
A centotrent’anni dalla sua nascita, avvenuta il 20 aprile 1889, gli studiosi non smettono di confrontarsi con il personaggio che più di ogni altro ha segnato la storia del XX secolo. Nonostante milioni di pagine siano state scritte su di lui, infatti, Adolf Hitler rimane una figura enigmatica.
Fu soltanto un opportunista privo di valori morali e dominato da un’insaziabile sete di potere? O incarnando le speranze e il desiderio di rivincita della società tedesca fu piuttosto l’espressione dello spirito del suo tempo? L’uomo che per oltre un decennio tenne l’Europa e il mondo intero con il fiato sospeso era un individuo scialbo e incapace di tessere relazioni sociali – un «guscio vuoto», come lo definì lo storico Ian Kershaw – oppure un politico astuto, determinato a perseguire una strategia ben precisa?
La monumentale opera di Volker Ullrich, la più completa ed esaustiva biografia del Führer mai scritta, di cui L’ascesa costituisce il primo volume, si propone di affrontare questi e altri interrogativi a partire dalla sterminata bibliografia sull’argomento, ma attingendo anche a documenti conservati nei numerosi archivi tedeschi e divenuti accessibili solo di recente. Atti ufficiali del Terzo Reich, diari e testimonianze di funzionari del Partito nazista, nonché gli scritti e i discorsi inediti di Hitler risalenti al periodo 1925-1933 consentono di arricchire di nuovi dettagli la sorprendente parabola politica del Führer e la sua personalità, con le sconcertanti contraddizioni e incongruenze che la caratterizzano.
La figura del dittatore emerge nella sua innegabile complessità, perché, lungi dall’essere un uomo senza qualità, Hitler possedeva molti talenti, primo fra tutti quello di saper sommuovere gli istinti della massa.
Ullrich ci svela l’uomo dietro il personaggio pubblico e apre scorci illuminanti sulla sua vita privata, sui suoi rapporti con la famiglia, le donne e i fedelissimi: dall’infanzia ai fallimenti giovanili a Vienna, dalle esperienze durante la prima guerra mondiale fino all’ascesa a capo del partito.
La «normalizzazione del mostro», anziché contribuire ad assolverlo e a minimizzare i suoi crimini, lo rende ancora più inquietante, perché illustra passo dopo passo e con ineguagliabile chiarezza il percorso attraverso il quale la mente di un uomo comune è arrivata a concepire la più scellerata e inspiegabile tragedia della storia.
Volker Ullrich, storico e giornalista tedesco, scrive per il settimanale «Die Zeit» ed è tra i curatori della rivista «Zeit Geschichte». Ha pubblicato numerose opere sulla storia del XIX e XX secolo tra cui le biografie di Bismarck e Napoleone e uno studio sull’Impero tedesco. Con la biografia Hitler. L’ascesa ha vinto il Los Angeles Times Book Prize.
Diviso in tre parti che corrispondono ai tre nodi della cultura, della politica e delle istituzioni, il volume fotografa una realtà in rapida trasformazione. Dopo il ventennio del miracolo economico, e della transizione dalla cultura rurale a quella industriale, gli anni settanta si aprono sotto il segno della crisi. E di "crisi perpetua" si può parlare per questa difficile, e ancora irrisolta, transizione della società italiana verso il mondo postindustriale delle democrazie "mature": crisi delle istituzioni, della politica, della rappresentanza sindacale; ma anche della famiglia, della cultura e dei mezzi di comunicazione.
"Del costruire: tecniche, artisti, artigiani, committenti" è il secondo volume di un'opera di quattro che si pone come obiettivo quello di affrontare un periodo lungo dieci secoli, illustrando le interferenze e le interazioni fra la storia delle espressioni artistiche e la storia sociale, politica e culturale e quelle che potremmo chiamare le storie strutturali (storia del territorio, dell'economia...). Questo volume si concentra sulle tecniche, gli artisti, gli artigiani, i committenti con contributi di studiosi italiani e stranieri. Tra questi: Beat Brenk, Carlo Tosco, Roberto Greci, Giuseppe Sergi, Chiara Piccinini, Arturo Carlo Quintavalle, Costanza Segre Montel, Matthias Exner, Francesca Dell'Acqua.
Questo volume presenta la Storia dell'Arte medievale con un approccio innovativo, incentrato sulle origini culturali, sul contesto storico e sui presupposti tecnici dell'opera artistica e architettonica. L'obbiettivo è di restituire il più fedelmente possibile le intenzioni di costruttori, artisti e committenti, il loro retroterra culturale, il loro orizzonte di significato, le condizioni materiali che definivano la loro azione. Il coordinatore del volume, Paolo Piva, ha coinvolto eminenti studiosi italiani e tedeschi in un progetto in cui fossero condivisi questi orientamenti metodologici di fondo. Il risultato di questo lavoro è un libro capace di offrire illuminanti chiavi di lettura al millenario percorso dell'arte medievale (dal 300 al 1300 d.C.) senza la pretesa di descriverne puntualmente ogni fase ma con l'ambizione di rivelarne le fondamentali coordinate.
"Siamo negli anni Trenta, poco più di dieci anni dopo la fine del conflitto. Molti attori del dramma sono ancora vivi e alcuni di essi hanno pubblicato le loro memorie. Albertini le conosce, ha letto i libri 'colorati' con cui ogni governo all'inizio della guerra ha cercato di addossare ad altri la responsabilità del conflitto, ha studiato le raccolte dei documenti diplomatici e le corrispondenze giornalistiche. Da questa grande documentazione emergono contraddizioni, ambiguità, riserve mentali, oscurità e soprattutto alcuni vuoti che nessuno sino a quel momento ha voluto o potuto riempire. Che cosa fare se non rivolgersi direttamente ai sopravvissuti? Come nelle buone interviste, la qualità delle domande dipende dalla preparazione dell'intervistatore. Quelle di Albertini sono precise e puntuali. Quando si accorge che il Capo di Stato Maggiore tedesco Moltke, nei giorni della crisi, sembra tentennare fra posizioni diverse, Albertini non esita a interpellare il Kaiser Guglielmo nel suo esilio olandese. Quando vuole ricostruire le discussioni che precedettero l'invio dell'ultimatum austriaco alla Serbia, interpella il consigliere del ministro degli Esteri, il barone Alexander Musulin, che lo ha redatto. Quando vuole descrivere la posizione dell'Austria fra l'attentato e l'ultimatum, interroga il ministro degli Esteri austriaco Leopold von Berchtold."
Il volume tratta del "fenomeno" del marmo a Roma e nell'Impero romano, di cui segue l'uso e i significati ideologici e di prestigio ad esso connessi attraverso una ben documentata esemplificazione di monumenti "marmorizzati", rappresentativi del potere imperiale e delle classi dirigenti. Per la comprensione di tale fenomeno vengono altresì illustrati l'organizzazione delle cave statali con i relativi sistemi di appalto ricostruiti attraverso le sigle sui blocchi, il trasporto dei marmi testimoniato dai carichi naufragati nel Mediterraneo e nel Mar Nero e, infine, i grandi depositi di Roma ai piedi dell'Aventino ("Marmorata") e di Porto, dove sono stati rinvenuti centinaia di blocchi di cava non ancora utilizzati. Fondamentale è anche la ricostruzione che qui si offre delle officine specializzate nella lavorazione dei manufatti marmorei, attive sia presso le cave, sia nelle città con economia basata sul marmo (Atene, Afrodisia), sia nelle grandi capitali imperiali presso cui si erano formate maestranze dedite alla scultura di statue, di sarcofagi, di arredi domestici e alla produzione di lastre marmoree per i rivestimenti parietali e pavimentali. Il volume è arricchito da appendici che raccolgono specifici documenti archeologici e letterari e da indici delle fonti antiche, delle iscrizioni, delle località e delle "cose" notevoli.
"Tempi Spazi Istituzioni" è il primo volume di un'opera di quattro che si pone come obiettivo quello di affrontare un periodo lungo dieci secoli, illustrando le interferenze e le interazioni fra la storia delle espressioni artistiche e la storia sociale, politica e culturale e quelle che potremmo chiamare le storie strutturali (storia del territorio, dell'economia...). Questo volume fornisce un quadro cronologico, spaziale e istituzionale della produzione e della fruizione artistica del Medioevo.