare di eventi comuni come nascere, morire, fare figli, sposarsi, cambiare città o paese per cercare lavoro da un punto di vista demografico significa passare da una prospettiva individuale a una visione collettiva di tali fenomeni. Attraverso una esposizione rigorosa ma "amichevole", e con il supporto di un ricco apparato didattico, l'autore sistematizza la materia (concetti, definizioni, terminologia, problemi) insegnando al lettore a ragionare in termini demografici.
Aspetto importante nella psicologia della comunicazione, l'ascolto ha ricevuto una alterna e non sempre adeguata attenzione nei modelli teorici e nella ricerca. Questo volume, frutto del contributo di importanti studiosi, presenta le basi relazionali e psicologiche dell'ascolto, ne individua le dinamiche portanti attraverso l'analisi di alcuni ambiti della vita quotidiana e professionale in cui si esercita l'"arte di ascoltare". Un testo utile non solo a studenti, ma a tutti coloro che si occupano della relazione di aiuto: psicologi, psicoterapeuti, insegnanti, medici, professionisti dell'area sanitaria...
"Se vuoi saperne più del demonio, leggi il Sànchez De matrimonio", recitava un adagio ancora circolante nella Spagna d'inizio Novecento, alludendo alla dovizia di particolari con cui il gesuita andaluso si addentra nei recessi dell'intimità coniugale con le sue Disputationes (1602-1605). Benché istituto santificante, confermato come sacramento dal Concilio di Trento, il matrimonio è guardato dalla teologia cattolica come luogo di una corporeità piena di ombre, che il teologo e canonista disseziona nelle sue forme - possibili e impossibili - valutandone liceità e peccaminosità. Atti, uso dei sensi, gesti con cui i coniugi possono mettersi in relazione, ma anche commozioni e movimenti sottili che sfuggono all'occhio esterno e che solo l'individuo, chiamato all'ascolto di sé e al dialogo con la propria coscienza, può percepire. È la sfera della "sessualità", intorno alla quale Tomàs Sànchez organizza un discorso di eccezionale minuzia, salvifico nei suoi intenti, ma dagli esiti paradossalmente al limite dell'osceno. Questo studio ne analizza le ragioni storiche, il contesto intellettuale, le fonti e la controversa ricezione presso le gerarchie ecclesiastiche.