
Nell'Europa del Cinquecento prende forma un sistema politico destinato a durare tre secoli o più. Le guerre d'Italia diventano lotta per l'egemonia sul continente; l'impero di Carlo V, prima potenza mondiale moderna, riesce a contenere la Francia e, con maggior fatica, l'espansione ottomana. La crisi religiosa della Riforma favorisce guerre civili e alimenta le tensioni tra Stati protestanti e cattolici, ma anche le speranze di una Cristianità di nuovo unita, o il desiderio di liberare gli Stati dai legami confessionali. Intanto la diplomazia permanente diviene la normale modalità delle relazioni tra Stati; la gestione di una massa sempre più densa di informazioni e l'emergere di un'amministrazione strettamente collegata alla politica modificano l'esercizio del potere, le esigenze belliche promuovono l'incremento (pur mai uniforme o lineare) della potenza dello Stato. Attento alle peculiarità dei vari Stati, il volume ne individua dei tratti comuni nella concezione patrimoniale del potere, nello sviluppo di una società di corte, nella costruzione sempre precaria di identità collettive, restituendoci gli interrogativi di un'epoca inquieta - come la nostra - per la fragilità della politica.
Radiazioni misteriose, extraterrestri, reperti archeologici rivoluzionari, dispositivi elettronici fantascientifici, macchine che controllano il clima e che fanno rivivere il passato... sono solo alcune delle scoperte e delle invenzioni che avrebbero potuto modificare radicalmente la nostra vita, se solo fossero state reali. Il libro analizza con rigore storico una serie di false scoperte scientifiche, immaginando cosa sarebbe successo se fossero state vere. Un viaggio insolito e intrigante all'interno della scienza che mostra aspetti poco noti della ricerca e dei ricercatori.
Il volume ricostruisce l'esperienza di Radio Bari (1934-43), la prima stazione europea a trasmettere in arabo. Grazie ad una ricerca condotta in numerosi archivi in Italia, Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti e Marocco, emergono da queste pagine i protagonisti di Radio Bari, dai responsabili politici agli autori, agli ospiti, agli speaker, nonché i programmi che la radio ospitò. Le trasmissioni culturali (conversazioni, canzoni, pièce teatrali) furono apprezzate dal pubblico arabo, mentre quelle politiche (i notiziari) non ebbero successo perché scontavano una contraddizione insuperabile della propaganda e, più in generale, della politica estera fascista: Roma corteggiava i nazionalismi arabi e attaccava Londra e Parigi con l'obiettivo di sostituirvisi come potenza egemone nel Mediterraneo e in Medio Oriente, senza considerare che quei nazionalismi si sarebbero opposti con uguale forza al dominio coloniale italiano. Proprio attraverso Radio Bari e la sua "guerra delle onde" con Radio Londra, Radio Paris Mondial e Radio Berlino, il libro, al confine tra storia delle relazioni internazionali, storia transnazionale e storia dei media, mette in luce come la politica araba dell'Italia fascista fosse, nonostante le ambizioni imperiali, destinata al fallimento.
Vagabondi, stranieri, anziani incapaci di lavorare, individui affetti da malattie e da menomazioni fisiche, donne sole, bambini e bambine lasciati a se stessi, uomini privi di un mestiere, sottoccupati: una folla che le fonti di età moderna collocano sotto l'unica etichetta di poveri. Ma chi sono davvero? Come sono percepiti? Quali sono gli orientamenti caritativi e gli interventi attuati per fronteggiare il fenomeno del pauperismo? L'autrice, con gli strumenti dello storico, risponde a queste domande fornendo utili spunti di riflessione su un fenomeno che, sebbene abbia assunto forme nuove, non è certo scomparso nel nostro paese.
"La Metafisica" di Teofrasto è un'opera unica per la complessità e l'ampiezza dei temi esaminati, che vanno da questioni al cuore dell'aristotelica filosofia prima alla fisica, alla matematica, all'astronomia, alla concezione della scienza e alla teleologia. E anche una testimonianza di prima mano delle modalità con cui la scuola nella sua fase più antica seppe accogliere e valorizzare l'insegnamento di Aristotele. L'andamento del testo non ha carattere sistematico, ma dialettico e problematico: di qui le molteplici interpretazioni di quest'opera, gravata da un'ipoteca di antiaristotelismo che tuttavia appare difficilmente sostenibile.
Il volume presenta la storia culturale degli slavi, evidenziando sia le forze centrifughe che hanno portato alla formazione del più cospicuo numero di popoli che un’etnia europea abbia prodotto, sia gli sviluppi culturali del mondo slavo nei suoi diversi orientamenti verso l’Occidente latino e l’Oriente bizantino. Dopo una breve illustrazione della realtà contemporanea, si descrivono le comuni origini, seguendo le vicende degli slavi attraverso quel secolare processo di acculturazione che li ha elevati fra i protagonisti della storia degli ultimi due secoli. Il testo, arricchito da una serie di approfondimenti a cura di studiosi di diverse aree e competenze, offre una sintesi destinata a quanti studiano l’Europa orientale, e più in generale a quanti vogliono conoscere il mondo slavo e le sue culture e lingue soprattutto nelle loro radici medievali e moderne.
Il volume, proposto in una nuova edizione riveduta e corretta, è il frutto di una ricerca innovativa, nella quale vengono valorizzate anche le fonti non letterarie. Questa scelta fa sì che la trattazione non si concentri, come spesso accade, solamente sull'età classica e sui grandi momenti della storia ateniese, ma spazi adeguatamente dalle origini nel III-II millennio all'epoca romana. Non viene trascurata inoltre la storia sociale ed economica, nonché quella culturale: l'obiettivo è dare della storia greca una visione che eviti ogni facile anacronismo, nella consapevolezza della distanza che ci separa dal mondo antico.
In genere gli storici preferiscono ricostruire il passato sulla base di testi e documenti scritti, dati politici, economici o statistici, in alcuni casi testimonianze orali. Ma cosa sarebbe la storia del fascismo o dello stalinismo se non conoscessimo le immagini usate per la propaganda? Quale sarebbe il giudizio su conflitti recenti come il Vietnam senza le testimonianze lasciateci dai reporter di guerra? E risalendo più indietro nel tempo, come potremmo scrivere la storia della vita quotidiana o delle abitudini alimentari dei nostri antenati senza considerare le rappresentazioni visive che ci sono state tramandate? O una storia dell'Antico Egitto che prescinda dallo studio delle pitture tombali? Attraverso un affascinante excursus nei secoli, ricco di esempi tratti dalla storia antica e moderna, europea ed extraeuropea, Peter Burke dimostra come l'uso delle immagini possa arricchire in modo decisivo la nostra conoscenza del passato e del presente. Un ritratto, una statua, un'iscrizione, un arazzo - o più di recente una fotografia o un film - possono rappresentare "prove storiche al pari di quelle più tradizionali, e ci aiutano a comprendere meglio eventi e contesti a noi vicini o lontani.
La fine dell'"ancien regime" e i recentissimi eventi di un panorama internazionale dominato dalla globalizzazione e da nuove e violente tensioni segnano, rispettivamente, il termine "a quo e ad quem" di due secoli in cui l'identità del mondo contemporaneo assume i suoi connotati peculiari e spesso contraddittori. Con un quadro di riferimento mondiale, l'autore mostra le interazioni tra i processi internazionali e le realtà nazionali e locali, pur privilegiando le vicende europee e italiane. Pensato come testo base per l'insegnamento della storia contemporanea nelle nuove lauree triennali, il volume ripercorre l'intero arco degli eventi e dei problemi che hanno attraversato l'età contemporanea. In questa nuova edizione dedica particolare attenzione agli eventi degli ultimi anni, dall'11 settembre 2001 alle guerre irachena e afgana, dalla forte crescita delle economie asiatiche e dei paesi emergenti all'ultimo quindicennio italiano.
Da oltre un secolo, il petrolio ha un ruolo fondamentale nel definire le relazioni internazionali, le vicende della politica e dell'economia, la nostra vita quotidiana. A quarant'anni dalla prima crisi energetica, il libro analizza i rapporti tra l'Italia, gli Stati Uniti e i paesi produttori di petrolio, tracciando il ruolo svolto dall'ENI nel promuovere la motorizzazione di massa all'indomani della Seconda guerra mondiale. Attraverso la costruzione di stazioni di servizio, la formazione di efficienti benzinai e la diffusione di pubblicità incentrate sul "cane a sei zampe", l'ENI fece propria l'interpretazione americana del consumo di massa come motore di sviluppo economico e veicolo di cittadinanza, e si presentò come l'espressione della capacità dello Stato di distribuire ai cittadini i benefici di una moderna società dei consumi. Nei rapporti che instaurò con i paesi produttori l'ENI propose lo sviluppo italiano come un modello da seguire, istruendo una nuova classe dirigente, trasferendo tecnologia e incoraggiando l'espansione della motorizzazione e del turismo. L'importanza assunta dall'ENI fu tale che negli anni Sessanta venne considerata dagli Stati Uniti come uno strumento di diplomazia culturale nei confronti del Terzo mondo, e da quest'ultimo come una fonte di aiuti tecnici ed economici.
All'esplorazione e alla conquista dell'Africa da parte degli europei tra XIX e XX secolo si è accompagnata un'intensa attività missionaria, che ha prodotto un frutto inatteso. Dal Sudafrica alla Nigeria, dalla Costa d Avorio al grande Congo si è realizzata una fioritura di esperienze cristiane autoctone, originali, spesso intorno alla figura di un profeta carismatico, come il congolese Simon Kimbangu, il più noto. Da lui avrà origine la prima Chiesa africana ammessa in seno al Consiglio ecumenico delle Chiese, nel 1969. Ma se è possibile pregare e giungere al Dio cristiano senza i bianchi, è anche possibile autoamministrarsi; così, alla profezia dell'indipendenza religiosa si è aggiunta quella dell'indipendenza politica: "Prima noi avevamo la terra e voi avevate la Bibbia. Ora voi avete la terra, a noi è rimasta la Bibbia", recita un noto slogan dei profeti sudafricani. E la Bibbia si è rivelata un eccezionale strumento di liberazione e contestazione.
Il crollo del comunismo e la dissoluzione dell'URSS hanno reso accessibili agli studiosi nuovi materiali documentari e sollecitato una revisione interpretativa della storia russa tra Otto e Novecento. All'analisi delle contraddizioni inerenti al regime bolscevico si accompagna la valorizzazione della dimensione imperiale dell'esperienza zarista e sovietica. Mettendo a frutto le recenti acquisizioni storiografiche, il libro ripercorre le tappe salienti di una vicenda la cui conoscenza è essenziale per la comprensione del mondo contemporaneo: dall'abolizione del servaggio all'industrializzazione, dall'età delle rivoluzioni allo stalinismo, dalla crisi dell'Unione Sovietica alla Federazione russa di Vladimir Putin. Questa nuova edizione, riveduta e ampliata con un capitolo dedicato all'emigrazione russa negli anni venti e trenta del Novecento, aggiorna la trattazione del periodo post-sovietico. Alla luce della stabilizzazione avvenuta nel primo decennio del XXI secolo, diviene possibile tracciare un provvisorio bilancio di questa fase storica, contraddistinta da una peculiare commistione di autoritarismo e democrazia e dall'affermazione di un nuovo ruolo internazionale della Russia nel mondo multipolare.