
Le ambiguità di un pensiero forte. Filosofo, economista, profeta dell'ultima eresia teologico-politica dell'Occidente: l'opinione mondiale si divide fra quanti lo considerano eroe e salvatore del proletariato e quanti vedono in lui il demone simbolo di ogni male. Marx è stato a lungo oggetto di interpretazioni e sentimenti disparati, fino a diventare un'icona resa neutra dalla storia, ritratta nel granitico monumento davanti alla Piazza Rossa di Mosca e posta di fianco a Oliver Hardy sulla copertina di "Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band" dei Beatles. A due secoli dalla nascita, una lucida riflessione sull'incompiutezza del suo pensiero forte, sulle cause del suo successo, sulle sue contraddizioni, sconfitte, ambigue vittorie.
Sorto nel XV secolo sulle rovine dello stato selgiuchide e di Bisanzio, l'impero ottomano si estende rapidamente sino alle frontiere dell'Austria-Ungheria, in Medio Oriente e nell'Africa settentrionale. Questo volume ne ripercorre la storia politica dalle origini all'apogeo, e poi fino alla sua disgregazione, cominciata già nel XVII secolo e consumatasi nel corso dell'Ottocento, con il risveglio dei nazionalismi balcanici e sotto la spinta imperialista delle nuove potenze industriali. Particolare attenzione è dedicata all'economia, alla cultura, alle arti e al ruolo delle donne nella società ottomana.
Fra il XII e il XIII secolo, al moltiplicarsi delle esperienze religiose fa riscontro l'intolleranza ecclesiastica verso ogni forma di autonomia quale espressione di una volontà di inquadramento tesa a dirigere ogni aspetto della vita degli uomini. La sintesi non fu sempre possibile. Ne derivarono esclusioni, anche violente, e integrazioni proficue. Una parte prevalse, l'altra soccombette: storicamente vinti furono gli eretici, vincitori gli uomini di chiesa. Poiché il conflitto fu tra singoli e gruppi, il libro ruota intorno a figure-cardine individuali e collettive: da Pietro di Bruis a Dolcino di Novara attraverso valdesi, umiliati, catari, amalriciani, apostolici e «santi» eretici.
In una prosa che sa stemperare l'erudizione in un racconto affabile e arguto, Cipolla traccia dapprima la storia del denaro nell'alto Medioevo, in cui prevaleva il pagamento in natura e la moneta era un mezzo di scambio al pari di qualsiasi altra merce; poi segue l'emergere di monete a circolazione internazionale - il nòmisma bizantino, il dinar arabo, il fiorino, il ducato veneziano - cui si affiancava una «moneta piccola» per le transazioni della vita quotidiana; e mette a fuoco il curioso caso delle «monete fantasma», usate nella contabilità ma prive di un corrispettivo reale. Infine ricorrendo all'esempio del costo dei trasporti, dei libri e del denaro, insegna a intendere il valore relativo dei prezzi e cosa essi dicano delle condizioni di una società.
All'inizio del Novecento l'Europa comandava il mondo. Il suo impero coloniale era vastissimo e la popolazione cresceva a ritmo sostenuto. La guerra aveva cessato da tempo di decimare le giovani generazioni. Scoperte e innovazioni producevano il miglioramento delle condizioni di vita anche delle masse rimaste in povertà. La natura, che nei secoli aveva disseminato epidemie e carestie, sembrava sotto controllo. Ma nel volgere di trent'anni si succedono due catastrofi immani. La forza distruttiva delle decisioni e delle azioni determinate dalla politica sovrasta la potenza rovinosa degli eventi naturali. I due conflitti mondiali con decine di milioni di morti, le guerre civili, le carestie, le migrazioni forzate, la pulizia etnica e il genocidio sono il frutto avvelenato di azioni politiche e mietono vittime assai più numerose di quelle provocate dai microbi, dal clima o da altri eventi naturali.
Il nome di Spartaco è legato alla terza e più nota delle guerre cosiddette servili, ribellioni di schiavi e non solo, che afflissero lo Stato romano fra secondo e primo secolo a.C. All'indomani di conflitti che avevano lasciato strascichi spaventosi di rovine, lutti, odio, Spartaco riuscì a coagulare attorno a sé lo scontento delle popolazioni meridionali, soprattutto appenniniche, non ancora integrate. Fu dunque l'ultimo condottiero di un'Italia disperata e furibonda, da secoli in lotta con Roma. Crasso mise fine alla guerra, ma Roma, provata, fu infine costretta a cedere pienamente alle richieste degli Italici. «Brizzi apre il dossier dell'"altra Italiaµ, quella del mondo appenninico e meridionale che fino all'inizio del I secolo a.C. prese più volte le armi contro Roma» (Paolo Mieli).
In poche pagine, Valerio Onida ci racconta da dove viene la Costituzione italiana. Il suo linguaggio, i diritti che afferma, la Repubblica che costruisce e le relazioni internazionali che intesse, sono il risultato di un cammino storico che continua anche nel presente. Nel 75º anniversario dell'entrata in vigore, Marta Cartabia prosegue la riflessione del suo maestro con uno sguardo rivolto al futuro, italiano ed europeo.
Questa breve opera sembra porre una tematica anacronistica. Lo scritto di Jaffe infatti si interroga su Engels, Marx e i marxisti di fronte al colonialismo. Di fatto il libro, che andrebbe colto all'interno dell'enorme lavoro di Jaffe sul colonialismo, ha una grande attualità a due livelli di analisi. Il primo livello concerne il fatto che il colonialismo non è né una fase né tanto meno una deriva del nostro modo di sviluppo e perciò di quelle che possiamo chiamare le società a capitalismo avanzato. Il colonialismo ne è una modalità costante, la cui pratica oggi è continuamente verificabile. Il secondo livello di analisi interviene a leggere la difficoltà che a comprendere la logica del colonialismo hanno avuto da sempre le élite progressiste europee e occidentali. In questo Jaffe va alle radici di un fraintendimento. Individua nel meccanismo di Engels quella cecità rispetto alla menzogna coloniale che rende distratto oggi molto progressismo occidentale. Questa cecità non è ravvisabile nei grandi scritti di Marx, sia pur presente in certi suoi giudizi storici, specie riguardo a Lincoln. Anzi, in Marx il colonialismo è colto come l'origine del capitalismo. In questo Marx vede la globalizzazione, oggi tanto conclamata, come la peculiarità originaria del capitalismo, nato con e dal colonialismo. Il protocapitalismo della protoborghesia europea cittadina del tardo Medioevo non sarebbe mai fiorito senza il colonialismo.
Perché Hitler ha attaccato la Polonia con la convinzione che l'Inghilterra e la Francia non sarebbero intervenute, trasformando così una guerra, che doveva essere limitata, in un conflitto prima europeo e poi mondiale? Domanda inquietante, alla quale gli storici hanno provato a dare risposte cercando di individuare una logica in comportamenti che sembravano del tutto estranei a qualsiasi logica. Giorgio Galli, invece, accetta la possibilità che Hitler e il nazismo avessero una logica e una cultura proprie e in questo libro dimostra come alcune radici culturali del nazismo affondino in quegli antichi mondi di conoscenza che erano stati sconfitti, ma non cancellati, dal pensiero scientifico del Cinquecento e del Seicento e dall'Illuminismo.
Il sorriso della Gioconda, un sorriso che ognuno di noi ha visto centinaia di volte, sui libri, al museo, al cinema, sui giornali, sui manifesti pubblicitari. Come nessun altro, il dipinto di Leonardo è stato studiato, imitato, parodiato, sfruttato dal mondo dell'arte, della pubblicità, dello spettacolo. Un volume che racconta l'appassionante storia di questo capolavoro dell'arte di tutti i tempi: Leonardo e la Firenze del Rinascimento, la misteriosa identità della modella, il legame con la monarchia di Francia e con Napoleone, il rocambolesco furto dal Louvre, il viaggio in America negli anni Sessanta, le rielaborazioni degli artisti del Novecento, le pubblicità e il cinema.
Nella notte tra il 17 e il 19 luglio 1939, il colpo di Stato dalle truppe guidate dal generale Franco segnò l'inizio di una guerra civile che dilaniò la Spagna per i tre anni seguenti: fu una vera e propria prova generale della Seconda guerra mondiale in cui vennero sperimentate sulla popolazione quelle atrocità che avrebbero caratterizzato il conflitto successivo. Alcuni del protagonisti furono i medesimi: Hitler e Mussolini inviarono truppe regolari in aiuto di Franco, e Stalin sostenne con armi, volontari e denaro le formazioni comuniste. Dagli Stati Uniti e da tutta Europa giunsero, mossi dallo sdegno per quanto stava avvenendo in terra iberica, migliaia di volontari: scrittori come Ernest Hemingway e George Orwell, e uomini politici italiani come Palmiro Togliatti e Pietro Nenni, pronti ad aderire alle brigate internazionali per fronteggiare la minaccia fascista e difendere la Repubblica spagnola. Antony Beevor offre qui il resoconto di uno degli scontri più duri e sanguinosi del ventesimo secolo attingendo a una notevole mole di nuovi documenti emersi dagli archivi spagnoli tedeschi e russi. Ricostruisce con lucidità le cause e gli sviluppi di questa guerra e racconta uno dei momenti cruciali della storia del Novecento, quello che per la prima volta ha visto contrapporsi, in uno scontro epocale, fascismo e antifascismo.
Secolo di straordinarie scoperte scientifiche e fondamentali conquiste tecnologiche, il Novecento è stato anche il secolo delle grandi involuzioni: i sistemi totalitari hanno segnato in modo indelebile gli ultimi cento anni della nostra storia; i gulag e i lager nazisti sono impressi nella coscienza collettiva come luoghi simbolo del "male assoluto", della più brutale e inaccettabile sopraffazione dell'uomo sull'uomo. Uno dei maggiori storici del secolo appena passato, Ernst Nolte, analizza la storia europea tra le due guerre, mettendo in relazione tra loro bolscevismo e nazionalsocialismo e presentandoli come fenomeni interdipendenti, originati da un clima storico-politico comune.

