
Le persecuzioni a cui fu sottoposta la Chiesa cattolica all'avvento della Seconda Repubblica spagnola (1931) e sino al termine della Guerra Civile (1939) sono state a lungo omesse o trascurate dalla storiografia, perlomeno fuori dalla Spagna franchista. L'interesse del Caudillo per quella che lui chiamava "cruzada" ha poi cancellato la memoria di questi eventi a partire dal 1975, data delle sue dimissioni. Da allora la storiografia è rimasta ostaggio di opposte ideologie e solo da pochi anni un'impressionante serie di beatificazioni ha richiamato l'attenzione su quanto realmente accadde. La Seconda Repubblica spagnola si caratterizzò per posizioni sempre più radicali, di cui sono proprio un esempio la politica di laicizzazione forzata e la persecuzione scatenata contro la Chiesa e i cattolici. Tentativi di colpi di Stato, oscure trame, conati secessionistici, intrighi internazionali, esplosioni di violenza sempre più sconvolgenti portarono allo stato prerivoluzionario del 1935-1936. La reazione al regime repubblicano non venne però in particolare dai cattolici, ma soprattutto da componenti interne a esso, dall'esercito, da ex monarchici e da radicali, oltre che dalle forze rivoluzionarie di sinistra. Nella guerra fratricida che si scatenò, la Chiesa e i cattolici divennero invece i principali capri espiatori, al centro di una macchina infernale di ritorsioni che soltanto oggi, a distanza di ottant'anni dagli eventi, si può cominciare a comprendere.
Esce il terzo volume della raccolta di saggi dedicati alla storia e alla civiltà di Bisanzio da uno dei maggiori studiosi internazionali di bizantinistica. Vi compaiono testi di letteratura bizantina, filologia, paleografia e codicologia e edizioni di manoscritti bizantini che compongono nel loro insieme una riflessione organica sulla ricerca storica bizantinistica, soffermandosi in particolare sul tema della cultura materiale.
Il Monte Comune, istituito alla metà del Trecento per gestire il debito pubblico fiorentino, diventò nell'arco di pochi decenni l'organo principale dell'amministrazione fiscale dello stato. Ne faceva parte il Monte delle doti, un'istituzione che garantiva ad ogni famiglia, attraverso un prestito ad interesse, la formazione del capitale necessario per la costituzione delle doti delle figlie nubili. Analizzando la complessità e le contraddizioni nella formazione dello stato fiorentino l'autore dimostra quanto la storia della finanza pubblica appaia strettamente connessa a quella della società, ed in special modo alla storia della famiglia. L'opera delinea uno sguardo d'insieme sulla storia di Firenze nel primo Cinquecento e sul crescente intervento dello Stato nella sfera dei comportamenti sociali e della trasmissione dei patrimoni familiari.

