
Caffaro (Caschifellone, ora Castrofino, 1080/81 - Genova 1166), fu per sei volte console di Genova e guidò la flotta genovese contro Pisa (1125) e contro i Saraceni (1146). Basati su ricordi personali o su fonti dirette e sicure, i suoi Annali genovesi, dal 1099 al 1163, sono un documento fondamentale della civiltà marinara e mercantile italiana e fanno di lui il primo storico laico di una città dell’Italia settentrionale la cui opera sia stata resa ufficiale dagli organismi di governo del comune.
Perché il sogno liberatorio di Marx si è trasformato nell'incubo in Cambogia? Che rapporto c'è tra il comunismo come si è effettivamente realizzato nel XX secolo e le idee del suo massimo teorico? Con passione polemica e con le armi della ricerca storica, Aurelio Lepre ribalta molti consolidati luoghi comuni.
Dalla Serbia medioevale alla nascita della moderna Albania, dell'espansione dell'impero ottomano nei Balcani alla storia globale dell'Europa dell'Est. Una sintesi per comprendere l'ultimo sanguinoso conflitto del Novecento.
"Accadono a Roma cose incredibili". E l'inizio dell'ultima pagina del diario che un ebreo romano, ufficiale delle Regie Forze Armate, scrive all'alba del 16 ottobre 1943, poco prima di essere catturato e avviato al campo di sterminio di Auschwitz. "Cose incredibili", infatti: nel giro di pochi anni le leggi razziali, e poi le deportazioni, sconvolgono e distruggono la vita della più antica comunità ebraica italiana. Gli ebrei della capitale vivono la discriminazione razziale con incredulità e amarezza, ignari tuttavia della tragedia che si va preparando. Protagonisti delle storie raccontate in questo libro sono, all'epoca, ragazzi, poco più che adolescenti. Sono sopravvissuti a volte per caso, a volte perché la solidarietà e l'amicizia dei loro concittadini - spesso dei religiosi - sono stati più forti della paura delle rappresaglie, I loro ricordi, che pacatamente intrecciano insieme eventi drammatici e piccole vicende della vita quotidiana, testimonianze dai campi di sterminio e vivaci ritratti del popolo del Portico d'Ottavia, sono consegnati ai giovani di oggi perché non si perda la memoria del più grave crimine contro l'umanità di cui deve rispondere il nostro secolo.