
Nel corso della sua lunga carriera di giornalista, a partire dagli anni Sessanta, Corrado Stajano ha incontrato alcuni degli italiani che hanno sempre fatto il loro dovere. Italiani che non si sono corrotti con il denaro o con il potere, che non si sono immischiati agli intellettuali da boutique o da trattoria. Italiani che hanno resistito alla tentazione del successo e ai compromessi. Italiani che hanno fatto grande il nostro paese: scrittori come Gadda, Bassani, Sciascia, Levi, Zanzotto, Ortese, Soldati, Volponi; registi come Bellocchio, Rosi, Olmi e Pontecorvo; uomini politici come Parri, La Pira, La Malfa, Pertini, Foa; studiosi come Dionisotti, Segre, Garboli; religiosi come padre Turoldo; musicisti come Gavazzeni e outsider di genio come Munari, Carpi, Fo, Altan, Dossena...
La caduta dell'impero romano è da sempre uno dei più affascinanti enigmi della storia. Roma disponeva di una formidabile forza militare ed economica, su un territorio immenso, che si estendeva dal Vallo di Adriano ai confini con la Scozia fino all'Eufrate, dall'Africa settentrionale al Reno e al Danubio. Era una macchina perfetta e collaudata, con una rete capillare di strade e di fortezze, ricche città e una organizzazione amministrativa per certi versi insuperata. Tra la battaglia di Adrianopoli nel 378 d.C. e la deposizione dell'ultimo imperatore Romolo Augustolo nel 476 d.C., la superpotenza più longeva della storia venne sconfitta e occupata da bande di invasori "primitivi", distrutta da barbari ritenuti quasi incapaci di organizzazione e di pensiero razionale. Come è potuto accadere? Le ricostruzioni più diffuse hanno dipinto una civiltà decadente e corrotta, troppo "civilizzata" e magari indebolita dal cristianesimo. Ma a giocare un ruolo determinante furono anche semplici dettagli, come gli archi degli unni, più lunghi e potenti di quelli dei nemici, e il carico fiscale imposto dalla capitale alle province. Con una narrazione ricca di episodi e personaggi memorabili, Peter Heather confuta i luoghi comuni, mettendo a frutto le sue competenze economico-militari e le sue approfondite conoscenze sui barbari, ricostruendo in maniera brillante e persuasiva gli scontri e le battaglie, ma anche i tentativi di integrazione alle frontiere dell'impero.
L'Italia è un enorme museo: nelle sue città, fra le sue colline, lungo le sue spettacolari coste sono nati - e in qualche caso sono tutt'ora conservati - alcuni dei più grandi capolavori artistici della nostra civiltà. Chi non conosce "L'ultima cena" di Leonardo Da Vinci, il "David" di Michelangelo e la "Primavera" di Botticelli? Ma sono tante le opere create in Italia che hanno vissuto destini travagliati: trasportate per il mondo, rubate in guerra, a volte restituite a volte no, spesso perdute. Non c'è da stupirsi che i più temuti personaggi della storia, da Napoleone fino a Hitler, abbiano preso di mira lo stivale d'Europa con i suoi tesori. Ma in loro difesa si sono battuti eroi sconosciuti che hanno rischiato la vita per riportare in patria parte del bottino, e di cui oggi Alessandro Magno ricostruisce le gesta.
Il volume è centrato sulle trattative che portarono alla firma dell'armistizio tra l'Italia e gli angloamericani nel settembre 1943, alla fuga del re, del governo e delle alte gerarchie militari da Roma, all'evaporazione dello stato e al drammatico sbando cui il paese andò incontro. L'autrice ricostruisce l'evoluzione della politica alleata nei confronti dell'Italia durante la guerra, i diversi e inconcludenti sondaggi italiani per uscire dal conflitto tra la conferenze di Casablanca e lo sbarco in Sicilia, l'avviarsi faticoso dopo il 25 luglio e poi il concludersi ai primi di settembre delle trattative per l'armistizio.
Nel 1942 le forze dell'Asse nazifascista erano vittoriose ovunque; nel 1944 divenne evidente che un esito della guerra favorevole agli Alleati era solo questione di tempo. Cosa rese possibili questo rovesciamento di equilibri? In questo libro Overy analizza i grandi settori in cui gli Alleati seppero volgere a proprio favore le sorti del conflitto: la guerra sul mare, le grandi battaglie del fronte orientale, la guerra aerea, lo sbarco in Normandia. Ma risalendo a monte, Overy mostra dove ebbe origine la superiorità militare alleata: nella maggiore capacità di riconvertire alla guerra il sistema economico, nella superiorità tecnologica, nella maggiore efficienza della dirigenza militare, e infine nella mobilitazione morale delle popolazioni.
Nicola Labanca ripercorre le vicende politiche e militari che portarono gli italiani a stabilirsi in Eritrea, in Somalia, in Libia e poi in Etiopia. Ma l'espansione coloniale non fu, anche nel caso italiano, solo politica e guerra. Il volume smonta quindi i messaggi della propaganda colonialista che affascinarono generazioni di italiani al suono di "Tripoli bel suol d'amore" e mostra i pochi reali vantaggi economici che l'Italia trasse dai suoi domini africani. Inoltre descrive la società coloniale d'oltremare, i suoi tratti razzisti, la sua composizione sociale e demografica, le sue istituzioni.
Dal 1909 fanno più di novant'anni che la carovana del Giro attraversa l'Italia: il Giro è un'istituzione, fa parte della storia e dell'identità del Paese. Con una minuziosa attenzione non solo alle cronache, ma anche alle innovazioni tecniche, al contorno pubblicitario, persino ai gadget che alimentano la passione e la mitologia popolare, Marchesini offre al lettore una narrazione che illumina molti aspetti della società italiana contemporanea.
Com'è cambiato il mondo nel Novecento? Quali sono gli aspetti caratteristici del secolo e quelli che hanno determinato l'attuale assetto mondiale? L'approccio di questo studio pone al centro, più che una semplice successione di eventi, una serie di temi tra i quali politica e guerre hanno una rilevanza marginale. Il Novecento, dunque, appare caratterizzato da un tumultuoso processo di appropriazione dell'ambiente: una conquista di conoscenze che hanno esteso la presa dell'uomo sull'ambiente e sulle altre specie viventi. Poi vengono i grandi mutamenti demografici, lo sviluppo delle città e delle comunicazioni, i nuovi raporti sociali, l'esplosione della produzione e del consumo dei beni, le guerre mondiali e la fine del colonialismo.
Un gruppo di dirigenti di alcune miniere sarde viene mandato nel 1956 a Cave del Predil (Udine), ai confini con l'Austria, per "salvare" la Raibl, una delle più importanti miniere di zinco e piombo d'Europa, ceduta dal "banchiere del Papa" Bernardino Nogara alla società mineraria Pertusola, appartenente al ramo francese dei Rothschild. I tentativi di imporre una nuova organizzazione del lavoro provocano una lunga e agguerrita resistenza dei minatori, che finirà per costringere il governo a non rinnovare la concessione mineraria alla Pertusola, la quale d'altra parte abbandonerà anche le miniere sarde quando i minatori otterranno i salari più alti già in vigore alla Raibl. Sulla base di una ricca documentazione, il volume tesse insieme le storie della Raibl, di Bernardino Nogara, delegato di Pio XI per l'Amministrazione Speciale della Santa Sede, del figlio Giovanni che dirige la miniera, di Guerrino Gabino che guida i minatori, dei dirigenti della Pertusola abituati in Sardegna a esercitare uno sfruttamento di tipo coloniale, e di Charles Algernon Moreing, un magnate del mondo minerario, che da Londra fornisce i capitali per avviare e sviluppare la Raibl. Fra ricerca e memoria, la dura storia di un'epica lotta sindacale.
Indice : Premessa. - I. Mamma miniera. - II. Nogara: diplomatico, banchiere e vecchio minatore. - III. Il padrone della miniera e l'arcivescovo. - IV. La Raibl, una proprietà inglese. - V. Lavoro e sicurezza in miniera. - VI. Cronache di uno sciopero. - VII. Epilogo. - Indice dei nomi.
Giordano Sivini insegna Sociologia politica nella Facoltà di Economia dell'Università della Calabria. Ha pubblicato di recente "La resistenza dei vinti. Percorsi nell'Africa contadina" (Feltrinelli, 2006) e, negli Stati Uniti, "Resistance to Modernization in Africa" (Transaction, 2007).
Gli Stati Uniti d'America nacquero il 4 luglio 1776 con la Dichiarazione d'indipendenza. Perché diventassero qualcosa di simile a ciò che conosciamo oggi, in termini di territorio, popolazione e forma di governo, dovette tuttavia passare almeno un secolo. Tra il 1776 e il 1876 il paese definì i suoi confini; aumentò la popolazione; abolì la schiavitù razziale; si trasformò da piccola repubblica in grande democrazia elettorale (maschile). Attraversò guerre di conquista con le nazioni vicine (native e di origine europea), conflitti sociali e politici, una sanguinosa guerra civile (1861-65). Il volume illustra la storia di questo primo secolo di vita degli Stati Uniti, sottolineando la forte carica espansiva, geografica, politica, ideale, che lo caratterizzò.