La salvezza costituisce il messaggio centrale del Nuovo Testamento. L'approccio della teologia ortodossa al tema è tuttavia assai diverso rispetto a quello della teologia latina: la salvezza non rimanda primariamente alla colpa dell'uomo, ma al progetto primitivo di Dio Trinità che consiste nel rendere partecipi della sua vita altri esseri da lui creati per amore. L'incarnazione del Verbo non è quindi provocata dal peccato originale, ma sta al centro del disegno originario di Dio. Partendo dalla teologia trinitaria, l'autore offre una trattazione del mistero della salvezza secondo l'oriente da cui non mancano anche alcuni accenni al fondamentale ruolo dello Spirito Santo e della Madre di Dio.
Il volume riformula il trattato sulla Chiesa usando come punto di riferimento centrale la Trinità. Anzitutto l'articolazione di Padre, Figlio e Spirito viene proiettata a definire alcuni modi d'essere della Chiesa nella storia; la missione, la relazione Chiesa-mondo e la mariologia si presentano in prospettive rinnovate, perché il mistero di Dio è conformativo della vita e del mistero della Chiesa. La Chiesa si colloca all'interno di una dinamica soprannaturale, che ha certamente una caratterizzazione storica, ma secondo la natura della storia della salvezza. I criteri di identità della Chiesa sono gli stessi di Cristo, i suoi dinamismi sono legati all'azione dello Spirito Santo, il fine è la glorificazione del Padre.
Il volume - fornito di imprimatur - nasce finalizzato allo studio teologico; è dunque uno strumento utile per chiunque domandi una conoscenza seria e sistematica sui temi della morale sessuale. Il quadro antropologico che soggiace all'intero itinerario è segnato da una duplice scelta: l'antropologia dell'indigenza e la conseguente attenzione all'alterità. L'antropologia dell'indigenza nasce dalla convinzione che l'uomo non basta a se stesso, non riesce ad autogiustificarsi. La cifra del bisogno è iscritta dentro la sua costituzione, per cui, per realizzarsi, egli non può che accogliere l'aiuto da parte degli altri. La presenza dell'altro nell'esperienza di ciascuno, prima ancora che diventare una dimensione etica, appare come un dato di fatto. Questa situazione è particolarmente evidente nella struttura della sessualità: un dimorfismo che proietta la persona al di fuori di se stessa e la spinge verso l'altro sesso. Così la sessualità rappresenta al vivo, nella propria carne, la condizione indigente della persona. La risposta al bisogno può avvenire in diversi modi, che passano o attraverso la negazione dell'alterità, oppure per la sua accoglienza piena. Da qui la strutturazione manualistica del volume: dopo un quadro d'insieme in prospettiva storica e biblica sulla "morale sessuale", si definisce la natura della sessualità umana in rapporto alla persona; per poi passare ad esaminare la condizione di vita omosessuale e l'autoerotismo...
Perché oggi la confessione fa tanto problema? Che relazione c’è tra senso di colpa e senso del peccato? Come restituire alla riconciliazione il suo volto di incontro festoso? Sono varie le scienze tra loro complementari che, sotto diversa angolatura, danno il proprio apporto per illuminare questo lato oscuro dell’esperienza personale e comunitaria: teologia, filosofia, psicologia, antropologia culturale, ecc. Il contributo dell’autore affronta la questione dalla prospettiva fenomenologica con un approccio di tipo psicologico e pedagogico-pastorale. L’itinerario inizia dall’individuazione dei problemi oggi posti alla riconciliazione e all’educazione della coscienza morale, indica la strada per facilitarne il superamento e approda infine alla riconciliazione – sacramento e atteggiamento –, vista principalmente attraverso le istanze antropologiche. Il testo è completato da esercizi di approfondimento e personalizzazione, efficacemente sperimentati con singoli e gruppi, nonché da 14 tavole esplicative.
Sommario. Parte I: la riconciliazione come invito pressante e come problema. 1. Potersi riconciliare: il laborioso cammino della riconciliazione. 2. La confessione, una necessità e un problema. 3. Formazione della coscienza morale. Parte II: riconciliazione, senso di colpa e senso del peccato. 4. Potersi riconciliare e senso di colpa. 5. Il senso di colpa psichico. 6. Il senso del peccato. Parte III: istanze per una riconciliazione fruttuosa. 7. Dal senso di colpa al senso del peccato. 8. La pratica della confessione. 9. Confessione e psicoterapia. Bibliografia.
Destinatari. Formatori, direttori spirituali, parroci, coloro che lavorano dell’animazione di comunità e nella pastorale; docenti e studenti di teologia morale e di psicologia; quanti sono interessati ad approfondire il tema della riconciliazione nelle sue implicazioni più profonde.
Autore. Giuseppe Sovernigo, sacerdote (1938), è laureato in lettere presso l’Università di Padova e ha conseguito la licenza in scienze dell’educazione presso la Pontificia università salesiana di Roma. È docente di psicologia generale e della religione presso lo Studio teologico interdiocesano di Treviso e Vittorio Veneto, di psicologia della religione presso l'Istituto liturgico-pastorale di Santa Giustina di Padova e di psicologia e azione pastorale presso la Facoltà teologica dell'Italia settentrionale - sez. Padova. Collaboratore di varie riviste, tra cui "Note di pastorale giovanile", ha già pubblicato: Psicologia della vocazione (1974), Il problema educativo oggi (1977), Senso di colpa (1980), Divenire liberi (21985), Eccomi, manda me (1985), Progetto di vita e scelta cristiana (51988), Vivere la carità (1992), Religione e persona (31993), Come amare (71994), Progetto di vita alla ricerca della mia identità (51994), Poter amare (1994), Educare alla fede (21997).
Dal 1980 il periodico Parola Spirito e Vita si è affermato come prezioso strumento di lettura spirituale della Bibbia. Ogni sei mesi un numero monografico di Parola Spirito e Vita conduce all'incontro con le Scritture, non solo come libro di riferimento per i fedeli, ma come parola viva capace di portare l'uomo contemporaneo alla scoperta di Dio: un appuntamento di riflessione essenziale per gruppi biblici, comunità, operatori pastorali e per tutti coloro che aspirano a una conoscenza più intima e profonda della Parola.
Il breve testo curato da Augusto Cavadi è nato sotto lo shock delle stragi di mafia del 1992 in cui sono state uccise undici persone ed è un invito forte a non permettere "che si uccida persino la memoria dei nostri martiri". L'invito diventa nell'opuscolo una traccia, per costruire un'ipotesi alternativa di vita civile che possa valere per tutti: dal magistrato al vigile urbano, all'assistente sociale, al disoccupato, al commerciante, alla casaligna. La mafia non è una realtà solo criminale e non è sempre uguale a se stessa: il primo sforzo è dunque conoscitivo, a cui devono far seguito un impegno etico, politico, sociale, economico e pedagogico di lungo periodo che abbia chiaro l'obiettivo: strappare almeno la prossima generazione alla mafia.
Un giorno un catechista un po' deluso della noia con cui i presenti lo seguivano, andò a chiedere consiglio al suo vescovo (s. Agostino), costui gli rispose: "La regola d'oro è ascoltarli. Solo in questo modo potrai rivolgerti a loro utilizzando le loro parole" (De catechizandibus rudibus). La Parola diventa per noi annuncio di salvezza, solo quando l'accogliamo.