
Il volume ricostruisce la storia culturale di un mondo, cristiano e pagano, nel periodo che va dall'antichità al Medioevo, concluso dall'espansione militare islamica e dalla reazione e dalla rinascita carolingie. Sullo sfondo, l'estraniamento progressivo tra Oriente bizantino e Occidente latino, la separazione dell'Africa romana dall'impero, con l'invasione vandala ariana, e dalla latinità e dal mondo cristiano, a causa della conquista islamica, le guerre interminabili che flagellano l'Italia, le ondate barbariche che dilagano in Gallia e nella penisola iberica anch'essa presto islamizzata, la nascita in Irlanda e Britannia di una particolare cultura cristiana che migra poi nel continente per evangelizzarlo.
Dal 1960, la gran parte dell'Africa si è affrancata dal dominio coloniale. Questa indipendenza, però, non soltanto non ha portato ad uno sviluppo economico e sociale del continente, ma anzi è stata seguita dall'esplosione di conflitti e guerre di ogni genere. Il volume offre un quadro per orientarsi e capire le ragioni di una violenza che spesso sulle pagine dei giornali assume le forme della "catastrofe naturale".
Che cosa si intende per storia culturale? Un campo d'indagine fra i tanti oppure un modo diverso di leggere il passato? Il volume rintraccia i sentieri sin qui percorsi da questo particolare approccio storiografico, passando in rassegna sia la varietà delle forme che di volta in volta ha assunto (storia di idee e concetti, di mentalità, di discorsi e rappresentazioni), sia il ventaglio dei fenomeni che ha permesso di mettere in luce (dal corpo e dalla sessualità alle emozioni, alla cultura materiale e ai consumi, alle forme e ai mezzi di comunicazione).
Nei circa mille anni di antichità classica di cui si occupa questo libro, lo stato procedeva di propria iniziativa contro i criminali attraverso giudici e magistrati soltanto quando si sentiva minacciato negli aspetti fondamentali del suo ordinamento. Nel testo viene proposto un nuovo sguardo alla storia sociale e culturale della criminalità nel mondo antico e si mostra quali valori giuridici fossero considerati più degni di tutela.
La 16ª ediz. della serie si apre nel segno del re della Mauritania Giuba II, il coltissimo sovrano africano illuminato protetto da Augusto, esperto di storia e di geografia. I principi e i re nell'antichità si spostavano nello spazio, emigravano dalle loro terre per ragioni di forza maggiore o per conoscere, si sottoponevano a disagi simili a quelli che oggi incontrano tanti immigrati africani, che spesso clandestinamente si muovono su instabili imbarcazioni dalla riva Sud del Mediterraneo verso un'Europa scintillante e desiderata, ma anche insensibile e incapace di accogliere l'altro.
Nel 1985 l'elezione di Gorbacëv alla guida del Soviet Supremo dell'Unione Sovietica aprì una nuova fase nella storia mondiale. A oltre vent'anni da quella data è possibile fare un bilancio di un periodo che ha visto la Russia attraversare trasformazioni epocali e passare attraverso cadute di regimi, liberalizzazioni, nascita di nuovi stati e nuove alleanze, guerre.
Ebreo tedesco costretto a lasciare la Germania dopo l'avvento al potere di Hitler, George Mosse è stato una vittima del nazismo che ha voluto capire da storico i motivi del consenso che il suo persecutore aveva riscosso tra milioni di persone, cercando nella cultura europa dell'Ottocento e del Novecento le matrici dell'Olocausto. Gentile ricostruisce lo sviluppo della interpretazione mossiana del fenomeno fascista attraverso i suoi numerosi articoli e libri (compresa una notevole mole di scritti inediti).
Nel 1950 un accordo segreto tra Italia e Germania federale permise la scarcerazione dei criminali di guerra tedeschi in Italia. Attraverso il ricorso ad una documentazione quasi del tutto inedita, il volume ricostruisce le modalità di questo accordo, ma anche le responsabilità del Vaticano e del governo americano. Si mostra così come i processi "negati" e la liberazione di personaggi con alle spalle gravi responsabilità non siano stati il prodotto della "negligenza" di magistrati militari italiani, ma il risultato di una scelta politica che ha precise responsabilità.
La Seconda guerra mondiale fu sicuramente un evento talmente traumatico che nel tempo breve di pochi anni lasciò segni profondi e provocò mutamenti repentini nella quotidianità, nella socialità, nell'immaginario, nelle mentalità e nelle culture di nazioni intere. Singoli individui e gruppi (famiglia, comunità di paese o di quartiere, generazioni diverse, gruppo professionale, classe sociale) dovettero, infatti, necessariamente e continuamente elaborare nuove strategie di sopravvivenza materiali e psicologiche per "andare avanti", per reagire o adattarsi a una realtà totalmente "altra" rispetto a quella nota e per dare un senso a ciò che stavano vivendo. Alcune di queste strategie furono assai diffuse e, spesso, anche condivise da buona parte degli italiani, ad esempio quelle che ebbero nella corrispondenza postale un modo o un mezzo assai importante, a volte unico, per innescarsi e compiersi. E questo nonostante la censura postale fascista, anzi a volte anche grazie alla presenza della censura.
II Giappone, lontano per tradizioni ma vicino per linguaggio tecnologico, una delle nazioni più industrializzate e avanzate del mondo e una delle più ricche nonostante la crisi degli anni novanta, dalla quale sta finalmente uscendo, gode di un sistema politico democratico (anche se qualcuno ha parlato di pseudo-democrazia), di un accesso generalizzato al reddito e al mercato, ma nello stesso tempo permangono al suo interno limitazioni e sperequazioni sociali, aspetti di controllo sulla società che sembrano affondare le loro radici in un'organizzazione pilotata dall'alto risalente al periodo feudale e a quello della modernizzazione Meiji. Una breve esposizione delle caratteristiche politiche e sociali del Giappone deve necessariamente mettere in evidenza i caratteri specifici dell'evoluzione storica nipponica, chiarendone le differenze rispetto allo sviluppo avvenuto in Europa.
Perché Annibale subito dopo Canne non sferra l'attacco finale marciando su Roma? Cosa si cela dietro la morte improvvisa e oscura (anche ai medici) di Scipione Emiliano? E che relazione c'è con la morte di poco successiva dell'ambizioso tribuno della plebe Marco Livio Druso? Perché Cesare non si sottrae al suo destino di morte? E infine quale serial killer si aggira per la corte di Augusto? Quattro misteri della storia di Roma antica, quattro enigmi rimasti insoluti che per la penna di Luca Canali, fra i massimi conoscitori del mondo classico, rivivono e trovano una loro possibile spiegazione nel quadro di un più ampio discorso sul senso, sui limiti e sulle sfide che il fare storia pone all'uomo del terzo millennio.
Dell'esercito romano del IV e V secolo si sa poco. Eppure, il suo ruolo è stato determinante, in un contesto storico dominato dall'incertezza, accresciuta costantemente dalle guerre civili, dalle contese dinastiche, dalla pressione continua dei barbari sulle frontiere, che ha portato ad eventi tragici come il disastro di Adrianopoli del 378 o la presa di Roma del 410. In un simile contesto, l'esercito romano non ha soltanto tentato di difendere l'Impero, ma ha interagito profondamente con le strutture della società, influenzando i giochi politici, il funzionamento dell'economia, le strutture sociali e persino lo sviluppo delle religioni. Questo libro, scritto sulla base di fonti spesso trascurate (leggi, compilazioni amministrative, monete, papiri, iscrizioni, testimonianze archeologiche), restituisce un quadro inedito e affascinante delle istituzioni militari romane, fornendo soluzioni nuove a problemi antichi, senza nascondere le questioni ancora irrisolte.

