
Il sogno dell'ultima regina d'Oriente era di veder rinascere un grande regno ellenistico dal Nilo al Bosforo, più esteso di quello di Cleopatra, ma la sua aspirazione si infranse per un errore di valutazione politica: aver considerato l'impero di Roma prossimo alla disgregazione. L'ultimo atto delle campagne orientali di Aureliano si svolse proprio sotto le mura di Palmira, l'esito fu la sconfitta della regina Zenobia e la sua deportazione a Roma, dove l'imperatore la costrinse a sfilare come simbolo del suo trionfo. Le rovine monumentali di Palmira - oggi oggetto di disumana offesa - ci parlano della grandezza del regno di Zenobia e della sua resistenza eroica. Ancora attuale è la tragedia di questa città: rimasta intatta nei secoli, protetta dalle sabbie del deserto, è crollata sotto la furia della barbarie islamista.
Il 18 agosto 1572 si celebrò a Parigi il matrimonio tra Margherita di Valois e Enrico di Borbone, che avrebbe dovuto segnare la riconciliazione tra cattolici e protestanti dopo una lunga guerra civile. Cinque giorni dopo, nella notte tra il 23 e il 24 agosto, i capi militari dei protestanti furono uccisi per ordine del re. Nelle ore successive bande armate uccisero centinaia di ugonotti parigini, accanendosi su donne, vecchi e bambini, in un delirio di sangue che trasformò Parigi in un carnaio. Il libro analizza in tutte le sue sfaccettature questo evento apparentemente irrazionale, ma in realtà frutto di una devastante miscela di crisi politica e conflitto religioso, esaminando il ruolo dei vari attori: il re Carlo IX, la regina madre Caterina de' Medici, il papato, la Spagna, i gruppi di cattolici militanti parigini. Ne risulta una innovativa lettura della notte di San Bartolomeo come evento centrale nella storia dell'Europa del Cinquecento e nell'affermazione dell'assolutismo del potere politico.
Un ritratto - affettuoso e pieno di humour - della grande Elisabetta, sovrana regnante che rifiutò di diventare regina consorte, massimo monarca inglese di ogni tempo. Ereditato un paese sull'orlo della guerra civile e di religione, Elisabetta regnò per quasi mezzo secolo facendo la differenza: pacificò e fece della debole Inghilterra cattolica una potente nazione protestante - la cui chiesa è oggi la terza tra quelle cristiane -, con il primo governo parlamentare dell'era moderna nonché una marina, una City e una lingua destinate a conquistare il mondo. Di questa madre del mondo moderno, scomunicata da Pio V, papa Sisto V disse: "Guardate come governa! È solo una donna, solo la signora di mezza isola eppure si fa temere da tutti".
Il racconto di un pezzo fondamentale della storia politica italiana. Quali sono le radici e i princìpi fondamentali della cultura politica cattolico democratica? Chi sono le donne e gli uomini che hanno posto le basi di questo pensiero politico? Quali sono i volti e le storie che hanno dato vita concreta alle idee? È a partire da queste domande che prende forma una galleria di 50 ritratti, di respiro nazionale ed europeo, di pensatori, politici, sindacalisti, insegnanti, animatori sociali. Ogni ritratto è una rapida pennellata tracciata da altrettanti autori rappresentativi del pensiero cattolico democratico di oggi, coordinati da Monica Canalis. Tra i ritratti: Konrad Adenauer, Tina Anselmi, Alcide De Gasperi, Giorgio La Pira, Piersanti Mattarella, Aldo Moro, David Sassoli, Oscar Luigi Scalfaro, Luigi Sturzo, Benigno Zaccagnini. Tra gli autori che hanno scritto i ritratti: Graziano Delrio, Giovanni Grasso, Mariapia Garavaglia, Gianfranco Astori, Bruno Manghi, Francesco Antonioli, Anna Maria Poggi, Fabio Pizzul, Renato Balduzzi e Francesco Occhetta.
L'Archivio di storia della cultura non ha certo problemi di identità, confessati o nascosti come quando l'indicazione di una nuova serie o la discontinuità grafica lo denunciano o lo mascherano. Ha semmai, tra le ragioni del successo di un indirizzo innovativo, da distinguere quel che sotto la formula ha adeguato temi tradizionali al nuovo linguaggio e quel che ha contribuito, proprio attraverso il nuovo linguaggio, a dire cose nuove a una cultura fin troppo incline all'empiria dell'usa e getta, ristabilendo ogni volta gli strappi delle mode nel circolo virtuoso tra narrazione e pensiero. Tessitore, il più autorevole studioso europeo del moderno Historismus, ha suggerito un'equivalenza tra la sua "storia della cultura" e lo "storicismo degli storici", che è valsa nelle vicende tormentate della storiografia italiana contemporanea a tener desto in ogni forma il colloquio tra gli storici generali e gli storici della cultura, sospingendo a una fertile contaminazione dei linguaggi verbali e no.
In un momento di grande tensione fra Occidente e mondo islamico e di invito allo scontro dì civiltà da parte dei fondamentalismi politici e religiosi dei due campi, questo libro analizza le radici dell'Europa che provengono dall'Islam. La filosofia, la scienza, la medicina, l'architettura sono aree in cui l'influsso della civiltà islamica è evidente in un processo storico di contaminazione con la civiltà europea spesso arretrata. La scoperta ragionata e fortemente documentata è, oggi, un contributo di grande rilevanza per quanti ritengono che solo il dialogo e la tolleranza sono i terreni di un possibile incontro tra le due civiltà. Un libro coraggioso, perfino provocatorio, scritto da uno studioso della civiltà islamica.
Questa Piccola storia del mondo inizia con la narrazione dei miti sulle origini dell'universo, per giungere, attraverso le tappe principali della vicenda dell'umanità fino ai nostri giorni: si chiude infatti con uno sguardo sull'oggi e un disegno di possibili scenari futuri. Il libro di Demandt risponde a una forte domanda di conoscenza della storia del mondo nella sua interezza, che si dimostra più che mai attuale in un universo culturale profondamente diversificato, ma allo stesso tempo sempre più indotto all'incontro e all'intreccio di culture. Attraverso la storia della cultura e della società, della politica e dell'economia, Alexander Demandt avvia un ragionamento sull'idea di progresso.
Questo saggio, rispetto alle opere che trattano dei marrani, gli ebrei costretti al battesimo dall'Inquisizione spagnola, contiene importanti elementi di novità, tali da far vedere la storia dei marrani sotto una luce del tutto diversa. Il lungo lavoro di ricerca compiuto da Heymann negli archivi lo portò a constatare l'importanza che nella storia marrana aveva avuto più che l'elemento religioso - come sempre si pensava - quello socioeconomico e ad attribuire all'Inquisizione spagnola peculiarità che la differenziano dagli altri tribunali ecclesiastici. Con accuratezza da storico, ma anche con calore e con commossa partecipazione, l'autore ricostruisce le vicende che portarono questi forzati del battesimo a cercare terre più libere dove, spesso, poterono ritornare alla fede dei loro padri.