
La storia narrata è quella dell'ex internato militare Giuseppe Minoli. Dopo la sua morte (1996), la sorella recapita alla famiglia una copiosa quantità di lettere, foto e cartoline postali da lui inviate dal fronte di guerra greco e dalla prigionia (Stalag VIII B, Polonia). La lettura di questi documenti, insieme alle testimonianze della sorella Lina, dei famigliari e della giovane amica polacca Sophie hanno permesso di ricostruire la sua drammatica vicenda, dal 1940 al 1945, inquadrandola in un contesto storico noto e di proporla in questo libro.
Le cronache della conquista del Perù e le opere successive che vi si riconnettono non hanno mai cessato di essere oggetto di studio e di riflessione. Questo libro, prendendo in esame una serie di temi importanti della storia andina, dal mito dell'Eldorado al dibattito sull'evangelizzazione di popoli considerati pagani, dalla considerazione della storia orale degli indios all'inclusione delle vicende americane nelle storie europee, dalla scoperta di nuovi documenti riguardanti l'incontro tra Pizarro e Atahualpa alla formazione di un'identità creola nel Settecento, ripercorre la storia peruviana tra XVI e XVIII secolo, mettendo in evidenza le specificità e l'estrema rilevanza delle tematiche trattate attraverso i secoli anche nell'attuale dibattito storiografico.
La lunga "coda" delle celebrazioni del 150º della proclamazione del Regno d'Italia (1861-2011) ha portato con sé una recrudescenza della polemica delle "ragioni del Sud" contro il Nord (essenzialmente piemontese) invasore cui ha fatto da contraltare un rinnovato "partito piemontese". Fra le voci più serie di questo schieramento c'è senz'alcun dubbio lo storico Alessandro Barbero, che in un fortunato saggio polemico, "I prigionieri dei Savoia" (Laterza 2012) ha radicalmente criticato i fondamenti storici della deportazione sabauda di migliaia di soldati borbonici sconfitti e "non cooperanti" al forte di Fenestrelle. L'autore, "encomiasticamente" citato nel saggio di Barbero, ricostruisce qui l'intera vicenda, che al di là di "meridionalismo" e "partito piemontese" mira ad un solo obbiettivo: la riscoperta della verità storica.
A un secolo dall'assassinio dell'arciduca d'Austria Francesco Ferdinando, le ripercussioni del devastante conflitto mondiale che ne segui durano ancora oggi. In questo saggio, lo storico Ian Beckett isola dodici eventi cruciali della prima guerra mondiale. Soffermandosi su episodi sia celebri sia pressoché dimenticati, l'autore racconta la storia della Grande Guerra da una prospettiva inedita, sottolineando di volta in volta il ruolo del caso come quello della strategia, episodi giganteschi come solo apparentemente poco rilevanti, la dimensione sociale come quella militare e l'evento di lungo periodo come quello che esaurisce rapidamente la sua portata storica. "La prima guerra mondiale" adotta una prospettiva globale, accompagnando il lettore dai campi belgi intenzionalmente inondati per arrestare l'avanzata tedesca alle immagini della tragica battaglia della Somme proiettate nei cinematografi inglesi, dall'idealismo della Washington di Thomas Woodrow Wilson alla catastrofica offensiva tedesca del Lys, nel 1918. La guerra è di per sé un enorme agente di trasformazione, ma Beckett ci mostra che gli sviluppi storici più significativi non si verificarono solo sui campi di battaglia o nei palazzi del potere, bensì anche nei cuori e nelle mentalità dei popoli.
Nessun artista del Cinquecento ha acceso la fantasia di poeti, letterati e scrittori più di Tiziano. Intorno alla grande e longeva figura del maestro Veneto si sono cimentate le penne più brillanti e taglienti del secolo, ribaltando il rapporto di confronto tra poesia e pittura. I due scrittori che hanno visto Tiziano più da vicino sono due toscani, anzi due concittadini, entrambi di Arezzo: Pietro Aretino e Giorgio Vasari. Il sodalizio tra Tiziano e l'Aretino viene suggellato da un epistolario ricco di spunti: lo scrittore rivolge a Tiziano consigli, elogi, critiche e inviti alternando momenti di intimità personale con aperture panoramiche sull'Europa del Cinquecento. Dieci anni dopo la morte dell'Aretino, è la volta di Giorgio Vasari. In vista della seconda edizione delle "Vite", l'artista e biografo toscano si reca a Venezia per raccogliere notizie aggiornate e impressioni di prima mano. La "Vita" di Tiziano, frutto di un incontro avvenuto nel 1566 e della visita alla bottega del pittore, è una testimonianza fondamentale non solo per la documentazione diretta sulle opere, ma anche per il progressivo, radicale cambiamento di gusto da parte di Vasari: cresciuto nella devozione verso Michelangelo, difensore del "primato del disegno" toscano, egli è prevenuto verso la scuola veneziana e l'uso del colore; ma a poco a poco, parlando di Tiziano si fa avvolgere dall'onda del colore, dal calore delle tonalità, e le iniziali riserve diventano un convinto, pieno e consapevole elogio.
Chi sa quanto sia variabile il clima e quanto sia elastica la reazione culturale dell'uomo ai suoi mutamenti, sarà in grado di comprendere meglio il dibattito che si sta svolgendo in questi anni sul Riscaldamento globale. Gli uomini sono figli dell'Era glaciale: solo quando il freddo intenso dell'ultima glaciazione cominciò a stemperarsi, oltre 10 000 anni fa, iniziò la coltivazione, e con questa l'urbanizzazione e - in definitiva - l'inizio della storia. Può apparire paradossale, ma è stato il riscaldamento del clima a crearci. Nel corso di tutta la storia umana, d'altra parte, il clima non è certo rimasto stabile e i suoi effetti sulle culture sono stati enormi. Non si può prescindere dalle condizioni climatiche nello studio delle civiltà, dei popoli, delle guerre, delle migrazioni, delle carestie, delle religioni e persino dell'arte e della letteratura. Diventa sempre più chiaro che il clima della Terra è parte integrante e motore inconsapevole dello sviluppo storico, politico e culturale dell'uomo.
La Storia ha assegnato ad alcuni personaggi il compito, affascinante, crudele e immane, di liquidare o di scuotere dalle fondamenta costruzioni storiche secolari, possenti ideologie, imperi e regni che avevano quasi assorbito il mondo. Un compito tragico nel senso classico del termine: perché la maggioranza tra gli Ultimi si è caricata sulla schiena questo peso essendone pienamente consapevole. Tutti erano in qualche modo certi che, comunque avessero assolto l'impegno, sarebbero rimasti nella Storia con il marchio degli infami, dei vinti, di notai miserabili di una eredità dilapidata, di traditori di fedi che dovevano essere incrollabili. Non c'è riconoscenza per gli Ultimi che sono sempre dei vinti agli occhi dei posteri. Eppure il Mondo Nuovo, che sorge sulle ceneri del Vecchio, spesso è opera loro. Tanti i casi e le storie esemplari: da Dario, il fragile, umanissimo, disperato rivale di Alessandro, a Gorbaciov, tormentato e malaccorto affossatore dell'Impero rosso di Lenin e di Stalin; da Atahualpa, ultimo inca paralizzato dai presagi della fine a Pu Yi, che nacque imperatore nella città proibita e finì guardia rossa; da Romolo Augustolo, l'imperatore per conto di un padre che non voleva la porpora pur avendo il potere, a Benedetto XVI che scoprì all'improvviso che non si può guarire neppure la chiesa dall'ingiustizia e dalla stupida ferocia degli uomini.
Non sono molti a conoscere gli straordinari eventi accaduti a San Nicandro Garganico nella prima metà del XX secolo. Tutto iniziò quando Donato Manduzio, un invalido reduce della Grande Guerra, ebbe alla fine degli anni '20 una visione nella quale Dio gli comandava di portare la fede ebraica nella sua terra, e questo nonostante che Manduzio non avesse mai avuto contatti con l'ebraismo. Anzi, egli credeva che non vi fossero più ebrei al mondo. Pochi anni dopo, Manduzio aveva già i suoi seguaci e una piccola ma appassionata comunità di aspiranti ebrei. La loro definitiva conversione passerà attraverso la storia dell'Italia di quegli anni, incontrando l'opposizione del fascismo e della Chiesa cattolica che tuttavia non riusciranno a spezzare la volontà granitica della comunità di San Nicandro di appartenere al popolo ebraico e in seguito di emigrare in Israele. John A. Davis ripercorre una delle vicende più incredibili della storia contemporanea e, narrando l'epopea degli ebrei di San Nicandro, dipinge un ritratto assai accurato della società contadina del Sud Italia, del rapporto tra Chiesa, fascismo e mondo ebraico e della rete clandestina per l'emigrazione ebraica in Israele.
Accessibile a studenti, turisti e al pubblico in generale, questo libro offre un'ampia panoramica della storia della Russia dal IX secolo a oggi. Paul Bushkovitch sottolinea i fondamentali mutamenti di prospettiva nella comprensione della realtà russa che hanno avuto luogo con il crollo dell'Unione Sovietica del 1991. Da allora le enormi quantità di materiale documentale venuto alla luce, relativo alla storia dell'epoca sovietica, hanno consentito di elaborare nuove concezioni storico-critiche dello stesso passato della Russia pre-rivoluzionaria. "Breve storia della Russia" ricostruisce non solo la storia politica ma anche gli sviluppi nel campo della letteratura, dell'arte e della scienza della Russia; ritrae cosi protagonisti di grandezza assoluta - Tolstoj, Cechov e Mendeleev, per esempio - nei loro contesti storici e istituzionali. Benché la Rivoluzione del 1917, il successivo sistema sovietico e la guerra fredda siano stati momenti cruciali della storia russa e mondiale, merito specifico dell'autore è di presentare anche le epoche precedenti in tutta la loro complessità e ricchezza storica e culturale.
Il giorno: 29 aprile 1945. Le parole: Arbeit Macht Frei (Il lavoro rende liberi). Sono lì, sul cancello davanti a loro. Danno il loro lugubre benvenuto a un luogo di sofferenza e di morte, un nome rimasto nella Storia come simbolo d'infamia: Dachau, il primo campo di concentramento della Germania nazista. Le SS sono in fuga, il Terzo Reich è un cumulo di macerie, il folle sogno di Hitler è prossimo a svanire in un sanguinoso crepuscolo degli dei. Grazie all'eroismo di tanti uomini comuni, diventati eroi. Ragazzi come loro. Loro sono i Thunderbird, giovani soldati venuti da Oltreoceano, sulle mostrine l'Uccello del tuono dei miti pellerossa, tra le mani un fucile Garand. Molti, troppi sono rimasti per strada, caduti in mille scontri. Ma altri hanno tenuto duro, e hanno risposto al fuoco nazista per arrivare a quei cancelli, vedere quelle figure tremanti ed emaciate dietro il filo spinato - prigionieri privati di tutto, ormai anche della speranza - e poter dire loro: "Siete liberi". Il tenente colonnello Felix Sparks conosce l'orrore della guerra, ha visto i ragazzi ai suoi ordini falciati sotto i suoi occhi, ma non poteva immaginare questo, non aveva idea di cos'è un campo di sterminio. Quel giorno, il giorno della liberazione di Dachau, il suo cuore esiterà, per un momento, quando qualcuno dei suoi fedeli ragazzi deciderà di applicare la legge del taglione. Occhio per occhio, dente per dente. Questa è la sua storia, dalle spiagge della Sicilia fino al tempio dell'orrore. È l'odissea di un uomo.
"Cominciamo nel quarto secolo d.C. in Egitto. Vi piacerebbe comparire nei sogni altrui? Ecco cosa dovete fare. Rivolti alla lampada sul comodino (a rigore, dovrebbe essere una lampada a olio), pronunciate le seguenti parole: 'Cheiamopsei herpeboth. Fa' in modo che MM, la figlia di NN, mi veda nei suoi sogni - ora, ora, presto, presto'. Aggiungete poi il vostro messaggio personale. Ripetetelo spesso. Queste, almeno, erano le istruzioni fornite da un papiro magico greco - espresse naturalmente con la massima serietà, dato che non si trattava di un gioco. La lettura di questi testi ci trasporta in un mondo che, per lo meno a uno sguardo superficiale, è completamente estraneo ai tempi moderni. Eppure anche oggi molti sono convinti che c'è qualcosa di significativo nel contenuto dei loro sogni, proprio come i Greci." Ma come è cambiata la cultura del sogno dai tempi di Omero alla tarda Antichità? Cosa significavano i sogni? Come li leggiamo e li interpretiamo con i nostri occhi di moderni quei sogni? Dall'Iliade ad Aristofane, dal Vangelo di Matteo ad Agostino, William V. Harris analizza il fenomeno del sogno nell'antichità, rintracciandone il tratto distintivo nell'epifania di una figura autorevole, che dà istruzioni o trasmette informazioni. Il sognatore e/o il narratore non solo rivendicano di aver ricevuto istruzioni o informazioni da parte di enti superiori, ma con questo sogno possono dare un senso alle azioni umane e conferire prestigio.