
Gli autori analizzano, con dovizia di documenti e di particolari, le responsabilità storiche che i cattolici hanno avuto nell'affermarsi nella cultura sessantottina. ...Questo indaffararsi a riplasmare il mondo è una tendenza prometeica, che oppone la libertà come ribellione alla rassegnazione fiduciosa. "Liberazione" diviene così la parola d'ordine dei movimenti beat, hippy, e di tutto il sessantotto: liberazione dei tabù sessuali, dalla religione, dalla natura, dal pensiero... Sono molto chiari, al riguardo, gli slogans dell'epoca... "
Diritti umani e loro tradimento nella società multiculturale. Ricorre quest'anno il 60° anniversario della Dichiarazione universale dei Diritti dell'Uomo, proclamata il 10.12.1948 dall'assemblea generale delle Nazioni Unite. Per quanto riguarda l'Europa, i diritti umani sembrano presentarsi in ottimo stato di salute e perfetta forma. Tuttavia non di rado l'apparenza inganna e si rivela mera apparenza. Come quando un albero gigantesco viene roso da una putrefazione interna, destinata a rendersi manifesta solo quando sarà troppo tardi.
Il '68 e le sue radici teologico-culturali. Prefazione di Roberto de Mattei. Molti si chiedono: ma cosa è stato il Sessantotto? I più rispondono -soprattutto influenzati da luoghi comuni dominanti- che questo evento fu il tentativo più o meno riuscito di abolire inutile forme gerarchiche. Insomma, il Sessantotto come abolizione del lei" al professore o della pedana sotto la cattedra. Il Sessantotto non è questo. E' stato piuttosto il tentativo di portare il concetto di rivoluzione dal piano socio-politico a quello dell'interiorità umana, cioè dalla società all'uomo. "
Il Risorgimento riscritto dalla più grande storica cattolica specialista di quel periodo. Nell'intento proclamato di far risorgere l'Italia dai suoi quindici secoli di schiavitù" (i secoli che corrispondono all'era cattolica), i Savoia e i liberali si appropriano dell'ingente patrimonio che nel corso del tempo la popolazione ha donato alla Chiesa e, per tramite della Chiesa, ai poveri. Gli uomini del Risorgimento rapinano i beni di tutti in nome della libertà, della tolleranza e della monarchia costituzionale. E gli italiani si trasformano, per la prima volta nella loro storia, in un popolo di emigranti. "
C'è stato un tempo in cui nelle case si recapitavano notizie di morte. C'è stato un tempo in cui la gente veniva schedata in base alle proprie origini: ad alcuni era consentito vivere, ad altri no. A coloro cui, per il momento, era concesso sopravvivere, era proibito tutto. Non potevano praticare una professione, frequentare una scuola pubblica, impiegarsi in un ruolo al servizio dello Stato, esercitare alcuna influenza in politica, nella scuola o nell'industria. Un cerchio si stringeva loro intorno, opaco e ferreo. Poi, per tutti, un lungo viaggio. H.G. Adler era fra questi. Il viaggio lo portò da Theresienstadt ad Auschwitz, dove la moglie e la madre furono uccise. Poi verso i lager di Niederorschel e di Langenstein-Zwieberge, dal quale, il 13 aprile 1945, fu liberato. Anni dopo, quando già viveva a Londra, Adler decise di attribuire a quegli anni grigi una lingua che potesse corrispondere alla quotidianità del terrore. Una lingua in cui ogni segno e accento è un'immagine, prosciugata dall'indicazione esplicita degli aguzzini e delle vittime così come dei luoghi, e le modalità dell'orrore; nella quale la vicenda della famiglia Lustig è calata in uno spazio e in un tempo mai direttamente riferiti alla Shoah e in cui, dietro il nome simbolico di Ruhenthal, si cela il ghetto di Theresienstadt. Accostato alle opere di James Joyce e di Virginia Woolf, "Un viaggio", definito dall'autore una ballata, è una vera e propria rivelazione letteraria.
Dopo anni di carcere, ancora braccato dall'FBI e ormai costretto su una sedia a rotelle, Frank Sheeran confessa, per la prima volta al suo avvocato Charles Brandt, il mistero che ha ossessionato l'opinione pubblica statunitense per quasi trent'anni a partire dall'estate del 1975: la sparizione di Jimmy Hoffa, mitico protagonista del sindacalismo americano tra gli anni Cinquanta e Settanta, un caso rimasto irrisolto poiché nessuno è stato mai condannato né il corpo di Hoffa ritrovato. Per certo, è stato un personaggio scomodo a molti uomini, politici e criminali, e che il caso non sia mai stato chiuso fa pensare alla responsabilità di poteri molto in alto. Ma perché Sheeran ha scelto di parlare a trent'anni dai fatti, fuori da un'aula di tribunale? Frank "l'Irlandese" Sheeran a metà degli anni Cinquanta è stato dirigente della più grande unione sindacale americana, l'International Brotherhood of Teamsters (che rappresenta la categoria degli autotrasportatori), al fianco del suo fondatore e leader, Jimmy Hoffa. Ma Frank è stato anche l'uomo delle "commissioni" che la mafia gli affidava in nome della sua leggendaria freddezza. Com'è riuscito questo gigante dai capelli rossi e dal pugno di ferro a diventare il braccio armato del padrino Russell "McGee" Bufalino e insieme la spalla del sindacalista più potente degli Stati Uniti? "L'Irlandese. Ho ucciso Jimmy Hoffa" risponde a questa e a molte altre domande...
Agosto 1914. All'indomani della dichiarazione di guerra della Germania alla Francia, Marc Bloch lascia Parigi per raggiungere il fronte. Ufficiale di fanteria, condivide con i suoi compagni la dura quotidianità della vita di trincea, il caos degli scontri a fuoco con il nemico, la paura della morte sempre in agguato, il dolore per le tante perdite. Di quegli anni terribili, da cui uscirà con la consapevolezza del proprio mestiere di storico, ci darà nei "Ricordi di guerra 1914-1915" un resoconto appassionante e pervaso da una sobria umanità, scegliendo di raccontare solo ciò che ha visto e vissuto di persona e proprio per questo rendendo la sua una testimonianza generale. Questa esperienza individuale sarà in seguito ripensata da Bloch nelle "Riflessioni". Lo storico studia la guerra come "un immenso esperimento di psicologia sociale" e, partendo dagli stati d'animo collettivi che consentono ai pregiudizi di trasformare una cattiva percezione in leggenda, analizza la formazione e la diffusione delle false notizie che hanno circolato nelle trincee. Imbocca così una strada di ricerca che impronterà tutta la sua opera, costituendo una corrente d'indagine che darà vita a un feconda scuola di pensiero che è ancora oggi di grande attualità.
Una vera e propria guida per chi dell'UE ha una conoscenza solo superficiale, ma che aiuta anche il lettore più esperto a fare chiarezza su molti punti importanti. Partendo dall'esposizione del quadro storico e istituzionale, "Gli Stati Uniti d'Europa spiegati a tutti" passa in rassegna tutti i temi oggi di grande attualità, dall'unione politica alla crisi dell'euro, dal tema dello sviluppo al cosiddetto deficit democratico europeo. La prospettiva è dichiaratamente quella federalista, ereditata dalla visione di Altiero Spinelli, che individua la possibilità di risolvere gli attuali problemi dell'UE e di tornare a crescere solo nel compimento di una vera e propria federazione di Stati. Qual e la differenza tra unione, cooperazione, federazione? Quali sono i rapporti tra unione politica e unione monetaria? Perché una vera federazione potrebbe garantire più democrazia e risolvere il rebus della crescita? Questo libro dà una risposta a queste e altre domande.
Contrariamente alle altre specie animali, che si riproducono senza creare legami stabili, fin dalla notte dei tempi l'uomo ha cercato di formalizzare le sue relazioni amorose, creando così la base del tessuto sociale. In "Amori" Jacques Attali va alla scoperta dell'affascinante storia del rapporto uomo-donna e delle tante sfumature che lo hanno caratterizzato in ogni angolo della terra e nelle diverse epoche: sessuale o sentimentale, passionale o platonico, spontaneo o formale, imposto o volontario, religioso o laico, eterno o fugace, eterosessuale o omoerotico. In questo libro sono raccontati i numerosi e spesso bizzarri esempi di un amore inteso in senso allargato: le donne degli harem dell'Arabia Saudita e le geishe giapponesi, i maestri del kamasutra e i matrimoni di gruppo del Congo, le tribù poliandriche della Cina e i rituali omosessuali della Nuova Guinea, le famiglie borghesi e i triangoli bisessuali. Nella sua ricognizione, l'autore affronta anche i nuovi traguardi della vita di coppia nel nuovo Millennio, giungendo a una conclusione sorprendente: la monogamia ha i giorni contati.
Cosa ne sarebbe stato dell'umanità senza coloro che, per millenni, hanno accumulato, protetto e condiviso la conoscenza? Che cosa saremmo senza la Bibbia, le opere di Platone e Aristotele, la matematica di Al Jibra, la poesia di Villon e la musica di Mozart? E cosa accadrà in futuro? Dall'antichità a oggi, dalla Mesopotamia alla Cina, da Gerusalemme a Venezia, da Parigi a Londra, da New York a Shanghai, le modalità di trasmissione del sapere hanno avuto un ruolo decisivo nell'evoluzione delle culture, dei rapporti di potere, delle ideologie e delle religioni, con i potenti che il più delle volte hanno cercato di privare le persone della conoscenza che può minacciare i loro privilegi. Oggi la situazione sta peggiorando e ci troviamo di fronte a sfide cruciali: la disuguaglianza nell'accesso a un'istruzione di qualità, la rivoluzione digitale e i cambiamenti nelle professioni, la crisi ambientale e lo tsunami demografico. Domani, se non faremo attenzione, rischiamo di sprofondare in una nuova barbarie fatta di ignoranza e di scarsa padronanza delle tecnologie. Eppure, abbiamo i mezzi per formare tutti gli esseri umani e mettere l'educazione al servizio di un mondo più giusto e in armonia con la natura. Secondo Jacques Attali, l'educazione è infatti la chiave per costruire una società migliore, un bene comune essenziale che dev'essere accessibile a tutti, indipendentemente dalla provenienza sociale o dal livello di reddito. Ma per adattarsi ai mutamenti del XXI secolo essa dovrà essere più flessibile e personalizzata, più aperta al mondo e in grado di sviluppare competenze anche sociali, emotive e creative. In quest'opera ambiziosa e brillante - molto più di una storia globale dell'educazione - Attali delinea il profilo del sistema ideale di trasmissione del sapere e propone scelte radicali per combattere la barbarie dell'ignoranza, senza le quali vede minacciata la sopravvivenza stessa dell'umanità.
Il libro ipotizza un legame tra la Chiesa Cattolica e la dittatura argentina portando come prova la vicenda, fino ad ora sconosciuta, secondo cui un'isola, di nome El Silencio, avrebbe accolto per un mese i desaparecidos imprigionati all'ESMA, (Scuola Superiore di Meccanica della Marina, centro di detenzione clandestina dove transitarono almeno 5000 sequestrati). Il volume raccoglie le testimonianze degli scampati ai campi di detenzione clandestina e dei parenti delle vittime ancora ufficialmente "desaparecidos".
Nel libro Thierry Meyssan insieme ad altri giornalisti ed esperti rifiuta la tesi ufficiale secondo la quale un Boeing 757 si è schiantato sul Pentagono l'11 settembre 2001. Secondo Meyssan un missile e non un aereo avrebbe colpito l'edificio. Pentagate è un'opera tecnica e argomentata nella quale si cerca di dimostrare con efficacia questa ipotesi attingendo a documenti ufficiali e appoggiandosi all'opinione di esperti per sottolineare non solo le incoerenze della versione ufficiale dell'esercito americano ma l'impossibilità tecnica di uno schianto dell'aereo sull'edificio.