L'evangelo è l' annuncio della realtà dello spirito, luce divina presente nell'uomo completamente distaccato dalla propria egoità psichica. Espresso pienamente dalla filosofia classica, l'evangelo è stato ripreso nella mistica cristiana, ed è lì che Lutero l'ha incontrato, ribaltandone però completamente il senso. Partendo proprio dalla mistica medievale germanica, questo libro mostra il rovesciamento dell'evangelo operato dal Riformatore. Col suo odio per la filosofia, esaltando il sentimento particolare e negando la ragione universale, la teologia luterana gonfia ipertroficamente l'ego ed eleva al massimo grado quella menzogna che di ogni teologia è costitutiva essenziale. Oggi, a cinquecento anni della Riforma protestante, mentre il mondo laico saluta in Lutero il fondatore di quell'individualismo in cui vive, le Chiese celebrano in lui un cristianesimo del mero sentire, senza spirito e senza verità: "non credenti" e "credenti" finalmente uniti nella negazione dell'evangelo.
C'è un mito che ritroviamo quasi universalmente nel pensiero arcaico, dalla Mesopotamia all'Iran, dall'India alla Scandinavia fino al mondo semitico. È quello dell'Antidio, l'eterno avversario del bene, forza delle tenebre e dell'abisso, opposto alla luce. Un mito che agisce ancora oggi nel profondo dell'immaginario collettivo, come dimostra la sua ampia presenza nella letteratura, nel cinema, nei fumetti, nel web: basta navigare fra i siti Internet per scoprire che l'idea di un Antagonista, già nato o prossimo a venire, è tuttora molto diffusa. In questo libro Marco Vannini, figura di spicco negli studi sulla tradizione mistica occidentale, traccia un quadro dell'evoluzione storica del mito, mettendo in rilievo come l'idea dell'Antidio, chiamato in questo caso Anticristo, percorra come un filo rosso anche lo sviluppo del cristianesimo. Se all'inizio, nel visionario libro dell'Apocalisse, la figura coincide con la Bestia che sorge dal mare, connotata da quel numero 666 che ancora vive nelle suggestioni inquietanti dei riti satanici, nel corso dei secoli "l'uomo dell'iniquità", come lo chiama san Paolo, prende vesti diverse, da Nerone a Maometto, da Marx a Hitler a Pol Pot. E spesso viene evocato da quanti, insoddisfatti del tempo in cui vivono, chiedono un rinnovamento radicale della Chiesa e della società. Si va così dai Padri della Chiesa nei primi secoli dell'era cristiana al millenarismo medievale...
In questo suo nuovo saggio, Marco Vannini – tra i più eminenti studiosi della tradizione spirituale cristiana – torna a sondare i vasti territori della mistica, non solo occidentale ma anche orientale. Da Meister Eckhart al brahmanesimo e al buddhismo, per giungere a quello straordinario monaco cristiano-hindu che fu Henri Le Saux-Abhishiktananda, si compone così il quadro concettuale di un ardito viaggio nel profondo dell’anima. L’“uomo distaccato” del misticismo radicale di Eckhart, che ama veramente perché diviene l’amore stesso, si incontra con l’assenza di fine del Buddha, inverando il messaggio cristiano della rinuncia all’ego e alle sue menzogne, al di là di ogni fideismo, di ogni religiosità o dottrina del Libro. La guarigione dall’ansia, dal dolore del vivere, suggerisce Vannini, è frutto dell’apertura all’unico mistero dell’Essere, alla sola realtà: quella dello Spirito, che, nella sua eternità, governa la corretta visione del presente. La fedeltà al messaggio cristiano significa quindi andare oltre lo stesso cristianesimo nei suoi condizionamenti storico-ideologici, superando l’ego e la sua tirannia e riscoprendo in se stessi, come indicava San Paolo, lo spirito di Cristo e la sua beatitudine.
Il movimento beghinale è stato soprattutto un movimento di donne, comunemente conosciute con il nome di beghine.
Per il loro carattere d’indipendenza verso l’autorità maschile potrebbe essere anche considerato il primo movimento femminista. Ma perché il termine “beghina” è oggi usato come sinonimo di bigotteria o d’ipocrisia?
La grande ricchezza spirituale scaturita dal movimento beghinale ha nutrito i trattati teologici di nomi celebri, come Meister Eckart o l’ammirabile Ruysbroeck, ma gli scritti delle beghine sono quasi inesistenti. Perché? E come mai, benché siano state le prime infermiere d’Europa, non esiste traccia di questa loro missione nei libri di storia della medicina?
Queste ed altre domande troveranno risposta nella prsente pubblicazione il cui scopo è riabilitare una lunga, feconda e spiritualmente ricca storia di donne che hanno cercato la santificazione nella libertà e che tanto avrebbero ancora da dire a noi donne e uomini del XXI secolo.