Al Concilio Vaticano II il documento Nostra Aetate decretò il superamento dei presupposti dottrinali sui rapporti con l'ebraismo, le cui radici affondavano nella più antica tradizione cristiana. Con questa ricerca si è inteso contribuire alla comprensione dei fattori che indussero i vescovi riuniti in Concilio ad abbandonare ufficialmente la dottrina tradizionale sugli ebrei e sull'ebraismo postbiblico. A tal fine si è preso in esame, in particolare, l'apporto fornito da un piccolo gruppo di teologi di lingua tedesca, quasi tutti di origine ebraica. (Prefazione di Piero Stefani)
Il testo della dichiarazione Nostra aetate § 4. Prospetto sinottico della terza e della quarta (definitiva) redazione. La Dichiarazione giorno per giorno: un iter complesso e contrastato. Ebrei ed ebraismo ne La Civiltà Cattolica del dopoguerra (1946-1961).
Nel più lussuoso hotel di Dubai o in uno slum di Bombay. Nel cuore della foresta amazzonica o in una fattoria islandese, per le strade di Times Square, dove gli schermi si moltiplicano, o in un villaggio di Zanzibar, dove le ombre di una piccola tv in bianco e nero sono ancora un miraggio, tutti guardano gli stessi programmi: La ruota della fortuna, Stranamore, Chi vuol essere milionario?, Grande fratello, Affari tuoi, L'isola dei famosi. Sono i format. Il più importante catalizzatore dei gusti che il mondo abbia mai conosciuto. Miliardi di persone li guardano, ma sappiamo pochissimo dei meccanismi più profondi grazie ai quali hanno costruito il "nuovo impero globale dell'intrattenimento". Come si analizza un format? Perché alcuni conoscono un successo planetario e altri scompaiono in una sera? Quali sono le costanti e i legami invisibili che uniscono tutti quelli vincenti? Paolo Taggi, autore e direttore di programmi televisivi, propone una teoria semplice, rifacendosi alla "Morfologia della fiaba" di Vladimir Propp, in chiave libera e riattualizzata, ma anche al mito, alla fiaba, alla performance, al wrestling e al videogame: elenca duecento azioni che, combinate sempre in modo differente, danno vita a tutti i programmi seriali di successo nel mondo. Uno strumento di analisi delle strutture della tv di oggi, ma anche come un metodo originale di lavoro - quasi una sfida - per chi, stanco della televisione che vede, vuole davvero cominciare a costruirne una nuova.
Le istituzioni pubbliche, le aziende, i festival, le mostre, le fiere nazionali e internazionali, le agenzie di comunicazione: sono molteplici le opportunità sul mercato del lavoro per un aspirante addetto stampa. Aldilà dei luoghi comuni, quali sono le competenze richieste per lavorare in un ufficio stampa? Qual è la routine quotidiana di un professionista della comunicazione all'interno di queste strutture? Il libro si pone come una guida utile e preziosa per chi vuole saperne di più sull'ufficio stampa, un ambito particolare nell'ampio universo della comunicazione.
Paolo Natale è professore associato presso la Facoltà di Scienze politiche dell'Università di Milano, dove insegna Metodologia della ricerca, Analisi dei sondaggi e Tecniche della ricerca sociale. I suoi ultimi lavori analizzano la realtà politica italiana .
È opinione comune che il mondo appaia come lo vediamo semplicemente perché è così. Al contrario, la realtà che ci sta davanti è, per intero, una costruzione del nostro cervello. In pagine sorprendenti e curiose, Paola Bressan svela i complessi fondamenti scientifici dei piccoli misteri che costellano la nostra vita quotidiana. Scopriremo come costruiamo il mondo e perché lo costruiamo in questo modo, a partire dalla catena di eventi che precede la percezione visiva, via via fino ai colori, alla tridimensionalità e alla ragione per cui alcune cose ci appaiono in movimento. No, la risposta non è perché sono in movimento.
La storia del teatro ha ormai da qualche tempo conquistato una sua autonomia disciplinare che le ha consentito di distaccarsi definitivamente dai limitativi vincoli di filiazione nei confronti della storia letteraria, come di quella delle arti figurative. Configurandosi nella duplice e complementare vicenda della drammaturgia e dello spettacolo teatrale (complicata quest'ultima dall'intreccio di una molteplicità di linguaggi e di apporti culturali eterogenei), la nuova storia del teatro si propone agli studiosi come un campo per ora ben poco esplorato, privo, per conseguenza, di una ricca tradizione a cui attingere, sia pure con prudenza, i dati e le informazioni su cui sviluppare l'attività critica. Alla ricerca delle fonti originali, quindi, degli elementi autentici da riscoprire negli archivi, nei manoscritti, nei documenti d'ogni epoca e d'ogni provenienza, negli scaffali delle biblioteche, nelle pagine dei periodici, nelle opere pittoriche, negli spartiti musicali, nelle fotografie, nelle videoregistrazioni, ovunque, insomma, siano rimaste le tracce dell'attività "teatrale", intesa nel senso più ampio del termine, tendono tutti gli studi - intenzionalmente diversi fra loro per impostazione, metodologia e oggetto - che troveranno posto nella presente collana. Essa intende, infatti, fornire un contributo agli studi teatrologici, senza preconcette limitazioni, allo scopo di riportare alla luce, entro prospettive storicamente e criticamente definite, le fonti dello spettacolo teatrale...
La Fontana del cinghiale è l'unica opera superstite tra quelle realizzate dallo scultore Ado Furlan durante il suo soggiorno romano (1939-1942). Eseguita su commissione dell'architetto Luigi Moretti per il Foro Mussolini, essa costituisce un'importante testimonianza del dialogo instaurato dall'artista con i modelli antichi, reinterpretati alla luce delle esperienze moderniste compiute nella Capitale. La predisposizione del calco in stucco esposto in mostra a Pordenone nel 2005 e destinato a trovare definitiva sistemazione all'interno del castello di Spilimbergo ha richiesto un complesso 'iter' burocratico-amministrativo illustrato nel presente quaderno, in cui si chiariscono anche le vicende del gruppo marmoreo e si avanza una suggestiva ipotesi sulla sua collocazione originaria
Nino Motta, tipografo, abbandona Milano e la famiglia (una famiglia disperata e ostile) e torna a Messina, sotto le mentite spoglie del giornalista, per "indagare" sulla sua infanzia in collegio che, da sempre, è rimasta intrappolata da una memoria "a macchie", incerta, segnata da un misterioso trauma. Una volta in loco non ha difficoltà a far parlare quelli che tanto tempo prima sono stati i suoi compagni, anzi il suo invito a parlare li trasforma in generosi narratori orali. E così le molte testimonianze si incrociano affollandosi intorno a due immagini che hanno accompagnato la vita di Nino Motta: il cappello del padre appeso in corridoio e la figurina della madre Marietta che sale verso il collegio nel suo cappottino striminzito...
L'incontro della poesia teatrale con il canto ha visto da sempre fronteggiarsi e incrociarsi i due sistemi principali - quello letterario e quello sonoro che concorrono alla costituzione dell'opera in musica. Da un lato la poesia obbedisce a proprie leggi, ma viene anche a patti con le necessità musicali e talvolta vi si conforma; dall'altro il canto riveste le strutture metriche e le configurazioni strofiche, forzandole però e in qualche caso indirizzandole secondo le proprie esigenze. Questo volume, che presenta una versione ampliata e aggiornata del saggio "Istituti metrici e formali", compreso nel sesto volume della "Storia dell'opera italiana" della casa editrice EDT, si propone di tracciare le linee di sviluppo fondamentali di questo "corpo a corpo", lungo una parabola cronologica che parte dall'inizio del Seicento, e si conclude nei primi decenni del Novecento: l'ambito di vita di quella che si può definire "opera italiana".
La "Storia di Giuseppe e del suo amico Gesù" comincia dai giochi dell'infanzia, durante i quali i due bambini si legano in un'amicizia fortissima e senza riserve, che rimarrà tale anche quando vicende e inclinazioni personali li porteranno a percorrere strade molto diverse. Mentre Gesù si avvia sul sentiero della ricerca religiosa, Giuseppe lascia la Galilea per conoscere il mondo e intraprende un viaggio attraverso la Siria, la Grecia e l'Italia, sullo sfondo di un impero romano affollato di personaggi, rivolgimenti, corruzione, scontri sociali, nuovi culti. Un lungo viaggio, che lo porterà a vivere esperienze esaltanti o disperanti, nessuna delle quali saprà convincerlo dell'esistenza o della non esistenza di Dio. Alla fine Giuseppe troverà solo nel ritorno in Galilea una qualche ragione di conforto, se non di speranza. Giuseppe, che vive il conflitto tra fede e ragione, è a suo modo l'uomo dei nostri giorni, incapace di conoscere attraverso la fede o di avere fede attraverso la conoscenza. Paolo Di Mizio, giornalista, lavora in televisione al TG5. Questo è il suo primo romanzo.
La compenetrazione fra tecnica e scienza ha segnalato l'intera civiltà dell'Occidente. Nelle forme che ha assunto fra il Quattrocento e il Settecento, questo stretto rapporto era assente sia nella civiltà antica sia in quella medioevale. Le arti meccaniche vennero concepite, per due millenni, come necessarie al sapere, ma forme inferiori di conoscenza, immerse fra le cose materiali e sensibili, legate alla pratica e all'opera delle mani. Con chiarezza e con una capacità di sintesi, il libro affronta il problema del mutamento profondo delle ideologie che si accompagnò al nascere e al progressivo affermarsi di una moderna concezione del lavoro, della tecnica, dell'industria.