La cura che la ricerca teologica dedica all'indagine del ruolo della Bibbia nell'esperienza della fede cristiana non sarà mai eccessiva. Quest'opera - fruibile sia da chi incontra la teologia per motivi di studio sia da chi vi si accosta per accrescimento personale - sviluppa le categorie proposte ne Il Dio affidabile per definire la centralità della Scrittura biblica, "lingua madre" custodita da ebraismo e cristianesimo, contributo decisivo allo sviluppo della cultura tutta. La rilevanza della Bibbia si delinea a partire dalla sua descrizione come rivelazione attestata, legata in modo canonico alla figura di Gesù e all'inaudita identità del Dio di cui è Parola. La scrittura è peraltro corpo vivo: le forme e le forze di quel testo agiscono tracciando lo spazio ospitale per ogni umano e le modalità della sua accoglienza ecclesiale e liturgica. Entrando in dialogo con i principali apporti forniti dalla teologia fondamentale, dall'esegesi biblica e dall'estetica della lettura, Sequeri guida alla scoperta delle occasioni di pensiero e di maturazione umana che la Bibbia continua a generare. «Questo libro è il frutto della ripresa di un tema che mi sta molto a cuore, sul quale ritengo che la teologia cattolica non abbia ancora realizzato una concentrazione adeguata» (Pierangelo Sequeri).
La tesi svolta in questo saggio, frutto maturo e prospettico della meditazione teoretica di uno dei più riconosciuti teologi contemporanei, muove dalla contemplazione dell'ascensione in Cielo di Gesù il Cristo: il fatto che nell'intimità trinitaria di Dio è insediato a pieno titolo - per sempre e quindi da sempre - un essere umano. Nessuna creatura abiterà mai questo spazio e questo tempo assoluto nel modo singolare in cui lo abita il Figlio. Eppure, questo insediamento apre la certezza di una ospitalità inimmaginabile del grembo di Dio per tutte le creature, iscrivendo nella partecipazione trinitaria del Figlio la storia di Gesù e, in lui, dell'umanità. L'ontologia trinitaria e l'affezione creatrice chiedono perciò di essere esplorate pensando fino in fondo il corpo del Signore con la libera disposizione dell'interiorità e dell'esteriorità di Dio. Il corpo del Signore, insediato per sempre nell'intimità di Dio, rende infatti irrevocabile il pensiero e l'evento della comunità di origine e di destino che Dio inaugura con il mondo umano "fin da prima della creazione del mondo". L'impegno - che accredita il saggio, nella sua qualità di argomentata e orientatrice quaestio, a contributo di decidente rilevanza nel percorso tracciato dal DDOT - è quello a tessere i fili di questo ripensamento delle implicazioni della differenza trinitaria nella sua unità con il corpo del Signore, attraverso i passaggi che il kairós attuale rende possibili ed esige nel pensiero e nella prassi.
Il volume contiene numerosi saggi editi e inediti dell'autor che da più di trent'anni coltiva un sempre più maturo interesse per il rapporto tra la teologia e l'estetica, e più in generale tra l'estetica (dottrina dei sensi, degli affetti) e l'uomo (filosofia, psicologia). L'intreccio tra fede ed estetica è talvolta solo banalmente e retoricamente affrontato. L'affondo teorico delle questioni che l'estetica teologica e filosofica comporta stenta a decollare e ad assumere un profilo di carattere assolutamente decisivo in ordine alle questioni del senso e della fede. Precisamente contro questa deriva del tema e in ordine al merito da esso obiettivamente suscitati si rivolgono i saggi qui raccolti. I confronti puntuali della riflessione estetica dell'autore con la teologia, la spiritualità, la liturgia, la filosofia, la psicologia, le arti (musica, architettura e pittura in specie) e, non ultimo, con l'attuale attenzione del magistero alle questioni della bellezza e dello stile cristiano costituiscono un affresco che incanta e convince.
La convinzione che anima il libro è questa: un esercizio critico della ragione teologica offre possibilità di un confronto a tutto campo con le molteplici articolazioni della coscienza credente dell’uomo. L’Autore indica come dalla fede si possano trarre elementi utili per una cultura più vitale e profonda della ragione e della religione, che il razionalismo confessionale e l’agnosticismo della filosofia hanno largamente mortificato.