
La storia di una bambina che, dai té danzanti di Francoforte, si ritrova rinchiusa nel ghetto di Kosvo prima di finire nel campo di concentramento di Stutthof. Una storia vera, di affetto e devozione. La prova d'amore di una figlia ragazzina, che nella grande tragedia dell'olocausto rifiuta di salvarsi per non abbandonare la madre, perché sa che solo da quel legame forte e profondo, indispensabile per entrambe, potrà attingere la forza per continuare a sperare anche quando, nuda e rasata, si vedrà spinta verso la bocca di un forno crematorio.
L'opera è una analisi delle trasformazioni subite dai rapporti agrari nel mondo ellenistico-romano. Per l'autore l'istituto del colonato rappresenta una sorta di ritorno all'antico, una specie di pseudomorfosi dei rapporti agrari che Roma aveva ereditato dalle monarchie ellenistiche e che corrisponde all'immobilizzazione generale conosciuta dalla società del IV secolo d.C. La miniera di informazioni su Egitto, Asia Minore, Sicilia e Africa, unita a un'ampia e generale visione dei problemi economici animata da grande capacità di sintesi, fa di quest'opera la premessa ai capolavori rostovtzeffiani "La Storia economica e sociale dell'impero romano" e la "Storia economica e sociale del mondo ellenistico".
Monachesimo e diritto, architettura e musica, letteratura e pittura in una ricostruzione unitaria delle linee fondamentali della civiltà bizantina nell'arco della sua lunga storia e in particolare durante i suoi tre secoli cruciali, quelli che vanno dal X al XII. Il costante contrappunto che Kazhdan stabilisce con il Medioevo occidentale mette in luce coincidenze e differenze che rendono il mondo bizantino a noi più vicino e "contemporaneo".
Che cosa è stato il mito greco e quali sono i motivi della sua inesauribile vitalità? Graf risponde alla domanda ripercorrendo i vari momenti storici della presenza del mito nella cultura greca: nei poemi epici come nelle raffigurazioni cosmologiche, nella storiografia come nella tragedia, presso gli allegoristi come presso i filosofi. Una introduzione chiara e puntuale al mito greco, che ne rintraccia la presenza in molti aspetti della vita sociale e della civiltà di ieri e di oggi.
In cinque saggi Jacques Le Goff disegna la storia di un Medioevo affascinante, origine della storia da cui veniamo e fondamento della modernità. Per Le Goff, infatti, il Medioevo non è solo un lontano passato, ma è il suolo stesso del nostro presente, l'epoca che ha dato forma alla nostra identità collettiva.
Il volume analizza la pratica e la figura dell'usuraio agli albori del capitalismo, nell'Occidente cristiano. In un racconto avvincente Le Goff mostra come nei secoli XIII e XIV si sia costruito a poco a poco il compromesso fra esigenze della religione e spinte dell'economia: grazie alla carità ai poveri e alle donazioni per la Chiesa, il banchiere riesce a godersi la borsa qui sulla terra e ad assicurarsi la vita eterna nell'aldilà, magari con una sosta in Purgatorio.
"Se studiate il Medioevo vi accorgerete che è diverso da ciò che siamo, da ciò che l'Europa è oggi diventata. Avrete come l'impressione di fare un viaggio all'estero. Occorre non dimenticare che gli uomini e le donne di questo periodo sono i nostri antenati, che il Medioevo è stato un momento essenziale del nostro passato, e che quindi un viaggio nel Medioevo potrà darvi il duplice piacere di incontrare insieme l'altro e voi stessi." In un dialogo appassionato e partecipe con un gruppo di studenti francesi, Jacques Le Goff racconta alle nuove generazioni che cos'è stata veramente, 'l'età di mezzo' della storia occidentale. Età di lettura: da 11 anni.
"All'età di diciannove anni, di mia iniziativa e a mie spese, misi insieme un esercito, grazie al quale liberai la Repubblica dal dominio dei faziosi." Così iniziano le "Res Gestae Divi Augusti", fatte incidere come suo testamento da Augusto ormai vecchio. Un testo minaccioso con il quale Augusto rivendicava la legalità della sua inquietante carriera politica. Ben diverso è il resoconto che ne dà Tacito, grande smascheratore del linguaggio politico: la devozione per il padre Cesare e la situazione politica di emergenza erano stati solo pretesti per la sete di dominio di Ottaviano Augusto che non esitò a schierarsi dalla parte dei cesaricidi, osò arruolare un esercito privato e lo mosse contro Antonio, ebbe quasi sicuramente una oscura parte nella morte dei due consoli in carica e alla fine puntò sulla capitale scortato dall'esercito vincitore. A diciannove anni, si fece attribuire la massima magistratura imponendo come collega un parente che era una semplice comparsa, liquidata fisicamente dopo poche settimane; atterrì, armi in pugno, il Senato imponendogli di avallare una procedura sfacciatamente incostituzionale; avviò, creando una inedita magistratura straordinaria - il "triumvirato" -, le più feroci proscrizioni. Questa la "marcia su Roma" di Gaio Giulio Cesare Ottaviano, figlio adottivo di Cesare, e futuro Augusto, il 19 agosto dell'anno 43 a.C.

